19 gennaio 2014

La consistenza dell'acqua di Eleonora Carta

Incipit
Elisa non parla, non fa rumore, non si muove. La porta si apre e il suo corpo diventa un profilo scuro, confuso tra molte ombre, nel silenzio rotto dal ronzio meccanico di un compressore. La porta si chiude, il silenzio si ricompone, e lei non si sveglia. Supina, i capelli sparsi sotto le spalle. Sono di un biondo dorato, ma sembrano scuri in quella poca luce. Gli occhi sono chiusi, e c’è un’ombra all’altezza dello zigomo.[..]Elisa è chiusa in una gabbia di scaffalature metalliche, stesa su un tavolo d’acciaio. Sembra quasi che le si possano contare le costole attraverso il tessuto leggero del vestito, che le segna il punto vita e le copre appena le gambe.
Non è frequente imbattersi in legal thriller come questo, molto originale per la sua costruzione e accurato nella descrizione dei tempi e dei modi della giustizia penale. Del resto l'autrice, prima di dedicarsi alla scrittura, aveva studiato legge: forse ci siamo persi un magistrato, ma di sicuro abbiamo guadagnato una promettente scrittrice.
La consistenza dell'acqua” è ambientato in una grigia e piovosa Torino, nell'inverno 2011: una professoressa del museo di Scienze Naturali scopre il cadavere di una ragazza, dentro la cella frigorifera dove sono conservati i corpi imbalsamati di diversi animali.
Sul corpo, vestito in un abito da sera, nessuna traccia evidente di violenza.
Unico particolare è quello che scopre la scientifica: il disegno di una stella a sei punti, che l'assassino (presumibilmente) ha inciso poco sopra il seno, con un oggetto affilato.

Successivamente si scopre che Elisa Giordano, questo il suo nome, era una studentessa che stava portando avanti la tesi di laurea lavorando nel museo.

Non ci sono molti elementi per gli inquirenti: il commissario Cesare Sermonti e il sostituto procuratore Giovanni Rizzo, che devono trovare le risposte alle troppe domande che si accumulano sul caso.
Chi ha ucciso questa studentessa dalla vita apparentemente tranquilla?
Come ha fatto l'assassino ad entrare in quella cella frigorifera, oltrepassando i sistemi di allarme?
Che significato può avere quella stella incisa sul petto: è un omicidio rituale, oppure solo un depistaggio?

Le indagini si complicano: la notizia dell'omicidio arriva sui giornali (per i soliti buchi tra gli agenti che conducono il caso) e questo porta ad una certa pressione su polizia e magistratura affinché si arrivi ad una soluzione e ad un assassino.
Ma c'è un altro problema: il carattere così diverso di Sermonti e Rizzo. Tanto il primo è riflessivo, apparentemente distaccato dagli eventi e dal caso, quanto il secondo (un magistrato che ha fatto carriera nell'antimafia in Sicilia, da dove è originario) è istintivo, quasi emotivo.

I due si muovono inizialmente nell'ambito delle conoscenze della vittima: la compagna di casa, Alessia Terzani, ex studentessa universitaria. Il professor Grimaldi, con cui Elisa stava facendo la tesi.
Ma soprattutto, è Tommaso Parodi, il padrone di casa di Alessia e Elisa, a suscitare l'interesse del pm per lo strano rapporto che si era creato tra lui e la ragazza.
Un rapporto d'amore, non corrisposto: i disturbi caratteriali del ragazzo, che pure lavorava come stagista al museo, il fatto che è stato Tommaso ad accompagnare Elisa alla Villa sul Po, nella sera in cui è stata uccisa, convincono Rizzo di essere sulla strada giusta.

Tommaso diventa così il colpevole perfetto: aveva un movente (la gelosia), il modo (era presente alla Villa, fuori dei cancelli) e soffre di una malattia che lo porta a momenti d'ira.

Il racconto si muove in parallelo su più piani: c'è l'inchiesta sull'omicidio, con le diffidenze reciproche tra commissario e magistrato. Ma c'è anche un piano privato, per il racconto della vita privata di Rizzo assieme alla compagna, l'avvocato Anna Ferrari.
Un rapporto complicato, per il non detto della coppia: ciascuno dei due si sente in difetto con l'altro, in special modo Rizzo vorrebbe acquistare credito per le sue capacità professionali, in quella città in cui non riesce ad ambientarsi:
Mancava una corrispondenza tra sé e quel che gli si muoveva intorno, e non era sicuro dipendesse dal suo essere così profondamente meridionale. In fondo Torino era fatta di tanti meridionali come lui”.
Mentre la compagna soffre per il non poter seguire sempre quello che fa il suo uomo: “Anna non si sente amata, e questo potrebbe perfino accettarlo. In fondo chi dice che dobbiamo essere per forza corrisposti? Ma Giovanni la usa.”

Il rapporto è destinato a guastarsi: dopo una lite dentro l'ufficio, dove ciascuno dei due dice all'altro quelle parole di impeto che non si dovrebbero proprio dire, Anna decide di assumere la difesa di Tommaso. Quasi per ripicca, contro la scelta insensata di Giovanni di portare a processo il ragazzo.

Per lei è una scelta che si rivela quasi disperata, sia per le prove contro Tommaso che sembrano schiaccianti, sia perché Anna è al suo primo caso di omicidio.
Ma Anna è una persone determinata.

E saprà trovare la pista giusta, scoprendo quanto anche le tracce lasciate dall'acqua, sappiano essere consistenti.

Bella la descrizione dello scontro tra pm e avvocato in aula, con un finale in crescendo per tensione emotiva e anche bella la descrizione della città di Torino, piena di storia e di misteri: “sollevò gli occhi, a contemplare la facciata juvarriana di palazzo Madama, quindi si voltò ancora verso San Lorenzo. Una chiesa senza facciata, e una facciata senza un palazzo. Torino non avrebbe mai smesso di stupirlo”.

La scheda del libro sul sito di eNewton Narrativa

Il link per ordinare il libro su Amazon e Ibs.

Nessun commento: