06 gennaio 2014

Morti nelle mani dello stato – ritorna Presadiretta


Riccardo Iacona e Giulia Bosetti racconteranno per Presa diretta (Morti di stato Rai 3 ore 21.00) le storie di cittadini finiti nelle mani dello stato per un arresto, per un fermo o perché in carcere, e la cui tutela, la cui dignità, la cui vita non è stata protetta.
Presa diretta ripercorrerà i casi più noti Gabriele Sandri, Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi e Giuseppe Uva. Ma anche storie meno conosciute, perché la grande stampa non ne ha parlato: come la storia Riccardo Rasman. Gli agenti che l'hanno incaprettatto, dopo aver fatto irruzione in casa, sono stati riconosciuti colpevoli con una sentenza definitiva. Non potevano non sapere che quel gesto, bloccarlo in quel modo, gli avrebbe impedito di respirare (asfissia da posizione) fino a portarlo alla morte.
Come è successo ad Aldovrandi. Riccardo Rasman “lanciava petardi nel cortile”.
Riccardo Scaroni è rimasto invalido al 100% dopo una carica assurda dentro la stazione di Verona:
“Una storia incredibile, quella di Scaroni – racconta Iacona –: la polizia attaccò dentro la stazione di Verona mille ultrà del Brescia che erano andati a vedere la partita. Le carte processuali hanno dimostrato che si trattò di un attacco dissennato, pericolosissimo, sarebbe potuta andare molto peggio. Scaroni per le botte prese è rimasto in coma due mesi e ora è invalido”.

Sono storie di doppia ingiustizia: primo perché chi compie la violenza è un rappresentante dello stato.
E le vittime poi, sono tutte persone con problemi di fragilità: erano semi ubriachi, con problemi psicologici (come Rasman, che fu vittima di sevizie durante il servizio militare) o di droga (come Cucchi). Persone che lo stato dovrebbe tutelare di più.

La seconda ingiustizia è per la difficoltà nell'ottenere una sentenza di condanna. Sono processi difficili, questi, contro lo stato stesso.
Processi dove spesso non si arriva a condanna e, nel frattempo, i responsabili continuano a rimanere in servizio.
Pensiamo agli agenti che hanno fatto l'irruzione violenza alla Diaz, la macelleria messicana in quella notte di Genova, in uno stato democratico (o che così pensa di essere).
Tutti prescritti, perché irriconoscibili, perché alla fine è stato difficile ottenere, per chi ha fatto le inchieste la collaborazione.
Solo dopo molti anni, i vertici della catena di comando sono stati condannati (e ora si trovano ai domiciliari), per reati gravi (la falsificazione delle prove). Nel frattempo hanno fatto carriera nella polizia (e oggi su molti giornali si leggono pure articoli di sdegno per la sentenza di condanna).

Nella presentazione della puntata, Iacona ha precisato che “non sarà una trasmissione contro le forze dell’ordine , ma per le forze dell’ordine, perché conviene anche a loro che venga fatta chiarezza”. Al termine del servizio verrà trasmessa un’intervista al vice capo della Polizia, Alessandro Marangoni, che presiede una commissione interna nata proprio per fare luce su questi episodi.

La scheda della puntata:
PRESADIRETTA torna in onda con “MORTI DI STATO”, un racconto durissimo, per chi ci ha lavorato e sicuramente, anche per i telespettatori.
La puntata è tutta dedicata agli abusi che lo Stato nelle sue varie articolazioni infligge a cittadini inermi: Gabriele Sandri, Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi e Giuseppe Uva.

Non solo, PRESADIRETTA racconterà anche le storie dei meno conosciuti: Michele Ferrulli, morto a Milano durante un fermo di polizia mentre ballava per strada con gli amici, Riccardo Rasman, rimasto ucciso durante un’irruzione della polizia nel suo appartamento dopo essere stato legato e incaprettato col fil di ferro, Stefano Brunetti, morto il giorno dopo essere stato arrestato col corpo devastato dai lividi.
Infine a PRESADIRETTA vi faremo ascoltare i racconti scioccanti dei “sopravvissuti” come Paolo Scaroni, in coma per due mesi dopo le percosse subite durante le cariche della polizia contro gli ultras del Brescia, Luigi Morneghini, sfigurato dai calci in faccia di due agenti fuori servizio e delle altre vittime che ad oggi aspettano ancora giustizia. Ma quante sono invece le storie di chi non ha avuto il coraggio di denunciare e si è tenuto le botte, le umiliazioni pur di non mettersi contro le forze dell’ordine e dello Stato?
Noi pensiamo di vivere in un Paese democratico dove i diritti della persona sono inviolabili, è veramente così?
Anche Carlo Lucarelli aveva dedicato una puntata della serie “Lucarelli racconta” ai casi di violenza, da parte di rappresentanti dello stato.

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