18 febbraio 2014

Presa diretta - le cose da fare subito per la lotta alla mafia

La puntata di Presa diretta "Il tesoro della mafia" è iniziata con le immagini del blitz di FBI e SCO per l'operazione New Bridge: 18 persone arrestate a Gioiosa Ionica in Calabria e altre 8 a New York.
New bridge, come il nuovo ponte che lega la mafia americana alla ndrangheta calabrese, egemone nel traffico di cocaina ed eroina nel mondo, avendo preso il posto che era della mafia siciliana.
Ma un ponte nuovo si è creato tra la magistratura americana e quella Italiana: tra i magistrati italiani che han seguito l'inchiesta c'era Nicola Gratteri della DDA di Reggio Calabria.

Ospite in studio, ha concesso un'intervista a Riccardo Iacona in cui ha elencato quelli che sarebbero i provvedimenti giudiziari più urgenti nella lotta alla mafia.
Perché Gratteri, che è uno dei massimi esperti di ndrangheta, è stato chiaro: con questo codice penale, con questo sistema penale, la ndrangheta ci sarà finché ci sarà l'uomo.
Ed è una ndrangheta sempre più potente: l'inchiesta ha mostrato come la piccola cosa di Gioiosa Ionica degli Ursino è andata a New York per vendere ai boss americani la droga proveniente dal Messico.

Che modiche fare al codice penale?
1) Aumentare le pene: oggi le pene per il 416 bis sono ridicole, non proporzionali al reato. Senza altri capi di imputazione parliamo di 5-10 anni di carcere.
Bisognerebbe aumentare le pene e togliere i riti abbreviati nei casi di mafia.

2) Passare ad un sistema informatizzato per abbattere costi e tempi del processo: significa passare alle notifiche elettroniche e non più a mezzo posta, con gli ufficiali giudiziari costretti a girare il paese e non a non fare indagini.
Con atti che si perdono, volutamente anche per la discrezionalità dell'uomo insita in questa modalità.

3) Bloccare la prescrizione del processo dopo il primo grado, per evitare che gli avvocati puntino alla prescrizione allungando in modo anomalo il processo.
In questo modo si libererebbero risorse e giudici perché meno imputati ricorrerebbero in appello, sapendo che non ci guadagnano nulla.

4) Il 41 bis è uno slogan: sono 480 i detenuti al 41 bis nelle diverse carceri italiane, dove però i posti attrezzati sono solo 500.
Servirebbero 4 supercarceri dove concentrare tutti i boss, per arrivare ad una univocità nell'applicazione del carcere duro. Oggi, ogni carcere fa storia a sè, e un Riina se ne può passeggiare ad Opera a discutere di stragi col compare durante l'ora d'aria.

5) Emergenza carceri: niente indulto o amnistia, come nel 2006. Servono piuttosto accordi bilaterali con i paesi esteri per i detenuti stranieri.
Dopo il 2006 cosa ha fatto la politica per ridurre il problema delle carceri?
Perché non si riaprono le supercarceri di Pianosa ed Asinara?
Perché non si tolgono i detenuti per droga, in altre strutture attrezzate?

Infine gli sprechi: non ci sono soldi per i furgoni dove trasportare i detenuti, e poi il DAP spende soldi per auto di grossa cilindrata? A chi servono e perché?
A Reggio Calabria mancano il 50% dei giudici, e così anche in altre procure d'Italia. Se questa è la situazione, difficile fare una vera lotta alla mafia.
Quella che conta i soldi al chilo.
Quella che condiziona l'enonomia e la politica.

Gratteri aveva presentato un rapporto al governo Letta.
Cosa farà Renzi?

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