04 febbraio 2014

Presa diretta - terremoti

In Italia, per la ricostruzione de l'Aquila e dei centri attorno servono molti soldi, circa 2 miliardi di euro.
Servono soldi anche per la ricostruzione delle cittadine emiliane terremotate, per la messa in sicurezza dei fiumi. Sono stimati danni per 12 miliardi, la CDP ne ha messi 6 sulla carta, ma i soldi reali sono solo 300 ml.
Soldi che dovrebbero essere spesi per evitare che dopo altre eventi metereologici imprevisti, case e capannoni finiscano nuovamente sott'acqua.

Ma i soldi non ci sono, questo si sente ripetere.
Presa diretta è tornata a l'Aquila per vedere come sono stati spesi i soldi per la ricostruzione, e la risposta è che sono stati spesi male. Sono  stati aperti diversi filoni di inchiesta, dalla magistratura e dalla polizia giudiziaria:  a cominciare dai rimborsi ai politici e ai gruppi parlamentari.
Come le cene e le serate passate dal governatore Chiodi (commissario per la ricostruzione) assieme ad una signora che poi è diventata consigliere per le pari opportunità. E che aveva la delega per spendere 1,5 milioni di euro per un centro antiviolenza. Soldi che ancora non si sono visti.
Mai uno che chieda scusa. Che ammetta l'inopportunità del gesto: sempre e solo la stesa tiritera del fango mediatico.
E pensare che i soldi per l'albergo e le cene sono frutto delle tasse dei terremotati.

I soldi spesi nel progetto Case.
Berlusconi ci ha fatto le sue campagne elettorali, eppure il tanto decantato progetto delle new town ha diversi problemi, tutti dovuti alla fretta con cui sono stati costruiti i nuovi quartieri satelliti e le nuove case.
Case con difetti di fabbricazione, non tutte ignifughe, non tutte ecocompatibili.
Non solo: il progetto CASE è costato 800 ml di euro. I soldi per costruire quegli appartamenti (e la fortuna politica di B.) arrivano per due terzi dai fondi europei, che sarebbero serviti per l'emergenza.
La corte dei conti europea ha stimato un aumento dei costi delle case del 158%, gare per gli appalti fatte troppo in fretta, rincari sul calcestruzzo.
Non solo: alcuni degli isolatori messi sotto queste case non sarebbero a norma. Significa che le case non sono nemmeno antisismiche.

I soldi per la messa in sicurezza del centro storico: hanno speculato pure sui tubi innocenti usati per puntellare gli edifici e sui bagni chimici (sono stati spesi 194 milioni per questa voce). Le aziende che hanno fatto questi lavori sono al centro di una indagine dove si parla di mazzette per ottenerli.
Senza pagare il politico o l'assessore, non si lavorava a l'Aquila.
E così, mentre imprenditori e amministratori locali ridevano del terremoto (una botta di fortuna), la ricostruzione de l'Aquila è rimasta ferma.
Ora procede, ma solo finché ci saranno i soldi. Che sono comunque pochi per tutti i progetti aperti.
E i soldi saranno sempre meno, visto che il comune dovrà farsi carico anche della manutenzione delle new town.

Ma dove finiscono i soldi in questo paese?
Abbiamo visto due forme di spreco di soldi pubblici: la corruzione da una parte e i rimborsi facili di politici ingordi. Ad oggi 16 consigli regionali su 20 sono sotto indagine e all'orizzonte non si vede, dal fronte politico, una risposta unitaria al problema.
Una seria legge contro la corruzione, una riforma dello statuto delle regioni. Ma anche una legge quadro per la gestione delle emergenze, che non costringa ogni volta, il commissario di turno, a ripartire da zero.
Ad aspettare i decreti attuativi da Roma (e anche i soldi, come fossero una carità) come successo dopo il terremoto dell'Emilia. Di cui ha parlato il servizio nell'ultima parte.

Ma prima dell'Emilia, si è parlato della lobby delle armi.

Il peso della spesa per armi è dell'1,1% del PIL: sono 26 miliardi di euro l'anno.
Soldi che verranno spesi anche per il progetto del caccia F35: l'aereo più pazzo del mondo, secondo lo studioso Francesco Vignarca, ospite in studio.
Non conosciamo il costo finale del progetto (la Difesa stima 14 miliardi di euro), non conosciamo i motivi per cui i nostri generali e ministri spingono per questo progetto.
Sappiamo che sono emersi dei difetti di progettazione, che ne pregiudicano l'affidabilità: rischiamo di pagare miliardi per un aereo che ne costerà altrettanti per la manutenzione.

Sono costi che non ci possiamo permettere: allora perché la politica italiana non ne discute?
Il Pd ha votato contro la mozione Sel-M5S che chiedeva il blocco dell'acquisto, scegliendo la soluzione di compromesso che prevedeva l'istituzione di una commissione di studio.
Commissione che si doveva riunire a gennaio, così ha spiegato a Preda diretta l'onorevole Scanu del PD e che invece fin'ora non ha fatto quasi niente.
Il giornalista Vignarca ha parlato di pressioni sul PD per non bloccare il progetto: c'è l'impressione dell'esistenza di un partito trasversale, che voglia continuare a spendere nel settore armi come nel passato. Senza alcuna trasparenza e senza passare per il vaglio parlamentare.

La politica (e il partito democratico) riusciranno a riprendere il controllo sulle armi?

La ricostruzione in Emilia.
Diversamente da l'Aquila, in Emilia la ricostruzione passa per gli amministratori locali. Stretti da burocrazia e assenza di leggi univoche. E dai pochi soldi a disposizione.
Le imprese sono in ginocchio, anche se potranno aspettare altri 6 mesi per pagare le tasse.
Qui c'è in gioco una parte sostanziale del PIL e del futuro industriale del paese: sarebbe bello che dopo il terremoto, la politica imparasse la lezione.
Che con l'emergenza non si governa: l'ha spiegato l'assessore alle attività produttive dell'Emilia "le emergenze non aiutano a spendere bene i soldi".

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