16 giugno 2014

Contrordine sottoposti

Quanti mesi di tempo abbiamo perso, con la storia che il M5S poteva bastarsi da solo, per aprire il parlamento come un apriscatole?
Nessuna alleanza, perché siamo in guerra. E dunque le espulsioni dei grillini favorevoli all'apertura con gli altri partiti.

Ora contrordine: la discussione si può fare, con Renzi, sulla legge elettorale.
Non so cosa sia peggio: la velocità di Renzi che deve mettere la tacca accanto a tutte le riforme (solo annunciate) o l'inesperienza di Grillo e del suo cerchio magico.


Riprendo quanto scrive oggi sul blog Alessandro Gilioli: 
Ciò che mi interessa davvero invece è capire se da questo cambiamento di strategia uscirà o no un impianto elettorale – per Camera e Senato – migliore di quello pessimo che ci stanno ammannendo finora, con l’Italicum e con la proposta attuale di riforma della Costituzione. Due cose che viaggiano separate e che invece costituiscono un unicum per la futura forma della nostra democrazia rappresentativa.
Pessimo è, al momento, appunto il loro combinato disposto: come ho argomentato alcune dozzine di volte e quindi qui non mi ripeto. Sicché su questo ora mi aspetto che si apra un vero e ampio dibattito pubblico: sui contenuti delle riforme, sulle loro conseguenze.
Finora infatti ci siamo scannati per tifoserie solo su questioni – con permesso – abbastanza del cazzo: i professoroni, la palude, Boschi che zittisce Grasso, Renzi che caccia Mineo etc. Tutto ciò, ripeto, è davvero quisquilia in confronto all’importanza dei contenuti: di quello a cui porterebbe il mix Italicum-Senato, insomma delle regole del gioco democratico. Un po’ più rilevanti di Mineo, ecco.
A questo, solo a questo, spero possa portare l’apertura di Grillo a Renzi: a parlare davvero delle cose che ci sono dentro quelle due riforme. A evitare – se possibile- che esse provochino un ulteriore allungamento della distanza tra rappresentanti e rappresentati, attraverso liste bloccate e organi costituzionali non elettivi. A migliorare anziché peggiorare la democrazia.
Conta questo, perché i partiti sono mezzi che appartengono ad alcuni, mentre un decente funzionamento della democrazia è il fine che appartiene a tutti.

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