23 giugno 2014

La via del nero (e la coda di paglia degli industriali)




Le vie della corruzione passano per la creazione di fondi neri, da parte delle aziende che partecipano ai grandi appalti pubblici: fondi fuori dalla contabilità ordinaria e da usare al momento opportuno per oliare i meccanismi giusti, nelle regioni, nei comuni, nei ministeri.
In attesa della famosa riforma culturale, forse si potrebbe partire da qui per la lotta alla corruzione: dal reato di falso in bilancio, eliminato dal novero dei reati dal governo Berlusconi nel 2001. Legge ad personam certo, l'ex presidente aveva i suoi processi in corso e non poteva perdere tempo a difendersi nei processi.


Ma la contro riforma sul falso in bilancio parte da una lettera che, nel 1997, il gotha dell'imprenditoria scrisse in una lettera aperta al sole 24 ore. Il fior fiore dell'imprenditoria italica chiedeva alla classe politica una una norma che escluda “dal perimetro delle responsabilità operative i fatti che abbiano una rilevanza marginale rispetto alle dimensioni dei conti dell'impreso”. Una dose minima di nero, consentita per legge.
Lo aveva ricordato Milena Gabanelli in una puntata di Report dove si parlava, appunto, di evasione e corruzione degli eletti in Parlamento: la lettera portava la firma di Antoine Bernheim, Ennio Doris, Alfio Marchini, Letizia Moratti, Andrea Riffeser, Della Valle, Merloni, Mondadori, Nordio, tutti solidali col presidente di Fiat, Cesare Romiti, appena condannato per falso in bilancio (pena poi revocata perché quel reato, appunto, fu tolto).
L'ha ricordata questa mattina Massimo Giannini su Enonomia eFinanza, l'inserto di Repubblica in un articolo molto pungente sulla coda di paglia degli imprenditori. Quelli che ora vogliono cacciare la mele marce dal paniere. Quei “tangentari che alterano la concorrenza e danneggiano le imprese”.
Un po' tardi, forse. Ma meglio tardi che mai.
Certo, rimaniamo sempre in attesa della rivoluzione culturale per l'affermazione di quei principi etici di cui tutti parlano.

Magari se si iniziasse a cacciare dalle associazioni le molte mele marce, sarebbe già qualcosa.

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