30 settembre 2014

Ciao Diego

ciao Diego, io non ho avuto la fortuna di conoscerti ma ci unisce una cosa: quel maledetto passaggio a livello di Pomelasca dove la tua vita si è fermata, quel 22 dicembre di un anno fa.
Tua mamma dice che questa estate sei stato tu a farmi passare per lo stesso posto, e forse rivivere la stessa scena, per far si che si potessero riaprire le indagini. Per far si che si potesse fare qualcosa anche per gli altri.
Sono parole che mi hanno lasciato un segno dentro.
Ecco, volevo solo dirti che qui non ti ha dimenticato nessuno.
Nuon compleanno, Diego!

Diritti e doveri (di casta)

Aiutatemi a capire: il ministro della giustizia propone come membro laico del CSM una sua ex consulente che non ha i titoli per entrarci.
Anziché chiedere scusa, dopo che la Commissione di verifica ne ha bocciato la nomina, succede che la candidata (in quota PD) lamenta di aver subito una violazione dei suoi diritti.
Ma di cosa stiamo parlando?
Ieri sera abbiamo Renzi ha appena asfaltato la minoranza PD sull'art 18 dove si tolgono diritti veri ai a chi lavora e nessuno si è lamentato.
Credo che ci sia una certa confusione su cosa siano diritti e doveri dei membri delle istituzioni pubbliche.
Forse in molti pensano che, una volta dentro il palazzo perché si è vicini al ministro, alla maggioranza, si ha di diritto una poltrona.

Si ha di diritto tutta una serie di provilegi cui non si può rinunciare: parlo degli stipendi di deputati e senatori, che incassano tredici volte più di un operaio.


Fonte - Espresso
Parlo del compagno Bertinotti e del suo staff alla Camera (di quando ne era presidente).

La via è libera


La new-medioevo-production è lieta di annunciarvi, dopo il successo di Renzi contro il sindacato, Renzi contro la palude, Renzi contro le province, Renzi contro le ferie dei magistrati, Renzi contro i giornalisti Rai il nuovo successo della saga dei mille giorni: Renzi contro l'articolo 18!
Un'epica sfida tra il rinnovatore e il totem ideologico che per quarant'anni ha bloccato lo sviluppo in questo paese.
E ora, l'eterna sfida tra battaglie ideologiche e il dogma del profitto, tra il bene e il male è stata vinta.
Spero che ora lo scalpo dell'articolo 18 (che era stato già modificato nel 2012) ci serva per avere quella cavolo di flessibilità sui conti: perché siamo solo noi in europa (tra i paesi in crisi) che ci stiamo impiccando su questo parametro del 3%. Nè Francia o Spagna lo stanno rispettando.
Spero anche che ora, oltre alle frotte di imprenditori che attraverserano le Alpi per investire qui, raccoglieremo il plauso delle agenzie di rating, delle banche d'affari, della finanza internazionale.
Dai JP Morgan, abbiamo scardinato un altro tassello delle costituzioni antifasciste!

Ieri sera ci è pure toccato rivedere D'Alema in direzione. Come aveva detto Moretti? Con questi qui non vinceremo mai.
E' dovuto arrivare uno come il berlusca, infatti, per vincere.

A proposito, avete presente Marta, la ragazza che non poteva fare figli per colpa delle colleghe che godevano di maggiori diritti di lei?
Sarà assunta come partita Iva e ancora non potrà averne.

Qui trovate tutte le novità del modello renziano di lavoro: demansionamento, contratti di soldarietà in cambio di assunzioni, controllo a distanza.


PS: pensavo fosse una bufala e invece

29 settembre 2014

Requiem per la sinistra

C'era una volta il partito che difendeva gli ultimi. Quelli senza padrini o amici potenti.
Da ieri sera possiamo recitare il requiem per il fu Partito democratico, una volta partito progressista (almeno nelle intenzioni), aperto, che si batteva per i diritti civili, contro le discriminazioni.

L'intervista di Renzi a Che tempo chefa ci racconta di un altro partito: spaziando dalla crisi internazionale, dalla riforma della giustizia, all'articolo 18, il presidente del Consiglio ha presentato la sua visione dell'Italia che costruirà.

E' andato negli Stati Uniti a visitare un'università privata e vuole importare questo modello per le università italiane.
Dei cervelli in fuga non è preoccupato, perché comunque portano alta la bandiera italiana. Le scuole pubbliche che li hanno formati saranno contente.
La globalizzazione? Può essere un'opportunità, perché spaventarsi? Forse perché poi arrivano i cinesi e ti fanno dumping e sei costretto a chiudere?
O perché le merci (il latto, la frutta, il caffè) lo importiamo da paesi con minori controlli, per far arricchire gli importatori all'ingrosso e mandare in crisi la filiera alimentare?

Ma è su giustizia e lavoro che mi sembrava di sentire parlare un vero leader. Di destra.
Non basta parlare di cambiamento per dirsi progressista. Non basta dire di voler cambiare le cose per sentirsi rivoluzionario. Le cose possono pure essere cambiate in peggio.
Come successo con la legge elettorale (peggiorata), con la riforma del Senato (di nominati) e quella delle province (rimaste, ma senza la possibilità di scegliere gli eletti).

Anche l'attuale riforma del lavoro, necessaria, se valutata da quello che leggiamo e sentiamo, non migliorerà le cose.

Fazio ha chiesto a Renzi come mai, se l'articolo 18 divide i lavoratori in serie A o B, perché non si estende a tutti.
La risposta è stato un panegirico in cui si è parlato di tutto per non rispondere. A parte la confusione lavoratori abitanti, sono le tesi che fanno paura.
Deve essere non più il giudice che decide del reintegro, ma l'imprenditore deve essere lasciato libero di licenziare. Nel mondo renziano deve essere lo stato che si occuperà del senza lavoro, facendogli fare dei corsi di formazione (magari di quelli di cui ci ha parlato Iacona ieri sera dellaSicilia).
Perché è per questo che non attiriamo capitali e società straniere: non per la mafia, la corruzione, l'evasione, i tempi della giustizia, la burocrazia (temi poco toccati e nominati durante l'intervista). Togliamo l'articolo 18 e diamo all'imprenditore la certezza del diritto a licenziare.
Stiamo parlando dei Riva, dei Marchionne o anche dei dirigenti della TPL che hanno sospeso i dueautisti che si sono permessi di rilasciare un'intervista a Presadiretta.
Questo è il mondo del lavoro in Italia. “Dobbiamo avere fiducia negli imprenditori [..] Questa è una rivoluzione: cambiamo il paese per i prossimo 20 anni.”.


Con che soldi, poi, si pagheranno questi corsi di formazione? Basteranno gli 1,5 miliardi di cui parla, assieme ai 20 miliardi della legge di stabilità?
Perché si è assicurato che non ci saranno tasse (basteranno i rincari di quelle esistenti).
Sulla cancellazione dei co co pro (e anomalie varie) possiamo solo credergli sulla parola. Non ho ancora capito se e come verranno migrati questi contratti “anomali”, se verranno aboliti o rimarranno.

Renzi ha spiegato come l'articolo 18 sia stato per anni una battaglia ideologica della sinistra (non lui, che non è di sinistra). Come se il progresso fosse abbattere tutte le ideologie. Come quelle che tutelano i più deboli.
Altro discorso sui controlli (nas, fisco ..): le aziende non devono essere disturbate dai controlli. Questo ha detto: i “controlli” disturbano l'imprenditore. Facciamo un controllo concordato tutti assieme e poi basta?

Chi si oppone a questa visione, chi la critica, è uno di quelli che scommette sulla crisi dell'Italia. O si è con me o contro di me. Chi critica è uno di quelli che ha fatto scaricare la batteria della macchina lasciando la chiave inserita nel quadro (vedi che metafore si dicono, frequentando Marchionne).
E poi sono arrivati loro, l'esercito renziano, che si sono messi a spingere ..
Con gli 80 euro (confermato), con la riduzione delle tasse sul lavoro, con lo sblocco del patto di stabilità per i comuni.
E poi il TFR da versare direttamente in busta paga, la riforma della scuola con l'assunzione dei precari.
I famosi 300 miliardi dall'Europa per gli investimenti.

Peccato che poi ci siano i tagli alla scuola, alla ricerca e all'università per quei 20 miliardi.
Peccato che l'Italia non sia riuscita a spendere quei 15 miliardi dei fondi strutturali europei.
Peccato che il reintegro nel posto del lavoro non sia un'anomalia solo italiana, ma che sia previsto anche in altri paesi. Dove forse gli investitori stranieri arrivano.
Peccato che non sia affatto vero che la Fiat (o FCA) tornerà ad investire in Italia.
Che non sono stati quelli che lui chiama gufi a scaricare la batteria: ma sono proprio i riciclati del partito, i suoi alleati per le riforme, quelli che fanno il tifo per lui sui giornali.
Che i poteri forti erano al matrimonio di Carrai poche ore prima.
Che avrà anche preso il 40% alle europee, ma alle primarie in Emilia erano in 57000, meno degli iscritti. La gente non crede più a questo meccanismo di scelta dei candidati. Fino a quando crederà in questo modello?

E poi la giustizia.
I problemi della giustizia vano un po' più in la della sterile polemica su ferie e stipendi (che riguardano solo la parte apicale dei magistrati).
Che ne è della legge anti corruzione, dell'autoriciclaggio, della abrogazione della ex Cirielli per rivedere il meccanismo della prescrizione? Del processo penale telematico?
Potremmo chiederlo a Berlusconi, cui Renzi ora chiede cosa ha intenzione di fare.

La chiusa dell'intervista è stata lasciata allo slogan per la prossima Leopolda: “Il futuro è solo l'inizio”.
Quello che vediamo già ci basta, però.

Presa diretta- fondi europei

Ieri sera c'è stato un sincronismo perfetto tra l'intervista di Fazio al presidente Renzi e la puntata di Presa diretta: Renzi aveva appena detto che bisogna togliere il potere ai magistrati di reintegrare i dipendenti, perché gli imprenditori devono avere le mani libere, avere la certezza del licenziamento.
Ecco, forse bisogna spiegare al signor Renzi come funziona il mercato del lavoro qui in Italia: i due lavoratori della TPL che sono stati intervistati da Presa diretta nella puntata sul Trasporto pubblico sono stati sospesi dall'azienda. E se saranno reintegrati (e se riusciranno ad evitare il licenziamento) lo dovranno forse proprio a quei magistrati di cui parla il presidente del Consiglio.

Perché in Italia gli imprenditori non sono quelle persone lungimiranti e responsabili di cui parla.
La colpa dei due dipendenti era quella di aver raccontato la verità: verità che metteva in cattiva luce la società che gestisce parte del servizio pubblico a Roma. Lo stato pietoso degli autobus e la cattiva manutenzione. Ilario e Valentino devono tornare a lavorare: in un paese civile certe rappresaglie non si possono tollerare. Questo non è il mondo delle favole che racconta il pifferaio.
Smantellare un diritto in un Italia senza diritti non ci conviene – concludeva la sua introduzione Iacona: Non dobbiamo trasformare le aziende come caserme

Tema dell'ultima puntata di questa prima serie di Presa diretta erano i fondi europei strutturali.
15 miliardi di euro sono i fondi strutturali da spendere entro dicembre 2015.
Perché non li abbiamo spesi? Come li abbiamo spesi gli altri?

Il commissario Hanh ha in mano il dossier italiano sui fondi europei: anche lui era a Pompei attorniano dal codazzo di politici locali e nazionali.
Come mai a Pompei non sono stati spesi tutti i fondi europei previsti? Abbiamo speso solo 1% dei 104 ml di euro europei, e dobbiamo spenderli tutti entro il 2015 altrimenti verranno persi, non arriveranno altri soldi.

Presa diretta ha intervistato il soprintendente Sanna, e il dg Mistri ex generale carabinieri: sono loro che controllano gli appalti a Pompei.
Sui cantieri ci sono 39 progetti, e ora si devono far partire le gare e aprire i cantieri.
Ma mancano il personale specializzato, manca una manutenzione, bisogna rendere la soprintendenza efficiente mettendo dentro personale competente.

Quanti ingegnere ci sono a Pompei? Quanti architetti per monitorare i lavori? Sono pochi.
A tenere monitorati i crolli sono le persone del Comitato Pompei mia: 19 cedimenti in due anni, pochi restauri fatti. E anche sugli interventi fatti c'è da ridire, perché sono costati tanto e sono stati fatti male. Il teatro è stato ricoperto da cemento.

Pompei è una grande occasione di sviluppo mancata, oltre che una grande perdita culturale.
Gli autobus arrivano e scaricano i turisti ma non si fermano qui: è un turismo mordi e fuggi perché mancano gli hotel per i grandi gruppi. Le attività chiudono, i posti letto latitano, sono solo 600, con 3 ml di visitatori l'anno.
A fine visita, i pullman vanno a Sorrento.
20 ml di euro all'anno per i biglietti sono proprio pochi per il sito: bisognava investire anche fuori dagli scavi per attirare più persone e valorizzare tutta l'area di Pompei.

La riqualificazione del centro storico di Napoli: il centro storico è patrimonio UNESCO. Anche qui sono previsti fondi europei: 100 ml di spesa e gli interventi sono già stato individuati.
UNESCO ha raccomandato la cura del territorio, ma a 500 giorni dalla scadenza, dei 27 cantieri non c'è traccia.
Con che criteri sono stati scelti i siti da restaurare? Non lo sappiamo, ma si capisce che ci sono troppi cantieri per i fondi stanziati.
Molti soldi finiranno a chiese che non avrebbero bisogno di interventi, come il Duomo di Napoli.

La riqualificazione del territorio, in questi progetti, non c'è: sembra che per Napoli, il centro non sia un posto per turisti.
Il complesso del Girolamini: ci dovrebbe essere una fila fuori, come alla biblioteca Vaticana, ma non c'è nulla, il complesso non è pubblicizzato, e la biblioteca è nota per l'inchiesta della magistratura per la sottrazione (furto) dei libri.
La biblioteca è in stato pessimo, come i chiostri del 500.
La quadreria è in pessimo stato.
La chiesa, esempio di barocco, necessiterebbe di lavori di manutenzione.
Nel complesso di Girolamini ci sono sale che cadono a pezzi perché non ci sono soldi per i restauri.
I cantieri nel Girolamini non sono partiti. Partiranno per tempo?

Sul Sito del ministero dello sviluppo economico c'è la rendicontazione dei soldi spesi.
Per Napoli non è stato speso nulla. Come mai?
Centro storico di Napoli, sarebbe l'oro di Napoli e invece si tratta di un'altra occasione mancata di sviluppo.
Teatro Nerone chiuso da tempo.
Aldo Aveta, professore alla Federico II commentava questa situazione così: il progetto di riqualificazione è una goccia in un mare perché i fondo sono insufficienti, sono solo progetti di facciata, non si sa quale strategia ci sia dietro.
Vogliamo sapere quale occupazione ci sarà sui monumenti dopo i lavori, non solo per i cantieri.

Dragaggio del porto di Napoli.
Il porto di Napoli non deve morire: 115 ml di euro dai fondi europei sono stati stanziati nel 2007 per il porto, ma non è partito niente.
Pasquale Legora De Feon gestisce i terminal del porto: il mancato dragaggio è un danno per il porto e lo mette fuori mercato rispetto ad altri porti.
Il dragaggio si aspetta da 20 anni: il presidente Caldoro che pure qui ha fatto campagna elettorale, non ha fatto nulla dopo 4 anni.
Salvatori, il presidente dei cantieri per Napoli teme che in un anno non si riuscirà ad aprire e chiudere i cantieri.
Intanto manca il governatore del porto, ci sono solo i commissari, il cui mandato dura pochi mesi e poi via un altro.

E allora i soldi dove sono finiti? In sagre e iniziative mediatiche di scarso valore.
Notte per Caruso su RAI 1.
Una voce per padre Pio.
Il festival del croccantino.
A queste iniziative sono finiti i soldi europei: sagre, feste e santi vari.
170000 euro per il premio nel piano di Sorrento, Arturo Esposito.
Sono fondi per la promozione del turismo? No. E col premio non è arrivata più gente.
La regione non dovrebbe usare soldi per il turismo prendendoli dai fondi strutturali.
Alla piana di Sorrento nessuno conosceva questo premio. A parte Mario Esposito, il figlio del poeta Arturo, che invece lo difendeva.

Maurizio Scoppa, è un ex generale messo dalla regione Campania a controllare i fondi europei: ha aspettato mesi per avere le carte da esaminare.
Non aveva mezzi e una struttura per controllare come vengono spesi i soldi.
Ha aspettato 6 mesi e poi si è dimesso.
Dario Gargiulo era il referente politico in regione e ha dato la colpa alla riorganizzazione delle strutture. Solo questo?

Come spendiamo i fondi europei: Per fare occupazione e sviluppo? O per alimentare clientele locali e amici?
Iacona lo ha chiesto ad un esperto in materia, Andrea del Monaco: lo Stato non sa spendere i soldi e non sa controllare la spesa, e la Commissione europea non è soddisfatta di questo.
Non ci sono progetti sulla ricerca e sullo sviluppo: l'unione europea ci accusa di avere unasato i soldi in incentivi a pioggia.

Per il cofinanziamento servono 50 miliardi di euro, ma per il vincolo del 3% rischiamo di non potere avere soldi e perdere così i fondi europei.
Ci stiamo impiccando al vincolo del 3%.

Come vengono spesi i soldi nel resto dell'Europa: Presa diretta è andata in Polonia.
Varsavia è stata trasformata coi soldi del fondo strutturale europeo: i soldi sono finiti per il trasporto pubblico, i bus e la metro. Tutto finanziato dall'Europa.
Nei cantieri lavora la Astaldi, che ha cantieri anche in tutto il resto del paese.
Coi fondi europei la Polonia ha messo a posto anche le sue ferrovie regionali: nuovi treni e nuovo locomotori, in pochi anni.
I treni li ha costruiti una azienda polacca: con 100 ml di fondi strutturali.
Si parla di 11000 km di strade, 1500 km di ferrovia. Si sono creati 300000 posti di lavoro, 25000 imprese partite, grazie a questi fondi.
Il centro di Varsavia rifatto: la pavimentazione della strada nel centro storico, sono stati costruiti nuovi locali e sono arrivati nuovi turisti e nuovi abitanti nel quartiere che si è ripopolato.

Al Museo della scienza sono arrivati 50 ml per la ricostruzione: oggi da lavoro a 400 persone, studenti e dottorandi.
Soldi europei sono finiti anche nella Polonia rurale: depuratori per l'acqua nelle campagna,per le acque reflue. Case per le persone povere, costruite in 2 anni, asili nido, scuole pubbliche.
Case per i cittadini, ristoranti, ospedali, teatri.
Una nuova visione delle città e dei quartieri.
Pure la ricerca si fa coi soldi europei, la galleria del vento, la sperimentazione su materiali ossei per trapianti, la ricerca sulla Fisica dei materiali.

Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro di un ufficio centrale, che rispondeva al governo,che ha controllato l'utilizzo di tutti i fondi europei e ha chiesto alle regioni beneficiarie la rendicontazione.
La Polonia ha sforato il patto del 3% ma non ha sanzioni perché non è nella zona euro.
Da noi a decidere sono le regioni, mentre in Polonia a decidere è lo stato centrale.
Non a caso tutte le regioni italiane hanno una sede a Bruxelles. Cosa fanno lì le regioni? Che lavoro svolgono?

A Bruxelles ci sono 21 uffici delle regioni: gli impiegati non rilasciano interviste e nemmeno si comprende bene quale sia il lavoro dei pochi dipendenti impiegati.
La Campania paga un affitto da 80000 euro per il suo stabile.
Sicilia: affitto e palazzo costato 3 ml di euro pieno di figli di politici locali.
Calabria: stanza da 200000 euro anno per 2 persone. La Calabria ha ricevuto 3 miliardi di euro ma ne ha spesi meno della metà.
Anche la Sicilia deve spendere la metà di 6 miliardi ricevuti e i fondi non spesi rischiano di essere restituiti.

Le regioni del nord hanno spesi di più i fondi europei così come la Basilicata al sud.
Ma le regioni del sud come Calabria e Sicilia hanno preso più della metà dei fondi e ne hanno speso meno della metà. E parte della spesa se li sono pure rubati.

Lo scandalo dei corsi di formazione pagati coi fondi strutturali.
Presa diretta ha seguito il processo all'imprenditore Giacchetto, consulente della Ciapi, ente per la formazione professionale: sono accusati di appropriazione di 15 ml di fondi europei, per corsi di formazione fittizi, che non hanno formato nessuno.
Era il Progetto Corap: Giacchetto avrebbe drenato molti soldi per altri progetti, non solo 15 ml di euro. Si parla di 93 ml di euro in totale.
Il “sistema Giacchetto”: false consulenze, false fatturazioni, clientelismo, società riferibili a Giacchetto che teneva per se soldi e benefit.
L'inchiesta è stata seguita dai procuratori Agueci e Peci che lamentano come lo scandalo sia andato avanti per anni, senza che nessuno abbia controllato.
Ciapi oggi è in liquidazione: poche persone sono state assunte dopo aver fatto il corso di formazione.
La formazione era una gallina dalle uova d'oro da regione e Europa: 400 ml di euro l'anno.
2007 2013 in Sicilia sono arrivati 6 miliardi di euro per la formazione, soldi buttati.

Cosenza , il sito di Sibari.
Il 18 gennaio 2013 il fiume Crati ha esondato e ha inghiottito il sito di Sibari: ci sono 18 ml di fondi per ripulire il parco, ma vanno spesi subito.
Anche i soldi per l'emergenza idrogeologica che pure c'erano, non sono stati spesi, per colpa del conflitto di competenza tra regione e commissario (220 ml di euro). E il risultato è che oggi il fiume vicino gli scavi rischia di creare altri danni.
I fondi strutturali forse verranno usati per creare a Cosenza il museo di Alarico, virtuale, perché non ci sono reperti. Sono 7 ml di fondi, per abbattere un hotel.

Questa è la realtà, scandalosa, sui fondi strutturali, per cui non possiamo che prendercela con lo stato centrale e i governi che non hanno controllato. Ma soprattutto con le regioni: quelle che da una parte rivendicano l'autonomia e poi non sanno nemmeno spendere bene soldi nostri.
Non prendiamocela con l'Europa per questo. Se i soldi che ci sono sono spesi per sagre e ruberie varie.
Se Pompei crolla, se il turismo al sud è in crisi.

28 settembre 2014

Come spendiamo (o non spendiamo) i fondi europei

Se non spendiamo i fondi entro dicembre 2015 che sono stati assegnati all'Italia, rischiamo di perderli per sempre: stiamo parlando di 15 miliardi di euro.
Una finanziaria, poco meno di quei 20 miilardi che servono a Renzi per mantenere le sue promesse elettorali e dei vincoli europei.


Chi è il responsabile del non utilizzo di questi fondi? E' colpa dello stato centrale (i ministeri) o delle regioni se questa ricchezza rimane inutilizzata?Sono soldi che potrebbero essere investiti nella messa in sicurezza del territorio, nel rilancio del turismo, investiti in progetti industriali che riescano a creare occupazione e mantenere le competenze nel nostro paese.
Potremmo usarli per le bonifiche a Taranto, inquinata dai Riva.
Per assumere nuovi tecnici e archeologi a Pompei, con cui assumere nuovo personale da far lavorare dentro gli scavi per i turisti.
Sono soldi che potremmo investire nell'industria dei bus ecologici, per il nostro trasporto pubblico (argomento della scorsa puntata di Presa diretta).
Sono soldi che le regioni e gli enti locali potrebbero usare per sistemare gli argini dei fiumi, le colline che smottano. Per mettere in sicurezza le scuole italiane, prima che un'altra tragedia ci ricordi quanto sono a rischio i nostri studenti.

Per riqualificare gli ex poli industriali che sono rimasti abbandonati e che potremmo riqualificare per dare nuova vita alle città: dall'Italsider a Napoli, a Milano a Torino.
Insomma, sono tante le cose che si potrebbero fare, senza sentirsi ogna volta rispondere che i soldi non ci sono. I soldi esistono e qualcuno ne dovrà rispondere.
Perché la risposta che i soldi non ci sono più per welfare, per le bonifiche, per gli investimenti, inizia a stancare.

Perché oltre alla corruzione, alle tasse non pagate c'è anche il capitolo dei fondi europei.


La scheda della puntata: Fondi Europei
L’Italia non ha ancora utilizzato una parte dei Fondi assegnati dall’Europa. Si tratta di 15 miliardi di euro che andranno persi se non verranno spesi entro la fine del 2015.Come è possibile? E quali sono le occasioni di sviluppo, di ammodernamento del nostro Paese e di creazione di nuovi posti di lavoro che si stanno perdendo per colpa dell’inefficienza delle Regioni e delle Amministrazioni Pubbliche?Le telecamere di PRESADIRETTA hanno seguito e raccontato questo fiume di denaro arrivato in Italia e disperso in mille iniziative, progetti, manifestazioni spesso inutili. Non basta. Anche quando i progetti validi ci sono rischiano di fallire per colpa delle lungaggini e dell’inefficienza della burocrazia. Che fine faranno i grandi progetti per la messa in sicurezza di Pompei, il recupero del centro storico di Napoli o la riqualificazione del porto partenopeo?PRESADIRETTA è stata a Bruxelles, per cercare di capire perché l’Italia è così indietro nell’utilizzo dei Fondi europei.PRESADIRETTA è andata anche in Polonia, uno dei paesi europei più virtuosi e capaci nel progettare e spendere i Fondi comunitari. Un paese che ha saputo investire e creare ricchezza, infrastrutture, tecnologia e molti posti di lavoro
FONDI EUROPEI” è un racconto di Riccardo Iacona, con Alessandro Macina, Raffaella Pusceddu, Elisabetta Camilleri ed Elena Marzano.- See more at: http://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-fa1ea40a-5ee7-40fa-8f13-3e31063ad7a1.html#sthash.mjYgej1q.dpuf

Il promo lo trovate qui.


Prospettive democratiche - la partecipazione

Cristina Redi, Simone Paleari e Paolo Sinigaglia


Iolanda Romano, Cristina Redi, Simone Paleari e Paolo Sinigaglia

Il PD di Desio ha organizzato una serie di eventi nelle giornate del 27 e 28 settembre una serie di incontri pubblici con amministratori locali e esponenti nazionali del partito, coinvolgendo la popolazione.
Nella mattina era presente Pippo Civati a parlare di scuola.
Nel pomeriggio Filippo Taddei e Giampaolo Galli hanno parlato di modelli industriali.
L'ultimo incontro della sera parlava di partecipazione, una parola forse un po' troppo abusata, ma da pochi capita.
Che cos'è la partecipazione? A me viene in mente la canzone di Gaber, "libertà è partecipazione", ovvero la nostra libertà di cittadini si basa, si appoggia sul nostro lavorio quotidiano dentro la vita pubblica. Non sono solo i politici di professione che fanno parte degli ingranaggi della cosa pubblica: anche noi, persone normali, ne facciamo parte e possiamo far si, ogni giorno col nostro piccolo impegno, che questo ingranaggio non si inceppi.
Come? Partecipando. Entrando nei processi decisionali delle amministrazioni, interessandosi del loro lavoro, controllando il buon operato, pretendendo la trasparenza, pretendendo da parte del sindaco che le scelte che impattano sul territorio e sulla cittadinanza non vengano calate dall'alto.
Ospiti dell'incontro erano l'esperta in processi decisionali e scrittrice Iolanda Romano, autrice del libro "Cosa fare, come fare" edito da Chiarelettere.
Cristina Redi, assessore alla partecipazione, una novità dell'amministrazione brianzola, di centrosinistra.
Simone Paleari, di Innova21, esperto in percorsi di partecipazione nei comuni della Brianza.
Infine il mio ex compagno di università nonché amico Paolo Sinigaglia, esperto in comunicazione, ex presidente di Italia nostra, candidato alle scorse europee.

Ciascuno ha parlato della sua esperienza lavorativa: ha cominciato la torinese Iolanda Romano, venuta in macchina da Torino, invitando per questo il pubblico (non abbondante in verità) a partecipare all'incontro con domande.
C'è una grande confusione su cosa sia la partecipazione, ha esordito: le assemblee plenarie, i referendum, i questionari mandati alla gente, le consultazioni online non sono esempi di partecipazione. Non sono strumenti da inserire in un percorso partecipativo: servono semmai ad allontanare la gente dalla politica, a non decidere nulla sui temi da discutere (e anche le non decisioni hanno un costo).
Il Pd di oggi, con la sua svolta autoritaria (e non partecipativa, per come la si intende) rischia così di lasciar spazio ad altri partiti o movimenti che usano questi strumenti.
Tra l'assemblearismo che non decide e l'autoritarismo che impone dall'alto deve esistere una terza via.

Terza via che è quella di cui ha parlato l'assessore della giunta di Desio Cristina Redi, che ha parlato della sua esperienza sul territorio: qui si sono raggiunti risultato non scontati in questo ambito.
La gente la sera esce di casa per incontrarsi e discutere dei problemi dei quartieri; le mamme si trovano per risolvere assieme i problemi nelle scuole.
Col progetto "Parco della cultura" si è cercato di riqualificare il territorio ex industriale, che è stato trasformato in un incubatoio per creare nuove aziende in start up. Si sono recuperati spazi per la collettività che prima erano chiusi.
E' stato un percorso lungo, che è passato attraverso i comitati di quartiere e che, aggiungo io, speriamo venga pure copiato da altre amministrazioni.

Simone Paleari lavora per Innova21, un'associazione senza fini di lucro che segue i comuni in questi percorsi partecipativi: anche a Desio ha dato il suo contributo, proprio con l'assessorato della signor aRedi. Il fine dell'associazione è duplice: creare dei percorsi che portino alla parctecipazione dei cittadini e creare dei modelli di sviluppo sostenibile.
Ciò è possibile perché l'associazione viene vista come qualcosa di terzo rispetto ai partiti politici che governano con maggioranza diverse i cominu della Brianza. Simone ha dovuto lavorare con associazioni di comuni di colori diversi e questo non è stato un ostacolo.
Gli ostacoli sono altri: l'aspettativa dei partecipanti che va governata e i pregiudizi di chi si trova in una stessa stanza. Sia quelli della popolazione che quelli delle amministrazioni.

Paolo Sinigaglia ha raccontato la sua esperienza di politico a Como, citando alcuni espisodi di cattiva partecipazione: i comitati sorti contro la Pedemontana, quando la gente si era attivata contro l'opera quando era troppo tardi. Non prima, quando si poteva ancora discutere sugli impatti sul territorio.
E la scandalosa storia del muro sul Lago di Como: un errore di un dirigente del comune, della vecchia giunta di centro destra. Ma anche una storia di cattiva informazione, con la stampa locale che ha cavalcato la grande opera innovativa. E una storia di cattiva coscienza da parte dei comaschi che si sono svegliati solo quando hanno visto il muro.
E' una storia del fallimento della politica che non ha coinvolto, per pigrizia o negligenza: non ha informato per tempo, non ha chiesto alla cittadinanza cosa ne pensava.
Per il muro si spenderanno 30 ml di euro che è molto di più di quanto si sarebbe speso per risarcire i commercianti in caso di alluvioni.
A Desio hanno deciso di partire dal basso, dai quartieri, dal mettere di fronte all'altro le persone e gli amministratori, dando a ciascuno la possibilità di dare il suo contributo.
Ha un costo tutto ciò chiaramente: un costo in termini di risorse e tempo. L'amministrazione e i politici devono sapersi mettere in gioco, rischiando anche di vedere le loro idee bocciate.
Ma anche il cittadini deve metterci del suo: non possiamo più aspettare che l'uomo solo al comado risolva i problemi per noi e che ci comunichi cosa ha fatto solo alla fine.
Questo modello autoritario ha fallito.
Una cattiva politica si basa su cattivi cittadini che lasciano la delega in bianco e che non controllano, non si interessano.
La cattiva politica non ce la possiamo più permettere, con questa crisi sociale e politica.
Certo, se poi l'obiettivo è dare l'immagine del fare, piuttosto che fare le riforme che servono, allora è tutto inutile. Oggi c'è un gran bisogno, da parte delle persone, di fare in fretta, di vedere che chi sta nel palazzo fa qualcosa. Qualunque cosa.
Allora si arriva ai tweet, alle riforme annunciate e rimandate. Dove chi obietta e cerca di dare il suo contributo viene tacciato come gufo e rosicone.
Ma questa, non è partecipazione. E chiaramente, rischia di non essere più nemmeno una democrazia.
E un partito che si dice democratico non dovrebbe abbandonare la strada della partecipazione.

Storia di una ladra di libri, di Markus Zusak

Prima i colori.Poi gli esseri umani.
È così che di solito vedo le cose.O almeno ci provo.
 
*** Un semplice fatto ***Prima o poi morirai.
In tutta sincerità, mi sforzo la faccenda allegramente, anche se, a dispetto delle mie proteste, la maggior parte delle persone trova difficile credermi. Per favore, fidati di me. Posso davvero essere allegra. Posso essere amabile. Affettuosa. Affabil. E queste sono le parole che cominciano per A.
 
Non chiedermi di essere bella: essere bella non è da me.
Facciamoci prendere per mano dalla signora Morte, che, in prima persona, ci racconta la dolce e amara storia della Ladra di libri, Lisiel Meminger: storia raccontata attraverso il libro scritto e abbandonato proprio dalla ragazza.

*** Pagina 1 *** 
Faccio finta di non saperlo, ma so beneche tutto incominciò con il treno e la nevee mio fratello che tossiva.Quel giorno rubai il mio primo libro,un manuale per scavare le tombe,e lo rubai mentre venivo in Himmelstrasse ..
Un romanzo che racconta di un libro, su una ragazzina che amava i libri e li rubava: come avrete capito i libri e le parole hanno un ruolo importante in questa storia.
Una storia che ci porta dentro la Germania degli anni della seconda guerra mondiale, vista con gli occhi dei bambini di un piccolo villaggio vicino Monaco, Molching.
Sono Lisiel Meminger, la bambina adottata dalla famiglia Hubermann, Hans e Rosa, dopo aver perso il fratellino preso dalla signora Morte in un lungo viaggio su un treno.
Sono Rudy Steiner, uno dei figli della famiglia Steiner, che voleva diventare come Jesse Owens.
E poi gli altri ragazzini con cui giocare a pallone sulla Himmelstrasse.
O anche quelli con cui andare a rubare le mele ai contadini nelle campagne.
Perché c'è tanta fame, nonostante siamo nella Germania di Hitler, del Reich millenario che sta sconfiggendo tutti gli eserciti europei.
Perché mentre la ladra di libri, Lisiel, inizia a conoscere la sua nuova famiglia, la Morte deve compiere il suo duro lavoro: raccogliere le anime dei soldati che combattono al fronte.

*** Piccolo ma significativo commento *** 
Nel corso degli anni ho visto tanti giovani che credono di correre gli uni contro gli altri. Non è così. È verso di me che corrono.
Partiamo da Lisie: il suo primo libro lo rubò dai becchini che stavano seppellendo il fratellino. Era il manuale dei necrofori, spiegava cioè come scavare bene una tomba.
Il secondo libro, invece, lo estrasse ancora rovente, da una catasta di libri che i nazisti avevano mandato al rogo («ai tedeschi piaceva bruciare cose. Negozi, sinagoghe, case e libri»). Uno si era salvato, “Un'alzata di spalle”. Gli altri li prese, o forse furono lasciati rubare, dalla biblioteca della moglie del sindaco: “L'uomo che fischietta”, “L'uomo che porta i sogni”, “L'ultimo sconosciuto” ..
Sono libri che legge assieme al padre la notte, quando i suoi incubi vengono a trovarla e solo la presenza del buon Hans, l'uomo con la fisarmonica, riesce a tranquillizzarla.

Ma Hans non è solo l'uomo buono, che non trova lavoro perché si è rifiutato di prendere la tessera del partito. Perché una volta ha aiutato un signore ebreo a ripitturare il negozio devastato dalle squadracce con la svastica. Hans Hubermann, oltre ad essere l'uomo che sopporta gli scoppi d'ira della moglie Rosa, è “l'uomo che mantiene le promesse”. Per un vecchio debito con un commilitone della prima guerra, decide di ospitare nella sua cantina un ragazzo ebreo, Max Vandenburg.
È un ex pugile, che lotta coi pugni sulla strada da quando era ragazzino e che la notte sogna di prendere a pugni il fuhrer stesso. E di riuscire pure a piazzargli qualche dritto sul mento.
La vita per la famiglia Hubermann diventa sempre più difficile: non è solo la miseria dovuta alla guerra, al fatto che nessuno da più lavoro ad un paria del partito nazista. Ora c'è un ebreo nascosto in cantina.
Un segreto che non si può rivelare a nessuno, nemmeno a Rudy, il compagno di giochi, il palo mentre la ladra di libri fa il suo lavoro.

Ma anziché diventare più stretto, per Lisiel il mondo all'improvviso si allarga: “entrambi erano approdati in Himmelstrasse in stato di grande turbamento. Entrambi avevano incubi”.
Gli incubi di Max diventano prima un libro di immagini, dipinto nella cantina usando tempera e pennelli e le pagine sbiancate del “Meine kampf”: è la storia dell'uomo che sovrasta.
“Per tutta la vita ho avuto paura degli uomini che mi sovrastano”.

Ma un giorno, Max è costretto ad abbandonare la casa: lascia in regalo a Lisiel un libro, scritto nella notte sempre sulle pagine del libro di Hitler.

E' la storia de “La scuotitrice di parole”:
C'ERA UNA VOLTA uno strano ometto. Aveva preso tre decisioni importanti sulla sua vita:1. Avrebbe portato la riga dei capelli dal lato opposto agli altri.2. Si sarebbe fatto crescere dei curiosi baffetti.3. Un giorno avrebbe dominato il mondo.
L'Europa è devastata dalla guerra: la guerra voluta da Hitler e da quelli che si sono lasciati soggiogare dalle sue parole. Lo strano ometto protagonista della favola per adulti di Max, scritta per Lisiel e per tutti noi. Una storia sul potere della parole, sul potere dei libri.
Un potere devastante, visto che permette le barbarie che ci racconta, direttamente dalla sua voce, la morte nel suo diario. La morte che accglie gli umani, quando è giunto il loro momento.

Diario della morte: il cielo di Colonia 
Sono certa che Lisiel Meminger dormisse sodo quando oltre un migliaio di bombardieri volarono su un luogo noto come Colonia. Per me il risultato furono più o meno cinquecento persone; altre 50000 vagabondavano senza tetto intorno a spettrali cumuli di macerie cercando di capirci qualcosa, a chi appartenessero le rovine delle case distrutte.Cinquecento.Le portavo tra le dita come le valige, oppure me le gettavo sulle spalle; solo i bambini li reggevo tra le braccia. 
Diario della morte: i parigini. 
Le loro anime si alzavano in piedi quando i loro corpi cessavano di cercare le fessure nella porta. Le loro unghie avevano graffiato il legno, e in qualche caso vi si erano piantate dentro con la loro pura forza della disperazione, e i loro spiriti venivano verso di me, tra le mie braccia, e ci arrampicavano fuori di quelle docce, sul tetto e più su ancora, nel respiro sicuro dell'eternità. Non cessavano di rifornirmi: un minuto dopo l'altro, una doccia dopo l'altra.Non dimenticherò mai il primo giorno ad Auschwitz, la prima volta a Mauthausen. In quel posto, mentre il tempo si consumava, ne raccolsi anche sul fondo del grande baratro ...
Ma la parole hanno anche una forza positiva, perché proteggono dalla brutalità del mondo che è fuori, perché proteggono il mondo, le persone care e il loro ricordo.
È con le parole lette dai suoi libri che Lisiel infatti riesce a tranquillizzare i vicini stretti in un rifugio sotterraneo, durante un bombardamento.
È con le parole che Lisiel riesce a descrivere il cielo all'ebreo nascosto. E saranno proprio le parole scritte che la salveranno dalle bombe.


Storia di una ladra di libri è un racconto allo stesso tempo delicato e potente, intenso e semplice, come le storie di amore e amicizia dei ragazzi che corrono e giocano nella Himmelstrasse. Come la dolcezza infinita dei genitori adottivi, sia Hans che Rosa (“un armadio con il cappotto” la prima impressione della piccola Lisiel). Dove la Morte accompagna il lettore ad ogni passo, anche anticipando alcuni destini prima che sia il loro tempo. Ma non è cattiva la morte. Siamo noi che le forniamo sempre nuovo lavoro, con la nostra stupidità, col nostro odio, con questi uomini ridicoli coi baffetti strani.
Le sue ultime parole:

Avrei voluto dire tante cose alla ladra di libri, parlarle della bellezza e della brutalità. Ma che cos'altro avrei potuto dire, che lei già non sapesse? Volevo spiegarle che da sempre mi capita di sovrastimare o sottostimare il genere umano .. di rado mi limito a stimarlo.
Volevo domandarle come potesse una medesima cosa essere terribile e splendida allo stesso tempo, e le sue parole dure e sublimi insieme.Nulla di tutto ciò mi uscì dalla bocca. Riuscii solamente a volgermi verso Liesel Meminger, per confidarle l'unica verità che conosco davvero. La dissi alla alla ladra di libri, e adesso la ripeto a te.
 
*** Ultima postilla *** Della vostra narratrice 
Sono perseguitata dagli esseri umani
La scheda del libro sul sito di Sperling
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Freedom fighters – la mostra della fondazione Robert Kennedy a Milano

Rosa Parks
Militari scortano degli studenti per la Freedom riders


Il dipinto di Norman Rockwell - The problem we all live with, ispirato alla storia di Rudy Bridges


Ne vale sempre la pena, battersi per i diritti civili, in ogni parte del mondo.
E anche in Italia, oggi, dove sembra che di questi diritti se ne possa fare a meno, retaggio di antiche battaglie che non possiamo più permetterci.
La mostra fotografica a Palazzo Reale organizzata dalla fondazione Robert Kennedy mostra le tappe di una lotta che è costata morti, sacrifici, sangue, sofferenza. La lotta contro le discriminazioni tra bianchi e neri: Rosa Parks che un giorno decide che la legge che impone dove sedersi sui bus è sbagliata, in nome di principi superiori a quelli dello Stato. Martin Luther King e la sua marcia su Washington.
I fratelli Kennedy, John e Robert che hanno promosso una politica di integrazione che mettesse fine a queste discriminazioni.
Manca qualcosa, in questa mostra: mancano le immagini di quelle lotte. E anche i suoni delle canzoni che hanno accompagnato quelle lotte. Bob Dylan, Joan Baez.

26 settembre 2014

Abbiamo trovato i fannulloni

E non sono i magistrati, cui taglieremo le ferie col risultato che le deposizioni in estate le depositeranno più tardi: sono proprio quei parlamentari che da una parte chiedono sacrifici agli italiani, ma poi fanno fatica a tagliare i loro (come i vitalizi).
Quelli che chiedono l'abolizione dell'art 18, ma col cavolo che rinunciano alle loro immunità.
Quelli che, mentre il resto lavora (per chi ha un posto), se ne tornano a casa il giovedì pomeriggio.

Hanno proprio ragione Renzi e i renziani: c'è chi ostacola il cambiamento in questo paese.
Ed è proprio all'interno dei palazzi.

Servizio pubblico - solo chiacchiere e distintivo

Sto ancora cercando di assimilare la copertina di Santoro, che ha aperto la nuova stagione, forse l'ultima, di Servizio pubblico.
Un tentativo di presa per i fondelli del premier che vuole fare l'americano, ma rischia di scadere nel ridicolo come l'Albertone di "Un americano a Roma".


Ma la puntata era dedicata a tutt'altro che Renzi: nord e sud uniti nello stesso problema, la richiesta di sicurezza da parte dei cittadini che, sia nelle villette di Chiari che nelle stradine di Traiano, si sentono abbandonati dallo stato.




Nei labirinti del quartiere dello spaccio, dove è stato ucciso Davide Bifolco, è difficile passare inosservato se sei un estraneo. Ci sono le vedette, ci sono i ragazzini che controllano che arrivino 'e guardie, o i giornalisti come Bertazzoni.
Il vuoto dello stato, in termini di presidio del territorio, in termini di servizi, è occupato dalla criminalità che offre un posto di lavoro, uno stipendio, la sicurezza alla gente.
"Lo stato ti uccide mentre la camorra ci protegge" dice la gente.
E non si può certo addossare tutta la colpa ai napoletani che, anziché fare le vedette, dovrebbero andare a lavorare. Il posto di lavoro, in regola e non in nero, si fa fatica a trovare anche al nord.
Ed è peggio al sud. A meno di non volersi umiliare a caporali e padroni.

Dal sud al nord: Federica, la moglie dell’uomo ucciso per mano dei alcuni rapinatori durante una tentativo di rapina ha raccontato quella che è la situazione in provincia di Brescia, a Chiari. Una caserma dei carabinieri che è costata 1,6 ml di euro e che è rimasta incompleta. Poche gazzelle per presidiare il territorio.
I tagli alla spesa pubblica significano anche questo: chiami un medico e l'ambulanza perché c'è un uomo ferito a terra e arrivano dopo un'ora e mezza.
"Vorrei che chi ha fatto questi tagli sentisse il nostro dolore" ha detto con voce calma anche se piena di dolore e commozione.
Certezza della pena, diceva l'assessore Beccalossi : come se in Italia non avessimo già sperimentato le fallimentari politiche del pugno duro.
La microcriminalità si sconfigge in altri modo: in studio era presente anche Cardilli, rappresentante del Cocer, e altre testimonianze di poliziotti di strada sono state raccolte da Napoli.
Stipendi bassi, un'età media troppo alta, mezzi vetusti e insufficienti.
Questo è lo stato della nostra sicurezza: +40% di furti dal 2010 (in Francia sono aumentati solo del 14%). La crisi certo, ma c'è anche altro. Un sistema penale che non funziona, ingolfato, lento, che lascia liberi i criminali piccoli e grandi.
Abbiamo una percentuale di agenti per abitanti alta, rispetto ad altri paesi: dunque non è questione di numero, ma di organizzazione delle risorse, impegnate in scorte inutili, a tutela di vip e personalità.

Lo scrittore, ma anche ex magistrato, Carofiglio, ha parlato della teoria della finestra rotta che, a New York, ha portato alla diminuzione dei casi di microcriminalità. Si parte dal piccolo, per sistemare anche problemi più grandi.
Così come a Bari, si sono presi gli scippatori e anziché processarli per direttissima per un solo reato, si sono cumulati i casi e li si mandati in carcere per cinque sei anni.

Servirebbe un impegno, non solo economico, da parte dello stato: ma una volta che si tolgono dalle piazze gli spacciatori, in che modo occupiamo le persone?
Con quale lavoro? che welfare permetterà loro di mantenersi, in attesa di una occupazione?
Si ha il sospetto che qui, lo Stato abbia scelto di non affrontare queste domande, e che abbia preferito, o delegato alla criminalità il territorio.

Perché non è vero che ci sono le due Italie, quella tutta ligia al dovere al nord e quella dove tutto è consentito al sud. Le piazze dello spaccio ci sono anche a Milano e non sono eccezioni. I casermoni occupati si trovano anche nelle periferie del nord, abbandonate anche loro, ex zone industriali dove la gente è costretta ad arrangiarsi, dove immigrati e senza lavoro sono in lotta in una guerra tra poveri.




La trattativa: Sabina Guzzanti ha tenuto un lungo monologo sulla trattativa stato mafia, sugli smemorati nel palazzo, sul paese che avremmo potuto essere se non ci fosse stata la trattativa.

Il patto del nazareno è un altro pezzo della trattativa?





L'intervento di Travaglio su Renzi e l'articolo 18

L'intervento di Dragoni sulla lotta all'evasione.

25 settembre 2014

Viva i celti

Quando si dice essere sul pezzo, sui problemi della gente: questo è quello che chiede il partito della Lega Nord al suo governo in regione Lombardia
Inserire nello Statuto della Regione un richiamo preciso allo "storico spirito di indipendenza e libertà" formato, come si legge nella relazione prima dai "celti, passando per il periodo longobardo e le gloriose gesta dei Comuni del Medioevo". Lo chiede un progetto di legge a firma della Lega al Pirellone. Il documento inzia oggi l'iter nelle commissioni competenti e mira a rivendicare maggior autonomia per la Regione, accentuando pero' il carattere 'identitario'. Tre i punti infatti anche la richiesta di stabilire la "residenzialità come principio premiante", quella di di "sopprimere" l'integrazione degli stranieri e quella di dare riconoscimento alla "lingua lombarda". (Omnimilano.it)
Che poi a me Asterix piace anche.
E sulla lingua lombarda, non siamo più ai tempi del dialetto: hanno mai fatto un giro per piazzale Loreto e via Padova?

La crisi del talk e la crisi della politica

Chissà come mai in un paese dove crolla tutto, crollano pre gli ascolti dei talk show (almeno dalle prime rilevazioni).
Chissà come mai la gente non appassiona più ad ascoltare Bersani, Alfano, Orfini, e compagnia contando?
Assuefazione da talk, oppure la gente non ha più nemmeno voglia di ascoltare cosa dicono i nostri politici?
Un po' tutti e due: possono anche essere cambiati certi volti televisivi (la rottamatrice Serracchiani che si trasforma in restauratrice delle larghe intese), ma la sostanza è che non sono più credibili.
Non si seguono i talk perché da lì non arriveranno più risposte concrete sui problemi delle persone.
Risposte che non possono certo fermarsi agli 80 euro.
O alla presunta riforma del Senato dei non eletti ma nominati.
O alla riforma sulla corruzione .. ops: quella è stata stoppata. Non piaceva a B.
Mentre è stata ripresentata la norma sulla responsabilità civile dei magistrati. Quella sì che piaceva a B.

Tutte riforme che non renderanno più semplice a Marta trovare un lavoro, che le dia garanzie di stabilità, che la tutelerà nei momenti difficili della vita.

Si farà anche la grande riforma del lavoro che tanto piace ai grandi gruppi, a Brunetta e a Marchionne. Noti benefattori del paese.
Anche questa fatta andando a prendere a schiaffi chi si oppone, chi critica.
Tra questi si aggiungerà anche Michele Santoro e il suo Servizio pubblico: "Solo chiacchiere e distintivo". Ogni riferimento a persone esistenti non è casuale.

“Solo chiacchiere e distintivo?”, è questo il titolo della puntata di Servizio Pubblico, il programma di Michele Santoro che torna in onda domani sera, giovedì 25 settembre, alle 21.10 su La7. Con Santoro ci saranno, con diverse novità, Marco Travaglio, Vauro e Gianni Dragoni. Tra gli ospiti della prima puntata, Sabina Guzzanti, lo scrittore Gianrico Carofiglio, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, Viviana Beccalossi di Fratelli d’Italia ed Alessandro Sallusti. Nei reportage, di Sandro Ruotolo, Luca Bertazzoni e Dina Lauricella, un viaggio da Nord a Sud, nella sicurezza degli italiani. Dai furti nelle case che hanno scosso la tranquilla Brianza – dove un marito ed un padre può morire, a casa sua, per sventare un furto d’auto – a Napoli, una città che ancora piange la morte del 17enne Davide Bifolco, e dove niente sembra essere cambiato al quartiere Traiano, con i ragazzi di 13 anni che continuano a girare senza casco, patente e assicurazione.
A proposito di cambiamento:  non male vedere Schettino in cattedra e il capitano De Falco chiuso in un ufficio a passar carte.

24 settembre 2014

Lo stantio odore di massoneria

L'uomo soldo al comando, l'uomo che se la prende con tutti quelli che gli ostacolano il cammino dei mille giorni, verso le riforme. 
L'editoriale di De Bortoli sul corriere è una critica nemmeno troppo velata a questa concezione del comando.
Cambiare il paese va bene, ma non si cambierà da soli e nemmeno cercando il consenso di quelli che l'hanno portato fin qui (ma questo lo aggiungo io).
Devo essere sincero: Renzi non mi convince. Non tanto per le idee e il coraggio: apprezzabili, specie in materia di lavoro. Quanto per come gestisce il potere. Se vorrà veramente cambiare verso a questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso. Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del presidente del Consiglio è ipertrofica. Ora, avendo un uomo solo al comando del Paese (e del principale partito), senza veri rivali, la cosa non è irrilevante. 
Renzi ha energia leonina, tuttavia non può pensare di far tutto da solo. La sua squadra di governo è in qualche caso di una debolezza disarmante. Si faranno, si dice. Il sospetto diffuso è che alcuni ministri siano stati scelti per non far ombra al premier. La competenza appare un criterio secondario. L’esperienza un intralcio, non una necessità. Persino il ruolo del ministro dell’Economia, l’ottimo Padoan, è svilito dai troppi consulenti di Palazzo Chigi. Il dissenso (Delrio?) è guardato con sospetto. L’irruenza può essere una virtù, scuote la palude, ma non sempre è preferibile alla saggezza negoziale. La muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee, la superficialità degli slogan. Un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto. Circondarsi di forze giovanili è un grande merito. Lo è meno se la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione, sulla conoscenza dei dossier. E se addirittura a prevalere è la toscanità, il dubbio è fondato.
Infine, la stoccata contro il patto del Nazareno, che non è affatto un atto pubblico come si difendono i renziani.
Cosa c'è dentro, cosa riguarda?
Un accordo dallo "stantio odore di massoneria": sarebbe ora di dare una bella rinfrescata alle mura dei palazzi del potere.
L’oratoria del premier è straordinaria, nondimeno il fascino che emana stinge facilmente nel fastidio se la comunicazione, pur brillante, è fine a se stessa. Il marketing della politica se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso. In Europa, meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, se ne sono già accorti. Le controfigure renziane abbondano anche nella nuova segreteria del Pd, quasi un partito personale, simile a quello del suo antico rivale, l’ex Cavaliere. E qui sorge l’interrogativo più spinoso. Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria. Auguriamo a Renzi di farcela e di correggere in corsa i propri errori. Non può fallire perché falliremmo anche noi. Un consiglio: quando si specchia al mattino, indossando una camicia bianca, pensi che dietro di lui c’è un Paese che non vuol rischiare di alzare nessuna bandiera straniera (leggi troika). E tantomeno quella bianca. Buon lavoro, di squadra.