23 settembre 2014

I miliardari che crescono e l'esigenza del fiscal act


L'articolo di Alberto Statera di ieri, su Repubblica Affari e Finanza: probabilmente non l'ha letto nessuno. Quanto meno nessuno dei sostenitori del jobs act, della necessità di andare oltre, semplificare, togliere diritti.
"In Europa solo la Gran Bretagna supera la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi l'Italia, dove il 10% delle famigile più ricche possiede il 47% della ricchezza netta nazionale".
Sono i super ricchi (che Nunzia Penelope nel suo libro colloca in attico e super attico) che aumentano, grazie alle politiche economiche, alla mancata lotta all'evasione, alla mancata lotta alle diseguaglianze.
Se la crescita di un pase va sotto il 5%, ci spiega il giornalista, i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Non sarà certo il jobs act che risolverà questo problema (quello di Marta che non può avere figli per colpa delle colleghe statali che invece sono tutelate ..) e nemmeno contribuirà a creare buona occupazione (cioè lavori stabili).
Statera cita, per coloro che tirano fuori a sproposito il modello tedesco, un libro sulla riforma Hartz sul lavoro: "Ricca Germania poveri tedeschi - il lato oscuro del benessere" (Bocconi editore).
Racconta che non è tutt'oro ciò che luccica: i contratti atipici raramente si trasformano in lavori permanenti, i minijob sono stati abusati dalle imprese producendo una generazione di working poor.
Bisognerebbe conoscerle le cose, prima di parlarne. E prima di fare le riforme.
Certo, servirebbe una abitudine mentale senza pregiudizi ideologici.
Il giornalista conclude così l'articolo:
"Se Renzi si vuole immolare come fece Schroder, cosa di cui per ora è lecito dubitare, oltre al mercato del lavoro che non c'è, si dedichi magari con più impegno alla lotta all'evasione fiscale che c'è e a promuovere una tassazione più equa della ricchezza".

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