31 ottobre 2014

Quello che gioca a tennis con Ermete

Possiamo stare tranquilli.
Esperto in comunicazione.
Ha curato le campagne elettorali per Rutelli.
Ha curato la nascita della Margherita e del PD.

E soprattutto, dote fondamentale per un ministro che si deve occupare di questioni estere (la crisi in Palestina, l'Isis che rischia di sfondare a Kobane, la guerra in Ucraina ...), "gioco a tennis con Ermete".

Cercavo altre info, su Paolo Gentiloni. E, in tutti questi anni, non ne ho trovate molte altre.

Servizio pubblico, il ricatto

Dopo la testimonianza del presidente della Repubblica, Servizio Pubblico ha dedicato un'intera puntata alla trattativa stato mafia, raccontata da Sabina Guzzanti, dai servizi di Walter Molino (autore del libro “Protocollo fantasma”). Ospiti Sallusti, Martelli e Cianferoni (l'avvocato di Riina o forse di Mori?).

La copertina di Santoro
Vitti na crozza ….
Sono anni che passiamo davanti a quei morto che quasi non li vediamo più.
Il presidente dice che quelle stragi erano un ricatto, ma noi non abbiamo più voglia di scoprire la verità su quel ricatto.
Santoro ha poi parlaro del codice d'onore della mafia secondo Grillo: avevano l'onore gli assassini della signora Asta, gli assassini di Rizzotto o De Mauro?
Santoro ricorda gli attimi dopo l'attentato in via Fauro: ho visto il cratere della bomba, ho visto gente che mi guardava con aria smarrita. Manganelli che scuoteva la testa incredulo: la mafia colpiva con determinazione fuori dalla Sicilia.
Gli uffizi, via Fauro, Palestro.

Perché quelle bombe? Perché quelle bombe si chiedeva anche Maria De Filippi, la compagna di Costanzo.
Le stragi secondo qualcuno sarebbero controproducenti, perché portano ad una reazione da parte dello Stato. Ma quella Sicilia dei balconi contro la mafia, contro il pizzo, la staffetta di Samarcanda con Costanzo, le rivolte popolari dopo Capaci, quelle cose sono avvenute prima delle stragi.
Dopo quelle stragi è arrivata una rassegnazione.
Le bombe sono arrivate quando abbiamo sperato di diventare una democrazia normale.
Se fossimo diventati un paese normale, ora potremmo interrogare i morti che forse risponderebbero alle nostre domande.
Vitti na crozza … Caro Borsellino, in una democrazia vince chi prende più voti. Volevamo diventare così e forse per questo ci furono le stragi.
Ma oggi Renzi dice che il futuro è cominciato. Vorrei chiederlo a Borsellino se siamo già nel futuro.
Ma il morto, come nella canzone, non risponde.

Ci sono oramai due teorie, due scuole di pensiero, quando si parla di trattativa: la prima, quella degli ex negazionisti, ora giustificazionisti, dice che la trattativa ci fu ma lo sapevano tutti. E che questa trattativa servì a salvare le vite umane. “Benedetta trattativa” diceva ieri sera Sallusti.
Alla fine, la guerra alla mafia l'ha vinta lo stato. Lo stato di cui il generale Mori fa parte.
Abbiamo arrestato i peggiori boss della mafia, abbiamo confiscato beni per milioni di euro.
La deposizione di Napolitano? Inutile e vergognosa per le istituzioni. Lo sapevamo tutti …

Peccato che, questa soluzione che mette a posto la coscienza ma stona coi fatti, non stia proprio in piedi. Prima di tutto, la trattativa non salvò vite umane. La mafia continua ad uccidere. Dopo una trattativa i generali si scambiano i prigionieri per finire la guerra. Ma qui si è fatta la pace con una organizzazione criminale, assecondando alle loro richieste, rispondendo al loro ricatto.
Lo sapevano tutti: ma nessuno lo ha mai messo per iscritto. Nessuno lo ha mai comunicato ai magistrati. Nè Mori, che non ha comunicato a Caselli della mancata vigilanza sul covo di Riina. Che non ha comunicato ai magistrati dei contatti con Ciancimino.
Ciancimino che voleva appoggi politici da Mancino e da Violante. Ma nè Violante né Mancino ricordavano, o hanno mai comunicato la cosa.

L'udienza di Napolitano è stata utile perché ha messo agli atti quello che “tutti sapevano”: ovvero che i vertici delle istituzioni sapevano che erano bombe di mafia (e non del terrorismo serbo, come dal rapporto del Cesis, forse uno dei tanti depistaggi). Che quelle bombe, dopo mesi di silenzio da via D'Amelio, erano un aut aut allo stato. O alleggerite la pressione sui boss nelle carceri (che stava causando l'ondata di pentimenti) oppure andiamo avanti nella nostra deriva eversiva. Mettendo a rischio la tenuta delle istituzioni.
Per questo si arriva alla frase del presidente Ciampi, che dopo le bombe a Roma nella notte del 27 luglio 1993 arriva a temere un colpo di stato.
Tutti avevano percezione del ricatto e tutti sono stati zitti. Non hanno approfondito, non hanno aiutato i magistrati a capire.
Anche il presidente, dopo aver letto le parole di D'Ambrosio scritte nella lettera (dove parla degli “indicibili accordi”), non ha approfondito, non ha chiesto conto al suo consigliere giuridico. Che era stato al ministero della giustizia negli anni delle bombe.
O forse, come ha raccontato Travaglio, forse ha preferito essere reticente e non dire ai pm cosa D'Ambrosio gli ha risposto.

Travaglio sulla testimonianza di Napolitano: il presidente ha dimostrato che l'articolo 3 è vero, almeno una volta. La sua testimonianza è stata un bel segnale: è stata utile ai pm, oltre al fatto che è stato un segnale importante per fare luce sulla verità.
Nell'estate del 1993, quando la mafia colpì nel continente, i vertici dello Stato avevano capito subito che erano i corleonesi e il movente era l'aut aut. O lo stato allenta il carcere duro o sarebbero andati fino in fondo con la destabilizzazione.
Fino ad oggi nessuno l'aveva messo a verbale.
I politici finora avevano detto che non si sapeva la matrice delle stragi.
Conso dice che ha tolto il 41 bis, non sapendo che le stragi erano dei mafiosi, che c'era un ricatto.
Il reato si chiama violenza a corpo dello stato e rispondono sia i mafiosi che i politici che hanno aiutato i mafiosi a ricattare.
Napolitano ha detto la verità, l'ha messa nero su bianco, sul ricatto.


Ma è stata solo la mafia?
Sabina Guzzanti:
chiaramente è stato così. Coi problemi che abbiamo, perché si parla ancora della trattativa?
La trattativa è un momento speciale in questo paese, in cui si è impedito quel cambiamento. Grazie a quelle stragi coperte dalle istituzioni e fatte dalla mafia.
Le stragi e la trattativa è servita a far cambiare la politica (in superficie) senza cambiare le persone.
La trattativa conduce ad un'ala eversiva di terrorismo, servizi deviati che ha sempre usato al violenza per impedire un cambiamento radicale, democratico.
Da quel momento l'Italia è rimasta sempre un paese identico.

Sallusti: c'è un abisso tra la drammaticità di quei giorni e la buffonata dell'altro giorno.
Nei giorni successivi, i giornali scrivevano già del ricatto dei corleonesi.
I giudici di Palermo non sono competenti per indagare su quei fatti e il loro teorema che può essere vero, ma fu necessario per fermare le stragi.
Ma dopo quegli anni, sono stati arrestati boss mafiosi, sono stati sequestrati beni ingenti ai mafiosi.
“Credo che per prendere Bin Laden anche Obama abbia trattato con qualche terrorista .. benedetta trattativa”.
L'Italia del 92 è ben diversa da quella di oggi.

È la linea di Scalfaro e del ministro Conso.
Ma le cose non sono andate proprio così, dicono i magistrati di Palermo.

Santoro ha proposto una finta intervista a Scarpinato, procuratore generale a Palermo.
Intervista in cui il conduttore fa parlare il magistrato sull'assoluzione di Mori: assolto perché la corte non conosceva tutti i fatti.
L'arresto di Riina: Mori ha sempre tenuto il modus operandi di uno che lavora nei servizi. Ha nascosto o falsificato la verità. Mori era nei servizi nel 1972, con Miceli, iscritto alla P2.
Mori fu allontanato dai vertici dei servizi, perché forse non si fidavano, eseguiva intercettazioni abusive sui superiori, aveva rapporti con Licio Gelli.
Mori aveva una fonte, della destra nera, fratello dell'avvocato di Ciancimino.
Le nuove carte danno una nuova chiave di lettura sul ruolo di Mori, nella lotta alla mafia.
La chiave di lettura che lega lo stragismo degli anni settanta, della destra eversiva, e quello mafioso.

Secondo intervento di Travaglio:
Una volta erano tutti negazionisti, sulla trattativa, oggi sono giustificazionisti. Benedetta trattativa.
Ma lo stato premia i mafiosi che consegnano Riina ai carabinieri del Ros, e premia anche gli ufficiali del Ros che non hanno catturato Provenzano a Mezzojuso, e Santapaola nel 1993.
La versione ufficiale del ROS ha permesso l'assoluzione di Mori al processo di primo grado per la mancata cattura di Provenzano.
Il pg Scarpinato ha scoperto che esiste una verità diversa: il pomeriggio della mancata cattura di Santapaola i Ros parcheggiano le auto davanti le villa di Fortunato e altri fanno irruzione nella casa. Per mettere sull'avviso il boss che abitava nella casa a fianco?
Dopo la trattativa, non c'è stato solo scambio di prigionieri, ma una calata di braghe.
Santapaola è stato poi arrestato pochi mesi dopo, ma non dal Ros.


Anche Mori è lo stato, dice Sallusti. Che non si fidava dei magistrati di Palermo.

Pentito Di Matteo: intervistato da Ruotolo dice che il covo di Riina è stato veramente perquisito. Così gli ha riferito Balduccio Di Maggio.
Fra Capaci e via D'Amelio Bruca gli ha parlato della trattativa, tra politici e Riina.
Di Maggio gli dice che i carabinieri sono andati a svuotare la casa di Riina, per prendersi i documenti più importanti, di cui Di Maggio non poteva parlarmi.

Avvocato Cianferoni, difensore di Riina: il generale Mori ha fatto il suo lavoro in modo pulito, come gli è stato chiesto. Dovremmo contestualizzare l'operato di Mori nel 1992-93 per giudicare meglio il suo operato.
Ritengo sia un falso scopo questo discorso sulla trattativa, condotta da Mori.
Nel 1991-93 il Ros non è solo Mori ma è una struttura agguerrita che ritroviamo in tanti passaggi di quegli anni. Come il falso golpe di Saxa Rubra.
L'autonomia eccessiva del Ros l'ha portato ad avere un ruolo di supplenza, nei confronti dello stato, per la lotta alla mafia.
Dice di essere stato mandato a Palermo a fare una specie di trattativa, dallo stato, assieme a De Donno. Ha operato come il colonnello Luca, per catturare il bandito Giuliano.
Ma il ministro era Mancino e non Reale (come ai tempi di Giuliano e Pisciotta).
A domanda, Ciancimino dice che le bombe arrivano per bloccare le inchieste sulle tangenti.
Non possiamo addossare a Riina tutte le colpe.

Martelli: le trattative, le azioni del Ros sono state fatte senza il supporto e l'ok della magistratura.
Conso dice che a fatto da solo, quando ha voluto dare un segnale all'ala moderata di cosa nostra, con la scarcerazione dei detenuti.
Un segnale di disponibilità all'ala moderata da parte del ministro di giustizia. Un'assunzione di responsabilità che gli fa onore in un certo senso, ma che è difficile da credere.
Anche Mancino ha detto il falso, sull'incontro con Borsellino e sul fatto che io non l'avessi avvertito del comportamento del Ros che non informava ne i magistrati né la Dia.
Mori è un ufficiale insubordinato, con un comportamento ad alto rischio.
Mancino come fa a dire che non è stato informato sugli atti sul 41 bis, le revoche, quando era membro del comitato di sicurezza?


Mancino sapeva che esistevano nella mafia due correnti: Riina e Provenzano.
Conso ha deciso delle scarcerazioni in assoluta solitudine? Impossibile, sicuramente il pres. Della Repubblica sapeva.
Altro punto oscuro dove in tanti mentono è la sostituzione di Amato con Capriotti al Dap, col vice Di Maggio.
Infine, l'incontro chiesto da Mori per conto di Ciancimino a Violante: nelle sue memorie di Violante dice che l'incontro era una questione politica. Cosa significa?

Il punto di Gianni Dragoni.
Costo azioni della società mafia spa: avrebbe un fattuato da 150 mld di euro anno. Quattro volte la manovra di Renzi.


Guzzanti sulla mancata perquisizione del covo: la perquisizione è un momento importante della trattativa. Significherebbe che i servizi segreti e il Ros avevano poi in mano i segreti della mafia.
Cosa nostra continua la sua attività e passa di gestione: dalla gestione Riina alla gestione Provenzano. La mafia cambiava pelle, entrando nello stato.
Coi soldi della mafia ci si compra pezzi di democrazia, appalti, voti.
Per combattere la mafia servirebbe chiarire cosa è successo in quegli anni, ma servirebbe che iniziassero a parlare i protagonisti di quegli anni.
Anche magistrati come Caselli, che ha dato una spiegazione poco plausibile.



L'avvocato Cianferoni sembrava voler più difendere Mori che Riina, chedendosi e chiedendo alle persone presenti che vantaggi avrebbe avuto Riina dalla trattativa.
Ma l'arresto di Riina è stato grazie a Di Maggio oppure è stato grazie alla trattativa con Provenzano?
E l'opinione pubblica si è bevuta una versione di comodo, istituzionale, con gli eroi e i cattivi?
“E' stato un momento di pacificazione istituzionale”.

Travaglio: penso che Provenzano ha consegnato Riina e poi è diventato intoccabile.

Travaglio contro Sallusti: quando Mori ha trattato con Ciancimino, quando non ha perquisito il covo, quando non ha arrestato Provenzano, non era nei servizi. Doveva rispondere alla procura di Palermo e al generale dell'arma.
Dagli incontri tra Mori e Ciancimino è poi partita la strategia stragistica, nella versione della procura di Palermo. Le stragi del 1993.

30 ottobre 2014

Il governo in carica



Non c'è solo l'Ast di Terni. C'è tutto il settore agroalimentare in crisi. Il settore dell'industria dell'auto. Gli ex operai Fiat di Termini. Quelli dell'Ilva di Taranto.

C'è poi il settore dell'informatica e delle telecomunicazioni in piena crisi, che continua a perdere posti di lavoro. E pensare che dovrebbe essere il nostro futuro (vi ricordate la battuta sull'iphone e i gettoni).
La mappa della crisi industriali, sul tavolo del ministro Guidi, è vasta e copre buona parte del nostro paese.
Ieri la notizia della quotazione in borsa (americana) della Ferrari: un altro pezzo di made in Italy che rischia di andarsene ..

Non credo che tutte le forze dell'ordine di polizia e carabinieri siano sufficienti per contenere questa emergenza industriale e sociale, visto anche i blocchi di assunzioni.
Queste cose, il manganello, il rispondere alle proteste con slogan e battutine, il denigrare sindacato e posto fisso, le faceva una volta la destra. Un certo gergo, arrogante, superficiale. La macchina del fango contro chi si permette di criticare ( le elezioni della Camusso di cui parla l'europarlamentare PD).

Scrive Alessandro Robecchi sul suo blog:

Ecco, ci siamo. Era fatale che lo scontro da teorico diventasse molto pratico. Dico subito che non mi piace. In generale non mi piace veder menare nessuno, e meno di tutti i più deboli. Nel caso, lavoratori con una lettera di licenziamento in tasca, persone che sono davvero davanti al dramma, gente che probabilmente vede benissimo – meglio di me – la differenza tra il fighettismo glamour della Leopolda e le proprie vite. Una differenza dickensiana, quasi.A questi uomini (uomini perché lavorano l’acciaio, ma anche alle donne, ovvio) si è detto di tutto in questi sei mesi di governo. Che sono vecchi, che il loro posto fisso (l’unica cosa che hanno, e la stanno perdendo) non è più un valore, anzi che sembra un peso per il Paese.
Si è citato ad esempio Sergio Marchionne (quello che cacciava gli operai con la motivazione che erano della Fiom), si è data tribuna (e applausi) a un finanziere che vive a Londra invitato a dar lezioni a chi guadagna facendosi il culo un centesimo di quel che guadagna lui. Si sono insultati i sindacati dei lavoratori, e non parlo della gag dei gettoni (non solo), ma dell’eterno, ripetuto, ossessivamente reiterato fastidio per “i corpi intermedi”, la trattativa, il dialogo. Anche oggi, questa mattina, un’esponente del nuovo Pd ha accusato la Cgil di tessere false (poi retromarcia imbarazzante, ma è tutto imbarazzante, francamente). Il Premier è andato in televisione a dire che “l’imprenditore deve poter licenziare quando vuole”. Persino la legge di stabilità che abbassa le tasse agli imprenditori (la famosa Irap), fa sconti miliardari senza chiedere alcun vincolo, alcun impegno ad assumere. Anzi, si cancella l’ultimo barlume di argine a una politica da Far West nel mondo del lavoro. Segnali. Dieci, cento, mille segnali. Fatti, non schermaglie da social network o freddure buone per twitter. O frasette di facile presa come quelle dei Baci Perugina (come dice giustamente Maurizio Landini: "slogan del cazzo"), o per scempiaggini come "Questo è il governo più di sinistra degli ultimi 30 anni" (Renzi, febbraio 2014).

Come vogliamo andare avanti? Continuiamo a discutere di 80 euro (quando sappiamo che le regioni e i comuni aumenteranno le tasse locali e taglieranno i servizi), di quanto è vecchio l'articolo 18 (meno di Verdini e Berlusconi, per essere chiari), di quanto siamo figli noi che abbiamo preso il 40% (di quelli che sono andati a votare, non di tutti gli italiani ..)?
Non è questione di fare i gufi.

Noi siamo quelli che criticavano le scelte sbagliate dei governi di centrodestra (quella di prima, non quella camuffata di oggi). Che sono rimasti sempre sulle stesse posizioni. Che pagano il prezzo della coerenza.
Che non si lasciano comprare.
Che non si accontentano degli slogan sulla #scuolabuona: nel paese le scuole, senza soldi, senza manutenzione, crollano letteralmente a pezzi. L'ultimo caso a Lecco, il 28 ottobre al liceo Grossi: per fortuna nell'aula dove è crollato il soffitto non c'era nessuno. Altrimenti (come a Genova, come a Parma .. ) saremmo tutti qui a piangere lacrime da coccodrillo.



Non ne usciremo da questa crisi col solo incentivo dei consumi, a botte di 80 euro. Dalla crisi occupazionale con la possibilità di licenziare più facilmente.
Dall'aumento del debito pubblico continuando a finanziare mostri pubblico come il ponte sullo stretto, il Tav in Val di Susa, il Mose, la Orte Meste e tutte le altre strade che servono solo a finanziare le cricche e a devastare il territorio.


Speriamo veramente di attrarre investitori, qui nel paese delle mafie e della corruzione di SISTEMA (che coinvolge ex ministri come Tremonti e Matteoli), semplicemente abbassando ila valore del lavoro, come fosse una merce senza valore?
Da che parte sta il governo in carica? Dalla parte delle cricche, dei finanzieri (quelli che hanno speculato e speculano sulle crisi), del far west lavorativo, dei cementificatori?  

29 ottobre 2014

Fantasmi del passato – un'indagine del commissario Bordelli di Marco Vichi

Incipit
Impruneta, dicembre 1967
«Mamma...»
Alzò la testa dal cuscino e aprì gli occhi, era tutto buio. Aveva sognato, ma era quasi certo di aver parlato nel sogno. Si rimise giù e chiuse gli occhi. Aveva sognato che squillava il telefono nella notte. Lui si era buttato giù dal letto e aveva sceso le scale barcollando, con il cuore accelerato. Aveva alzato il telefono, e aveva sentito la voce di sua madre.
«Franco, ma che hai fatto? Com'è possibile che tu abbia fatto questo?»
A quel punto si era svegliato.
[..]
Era stato solo un sogno, ma quelle parole le aveva sentite bene, non poteva ignorarle. Era la sua coscienza che veniva a presentargli il conto, per bocca di sua mamma. La sua colpa era di aver sostituito la giustizia dei tribunali con la sua personale giustizia. A sua discolpa poteva vantare la nobiltà delle intenzioni .. Aveva ammazzato tre uomini, i tre perversi assassini che avevano violentato e ucciso il piccolo Giacomo Pellissari .. [..]
Ma la notte era ancora piena di sogni, e si svegliò di nuovo accarezzando dolcemente Eleonora .. La bella e giovane Eleonora, che non riusciva a dimenticare .. Come non riusciva a dimenticare quella brutta storia … Si rigirava sotto le coperte, vedendo ancora il viso bello di lei che nel sogno gli sorrideva … Povera Eleonora, era diventata la vittima sacrificale di una faccenda che riguardava solo lui, un commissario che non era stato capace di fare il suo mestiere, che aveva fallito ...

Mentre leggevo questo libro me ne veniva in mente un altro, più celebre, cioè “Il Conte di Montecristo” di Dumas: come quest'ultimo, l'ultimo romanzo di Vichi è una storia attorno a cui se ne avvolgono tante altre, che affondano nel passato dei protagonisti. Storie che si intrecciano, che partono dal filone principale per prendere una loro direzione per poi rituffarsi nuovamente dentro la storia. Come l'estuario di un fiume, dove le acque si dividono in mille rivoli che si separano per poi ricongiungersi.

Cominciamo dal protagonista, il commissario Franco Bordelli di Firenze: qui lo troviamo reduce dalle ferite che la brutta storia con Eleonora gli ha lasciato addosso (“Morte a Firenze” del 2009 e “La forza del destino” sempre editi da Guanda).
Lui che voleva diventare deus ex machina per vendicare la morte del piccolo Giacomo come un Dio di quart'ordine, non si era reso conto dei rischi a cui aveva esposto l'amata Eleonora, la ragazza conosciuta durante l'alluvione di Firenze nel 1966.
In questo momento della sua vita è un uomo alle prese con i fantasmi del suo passato anche se, col proseguire del racconto, scopriremo che non sarà l'unico alle prese con questi fantasmi.
Il fantasma di un amore perso forse per sempre, con l'odore della donna che ancora si percepisce nell'aria. Una donna, Eleonora, che è continuamente nei suoi pensieri: sarà tornata a vivere dai suoi? Uscirà con un altro uomo o ancora non ha superato il dolore subito?
I fantasmi del suo passato, per tutte le volte che ha rischiato la vita in guerra. Per tutti i tedeschi che ha ucciso o ha visto morire (come in altri romanzi, anche in questo la memoria sulla guerra di Liberazione ha un peso importante).
Il fantasma della madre che ogni tanto gli appare (anche nei versi delle poesie che aveva scritto di nascosto) e gli chiede “Franco, ma cosa hai fatto ...”
Una notte Bruno Arcieri era andato a bussargli a casa per chiedergli un favore. Lui non si era tirato indietro, e il destino aveva voluto che quel favore si rivelasse fondamentale per l'indagine sul bambino ucciso...
In fin dei conti si erano visto solo poche volte, non si poteva certo dire che fossero grandi amici. Però fin dalla prima volta si erano come riconosciuti ..Nonostante fossero profondamente diversi sentivano di avere qualcosa in comune.

Ma un altro personaggio condivide il ruolo di primo protagonista con Bordelli: ritroviamo qui il colonnello dei carabinieri Bruno Arcieri, nato dalla mente dello scrittore Leonardo Gori. Un altro uomo alle prese coi suoi di fantasmi: in un incidente d'auto ha rischiato la vita. Un incidente non fortuito e che lo porta a chiedersi chi lo voglia morto? Forse un suo ex collega del Sid (rileggetevi il libro “Musica nera”)?
Nell'ospedale dove ha trascorso la convalescenza, ha potuto re incontrare Elena, la bella ragazza di cui si era innamorato (e che aveva salvato dalla vita, in quel maggio 1938, quando Hitler arrivò in Italia ...)
Sempre all'ospedale però, il colonnello incontra un ragazzo, Andrea, che sta scappando da qualcuno. Forse anche lui ha nemici molto potenti da cui nascondersi, come Arcieri: infatti appena dimesso viene ucciso.
Per scoprire chi è questo assassino, Arcieri torna a Firenze nelle vesti di un barbone, per destare meno sospetti: in queste misere vesti viene riconosciuto da Bordelli che lo ospiterà a casa sua, sulle colline dell'Impruneta.
Di fronte ad un austera scrivania, sopra un bellissimo tappeto orientale con motivi azzurri, un uomo sui cinquant'anni, in vestaglia e pantofole, era disteso sul dorso con gli occhi sbarrati, un fioretto conficcato tra le costole e le mani strette intorno alla lama.
Il delitto: torniamo al filone principale della storia, che è l'indagine sulla morte di Antonio Migliorini, un ricco industriale vedovo, che viene ritrovato morto nella sua camera.
Un caso che almeno scuote Bordelli dal suo torpore, dal suo continuo pensare e ripensare ai fantasmi.
Doveva ammettere di sentirsi disorientato. Di solito, quando arrivava sulla scena di un omicidio gli sembrava di percepire vagamente l'indole del suo assassino .. Nulla di preciso, solo una sensazione, magari anche sbagliata.
Ma è un caso difficile: nessun testimone, nessun motivo plausibile, nessuna pista da poter seguire. Antonio Migliorini era una brava persone, stimato e benvoluto dagli amici.
Chi poteva aver ucciso un uomo del genere? Quasi certamente era stato lui stesso ad aprire la porta al suo assassino, e doveva anche conoscerlo bene, visto che era in vestaglia. Ma chi poteva essere stato? Un invidioso? Un marito ingannato? Un'amante rifiutata? Porca miseria, girava a vuoto, si faceva sempre le stesse domande....
E se invece Migliorini avesse avuto una doppia vita?
Dopo la morte della moglie, aveva avuto molte storie con altre donne, di cui credeva di essersi innamorato. Alcune erano anche delle escort di lusso.
E forse, è proprio questa la pista giusta: ultimamente aveva instaurato una relazione clandestina con una signora della Firenze bene. Una donna ricca, bellissima e purtroppo sposata.
Bordelli, nei giorni frenetici che precedono il Natale, deve assolutamente trovare questa donna.
E risolvere l'enigma.
Adesso poteva finalmente pensare un po' con calma. Insomma la donna misteriosa esisteva davvero. Probabilmente era bellissima, e Antonio era molto innamorato di lei. Volevano sposarsi e fare il giro del mondo … Bene, ma come faceva a trovarla?
Fantasmi del passato è una libro pieno di tante storie: storie di guerra, della Liberazione, delle vecchie indagini del passato. Storie raccontate dai tanti personaggi dell'universo vichiano (il medico Diotivede, il filosofo Dante, l'ex ladro Botta, il collaboratore Piras) attorno ad un fuoco.
Il mezzo, il commissario e anche uomo Bordelli. Un uomo tormentato dal passato, dai suoi amori, ma non ancora disilluso dalla vita. Con ancora la voglia di innamorarsi, di andare ad indagare nell'animo umano, di accettare le sfide della vita.

E' una storia che non può avere fine con questo romanzo: ci sono troppi fili che non possono interrompersi qui. Come finirà la caccia di Bruno Arcieri agli assassini di Andrea e ai suoi ex colleghi dei servizi?
Riuscirà Bordelli a riallacciare il rapporto con Eleonora?
Aspettiamo il prossimo romanzo di Vichi … nel frattempo, buona lettura!

Le poesie presenti nel libro sono della madre di Vichi, Paola Cannas:

E lentamente il sole inonda la campagna
in questo autunno dolce come allora.
E i secoli son nulla.
Paola Cannas
ultimi versi della poesia “autunno in Toscana”,
Il sito di Marco Vichi e quello di Leonardo Gori e la scheda del libro sul sito di Guanda.
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.

Hanno fatto il deserto e la chiamano democrazia

"Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant"
Tutto in una giornata: gli arresti per ndrangheta al nord, che coinvolgono politici locali.
E il rapporto dello Svimez sul futuro del sud:

" Un Sud a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare (116mila abitanti nel solo 2013) e a non fare figli, infatti nel 2013 continuano a esserci più morti che nati. Un Sud dove la popolazione continua a impoverirsi, con un aumento del 40% di famiglie povere nell'ultimo anno, perché manca il lavoro, tanto che al Sud l'80% dei posti di lavoro nazionali è stato tra il primo trimestre del 2013 e del 2014. Sono alcuni dati che emergono dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2014 presentato oggi al Tempio di Adriano a Roma."
Un nord senza aziende e con le periferie che si stanno trasformando in bombe sociali.
Un sud senza aziende, senza giovani, senza più turismo, senza più beni culturali.

Il deserto della democrazia: le mafie, i politici collusi e complici, il deserto industriale, la cassa per il mezzogiorno, la cementificazione e l'abusivismo edilizio, le trivelle selvagge a devastare i mari. E ora l'ultima beffa, col ritorno del ponte sullo stretto.
Pensavo di aver visto tutto, che ci fosse un limite al ridicolo.

Adesso aspetto da Renzi un bel tweet sul piano straordinario per il mezzogiorno, la banca del sud e altre amenità del genere.

Ricatto ad un corpo dello stato

Il ricatto da parte della mafia c'è stato: questa la prima considerazione che emerge dalla deposizione del presidente della Repubblica davanti ai pm di Palermo che indagano sulla trattativa.
C'è stato il ricatto e c'è stata anche la consapevolezza, da parte delle istituzioni, che quelle bombe provenissero dalla mafia e che servissero per alleggerire la stretta contro i mafiosi in carcere.
Lo stato sapeva: il presidente Napolitano è oggi uno dei pochi superstiti di quegli anni. Potrebbe parlare, se avesse memoria, dell'alleggerimento del 41 bis, della chiusura dei supercarceri, della sostituzione al vertice del DAP di Amato da parte del ministro Conso.

Se il ricatto c'è stato, la deduzione che possiamo fare è che ci sia stato un ricattatore (la mafia) e un ricattato.
Altre domande: la mafia ha fatto tutto da sola? Difficile pensare che la scelta di quegli obiettivi ad alto significato simbolico (le chiese coi nommi di Giovanni e Giorgio a Roma, la torre dei Georgofili a Firenze ..) sia frutto solo di menti mafiose.
E il ricattato come ha risposto alle minacce?
Abbiamo detto del 41 bis alleggerito per centinaia di mafiosi. Della legge sui pentiti. Delle riforme sulla giustizia e sulla carcerazione preventiva, subito dopo il 1992-1993. Quando sono cessate le stragi.

L'interrogatorio di ieri è stato importante ai fini del processo sulla trattativa. Da ieri sempre meno presunta.
Peccato che il presidente non abbia voluto approfondire le parole di D'Ambrosio ("scriba di indicili accordi") né l'eventualità del patto stato mafia.

28 ottobre 2014

E mentre alla leopolda si discute ...

.. la magistratura prosegue con gli arresti, nell'operosa padania, per le inchieste sulle infiltrazioni mafiose al nord su l'Expo.
I Carabinieri stanno eseguendo in Lombardia e Calabria 13 arresti, su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Milano, nei confronti di altrettanti indagati per associazione di tipo mafioso. In manette anche un consigliere comunale Pd di Rho, la cittadina alle porte di Milano nel cui terrritorio sorgono i cantieri di Expo. L’indagine è diretta dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. Gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Milano, Como, Monza-Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. I 13 indagati sono accusati di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d’ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio. Al centro delle indagini del Ros dei Carabinieri due gruppi della ‘ndrangheta radicati nel Comasco, con infiltrazioni nel tessuto economico lombardo. Accertati, secondo le indagini, gli interessi delle cosche in speculazioni immobiliari e in subappalti di grandi opere connesse ad Expo 2015.
A proposito: ci sarà stato un tavolo su cui affrontare il tema delle mafie, alla Leopolda?
O anche il tema degli appalti pubblici, così delicato, come ci ha raccontato Report domenica scorsa?
Non credo, un argomento così vecchio, così antico ... come mettere i gettoni dentro sto iphone

La trattativa

Questo governo non tratta coi sindacati. Punto.
Perché le leggi le fa la politica, le fa il parlamento.
O meglio, le fa il governo col piglio sicuro del fare e poi il parlamento ratifica.
Perché purtroppo, come ha spiegato involontariamente il ministro Boschi, "tra il dire e il fare c'è di mezzo il parlamento". Purtroppo (non l'ha detto ma lo si capisce).
Questo governo non deve trattare con chi lavora, con la minoranza PD, coi corpi intermedi tra esecutivo e paese.
Questo governo sta con chi crea lavoro: come Serra, uno che specula sul fallimento di MPS.
O come quelli che assumono con contratti a termine e paghe da fame, come ad Eataly.
O come quelli che spostano le sedi fiscali delle aziende in Lussembrugo. Veri patrioti.

Questo governo non tratta, se non con l'altro contraente del patto del nazareno: ieri sera abbiamo ri sentito la bugia ad Otto e mezzo. Il patto è un atto parlamentare, dice il presidente. Dove sono gli atti, le carte, le firme allora?
Questo governo non tratta: e infatti la legge sull'autoriciclaggio è rimasta lettera morta. Aspettiamo ancora i miliardi del rientro dei capitali (il mezzo condono..). Conflitto di interesse? No grazie, darebbe fastidio

No, la trattativa semmai si fa con altri interlocutori: oggi al Quirinale tra pochi minuti partirà l'udienza segreta del presidente della repubblica. I pm di Palermo potranno fare alcune domande sulla trattativa a Napolitano. Cosa intendeva il consigliere D'Ambrosio con quelle ultime parole? cosa succedeva nei palazzi del potere in quella estare del 1992?
Quando stato e mafia, o meglio una parte dello stato e della mafia, cercarono nuovi equilibri e nuovi riferimenti. Cos'è questo muro contro muro, con queste persone (quelle che mettevano le bombe, che scioglievano le persone nell'acido, che avevano fatto saltare per aria Falcone e la sua scorta) non si può trattare?

Oggi è il giorno nero della repubblica, per tanti motivi. Siccome non siamo nell'america del Washington Post, non possiamo sapere queste cose, non abbiamo il diritto di essere informati.
Dobbiamo accontentarci dei tweet, dei moniti, dei selfie.
Come i bambini cui non si può spiegare tutto.

27 ottobre 2014

Il futuro è solo l'inizio (di un passato davanti a noi)

Vecchio contro nuovo: questo il canovaccio della Leopolda appena passata.
Quello del 41% contro quelli del 25%.
Quello del Fanfani piuttosto che Berliguer (perché aretino come la Boschi).
Quello dei giornalisti cui non si risponde perché non fanno rinnovamento (ovvero evitano domande scomode al potente).
Quello dell'Ice bucket challenge e del selfie con la secchiata. Ma poi si tagliano i fondi dei malati di sla.
Quello della limitazione agli scioperi: il finanziere Serra ha pure twittato contro i chi lo attaccato, prendendosela con la minoranza (dei vecchi) PD colpevole dell'affossamento di Mps.
Dimenticandosi che MPS è stata affossata anche dai derivati sottoscritti dalla precedente gestione.
Quello dell'articolo 18 roba degli anni 70, come infilare un gettone nell'Iphone. Un paragone poco calzante, visto che il telefono pubblico è, per l'appunto pubblico mentre il cellulare è privato. Ma confondere i due ambiti è cosa nota, della nostra destra populista.

Report – fammi il favore

Dall'Expo al Mose, quante tangenti abbiamo pagato e a chi?Corruzione, bustarelle, controllori e controllati che mangiano dallo stesso piatto, uomini con la divisa infedeli, prezzi delle opere pubbliche si gonfiano a dismisura perché tanto paga pantalone. Gare pubbliche per gli appalti dove si vince col massimo ribasso (anche al 50%) e dove si sa prima chi vincerà: un sistema che tutte le aziende conoscono ma se fai i nomi e denunci, alla fine non lavori più col pubblico.

A Report ieri sera si è parlato del sistema degli appalti, che in Italia funziona solo per permettere al politico di far lavorare l'azienda amica.
Un sistema che premia gli amici e che esclude gli altri, senza criteri bene definiti ma bensì molto opachi. Per non parlare poi del meccanismo della procedura negoziata, dove praticamente l'ente pubblico chiama un ristretto numero di imprese, sempre quelle, che fanno parte della cricca del committente.
IMPRENDITORE EDILE
Ne abbiamo vinte praticamente due di importo ridicolo, perché questo sistema qua,
diabolico e insensato, introdotto ultimamente dal codice degli appalti, serve solo al
politico di turno e al funzionario tecnico di turno che vuole fare un certo favore al suo amico, a dare la gara a chi vuole lui.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Funziona così: c’è una commissione che giudica l’offerta più vantaggiosa, assegnando
ad ogni azienda un punteggio, che può essere 20 punti per lo sconto offerto, e 80
perché le piace il progetto proposto da quell’impresa.
Non sono regole da paese civile: sembrano scritte da un esperto in corruzione. Come si cambia, allora?
L'Anci ha proposto un membro esterno nelle commissioni, come negli esami degli avvocati, ma i governi destra e sinistra, non li hanno mai ascoltati.


Milena Gabanelli ad inizio puntata ha chiarito che non sono poche mele marce, i politici e le imprese che vengono prese con le mani nel sacco: sono poche le mele buone. Chi investe nel paese più corrotto d'Europa?
Quando, dopo l'ennesimo arresto, il ministro continua a ripetere che l'opera deve andare avanti, non si capisce bene quale è il sistema dietro. Ecco, allora lo ha spiegato bene Stefania Rimini, parlando dei casi Mose ed Expo:
Partendo proprio dagli ultimi scandali quelli dell’Expo di Milano e del Mose di Venezia dove dalle carte delle inchieste emerge che le opere fatte in questo modo servono solo ad aumentare il
PIL dei diretti interessati, e il conto ovviamente lo paghiamo tutti noi.
Perché avviene questo e fin dove arriva la lista dei diretti interessati con la nostra Stefania Rimini”.
Expo: la Maltauro ha preso 55 ml di lavori, con una mazzetta da 55000 euro distribuita ai faccendieri.
Expo ha un costo 3 miliardi: ma è situata in un posto lontano da Milano, senza collegamenti ancora pronti. Spenderemo 15 miliardi per i collegamenti, per portare i 20 ml di visitatori attesi.
La prima anomalia di questo progetto è stata la scelta dell'area scelta, che è di un privato, uno dei membri promotori dell'Expo. Un affare anche per il ciellino Lupi, della Fondazione fiera, per i terreni agricoli che verranno riqualificati.
Alla fine dell'Expo, si è valorizzato un terreno privato, e ora come si restituiscono i debiti alle banche. Come Banca intesa che ha investito nei terreni a fianco: abbiamo fatto gli interessi delle banche e dei privati. E il pubblico?
Gli effetti sul PIL erano sovrastimati (10 miliardi di pil), alla fine sono stati creati poche migliaia di posti di lavoro. E ora siamo in ritardo e si deve correre.

Ritardi causati da Formigoni e Moratti che hanno perso tempo a scegliere i terreni, poi ci sono stati gli arresti dei manager (Acerbo, Rognoni). A Rognoni erano stati promessi anche promozioni: in questa storia si corrompe non solo coi soldi ma anche con avanzamenti di carriera.
Non è più la corruzione di una volta: l'imprenditore ha bisogno di gente che sappia muoversi nella burocrazia e nei meccanismi dei lavori pubblici. Come Grillo, come Greganti, come Frigerio.
Sono gente che ha i contatti e le relazioni giuste.

Centro studi europei a Milano: qui Frigerio creavano bandi di gara su misura per gli amici, per far lavorare solo certe aziende ed escludere altre.
ALBERTO VANNUCCI- DOCENTE SCIENZE POLITICHE
Il fatto che la corruzione non sia mai denunciata dagli imprenditori è il segnale che gli
imprenditori che pagano tangenti hanno molto da guadagnare dalla corruzione.
Perché quello che dice Maltauro è che semplicemente il pagamento delle tangenti per i grandi appalti in Italia è sistematico, non esiste un solo grande appalto per il quale
non si paghino tangenti. E la seconda cosa che ha sostenuto Maltauro è che se non ti adegui a questo sistema non lavori.
Sala, il commissario, nomina Cantone a vigilare sugli appalti che rassicura che la Maltauro non prenderà più gli utili, che verranno confiscati e usati dal pubblico come risarcimento.
I processi sono in corso e altri stanno per iniziare: alcuni andranno verso il patteggiamento, come Maltauro.

Caso Mose: la Mantovani, Maltauro e coop rosse li troviamo anche qui, dentro quel mostro giuridico del Mose: lavori distribuiti con prezzi fuori mercato, senza nessuno che potesse obiettare o che controlasse i costi.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
E siamo al mostro giuridico del Mose dove lo Stato fa fare tutto ad un unico soggetto
che può subappaltare senza gare, il contratto con lo Stato è stato firmato nel ‘91 un
attimo prima che l’Europa dicesse queste schifezze non si possono più fare. Cioè
distribuire lavori alle imprese che fanno parte del cartello a prezzi fuori mercato, senza che nessuno possa dire bè. L’ispiratore fu Gianni De Michelis. La spesa è lievitata dai 2 miliardi e 7 del 97, ai 5 miliardi e mezzo di oggi, e l’opera non si può dire nemmeno che sia un gioiello di moderna ingegneria visto che il progetto è abbastanza vecchio.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Il Mose lo fa il Consorzio Venezia Nuova che è un raggruppamento di imprese che se
lo progetta e se lo realizza in monopolio. I soci principali sono Mantovani, Grandi
Lavori Fincosit, Condotte e le cooperative rosse del Coveco. L’idea era stata dell’ex ministro socialista Gianni De Michelis, già condannato per corruzione.
Anche qui ritroviamo ex politici da Mani pulite: come Piergiorgio Baita, l'uomo che teneva i contatti con tutti: con socialisti e democristiani (ma anche le coop rosse) negli anni 90.
Oggi il signore dei fondi neri con cui creare provviste: da cui prendere i soldi per la ristrutturazione della villa dei Galan.
I costi della villa non era tracciabili, diversamente da come aveva raccontato a Report, perché vi erano anche pagamenti in nero, come anche lo stipendio occulto che ha ricevuto da quelli del Mose.

Per il Mose si prevedono lavori per 5 miliardi. Il padre padrone del consorzio era Mazzacurati, chiamato il doge, perché coi soldi pubblici ha finanziato il vescovo e ha distribuito denaro a pioggia ai veneziani.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Questa lista è stata trovata durante la perquisizione a casa di una dipendente del
Coveco. 100 mila euro all’anno per la Fondazione Marcianum del cardinale, 33 mila al
Pd, 33 mila ai consiglieri del PD Lucio Tiozzo e Giampietro Marchese. A Marchese
arrivava anche uno stipendio in nero: secondo l’accusa, 15 mila euro ogni 3 mesi. E
poi si assumevano i parenti di chi doveva controllare, come la figlia del presidente del
Magistrato alle acque, Patrizio Cuccioletta.

Il consorzio ha assunto la figlia del controllore Cuccioletta, che è stato richiamato in servizio da Altero Matteoli:
PATRIZIO CUCCIOLETTA – PRESIDENTE MAGISTRATO ALLE ACQUE 2008/2011
Mia figlia è laureata in ingegneria gestionale. Chiesi all’ingegner Mazzacurati se poteva fare lo stage presso il Consorzio Venezia Nuova. Ha iniziato lo stage, dopo 4 mesi, molto probabilmente per la validità di mia figlia, che io sottoscrivo, è stato chiesto di farle un contratto a tempo indeterminato. Ma non mi sembra un reato.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Invece sì, anche perché il presidente del Magistrato alle acque prendeva dal Consorzio uno stipendio in nero di 200 mila euro all’anno. Ed ecco cosa diceva del suo ufficio il consulente del Coveco Pio Savioli, interrogato dal pm.
Controllori pagati dai controllati: ecco perché alla fine il Mose l'abbiamo pagato 3 volte tanto.
I soldi nostri sono stati usati per pagare le vacanze del funzionario del Cipe, Signorini.
Tremonti aveva bloccato il flusso dei soldi: ma i signori si rivolgono a Milanese per sbloccare i flussi. Servivano 500000 euro per il consigliere di Tremonti.
Questo era il sistema Mose.
Sistema Mose o anche sistema Italia: un sistema dove i politici hanno una loro cordata di imprenditori che devono far lavorare.
I politici di destra (Galan, Chisso,Satori) hanno le loro aziende di riferimento: Mantovani (Baita), Fincosit , studio Altieri (Sartori), Adria infrastrutture (Minutillo e Galan), Genoa impianti.
E quelli di sinistra le loro: come le coop del Coveco.

Queste aziende si sono divise i lavori, col sistema del project financing:
Insomma il sistema per realizzare tutto il lungo elenco dei
lavori che abbiamo visto prima è quello del project financing, che è anche buono di
per sé solo che funziona così: “tu regione Veneto, avresti bisogno, forse non ne hai
bisogno ma io ti propongo di costruire una strada là, la faccio con i miei soldi, ma tu
me la dai in gestione per 30 anni e io incasso i pedaggi, oppure ti servirebbe un
ospedale là, lo costruisco io ma mi dai in gestione i servizi, e se poi non ci sto dentro
la differenza me la paghi te. Rischio d’impresa zero e è andata a finire molto spesso
che la differenza la paghi te. Chi decide, chi approva i lavori è Galan, e anche l’azienda che propone è quella dove Galan ha un piede dentro. Invece sul fronte della sanità Galan ascolta molto l’eurodeputata Lia Sartori, che è l’ispiratrice delle nomine di vertice nella sanità veneta, per cui va a finire che l’ospedale quando deve fare i lavori si rivolgeva allo studio Altieri del compagno della signora Lia Sartori. Un sistema
blindato dove corrotti e corruttori si saldano insieme per sempre.
Tra i lavori finiti in questo sistema, citati dal servizio, c'è la Pedemontana veneta, la Orte Mestre, la nuova Romea Commerciale, le bonifiche di Marghera.
Tutti progetti dove il pubblico mette i soldi, come contributo e come defiscalizzazione. E se alla fine il privato non fa profitti, è sempre il pubblico che fa da garanzia.
Oltre ai costi per il pedaggio, per gli espropri, ai rischi di nuove alluvioni vista la colata di cemento.
CARLO COSTANTINI – RETE ALTRO VENETO
In realtà i promotori servono ad avere il via libera da parte della Regione e quindi
sono fortemente legati alla politica. Se Galan aveva un ruolo determinante quando è
stato dato il via libera a tutto questo delirio di nuove autostrade, però un ruolo
determinante l’ha avuto anche una parte dell’attuale Partito Democratico, in
particolare gli ex Democratici di Sinistra veneziani che appunto facevano capo a quel
Lino Brentan, che poi è uno dei veri ideatori di questo sistema. Ci sono anche
esponenti leghisti…
STEFANIA RIMINI
Tipo?
CARLO COSTANTINI – RETE ALTRO VENETO
Tipo Schneck per esempio, l’ex presidente della provincia di Vicenza, ed è dentro al
consiglio d’amministrazione del promotore della Nogara Mare.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
La Nogara Mare dovrebbe andare a saldarsi a un’altra proposta dai privati, la nuova
Romea commerciale. Ma c’è abbastanza traffico per ripagare l’investimento o i soldi ce li dovremo mettere noi anche là?
REBECCA ROVOLETTO – COMITATO OPZIONE ZERO
Anche questa è un opera in project financing, e anche in questo project financing c’è la copertura pubblica, il salvataggio pubblico…
Inutile chiedere conto a Matteoli, per le presunte tangenti.
Inutile chiedere conto a Renzi per i 10 miliardi alla Orte Mestre, l'autostrada di Vito Bonsignore (condannato a 2 anni per corruzione). Forse Anas potrebbe ristrutturare l'autostrada esistente.
Ma forse girerebbero meno soldi.

C'è anche il capitolo dei servitori dello stato che dismettono la divisa e si mettono al servizio dei pivati:
Nel caso Expo è indagato l’ex colonnello dei
carabinieri Giuseppe De Donno, che con la sua G-Risk era stato portato da Formigoni
nel comitato di trasparenza. Nel caso Mose viene assunta in una società di Baita, la
Palomar, la figlia del capo dei servizi segreti a Padova, Paolo Splendore. Poi Baita paga 2 milioni a un giornale, “Il Punto” di Roma, il cui direttore Alessandro Cicero vantava frequentazioni con l’ex capo dei servizi, Niccolò Pollari.
Gli uomini del Mose arruolano anche il numero 2 della Gdf Spaziante.
Con un sistema così è facile capire come mai per dieci anni nessuno ha controllato e messo in discussione nessun preventivo. Erano tutti coinvolti, fino ai livelli più alti.

I fondi neri da dove uscivano i soldi per Matteoli.
CVN: aveva un “fondo Neri” per soddisfare quelli che potevano mettersi di traverso. Le provviste per il fondo venivano create gonfiando le fatture pagate alle imprese del consorzio, che poi venivano restituite allo stesso in nero (si chiama “retrocessione di fattura gonfiata”).
Una cresta del 50, 60%.
Soldi pagati da noi.
Soldi che transitavano per società fantasma, una di queste del broker sanmarinese Colombelli.

Ma almeno serve il Mose? Fior fior di studiosi certificano che il Mose serve. Ma sono ricerche finanziate dal Consorzio. Tra due anni il Mose sarà finito e si dovrà spendere altri soldi per sbaraccare i cassoni e il cantiere.
L'unica valutazione di impatto ambientale è stata negativa: il Mose amplia le bocche della laguna, i sedimenti escono dalla laguna e andrà a deteriorarsi.
Cacciari aveva cercato di rimettere in discussione il progetto. Ma Mazzacurati e gli altri sono andati avanti, senza confronti. Non accettavano critiche.
E' un progetto pensato come un tunnel stradale, che potrebbe non funzionare nel modello del bisogno: non sappiamo cosa succederà, perché il modello matematico non è più valido.
Il fulcro del mega progetto sono i, quelli della cresta: speriamo che almeno funzionino dopo averli pagati tanto.
Nonostante lo scandalo, l'opera verrà finita da Thetis, che è sempre del consorzio.
I collaudi li sta facendo Ciucci dell'Anas e il capo di gabinetto di Tremonti.
I costi della manutenzione saranno di 30 ml l'anno. Forse le società del gruppo potrebbero iniziare a restituire i soldi.

Come finirà la storia per le persone finite sotto inchiesta?
Mazzacurati è ora in America: la casa è della moglie e veniva affittata al consorzio, per 132000 dollari, incassati ogni anno.
Baita continua a lavorare come consulenze.
Minutillo si occupa di viaggi
Galan faceva la vittima. Ora ha patteggiato con 2 anni, e farà un affidamento in prova.
Un' impunità quasi totale: solo il 3% delle condanne supera i 3 anni di reclusione spiegava una docente di diritto penale alla giornalista di Report.
Se si patteggia non c'è nemmeno il rischio interdizione: in Mose hanno patteggiato tutti gli ex politici.
Il colletto bianco che patteggia non paga nemmeno la pena, non deve denunciare nulla.
Se non si fosse patteggiato, c'era il rischio prescrizione.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
C’è da dire che il patteggiamento era inevitabile perché a breve si prescrive tutto.
Questo succede perché in Italia, uno dei paesi più corrotti d’Europa le pene per
corruzione sono basse questo vuol dire che anche non verrà mai accertata la verità
processuale. Ma anche sul patteggiamento però noi siamo originali, ovunque quando
chiedi di patteggiare devi ammettere di essere colpevole, devi chiedere scusa, e
rimborsare i danni allo Stato e a tutte le vittime, cioè a coloro che hanno perso il
lavoro e il lavoro non lo troveranno mai anche a causa della concorrenza sleale che un sistema corrotto impone. Da noi invece se patteggi puoi dichiarare di non essere
responsabile di niente, su 5 miliardi e mezzo ne hanno restituito 9 milioni e molti di
loro, già lo stanno facendo, possono tornare tranquillamente a fare quello che
facevano prima, e anche l’ex governatore Galan se vuole fra un po’ può tornare a
candidarsi. Questo succede perché chi scrive le leggi è compromesso con il sistema,
succede perché i criteri di nomina dei vertici della Guardia di Finanza, non devono
tenere conto né del merito, né delle capacità, né della dedizione al Paese. Eppure sono loro che devono scovare i corrotti, i bilanci falsi, i riciclaggi di denaro. Il generale Spaziante ha chiesto di patteggiare 4 anni, mantenendo il silenzio. Se quello che abbiamo visto, quello che è emerso è grazie a 25 di loro, e molti di loro non prendono stipendi che superano i 1700 euro al mese, e si sono trovati per 2 anni a resistere ai tentativi di corruzione, intimidazione, pressioni, perché si sono trovati ad indagare i loro capi e colleghi. Quello che c’è da augurarsi è che li lascino almeno lavorare, magari sul settore della sanità che si succhia 1 Mose l’anno, e non vengano invece dirottati a controllare degli scontrini, oppure trasferiti per motivo di servizio visto che a loro non è andato nemmeno un riconoscimento morale. Un grazie, glielo diciamo noi. E pensare che 20 anni sembrava cambiasse il mondo.
Il link per rivedere la puntata e il pdf con la trascrizione del servizio.