05 ottobre 2014

Che pizza ..

L'anno scorso era toccato al caffè, finire sotto indagine in un inchiesta di Bernardo Iovene che aveva mostrato il lato oscuro della tazzina. Macchinette non perfettamente pulite, l'operazione di spurgo che non è nota ai baristi, caffè di scarsa qualità nelle miscele.
Ora tocca alla pizza: alzi la mano chi non mangia pizza almeno una volta alla settimana. O magari ogni due settimane. Ecco, la pizza la mangiamo proprio tutti: ma cosa mangiamo quando entriamo in una pizzeria?
L'inchiesta, sempre di Bernardo Iovene si concentrerà sulla pulizia dei forni a legna, sugli idrocarburi combusti che ci mangiamo assieme alla pasta, sulla qualità degli ingredienti (la mozzarella, la farina, la salsa, l'olio). Infine un approfondimento sulle pizze surgelate, altro piatto tipico delle famiglie che devono risolvere un fretta il problema di cosa mettere in tavola.
Che interessi economici ci sono dietro questo mercato? Come funzionano i controlli?

Meglio essere consapevoli, no?


La scheda dell'inchiesta sul sito di Report: “Non bruciamoci la pizza”
La pizza fatta con ingredienti giusti fa bene. Invece da Napoli a Roma, Milano, Venezia, Firenze, spesso non è digeribile e talvolta, può contenere elementi cancerogeni. I pizzaioli hanno l’abitudine di non pulire il forno, tra fumi e farina carbonizzata la pizza può rappresentare un rischio per la salute. Abbiamo fatto analizzare le pizze in un laboratorio specializzato sugli idrocarburi negli alimenti e i risultati verranno diffusi nel corso della trasmissione. Nell’inchiesta di Bernardo Iovene si affrontano anche il mercato delle pizze surgelate, le scatole per la pizza da asporto, ed emerge che il cartone più usato è illegale. Si analizzano le farine usate, l'impasto, e gli ingredienti, nelle varie città italiane.Il prodotto italiano più diffuso nel mondo, valutato dagli assaggiatori professionisti, è a volte di bassa qualità. Impariamo a riconoscere quello buono, visto che la differenza fra una pizza fatta con ingredienti genuini, cotta in un forno curato, rispetto a quella condita con olio di colza, lievitata 1 ora, con farina piena di glutine e mozzarelle estere di scarsa qualità, potrebbe essere di 40 centesimi .
L'anteprima su Reportime:

Dall’inchiesta di Report che andrà in onda domenica prossima (Rai3, 21.45) emerge che il prodotto più consumato dagli italiani, e un marchio di qualità nel mondo, non è così di qualità. Il risultato delle analisi su diverse pizze cotte nei forni a legna verranno fornite nel corso della trasmissione.Il sospetto si è insinuato una sera, seduto al tavolo, con il forno di fronte “ma perché è così pieno di fumo?” Poi abbiamo deciso di visitare decine di pizzerie, e la storia è sempre uguale: fumo nero nella cupola del forno, sotto si cuociono le pizze e quando le mettono sul piatto spesso sono ricoperte di farina bruciata.Il presidente dell’associazione Pizza Verace pacatamente ci informa che le due cose sono dannose alla salute, il professor Perin tossicologo alimentare ci ha riferito che mai sono state fatte analisi sulla pizza cotta in condizioni di fumo e sulla farina carbonizzata. Allora ci siamo rivolti ai laboratori specializzati nell’analisi e la ricerca di idrocarburi negli alimenti. I risultati sono sorprendenti.


La seconda inchiesta riguarda le anomalie dell'Iss nel rilascio dei certificati su pacemaker e defibrillatori: Il danno e la beffa di Sigfrido Ranucci
In Italia ci sono circa 700 mila portatori di pacemaker, e ogni anno se ne impiantano altri 60 mila. Si tratta di piccoli involucri di titanio dal quale partono piccoli impulsi elettrici per far funzionare meglio un cuore malato. Ma chi certifica che i pacemaker, neuro stimolatori o defibrillatori impiantati siano sicuri? Che siano resistenti agli urti o non condizionabili dai campi elettromagnetici? E quali sono gli enti e le istituzioni che rilasciano il marchio di conformità CE, quello per capirci che ci dice "state tranquilli"?L'istituto Superiore di Sanità è uno degli organismi europei notificati a certificare i dispositivi che vengono impiantati nel nostro corpo, e l'unico in Italia per pacemaker e neuro stimolatori e defibrillatori impiantabili. La certificazione può essere emessa solo dopo che i dispositivi medicali superano severi test di laboratorio.Report è entrato per la prima volta nei laboratori dell’Istituto Superiore di Sanità e dalle immagini trasmesse in esclusiva si mostrano macchinari rotti, vecchi e inutilizzati. Inoltre dalla documentazione in possesso di Report emerge anche che l’Istituto Superiore di Sanità è a conoscenza che il laboratorio non funziona già dal settembre 2010 quando il direttore del dipartimento tecnologie nomina come responsabile del laboratorio un ingegnere al fine di migliorare l’efficacia dei controlli sulla sicurezza dei pacemaker. L’ingegnere ringrazia, ma rinuncia all’incarico. Risponde nel documento, di cui Report è entrato in possesso, che non è possibile svolgere le attività previste, in quanto il laboratorio, a causa delle condizioni in cui è ridotto, di fatto non esiste.- Leggi il documento di rinuncia dell'ingegnereSecondo quanto appreso da Report quindi l’’istituto non assolve al suo compito perché rilascia certificazioni senza aver fatto i test prescritti dalla legge.
- Leggi uno dei certificati rilasciati dall’Istituto Superiore di Sanità
Questo però non vuol dire assolutamente che i pacemaker passati in Istituto siano difettosi, anche perché già le stesse aziende che li costruiscono, li sottopongono a dei test severi.Alla richiesta di chiarimenti sull’effettivo funzionamento del suo laboratorio, l’Istituto Superiore di Sanità, nella persona del suo commissario Walter Ricciardi, ci scrive di non poter né confermare, né smentire. Ne prendiamo atto, ma a Ricciardi per quel che ci risulta basterebbe scendere due piani e fare cento metri per appurare come stanno effettivamente le cose. Il Ministero che dovrebbe vigilare sull’Istituto dice di non saperne nulla. E così la nostra salute è in mano alla serietà delle ditte che costruiscono le protesi.RISPOSTA DELL'ISSSpett. Redazione,si rappresenta, ancora una volta, che questa Amministrazione non può né smentire né confermare i sospetti avanzati da codesta spettabile redazione sul funzionamento del Laboratorio dell’Organismo Notificato, Sezione Tecnologie e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità fin quando codesta redazione medesima non avrà esplicitato sulla base di quali elementi sia stata indotta a ritenere che l’Organismo Notificato sopracitato non sia funzionante e, conseguentemente, rilasci certificazioni CE non conformi alla norma.Ovviamente, ci si riserva di intraprendere ogni azione legale a tutela dell’immagine dell’Istituto Superiore di Sanità e dei suoi operatori qualora vengano diffuse notizie o filmati che non abbiano il carattere formale della ufficialità, che solo questo Istituto può attribuire, destinate a creare improprio allarme sociale.Cordialmente.Walter Ricciardi


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