26 ottobre 2014

Ma non chiamiamola scissione (che c'è già stata)

Vedo che oggi molti giornalisti parlano nuovamente di rischio scissione del PD (oltre ai giornali di destra, ovviamente, c'è la De Gregorio su Repubblica).
Ma per quanto mi riguarda la scissione c'è già stata, tra quello che oggi si chiama ancora PD e il suo passato, i suoi valori, i suoi elettori.

Dalla Festa dell'Unità a la Leopolda si passa all'occupazione sistematica delle poltrone, piazzando fedelissimi renziani nelle poltrone delle società pubbliche. Alla faccia di Berlinguer e della questione morale.
Anziché meritocrazia e difesa dei più deboli, oggi alle convention del partito si parla di limitazione di diritti, come l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e del diritto allo sciopero. Come propone il finanziere Davide Serra. È questa la linea del partito?

Dai lavoratori ai finanzieri e agli industriali, per cui Renzi sta realizzando tutti i sogni.
Come Patrizio Bertelli che, assieme alla moglie Miuccia Prada, ha siglato un accordo transattivo col fisco per una elusione fiscale da 470 ml di euro.

O come Aldo Bonomi, vice presidente di Confindustria, con una richiesta di rinvio a giudizio per l'accusa di falso per induzione, per vincere le elezioni dentro l'Aci.
Oggi, alla chiusura dei lavori, sarà presente anche Mauro Moretti, sotto processo per la strage di Viareggio.

C'era una volta un partito riformista e progressista che si diceva di sinistra. E voi mi parlate di scissione nel PD?


L'editoriale di Travaglio: Piccoli leopoldi crescono
L’alunno più cazzaro, quello che studia meno ma parla di più, impugna il microfono e presenta i filmini di tutto il meglio del quinquennio. Con qualche pietosa bugia: tipo che “il Patto del Nazareno è un atto parlamentare” (ma in Parlamento nessuno l’ha mai visto), cosa buona e giusta perché “Minzolini, Razzi e Scilipoti sono contrari” (il fatto che B., Verdini, Sallusti e Ferrara siano strafavorevoli è un titolo di merito). E qualche penosa omissione: tipo il discorso di Luigi (nel senso del prof. Zingales) alla Leopolda 2011: “L’Italia è governata dai peggiori: l’80% dei manager dichiara che la prima strada per il successo è la conoscenza di una persona importante, poi ci sono lealtà e obbedienza, la competenza è solo quinta”. Allora Matteo rincarò: “Noi vogliamo un’Italia fondata sul merito, sulla conoscenza e non sulle conoscenze”. Infatti, come ricordaMarco Damilano sull’Espresso, ha piazzato all’Enel Alberto Bianchi, curatore delle Leopolde; a Finmeccanica Fabrizio Landi, leopoldista di tre anni fa; all’Eni Diva Moriani, braccio destro di un finanziatore della Leopolda, Marco Seracini, presidente del collegio sindacale di Stazione Leopolda srl e –ma tu guarda–Zingales (nel senso di Luigi); alle Poste Elisabetta Fabbri, albergatrice amica sua; alle Fs Simonetta Giordani, leopoldista annata 2011; al Demanio Roberto Reggi, amico suo; resta all’asciutto un altro leopoldiano doc, Sandro Campo Dall’Orto, ma si parla di lui come nuovo dg Rai. Le conoscenze non contano più, adesso conta la conoscenza: di Renzi.   “E pensare che una volta, qui alla Leopolda, ci venivo in bici”, ricorda il commosso venditore. Ora ci torna in un tripudio di auto blu, super-scorte e unità cinofile. Vengono in mente i versi con cui Ennio Flaiano canzonava Giovanni Russo: “Alle cinque della sera / sulla piazza di Matera / da una 1100 lusso / scende Giovannino Russo/ del Corriere della Sera. / Che carriera!”. Sono soddisfazioni. 

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