30 novembre 2014

Quando gli immigrati eravamo noi (italiani del sud)

Gli immigrati che rubano il lavoro.
Gli immigrati che si prendono le case.
Gli immigrati che pretendono diritti senza rispettare alcun dovere.
Basta immigrati ...

Ecco, questa parola, "immigrati", una volta era rivolta contro (perché è una parola contro) altri italiani. Recentemente mi è capitato di rivedere "Sbatti il mostro in prima pagina", il bel film di Bellocchio sul giornalismo che si presta alle speculazioni politiche.


Ecco, ad un certo punto, il capo redattore Roveda da una breve lezione di giornalismo, per come lo si intende in un giornale di parte e reazionario (una volta si sarebbe detto così).
Si parla di immigrati.
BIZANTI: “Ah ecco...bravo Roveda… siediti là. Tu sai quante copie tira il Giornale vero?”ROVEDA: “ 500.000 ”BIZANTI: “ Tutta l’opinione che conta nel paese… Sì gente che magari legge anche altri giornali…di altro colore, ma che alla fin fine si rivolge a noi, al Giornale…. per sentire dalla sua voce..una parola pacata e definitiva. E questa voce Roveda… deve essere sempre la stessa…dalla prima riga dell’editoriale all’ultimo annuncio economico.”ROVEDA: “ Sì, sono d’accordo.”BIZANTI: “Chi è il nostro lettore? E’ un uomo tranquillo, onesto, amante dell’ordine…. che lavora, produce, crea reddito! Ma è anche un uomo stanco Roveda, scoglionato, i suoi figli invece di andare a scuola fanno la guerriglia per le strade di Milano…i suoi operai sono sempre più prepotenti, il Governo non c’è! Il Paese è nel caos!…apre il giornale per trovare una parola serena, equilibrata, e che cosa ci trova?!.... Il tuo pezzo Roveda!.... Ho copiato parola per parola il tuo occhiello e il tuo titolo:« DISPERATO GESTO DI UN DISOCCUPATO - SI BRUCIA VIVO PADRE DI CINQUE FIGLI», ora io non sono Umberto Eco e non voglio farti una lezione di semantica applicata all’informazione, ma mi pare evidente che la parola , «disperato» è gonfia di valori polemici…se poi me lo unisci alla parola «disoccupato»… «disperato-disoccupato» beh allora ci troviamo di fronte a una vera e propria provocazione…”ROVEDA: “Maaah…”BIZANTI: “Compiuta la quale, tu prendi questo pover uomo direttore e gli sbatti in faccia 5 orfani e un cadavere carbonizzato! Noh, dico, cosa vogliamo farne di questo pover uomo direttore? Un nevrotico? Ti ha forse dato fuoco, lui??....Vogliamo vedere di rifare insieme questo titolo? Può capitare a tutti di sbagliare noh? Scrivi: «DRAMMATICO SUICIDIO» «drammatico-suicidio» due parole, «DI» , cos’è un calabrese il poveretto?”ROVEDA: “Si”BIZANTI: “Ecco, «DI UN IMMIGRATO» «immigrato» una parola sola che contiene implicitamente il disoccupato e il padre di cinque figli, ma da anche un’informazione in più!”ROVEDA: “Certo”BIZANTI: “Il succo della notizia, la sintesi….il lettore apre il Giornale, guarda, se gli va legge, se non gli va tira via, ma senza avere la sensazione che gli vogliamo rompere i coglioni! Senza sentirsi lui responsabile di tutti i morti che ci sono ogni giorno nel mondo….comunque il pezzo è eccellente! sì magari c’è qualche parolina in più, qualche aggettivo da limare, per esempio quel «LICENZIATO»…”ROVEDA: “«RIMASTO SENZA LAVORO»”BIZANTI: “«RIMASTO SENZA LAVORO». Bravo! Dacci dentro Roveda, che la stoffa c’è!…adesso lo ricopi e lo porti direttamente in composizione, vai.”  

Tutti che si pensano furbi

Il primo è stato Occhetto e la sua macchina da guerra, quando aveva snobbato il potere delle tv di B.
Poi è stato il turno di D'Alema e della bicamerale, per le riforme istituzionali assieme a B.
Nel 2008 è stato il turno di Veltroni che nella campagna elettorale si è rivolto a B. non chiamandolo mai per nome e poi, dopo la batosta, rendendosi disponibile per le rifome (ancora?).
Poi gli anni della finta opposizione, del Vietnam parlamentare, dei pugni sul tavolo ...
E ora Renzi, che dopo aver aperto a Grillo, ha fatto quell'accordo con Berlusconi, col patto del nazareno.

Tutti che si credono più furbi. E che poi dopo si lamentano  (o fanno finta, non si capisce se è un gioco delle parti) quando il cavaliere non rispetta i patti. 

Perché non facciamo lavorare i carcerati?

Il fine della carcerazione non è quello del contrappasso dantesco o della tortura dei rei condannati (almeno di quelli che finiscono in cella..).
Il fine è la riabilitazione: significa che è obbligo (o sarebbe obbligo) dello Stato italiano restituire alla società persone migliori di quelle che sono entrate nelle carceri.
Sappiamo che non è così: la condizione delle carceri riaffiora nella discussione politica come un fiume carsico ogni volta che fa comodo. Comodo per lasciar libero qualche colletto bianco, per discutere di indulti e amnistie.

Basterebbe costruire (o mettere a norma, o completare) le carceri necessarie. I soldi e i progetti (secretati al Viminale) ci sono. Forse manca la volontà.
Basterebbe smetterla con le leggi criminogene, come quella sullo spaccio o sul reato di clandestinità.
Ma non di questo che si occuperàl'inchiesta di Claudia di Pasquale per Report: la proposta della giornalista è una di quelle così rivoluzionarie nella sua semplicità che non verrà mai presa in considerazione. Ma almeno si può provare a parlarne. L'idea è di impiegare i carcerati per fare lavori socialmente utili, fuori dalle carceri.
Ci sono le scuole che cadono a pezzi in attesa dei milioni di Renzi. Ci sono gli argini dei fiumi (anche quelli in attesa). C'è la pulizia delle strade, dei parchi, dei muri.
C'è pure una legge che da la possibilità ai comuni di richiedere questa manodopera, per motivi eccezionali. Ma forse in molti non la conoscono e poi, sui detenuti pende il solito pregiudizio: ci si può fidare? Chi controlla?
A parte che già oggi, grazie alle riforme sulla carcerazione preventiva, è difficile finire dentro, mi chiedo se per la società sia più sicuro lasciare delle persone ad incattivirsi dietro le sbarre (e quando escono sono pure peggiorati) piuttosto che non farli lavorare.
Conviene non solo per i costi correnti (svolgerebbero un lavoro per la società), ma anche per i costi futuri: se imparano un lavoro, è più facile che smettano di delinquere.
Ma forse è meglio così, lasciare le cose come stanno: perché tanto per i pezzi grossi ci pensa santa prescrizione, per quelli piccoli (tipo i faccendieri delle tangenti di Expo) c'è il patteggiamento.
E mentre in carcere ci si ammala, restituiamo alla società degli esperti in mazzette.

L'anteprima su Reportime: La vita bucolica dei boss in carcere
Dentro il carcere di Secondigliano ci sono circa 1300 detenuti, ma quelli che lavorano sono solo 250. Di questi 220 sono alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria e svolgono lavori domestici come pulire, cucinare, o fare la manutenzione ordinaria del carcere. Altri 26 invece lavorano per un impianto di rifiuti gestito da una cooperativa e altri 6-7 detenuti coltivano l’orto del carcere, noto come “tenimento agricolo” e promosso anche da un protocollo.Questi detenuti, che raccolgono zucchine e pomodori, hanno iniziato come volontari e ora dovrebbero essere assunti a scaglioni da una cooperativa (tre sono stati già assunti nelle scorse settimane). Hanno la possibilità di lavorare, di stare fuori dalla cella all’aria aperta e di non oziare, come capita invece alla stragrande maggioranza dei carcerati costretti per mancanza di risorse a passare le giornate a guardare la tv o il muro.Questi sei detenuti sono però tutti dell’alta sicurezza, provengono dalla criminalità organizzata, mafia, ’ndrangheta, Sacra corona unita, e in passato sono stati reclusi anche nel 41bis, definito da loro una “tortura psicologica”. Che alla mafia il 41bis non sia mai piaciuto fa parte della storia di questo paese. La domanda resta: perché sono stati scelti proprio loro?Oggi i detenuti del tenimento agricolo di Secondigliano il carcere duro l’hanno lasciato alle spalle, la direzione del carcere ha deciso di investire proprio su di loro e alcuni a quanto pare hanno avuto anche dei permessi premio. Intanto 40mila detenuti in Italia non lavorano, e tra questi ci sono anche quelli che non hanno l’ergastolo, quelli che hanno condanne brevi e che certamente sono destinati a uscire dal carcere, ma per loro l’orto dove coltivare le zucchine non c’è.Ma perché non li facciamo lavorare, i detenuti, invece di lasciarli guardare il muro?

La scheda dell'inchiesta: Il risarcimento di Claudia di Pasquale
Domenica 30 Novembre Report propone un'inchiesta provocatoria e propositiva: tutti i detenuti in salute dovrebbero essere obbligati a lavorare, perché nel lavoro c’è il loro recupero e anche quello delle spese giudiziarie, oltre a quelle per il mantenimento in carcere. Mai come in questo caso abbiamo trovato ostilità. Dai detenuti? No, dalle istituzioni. In Italia l’intero sistema penitenziario grava sulle tasche dei cittadini per circa 2 miliardi e 800 mila euro l’anno. Mantenere ogni singolo detenuto in carcere costa allo Stato, comprese le spese di sicurezza, circa 4000 euro al mese. Sono cifre importanti che dovrebbero servire anche a reinserire nella società anche le persone che non hanno mai imparato un mestiere. Nella maggior parte delle carceri italiane i detenuti giocano a carte o guardano la televisione. E il 70% quando esce torna a delinquere. Eppure la legge dice che i condannati in via definitiva dovrebbero lavorare, anche per saldare le spese processuali, le multe, o risarcire le vittime dei loro reati. Il problema è che, sempre secondo la legge, vanno retribuiti, però i soldi per pagarli non ci sono, allora si preferisce lasciarli oziare. Perché non cambiare la legge e farli lavorare lo stesso senza pagarli visto che i detenuti devono saldare il loro debito con lo Stato? Sarebbe una partita di giro. C'è poi un'altra legge che permette di impiegarli gratuitamente in lavori di pubblica utilità, come la pulizia dei parchi, delle strade, dei muri, degli argini dei fiumi o del fango delle alluvioni. Ma anche qui nulla si muove, perché dovrebbero essere i comuni a farne richiesta, ma sindaci e assessori non sanno nemmeno che esiste questa legge. Un immobilismo che alla fine vede crescere le spese dello Stato, il degrado delle carceri ( perché non li impiegano nemmeno per ridipingere le celle) e i detenuti non rieducati restituiti alla società. Eppure la maggior parte dei detenuti vorrebbero lavorare, anche gratuitamente, invece di guardare tutto il giorno un muro. Gli esempi di come funziona negli Stati Uniti e nel nord Europa, dimostrano che è possibile impiegare i carcerati, con un vantaggio per l'amministrazione e per la dignità della persona.

La seconda inchiesta della puntata: Campioni d'Europa di Emilio Casalini. C'è qualcosa per cui siamo primi in Europa. Non è un record lusinghiero ...
Siamo la nazione con il record di procedure di infrazione aperte dall'Unione Europea. Violiamo le norme comunitarie che noi stessi abbiamo votato e che, nel 20% dei casi, non siamo in grado neppure di recepire nel nostro ordinamento. Non siamo capaci di tutelare i diritti dei disabili, dei passeggeri, persino quelli delle galline ovaiole.Nel campo ambientale siamo poi un disastro: abbiamo condanne perché un terzo del nostro Paese non è in regola con gli scarichi delle acque reflue. Spesso mancano i depuratori, e molti di quelli che ci sono funzionano male. E così rischiamo di dover pagare mezzo miliardo di euro di multa per ogni anno perché le nostre acque non sono pulite.

29 novembre 2014

Il vampiro di Munch di Alessandro Maurizi

L'uomo, in completo Armani fumo di Londra, si avvicinò alla scrivania. Era un tipo tarchiato, con un triplo mento e la testa rasata. Lo sguardo duro e deciso rendeva i lineamenti del volto ancora più marcati.«Secondo te possiamo stare tranquilli?» chiese con tono perentorio.«Si» rispose il suo interlocutore, un tipo smilzo, stempiato, gli occhi artificiosamente socchiusi dietro occhiali da vista perennemente calzati. «Comprendo le sue preoccupazioni» continuò, «ma Alfieri è stato promosso, si sentirà appagato.»«Promosso? Che grado ha?»«Assistente capo.»«Capo?» ripeté pensoso l'annesso al triplo mento. «Quale ufficio dirige?»L'occhialuto rise a denti stretti: «Signore» rispose, «non dirige nessun ufficio. L'assistente capo corrisponde al grado di appuntato capo, insomma poco più che un agente. Non comanda nemmeno se stesso.»«E il casino che ha combinato?» chiese la testa rasata.«C'è riuscito perché quel coglione di Donizzetti gli ha permesso di indagare. Ora sta alle volanti di Roma dove non ha alcuna autonomia»


Con un incipit così, spero di avervi messo voglia di leggervi questo secondo romanzo dello scrittore poliziotto Alessandro Maurizi, che ho avuto il piacere di conoscere alla rassegna noir “La passione per il delitto” ad Erba.
Questo libro ha un prima e un dopo: un prima perché, come si capisce tra le righe, questo assistente capo Marco Alfieri di cui parlano questi oscuri signori, ha fatto qualcosa di cui preoccuparsi nel passato. Ha un prima che deriva dalla voglia di Alessandro di raccontare come è il lavoro di un agente di polizia per davvero. Da uno che in polizia ci lavora sul serio: troppe volte, ha raccontato al pubblico di Erba, si leggono libri proprio campati per aria, non aderenti alla realtà.

Ma questo libro avrà anche un dopo perché, ve lo anticipo subito, questo romanzo ha un finale che chiude solo una parte della storia, l'indagine privata (e non autorizzata) di questo poliziotto che iniziamo a capire che sia un tipo un po' ribelle.
Che va a ficcare il naso in archivi che dovrebbero rimanere nascosti.

Alessandro Maurizi ha tratto sicuramente ispirazione dal suo bagaglio di esperienze per tratteggiare questo personaggio: Marco Alfieri, agente di polizia sulle volanti di Roma, fidanzato con una collega, Silvia Grandi, con cui fa pure coppia sulla pattuglia. Con una grande amicizia che lo lega al giornalista di cronaca nera Francesco Waldman, uno che è passato dalla cronaca politica alla nera, per non morire di noia. Nella ripetizione degli stessi gesti, delle stesse stancanti interviste al politico di turno.
Alfieri è uno di quei poliziotti da strada, non uno che fa indagini (come quelli dei romanzi che non piacciono all'autore): si porta dentro un dolore forte, per la perdita del suo ex dirigente, Donizzetti che forse aveva visto qualcosa che non doveva vedere. E che preoccupa ancora qualcuno molto in alto, come si racconta nelle prime righe.
Alfieri e Waldman non sono solo amici, per quella strana amicizia che a volte si crea tra giornalista e sbirro. E' qualcosa di più profondo che li porta ad aprire un'indagine privata (e non autorizzata) sulla morte di Letizia Santi: una donna molto bella e consapevole del suo fascino.

Letizia è stata pugnalata a morte nel cimitero di Ussita, un paesino in provincia di Macerata, dopo aver lasciato una lettera sulla tomba della madre.
Della morte viene subito incolpato l'ex marito, Ulisse Mantiglia: dopo la separazione l'aveva perseguitata con sms e minacce. Ma è una soluzione che non convince Waldman, che decide di farne una sua, di indagine. Forse è un caso, ma pochi giorni prima della sua morte, Alfieri aveva fatto un intervento presso la casa di uno psichiatra per una lite domestica. Il professor Karamesinis stava litigando con la moglie, che l'accusava di avere una relazione. Proprio con Letizia Santi.
Lo sbirro e il giornalista scoprono così la vera natura della morta, una femme fatale capace di succhiare la linfa agli uomini cui si legava, come un vampiro. Come nel quadro di Munch:
I due, in rigoroso silenzio, si misero a scorrere le pagine del web che tratteggiava l'opera.
Lessero che l'amore che scaturiva dall'amplesso raffigurato aveva in sé qualcosa di terrificante perché la donna, nuda e audace, avvolgeva l'uomo sedotto e perso in un abbraccio mortale. La donna era un vampiro, un sordido carnefice che uccideva l'uomo, remissivo e abbandonato, succhiandogli la linfa vitale. Un uomo sottomesso in un desiderio irresistibile e autodistruttivo. Continuarono a spostarsi con il mouse da una pagina all'altra disegnando nelle loro menti nuove congetture, qualcosa di sfuggente che di fronte alle parole che scorrevano sul monitor iniziava ad avere un tratto più chiaro, come lo schizzo di un pittore che man mano prendeva forma.
La loro attenzione, all'improvviso, fu attratta da alcuni versi di Munch.
Riguardavano “Il vampiro”, riflessioni che avevano spinto il pittore a porsi di fronte a una tela immacolata e riempirla con il sangue di un amore degenerato.
I suoi capelli rosso sangue si erano impigliati in me,
si erano avvolti attorno a me come serpenti rosso sangue,
i loro lacci più sottili si erano avvolti intorno al mio cuore.

L'archivio segreto di Donizzetti, la morte di Letizia Santi. E anche un saggio scritto da un certo Federico Giorio, ex Questore nel 1882: “Ricordi di Questura”.
La lettura delle pagine del saggio dove si racconta delle malversazioni della polizia dei primi anni dell'Unità d'Italia incuriosisce Waldman (e anche Alfieri), a tal punto da spingerlo a fare una ricerca presso l'archivio di Stato per capire chi fosse l'autore, Giorio.

Non vi capitò mai d'entrare in un ufficio di P.S.? Tutto è tetro, malinconico, sinistro. L'aria vi è gelida e la luce scialbata, tutto si mesce e si confonde per rendere pesante, triste, uggiosa l'atmosfera di un ufficio”.
L'autore un ex poliziotto aveva avuto il coraggio (in tempi difficili) di denunciare il malcostume nel corpo di polizia. Poteva dire altrettanto Alfieri? E il suo ex dirigente? 
Quanti dubbi, altri sensi di colpa, che pesano e peseranno sulla coscienza del poliziotto.

Il vampiro di Munch è un giallo che entra nel mondo delle passioni, nei rapporti di coppia, tra amante e amato. Che possono diventare vittima e carnefice.

Ma è anche un racconto del mondo della polizia, visto da dentro, raccontato non dall'occhio dei Maigret o dei Montalbano, ma da quelli degli agenti in divisa che girano per le nostre strade.
Un mondo dove si intravedono i grandi giochi di potere, i ricatti su segreti nascosti che hanno fatto la fortuna (o la sfortuna) di carriere importanti.
Non ci sono solo gli occhi di Alfieri e Waldman a guidare il racconto: altri occhi, più in alto, seguiranno l'evolversi della storia.

Nel complesso un buon romanzo, che paga qualche eccesso nella descrizione dei luoghi che blocca la scorrevolezza della scrittura. Talvolta anche nei dialoghi tra i personaggi avrebbero dovuto essere più diretti, più asciutti.

Nell'intervista a Giallomania, l'autore anticipa il prossimo romanzo con protagonista Marco Alfieri: dovremmo aspettare un altro anno. 
Buona lettura!

Il blog di Alessandro Maurizi e la scheda del libro sul sito di Ciesse edizioni.

I link per ordinare il libro su Amazon e Ibs

28 novembre 2014

Parola del signore

Siccome lo dice lui deve essere vero:
"Vedo due sindacati, Cgil e Uil, che faranno uno sciopero generale contro il nostro governo che ha dato gli 80 euro a chi guadagna meno, che dà la maternità a chi non l'aveva, che protegge i co.co.co. e i co.co.pro. Gli stessi sindacati si sono dimenticati di fare lo sciopero contro la Fornero e Monti. Contro di noi sì, e io lo rispetto, è la bellezza della democrazia, la bellezza del vivere in Italia". 
I sindacati si permettono di scioperare contro il governo degli 80 euro, del tfr in busta paga, del demansionamento, che ha asfaltato l'articolo 18, che ha allungato il periodo di rinnovo di un contratto a termine (DL Poletti).
Mentre non hanno mai scioperato contro Monti e la Fornero (che il suo stesso partito sosteneva).
Ecco, ho fatto una veloce ricerca su internet e in effetti i sindacati non hanno mai scioperato il 20 aprile a Bologna e Piacenza, a Genova il 23 e davanti Montecitorio nei giorni in cui veniva approvato il DDL lavoro.

Announo – tutta colpa di Renzi?

Questa è la marcia degli incazzati – un Benigni dei tempi che furono ha aperto nella copertina di Santoro, della terza puntata di Announo, dove si sono commentate le ultime elezioni regionali, si è cercato di capire chi è il colpevole dell'astensione. Grillo? Renzi?
Incazziamoci tutti! Fanculo i partiti, fanculo i politici,.. pure i movimenti e Beppe Grillo che ha trasformato una speranza un partito da paese delle banane.
E fanculo anche Renzi..

Santoro, sempre più istrione, si è concentrato su Renzi, sul non voto, sulla protesta di gente che si incazza sempre di più e sull'indifferenza. L'indifferenza che anticipa il fascismo, la fame e la miseria.
Questa è la marcia del fanculo agli immigrati, anche quelli che puliscono i nostri anziani.
Cari emiliani, una volta sareste andati subito dagli amministratori per dire che i quartieri stanno diventando ghetti. E invece ora non fate niente.
Salvini è carino e lo guardano tutti in tv. E ora lo voteranno pure i siciliani.
Qui in Italia non si vota, ma si televota, come all'isola dei famosi.
Esce Berlusconi ed entra Salvini. Io intanto mi godo lo spettacolo.
Che almeno sappiate perché non andate a votare: il vedervi incazzati alla boia mi fa incazzare.


Mercato di Cento: il giornalista di Announo ha intervistato i genitori di Alan Fabbri. “Qui nessuno ha votato... Servirebbe un altro Mussolini!”.
Bondeno, il sindaco è Alan Fabbri, stesso discorso: qui vinceva il Pci, ora la gente vota Lega.
La gente se la prende con gli immigrati che si prendono le case, perché hanno figli e poi non pagano il riscaldamento.


Perché la gente non vota? Il mondo cambia, ti rispondono.
La sinistra è stata rovinata da Bersani e D'Alema. E di Renzi mi ero fidata perché era giovane.
La gente è stanca, delle promesse.
Alla casa del popolo dicono che sono proprio quelli che ci credono nel Pd, che non sono andati a votare. Quelli che han votato una volta nel PD, hanno votato anche per la Lega.

I politici dovrebbero riflettere sul non voto. Qui, in Emilia, i giovani non votano più PD: si vota Lega. La lega che parla delle imprese tartassate, delle tasse agli alluvionati e ai terremotati.
E poi ci sono gli immigrati, che sono troppo agevolati. Dicono.
Le donne italiane sono licenziate quando fanno un figlio.
E le donne immigrate prendono punti per i figli.
Gli immigrati prendono poco, ma pure quel poco fa paura agli italiani. Cui è stato rubato tanto, e per tanto tempo.

La domanda cui si è cercato di rispondere è stata “è tutta colpa di Renzi?” Della guerra col sindacato, se il partito è spaccato, dell'astensione.
In Emilia Romagna l'astensione è stata a livelli di record: ma Renzi alla fine ha vinto?
Nel M5S si è votata l'espulsione di due parlamentari, dopo le elezioni.

Travaglio: se il senso della vittoria è conquistare la regione, ha vinto Renzi.
E allora Grillo ha perso. Se però la vittoria era riconquistare la gente alla politica e riconquistare la gente alla fiducia, ha straperso, perché ha messo in fuga 700000 persone, da maggio, che avevano votato il PD.
Lui stesso, quando c'era Bersani e il partito perdeva voti, diceva che c'era poco da cantare vittoria. Che si doveva riflettere, l'astensionismo era grave.
Ora dice che è una cosa secondaria. La non grande affluenza, come la non vittoria di Bersani.
Una sfiducia in Renzi e nella politica.
Nel frattempo i grillini espulsi e altri deputati si sono riuniti fuori la casa di Grillo a Bibbona. Dalla presa della Bastiglia, alla presa della casa di Grillo. Che sia l'ex comico un altro contraente del patto del Nazareno?
Travaglio: il partito che più ha perso, rispetto alle europee, è il m5s (400000 voti in meno).
Si sono consolati confrontandosi con le regionali della volta precedente, come la vecchia Dc.
I tanti elettori in fuga sono una batosta che non è stata riconosciuta, ha accresciuto l'impazzimento dei vertici del movimento, che ha ora favorito la Lega.
Un partito che era seppellito dagli scandali, i diamanti, le lauree.
Dopo un anno è un partito al 20%, perché ha intercettato la voglia di antipolitica che una volta andava da Grillo. La Lega ha frequentato i talk show, visti dalla maggioranza degli italiani, specie quelli che votano.
Non dovevano disertare i telegionali, la home page del blog è l'unica fonte di comunicazione.
Questa cattiva comunicazione penalizza il lavoro in parlamento del movimento.
Ma se quello che fai non lo comunichi, perché l'informazione grande non ne parla, è un tuo errore.
Chi si ricorda dell'assegno restituito dei rimborsi per la campagna elettorale?
Si ricorda delle espulsioni assurde: oggi prima si è fatto votare al blog, senza far parlare i due dissidenti.
E poi è toccato sentire i giovani in studio ..
Come la pasionaria del pd renziano: il PD è un partito pluralista, non catalogateci.
Ecco, allora parliamo della Tav in Val di Susa, della prescrizione, della corruzione, dell'evasione fiscale...

Elisa, la berlusconiana (ma potrebbe pure essere renziana che da fuori non si capisce): l'antipolitica è fomentata da gente come Travaglio, che critica ogni politico come Renzi, Monti.. un eccesso di critica che non è riconducibile ad una opinione, ma solo per fare soldi.
Ci sono giornalisti troppo critici contro la politica?
Lei è un affarista, ha rinfacciato la ragazza al vicedirettore del FQ.
E io che pensavo a Vespa, che scrive un libro ogni anno, che ospita e coccola i politici nel suo talk ogni sera.
Silvia: la giovane promessa di Forza Italia che era presente al casting di Villa Gernetto.

Travaglio: voi giovani non avete conosciuto i giornalisti più critici nei confronti del potere. Questo succede nelle democrazie: che i giornalisti più importanti e stimati siano proprio quelli più critici col potere.
Renzi si è presentato alle primarie con un programma e ora che è al governo fa esattamente il contrario. E questo è il modo per convincere gli elettori che sono inutili, e questo porta all'astensione

Sull'astensione nel m5s: il giornalista Announo ha posto la domanda ad alcuni deputati del movimento. Alcuni non rispondono, ma altri ammettono la sconfitta.
Come l'onorevole Turco che ammette l'ovvio: siamo politici, non condivido quello che ha detto la Taverna.
Perché la sconfitta allora, visto che anche il M5S incarnava la protesta? E' successo che adesso il cittadino non si accontenta più della protesta, vuole delle soluzioni. E da il voto al nuovo che protesta, Salvini. Che a differenza loro, ci va in televisione.
E quando ci vanno fanno pure autogol. Come la senatrice Taverna “a me non me ne fotte della politica .. se io sono etichettata come un politico è un fallimento”.
Travaglio: è passata l'idea che chi sta all'opposizione è inutile, invece sono utili esattamente come chi sta al governo, perché dovrebbero controllare come il governo usa i soldi pubblici.
Sul patto del nazareno: andava bene se serviva a fare solo la legge elettorale, che serviva e il m5s si era arroccato.
Il problema è che la legge non si è fatta, ma è uscito un aborto che è peggio del porcellum. E poi si è scoperto che nel patto del nazareno non c'è la legge elettorale, ma c'è un accordo per bloccare la legge su corruzione e antiriciclaggio, per decidere il prossimo presidente della Repubblica.
È la stessa democrazia che è diventata secondaria con Renzi, dice Federica.

Travaglio su Serracchiani: ho scritto un pezzo duro, contro la governatrice, perché frutto della delusione, come sono rimasto deluso da Renzi.
Nel celebre discorso alla segreteria del PD aveva criticato le candidature dall'alto, chiedeva le dimissioni degli inquisiti, il testamento biologico, liste pulite e dimissioni in bianco dei candidati.
Ora è diventata una guardaspalle di Renzi, lo copre per ogni cosa che fa. Lo stesso percorso di Renzi che, di Leopolda in Leopolpa, è diventato da politico della partecipazione, il rappresentante della democrazia verticale. Dove io decido e voi fuori.

Il contrario del Renzi che era stato stravotato alle primarie.
Alla fine uno pensa che tutti questi rottamatori, prima di entrare nel palazzo, facciano finta.

Il rottamatore era presente pure a Cosenza (dove Renzi è stato accolto dagli scontri di chi contestava i candidati): Announo ha ricordato chi siano gli eletti del nuovo corso renziano in regione Calabria.
Scalzo rinviato a giudizio
Mirabello, richiesta di rinvio a giudizio
Sculco, eletta in regione, il padre è stato eletto prima con Scopelliti e lei ne ha preso i voti.
Cosa rispondevano gli eletti in regione? “Ma lei le ha visto le liste del centrodestra?”
La solita scusa: gli altri sono più sporchi di noi.

Serracchiani, riferendosi alle immagini degli scontri: la violenza va condannata, tutta, senza classificarla, in un momento così difficile. Non credo che ce la caviamo colpevolizzando gli agenti.
Non sottovalutiamo l'astensione, anche se siamo consapevoli che erano elezioni locali, in Emilia ha pesato la questione dei rimborsi regionali. Alle elezioni regionali ci sono meno elettori.
Tutta la politica deve riflettere sull'astensione, c'è un problema della politica di avvicinarsi alle persone.
Ma le persone sono quelle che a Bardi sono andate a votare per la sindaca e poi hanno disertato le regionali.
Il voto alla sindaca è stata un voto di protesta. Ma non hanno votato per la regione: cosa fa la regione per noi? Sono tutti uguali, sono tutti ladri …
Come han votato Grillo prima, ora la gente che si informa sulla TV ha votato la Lega. Per Salvini, che era su tutte le televisioni. Capito Grillo?

27 novembre 2014

Mi sfugge il legame

Almeno di fronte agli allievi della Gdf non si è lanciato nella difesa dell'evasione. Come Berlusconi.
"Bisogna stangare in modo definitivo coloro i quali violano le norme e lo fanno in modo inaccettabile" ma allo stesso tempo "servono norme più semplici" per contrastare la criminalità.

Bellissimo. Se ai discorsi seguissero i fatti.
Ovvero, togliere di mezzo il meccanismo della prescrizione, norme più severe contro la corruzione, bandi per appalti pubblici scritti per favorire la trasparenza e non gli amici.
Anche perché poche righe sotto ci sono notizie che arrivano dal mondo reale:
Racket, Confcommercio: “A Milano taglieggiato il 30% degli imprenditori”
Expo, la “cupola” patteggia: niente carcere per la “nuova Tangentopoli”


Dal sito de l'Espresso: "Giustizia civile, l'Italia è la lumaca del mondo Spendiamo troppo e male per processi eterni"
Ti risponderebbe l'uomo che va veloce: ma noi abbiamo appena riformato la giustizia civile ..
Peccato che non abbiano tolto di mezzo le lungaggini del processo (civile ma anche penale) che appesantiscono la giustizia.
L'utilizzo della posta certificata per le comunicazioni.
Comunicazioni inviate all'avvocato per gli imputati senza dimora certa.

Insomma tante sarebbero le idee per spazzar via di mezzo quei furbetti che rubano le nostre risorse.
Ecco, a questo punto, mi sfugge il nesso con il jobs act e le altre riforme:

"sulle riforme c'è un vasto consenso e andremo avanti velocemente" e ha affermato che con il Jobs Act avremo "meno alibi e non meno diritti". "Grazie alle riforme - ha sottolineato Renzi - la politica non avrà più blocchi".
Un impiegato che ha su di se la spada di Damocle del licenziamento facile, del contratto a 6 mesi che sta scadendo, sarà più o meno propenso a chiudere gli occhi su un caso di corruzione (nel privato, ma vale per il pubblico), su un progetto dove ci sono questioni poco chiare?

Per chi invece vuole invece andare avanti con questi slogan, spot, mezze riforme, va bene il commento di Galli Della Loggia sul corriere: gli anzirenziani? La solita sinista che sa dire solo di no.
Nella situazione drammatica in cui si trova, il Paese ha bisogno di una cosa più di ogni altra: di un’idea capace di unirlo e di portarlo in salvo. Pur con tutte le critiche possibili e sia pure molto a tentoni, la proposta renziana del «partito della nazione» interpreta questa necessità e si muove in questa direzione. Rappresenta qualcosa che alla Sinistra finora non è mai riuscito, ed è la ragione che fin qui le ha impedito di sedere da sola al governo. S’illudono infatti gli antirenziani del Pd se credono che l’Italia possa essere governata sulla base delle ragioni dei disoccupati, dei metalmeccanici e dei pensionati. Bisogna avere un progetto che contemperi le ragioni di molti, molti altri; e più che vellicare il passato di una parte occorre disegnare un futuro plausibile per tutti. Altrimenti si conferma solo la propria antica, maledetta vocazione al minoritarismo permanente. 
Capito? Renzi ha unito la sinistra portandola dentro il centrodestra, e mica può governare con disoccupati, pensionati, metalmeccanici.
Sentiamo anche le ragioni dei furbetti ..

Sui renziani saliti sul carro (del vincitore pro tempore)

Ma davvero togliere diritti è cosa di sinistra, come il demansionamento e il controllo a distanza?
Davvero è di sinistra il voler vincere a qualunque costo, rimangiandosi le promesse, portando avanti alleanze improponibili (con ex avversari), tradendo i valori del partito di cui fai parte, perfino della Costituzione?
Davvero è di sinistra prendere il potere e denigrare gli avversari: rosiconi, gufi, invidiosi, vecchi ...
Da qualche giorno su twitter mi scorno (in senso buono) con i renziani (pre e post marcia su Roma): ma che parli tu, che hai preso solo il 4%.... sei invidioso … non sai di che parli ..
Il jobs act, che per me è un atto politico e ideologico di destra, in continuità con Monti e Berlusconi, diventa per i pasdaran renziani (mi consentiranno il termine) un atto riviluzionario, che da tutele alla platea di precari cui nessuno aveva pensato. I sindacati, il vecchio PD.
È tutto un noi contro voi: noi cambiamo le cose, voi perdete tempo a chiacchierare, basandovi su vecchie ideologie. Superate dal tempo.
Noi contro voi, come diceva Renzi stesso alle primarie perse contro Bersani. E il povero Bersani ogni volta a ricordargli che tutti e due erano nello stesso partito.
E invece.
Il partito forse non è più lo stesso, ma sicuramente sono gli elettori che sono cambiati. Perché si sono dimenticati cosa vuol dire essere di sinistra. Oggi mi becco gli stessi rimbrotti dai renziani che una volta mi prendevo dai berlusconiani.
Berlusconi prende i voti, è vincente, dunque ha ragione.
Tu che lo critichi sei solo invidioso perché vorresti essere come lui.
Come il cavaliere si attaccano sindacati, giornalisti (quelli che fanno domande). La sinistra.
Berlusconi come Renzi è uno che vince.
Berlusconi come Renzi è uno che ha messo in disparte le voci critiche. Che fai, mi cacci? Ora lo stanno dicendo Civati e gli altri rosiconi.
Forse essere di sinistra vuol dire anche che è importante considerare quali sono le idee che ti hanno fatto vincere.
Una lotta alla povertà, alle periferie in degrado, una scuola bella e moderna per tutti, una sanità pubblica all'avanguardia alla portata di tutti.
Condizioni di lavoro e salari dignitosi affinché la gente possa vivere col lavoro. E non vivere per lavorare.
Veramente cari renziani siete soddisfatti del 48% (del 37%) di Bonaccini? Del 41% alle europee (che sono meno dei voti di Veltroni)?
Siete contenti di governare con Berlusconi e Alfano, dopo che per anni li avevamo criticati, noi, quelli come me sono sempre rimasti coerenti con le loro idee?
Bene.
Non è detto che duri però. La storia insegna che ne abbiamo avuti tanti di salvatore della patria, che non hanno salvato un fico secco.
L'uomo forte, che svuota il partito da iscritti ed elettori (pescandoli a destra e al centro), potrebbe trovarsi un giorno da solo, a dover governare un paese in cui crollati gli argini, spariti i corpi intermedi, indeboliti i partiti non rimane nulla tra la piazza delle proteste e il palazzo.

Segnalo l'articolo di Marco Palombi per il FQ: "Confindustria scrive e Renzi fa copia e incolla" (sul jobs act)
Testi a confronto: ecco quello scritto dagli industriali Sono anni che gli imprenditori tentano di manomettere lo Statuto dei lavoratori, ma non era mai capitato che un governo facesse proprie le loro proposte senza cambiarle di una virgola. Per esserne certi basta leggere le Proposte di cui sopra. Il testo si apre con una lamentazione sul declino italiano: c’è stata una perdita di produttività enorme, dice Confindustria, colpa anche di quegli avidi dei lavoratori italiani che hanno ottenuto aumenti di stipendio “che non avrebbero dovuto aver luogo”. Non solo: “Nel 2010 e 2011, all’accentuarsi della crisi, sia in Germania che in Spagna si è operato un aggiustamento verso il basso del livello delle retribuzioni reali, non così in Italia”. E quindi? “Questi dati devono guidare le nostre linee di riforma”. Insomma, il fine è tagliare gli stipendi. Ma quali sono queste linee? Lo spiega senza timidezze il box Interventi sulle tipologie contrattuali: “Occorre rendere più flessibile il contratto a tempo indeterminato”. Tradotto: via l’articolo 18 e libertà di licenziamento . E come? “Limi – tare la tutela della reintegrazione ai soli casi di licenziamento discriminatorio o nullo e prevedere la tutela indennitaria” per tutti gli altri. Il Jobs Act – e solo per un emendamento imposto al governo dalla sinistra Pd – cambia la formula aggiungendo la reintegra anche per alcuni licenziamenti disciplinari. Poca roba. Seconda richiesta: “Rendere più flessibile la nozione di equivalenza delle mansioni”. È il famoso de- mansionamento , che ovviamente Renzi ha inserito nel Jobs Act: oggi è possibile dequalificare un lavoratore – col suo accordo o quello dei sindacati – solo in presenza di una crisi aziendale, nel mondo della Leopolda deciderà l’impresa e basta. Terza richiesta: “Aggior – nare la disciplina dei controlli a distanza”. Fatto. Il Jobs Act can – cella di fatto l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, che impedisce, per dire, di puntare una telecamera su un dipendente per controllarlo oppure monitorarne le operazioni sul Pc. L’era dei polli da batteria aziendali sta per cominciare.

25 novembre 2014

Sulla violenza contro le donne

E' proprio di ieri la condanna per omicidio di un manovale nel frosinate, accusato della morte della moglie.
Dopo essere stata soffocata, il compagno aveva nascosto il cadavere in un muro della casa.
Per un criminale che viene condannato, per un reato di violenza contro le donne, quanti sono però i maschi italiani che la fanno franca?
Il 70% dei casi di stupro avviene tra le mura domestiche: il mostro è il compagno, il marito o l'ex.
In questi casi, come fai a denunciare chi ti ha fatto violenza sapendo che, dopo, una volta a casa, sei ancora da sola?

Ecco perché è importante, per mettere fine alla violenza contro le donne (179 casi registrati nel 2013, una donna ammazzata ogni due giorni), investire non solo negli spot che oggi vedremo girare in tv, ma anche nei centri e nelle case di assistenza.
Posti che sono in grado di accogliere le donne e tenerle lontane da casa, magari anche coi figli.
Perché domani è un altro giorno e noi maschietti presumibilmente ci dimenticheremo di tutto. Ma per queste donne no.
A queste bisogna dare un percorso che le porti al sicuro.

I centri antiviolenza oggi sono in protesta contro il governo che impone loro un'apertura h24, peccati che ciascuno di questi abbia ricevuto solo 6000 euro per due anni.
Ma in compenso oggi, alla kermesse dedicata da Palazzo chigi alla giornata contro la violenza sulle donne, verrà inaugurato un hashtag nuovo, #cosedauomini.
Tra i partecipanti all'evento “Vincere la partita più importante: quella contro la violenza sulle donne” anche il ministro Boschi.
E personalità del calcio e dello spettacolo.

E domani? E poi?
Ecco, poi Renzi si arrabbia se gli rinfacciano la sua politica degli spot e dei tweet.
Ma il tema della violenza contro le donne è una questione seria che va affrontata a partire dall'insegnamento nelle scuole, coi centri di rieducazione per le persone violente, investendo nelle case di accoglienza.
Un hashtag mi sembra veramente troppo poco.

Riccardo Iacona che per Presa diretta ha condotto un'inchiesta su questa violenza vigliacca, ha scritto un libro per Chiarelettere "Utilizzatori finali", un libro sul lato nascosto di noi italiani: "Sesso, potere, sentimenti. Il lato nascosto degli italiani".

“QUANTO È GRANDE QUELLA PARTE DI UOMINI A CUI PIACE COME PAZZI TENERE SOTTO LE DONNE? PER RISPONDERE OCCORRE IMMERGERSI FIN DENTRO LA PANCIA DEI MASCHI ITALIANI, SENTIRNE TUTTI I BORBOTTII E SOPPORTARNE TUTTI I MIASMI... NON È UN RACCONTO FACILE DA MANDARE GIÙ, MA È QUELLO CHE SIAMO. E QUESTO È QUELLO CHE ABBIAMO VISTO.”
Riccardo Iacona
Cosa c'entra, direte voi, la violenza di genere con la prostituzione? Il libro è un racconto di quello che sta diventando le relazioni di coppia in Italia, di quello che sta diventando il sesso, della concezione della donna per il maschio italiano.
E prima ce ne rendiamo conto, noi maschietti, prima ne usciremo da questi problemi.

Nelle mani dei due Matteo

Siamo nelle mani dei due matteo, i vincitori delle elezioni di domenica passata.
Quelle dell'astensionismo che, sostiene Matteo il rottamatore, sono solo un problema secondario.
Mica è colpa loro se gli altri partiti non prendono voti.
Per l'attuale premier, non c'è tempo per discutere, per approfondire, per chiedersi come mai nel momento di maggiore successo del PD, crollino gli iscritti e vengano disertate le urne.
Rispetto alle europee il PD ha perso 700000 voti, dice Demopolis.
Ma bisogna fare di fretta: il tweet presidenziale ammonisce: “massimo rispetto per chi vuole chiacchierarie. Nel frattempo noi cambiamo il paese”.
Che ricorda il cartello dei tempi del duce “qui si lavora non si parla di politica”.
E come ha cambiato il paese Matteo il rottamatore, assieme a Verdini il rinviato a giudizio, Elena, Silvio e gli altri?
Via le elezioni del Senato, via le elezioni per le province, via l'articolo 18, più trivelle, più cemento, la bufala delle tutele crescenti e dei sussidi universali (senza coperture).

Renzi, quello dei no gufi, dei no sindacati, dei no professoroni, dei no rosiconi, dei no corpi intermedi.
Da non condondere con l'altro Matteo: quello bono dicono i militanti di casa Pound. Quello del no euro, no Europa, no immigrati. E che una volta diceva pure no tricolore. Ma erano altri tempi. Ora la collocazione politica è cambiata.

Saranno loro due a giocarsi la partita? Un centrosinistra che governa con le ideologie e i metodi del vecchio centrodestra e un partito di destra ex secessionista che oggi sposa la bandiera?
Se questo è il futuro prepariamoci ad altre tornate elettorali ad alta astensione. Tanto, grazie ai premi di maggioranza, chi se ne frega se sono in pochi ad andare a votare: basta prendere più della soglia del premio ed è fatta.
Torneremo ai benti tempi dove non c'era il suffragio universale, dove si votava per censo, per titolo.
Oggi, caso mai, si vota per convenienza.
In tanti, domenica scorsa, hanno pensato la stessa cosa: questi qui, che si presentano a chiedere il voto, non risolveranno mai i miei problemi.
A meno di pensare che il tutto si risolva con qualche battuta su euro e articolo 18.
Tanto per parlar chiaro, domenica Report ha affrontato la questione MPS (e Mussari ha sposto querela alla trasmissione), la banca salvata dai soldi coi 4 miliardi dei contribuenti. Una banca quasi fallita perché più interessata ad aiutare gli amici, che non le imprese sane.
Ieri Alberto Statera su Affari e finanza ricordava i 10 miliardi che investiremo nella Orte Mestre di Vito Bonsignore e del lobbista Albanese.
Una grande opera che finirà come la Brebemi: a pagare non sarà il privato, ma sempre il pubblico.
Potremmo anche star qui a discutere di Expo, di Mose, del futuro di Termini Imerese. dei tagli alla sanità, dell'Aquila ancora con le transenne o del fango di Genova e Carrara.
Ma sappiamo quale sarebbe la risposta.

Non scocciateci con queste cose, noi dobbiamo cambiare il paese.
Domandina: ma quando non ci sarà più il sindacato o Grillo ad arginare la rabbia nel paese, dove andremo a finire?

24 novembre 2014

Report: il monte dei misteri

La contestazione dei sensi, la condanna di Mussari e Vigni, lo scandalo della banca più vecchia d'Italia.
L'inchiesta di Paolo Mondani per Report (con la collaborazione di Elidabetta Gherardi) ha riguardato “Il groviglio amornioso” di Siena, l'intreccio tra politica, la banca senese, la chiesa, le istituzioni. Tutti si sono sparti il potere e i soldi della banca più vecchia d'Europa, che è stata massacrata.
Le squadre di calcio e pallacanestro sono fallite, la fondazione ha perso circa 5 miliardi del suo valore e non ha più la maggioranza in banca.
E la guerra non è finita, nonostante le condanne di Mussari e Vigni.
Dice Franco Masoni, giornalista della tv locale canale 3 dice che “si deve ancora arrivare al livello politico e finanziario”. Tra banca e fondazione qui ci siamo giocati dai 20 a i trenta miliardi.
Nessuno ha chiesto scusa ai senesi, ai risparmiatori, ai dipendenti del Monte dei paschi di Siena, le vere vittime di questa storia.
Ma l'inchiesta di Mondani ha raccontato la storia di un'altra vittima: il responsabile della comunicazione della banca, David Rossi, per anni braccio destro del presidente Mussari (un altro che non ha chiesto scusa). Secondo la procura senese, Rossi si sarebbe suicidato la sera del 6 marzo 2013, lanciandosi di schiena dalla finestra del suo ufficio.
Ma tante cose non tornano in questa ricostruzione: la posizione del corpo, le ferite su di esso, i pareri discordanti dei periti, l'orologio di Rossi che viene lanciato dalla finestra. Come se nella stanza fossero presenti altre persone. In banca c'erano dalle 10 alle 15 persone, in quel momenti, secondo l'usciere. Ma la procura ne ha identificate solo tre.
Nel video si vede un uomo entrare nel vicolo e poi andare via. Qualcuno nella notte accede al suo pc con la sua utenza. Sul cellulare di Rossi viene digitato il codice 4099009. Da chi non si sa.
La moglie stessa non crede all'ipotesi del suicidio, troppe cose sono state omesse.
Il marito aveva paura di finire incastrato dalla procura: la finanza aveva perquisito il suo ufficio, temeva forse di essere arrestato, come modo per arrivare al “gruppo della birreria”, il gruppo attorno a Mussari su cui indagava la procura, che avrebbe ricevuto dalla banca favori e soldi.

Viene ritenuto responsabile della soffiata al Sole 24 ore sull'azione di responsabilità, chiesta nei confronti di Mussari e Vigni per i derivati sottoscritti con Nomura e Deutsche Bank, anche se ora è indagato un consigliere di MPS e legale dello Ior, Briamonte.
Rossi voleva andare a parlare in procura, sapeva che gli avrebbero chiesto dei vertici della banca, dei loro rapporti con la politica. Ma, come si evince dalle mail scambiate con Viola, diceva di avere la coscienza a posto. Qualcuno poteva aver timore di quanto poteva riferire ai pm. Ma con la sua morte il problema non si è posto.

Assieme alla banca è crollato tutto un sistema. Fallita la squadra in Serie A e fallita la squadra di basket, sulle quali erano piovuti i finanziamenti di MPS: la prima era arrivata in serie, negli anni del presidente Mezzaroma e dell'allenatore Conte. Entrambi arrivati in città con la banca.
I tifosi vedevano cosa succedeva: che Mezzaroma avesse dovuto prendere il Siena per poter accedere ad un prestito, dei soldi a pioggia sulla squadra (che avrebbero indebitato la banca).
Il sindaco, ora rottamatore renziano, era della stessa “parrocchia”. Sono stato ingannato, ha risposto al giornalista.
Ingannato anche dai falsi bilanci della squadra di pallacanestro:
PAOLO MONDANI FUORI CAMPOInventori di inni e inventori di bilanci: dopo sette scudetti di fila la società Mens Sana Basket quest'anno è fallita ed è finita in serie B. L'ex Presidente Ferdinando Minucci ha trascorso qualche settimana agli arresti domiciliari. Nell'inchiesta è rimasto impigliato anche il Gran Maestro della massoneria Stefano Bisi, indagato per ricettazione. Insieme ad altri, Minucci avrebbe creato in 7 anni un sistema di fatturazioni false per circa 35 milioni di euro pagando in nero all'estero i giocatori.


E poi c'è la gestione degli immobili, altra parte del patrimonio della banca che è stata svenduta: anche di questo Rossi avrebbe potuto parlare in procura.
Come la vendita dei palazzi della banca in via dei Normanni a Roma al fondo Mittel di Zalesky: la vendita dei palazzi era stata fatta a 130 m di euro, una cifra troppo bassa.
Il quotidiano online Ilcittadinoonline.it ne aveva parlato: l'articolo scritto ha fatto scattare la querela di MPS. Forse perché Zalesky era in debito con le banche (tra cui MPS e Intesa) per 2 miliardi di euro e quella vendita ad un prezzo di favore era un affare. Per lui.

Altri immobili sono gestiti dalla Sansedoni Spa, che nel corso degli anni non ha realizzato nessuna impresa su cui si è lanciata. Come l'investimento a Casal Boscone a Roma: un affare, ma per i Ligresti
PAOLO MONDANI FUORI CAMPOIl piano di sviluppo di Casal Boccone a Roma è il fallimento più evidente della Sansedoni. Nel 2010, la Imco di Salvatore Ligresti è indebitata per 80 milioni con Montepaschi e Banca Intesa, ma ha in mano un progetto immobiliare faraonico che sorgerà proprio qui. La Imco sta fallendo eppure Montepaschi e la Fondazione vengono in soccorso di Ligresti e rilevano il progetto per 110 milioni, passandolo alla Sansedoni. I lavori non sono mai partiti, ma oggi Montepaschi ci riprova.

Qui non è edilizia popolare, ma si tratta di una vera speculazione edilizia in campagna, visto che si vuole costruire non per fare servizi, ma per edilizia a prezzi di mercato.
A Galileo Parri, proprietario dell'Hotel Posta del Chianti però la banca non l'ha salvato. Anzi avrebbe pure imposto dei tassi da usura per i prestiti.
Magari perché non fa parte del “groviglio armonioso” che legava banca e imprenditori e politici.
Un amico di Rossi ha raccontato di una cena ad Arcore tra lui, Berlusconi e la Santanché: MPS affidava alla società della Santanché la pubblicità sui giornali di Angelucci. Che era indebitato con MPS.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPOGiuseppe Mussari viene intercettato al telefono per tutto il 2010. Il 25 marzo, Daniela Santanchè gli chiede un appuntamento per il suo socio Giampaolo Angelucci del gruppo Tosinvest; alla fine Angelucci comprerà il Corriere Senese il cui vicedirettore, Stefano Bisi, è il gran maestro del Grande Oriente d'Italia e grande amico di Mussari e David Rossi.


I viaggi al ministero degli Interni: Rossi ogni 15 giorni andava a Roma al Viminale. IL ministero aveva affittato un palazzo di MPS, per 11 ml di euro. Sarebbe stato più conveniente comprarlo: ma nel ministero la banca poteva contare sull'amicizia di Giuliano Amato.

Le origini del buco della banca.
Tutto è iniziato con l'operazione di acquisto della Antonveneta: un'operazione voluta dalla Ior e da Botin (di Santander) per liberarsi della banca e venderla a MPS.
Da lì sono iniziati i guai: la sottoscrizione dei derivati per nascondere il buco di bilancio, le ispezioni della banca d'Italia, la crisi. E ora la gestione di Profumo e Viola, in continuità con quella di Mussari.
La banca è stata parzialmente salvata dai Monti bond, quei 4 miliardi di euro pagati dai contribuenti.
Lo stato potrebbe nazionalizzarla, anziché aspettare che venga spezzettata e venduta a banche estere.
La BCE, coi suoi stress test ha sancito che alla banca senese mancano 2 miliardi di euro per mettersi in regola.
MILENA GABANELLI IN STUDIOAllora, come è andata questa storia? Montepaschi ha in pancia Alexandria e Santorini, che sono 2 derivati molto tossici. Per evitare di scrivere le perdite in bilancio, nel 2009, vanno da due banche: Nomura e Deutsche Bank e rifanno il contratto. Cosa c’è scritto in questo nuovo contratto? In estrema sintesi, ovviamente: che per tappare un buco di 500 milioni, mi espongo per 5 miliardi, però nel bilancio posso scrivere che il buco non c’è. Però poi va a finire che questi miliardi li devi tirar fuori e la banca, che ègià gestita male, prende il colpo di grazia. I vecchi vertici vengono mandati a casa e a processo, i contratti però proseguono, e drenano un mare di liquidità. Siamo ad inizio 2012; arrivano i nuovi vertici, vale a dire Fabrizio Viola come amministratore delegato e Alessandro Profumo, presidente. Possono non accorgersi subito che c’è questo drenaggio di liquidità? Loro dicono che lo scoprono solo ad ottobre del 2012, quandoaprendo la cassaforte del loro ufficio, ci trovano dentro il contratto. Forse non è proprio andata così: in realtà lo sanno già da qualche mese, come da qualche mese lo sa anche la Consob. Perché? Perché la Banca d’Italia, dal 2010, conosce tutti i i magheggi che stanno dentro a Santorini e da marzo 2012 anche tutti i dettagli del derivato Alexandria. E questa ispezione viene spedita a Viola, Profumo e alla Consob il6 giugno del 2012. Quindi insomma, dire che hanno scoperto a ottobre, ecco, magari lascia un po’ di perplessità. Che cosa c’è scritto dentro a questa relazione della Banca d’Italia? Cosa scrive la Banca d’Italia? E questo è il punto. Che sono derivati mascherati da btp, cioè da titoli di stato. E pertanto bisogna immediatamente scrivere le perdite a bilancio. Questo è il succo. E cosa avrebbe dovuto fare a questo punto, il giorno dopo, Vegas che rappresenta la Consob, l’autorità indipendente che tutela i risparmiatori e i piccoli azionisti? Obbligare Montepaschi a mettere a posto i bilanci e informare il mercato. Lo farà quando ormai è tardi e senza dire mai nulla di realmente chiaro. Mentre le autorità di vigilanza, tutte insieme, decidono che per Montepaschi si può fare una contabilità dove non si capisce bene quanti soldi servono alla banca per stare in piedi. Come è andata a finire? Che un mese fa arriva la BCE e dice “vi mancano 2 miliardi e avete 9 mesi di tempo per trovarli”. Questa è la storia della finanza e della contabilità creativa. E poi invece, c’è l’origine di tutti i mali: quella del buco che si apre quando fai il passo più lungo della gamba. Ma qui bisogna tornare un po’ indietro.


Si deve tornare indietro al 2007, all'acquisto di Antonveneta che era del banco Santander di Emilio Botin (del'Opus dei) che intendeva sbarazzarsene: nella ricostruzione di Mondani, Mussari sceglie di accollarsi ad un prezzo maggiorato la banca per fare un favore e accrescere il suo potere.
C'è stato un incontro in Vaticano, e la creazione di 4 conti presso lo IOR dove sono passati i soldi dell'operazione (non rintracciabili). E forse qui sono transitati anche i soldi della corruzione.
Anche di questo avrebbe potuto parlare Rossi.

Una delle vittime di questa storia, come i 7000 esuberi dentro la banca. Mentre i manager e l'AD si sono raddoppiati lo stipendio.

Il link al sito di Report per rivedere la puntata e il pdf con la trascrizione.


Un emiliano su tre

In Emilia ha votato per Bonaccini (dunque per il pd renziano) poco più di 1 emiliano su 3. Gli altri non hanno scelto né la lega (versione LegaPound, al 19,4%) né Forza Italia (con l'8,4% mercoledì la cercheremo a Chi l'ha visto?). L'Altra Emilia si è fermata al 4%, il M5S al 13%.
Gli emiliani non sono andati a votare perché l'offerta politica non era ritenuta credibile, come se non le ritenessero vere elezioni.
Se questo è solo l'inizio di un futuro (renziano), del grande partito unico che mette assieme centro, transfughi dalla sinistra (in cerca del posto al sole) e destra berlusconiana, possiamo anche abolirle 'ste elezioni.
L'Emilia rimane rossa, ma il nuovo governo regionale ha dietro solo un terzo degli emiliani, non è legittimato. Non so nemmeno se si può dare la colpa solo al vecchio, visto che Bonaccini e Richetti proprio da lì arrivano.

La realtà è che con la nuova legge elettorale che il governo ha in mente, ci sono premi elettorali così alti per cui è sufficiente che a votare vadano pochi elettori. Magari gli imprenditori che vanno alle cene da mille euro con Renzi.
Anche la politica (come la sanità, come la scuola, ..) sarà qualcosa per ricchi.

23 novembre 2014

Report – Mps: l'affare europeo (non solo italiano)

Del servizio di Paolo Mondani (con Elisabetta Gherardi) ne ha già dato un'anticipazione Davide Vecchi sul Fatto Quotidiano: riguarda i dubbi sulla morte del capo della comunicazione di Mps David Rossi, uno dei collaboratori di Mussari. Suicidio dice la procura: si sarebbe ucciso lasciandosi cadere di spalle dalla finestra del suo ufficio.
Suicidio, nonostante sul corpo ci siano segni di abrasioni, di ematomi: l'autopsia non ha spiegato tutto e i periti non sono d'accordo sulle cause della morte. Potrebbe anche essere un omicidio: qualcuno potrebbe averlo spinto al suicidio o peggio.
Sul FQ trovate il video in esclusiva con gli ultimi istanti di vita di Rossi: altre persone erano vicine al cadavere negli istanti successivi la morte


Un altro mistero sulla banca, MPS, che è già stata salvata una volta dal contribuente italiano grazie ai Monti bond. Ma ora la BCE ha rilevato come di miliardi ne servano altri, per rispettare i vincoli bancari: Mps non ha superato gli stress test. E ora da problema italiano potrebbe diventare problema europeo.
Di certo, in questo mistero, c'è che i vecchi amministratori hanno gestito male la banca e ora i costi della malagestione ricadono sul contribuente. Sia in termini di salvataggio dell'istituto sia in termini occupazionali.
Il caso Mps è indice dell'incapacità del sistema bancario di autocontrollarsi (ci ricordate gli scandali dei furbetti del quartierino, di Antonveneta?): da Consob all'Abi alla Banca d'Italia. E tutto questo dovrebbe far riflettere, quando si sente dire che la magistratura deve rimanere fuori dalle scelte economiche e finanziarie in questo paese.

Il 6 marzo 2013 muore, cadendo dalla finestra del suo ufficio, David Rossi, capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena. La Procura di Siena apre immediatamente un’inchiesta per istigazione al suicidio, archiviata un anno dopo. La moglie di David Rossi non crede alla volontarietà del gesto e sono molti i dubbi che Report passa in rassegna, dalla dinamica della caduta alle forti pressioni che stava vivendo il marito, sino ai particolari della perizia legale e alle “stranezze” accadute nei minuti seguenti la morte di Rossi.La banca più antica del mondo è stata travolta da uno scandalo finanziario senza precedenti. Dall’acquisto di Antonveneta, nel novembre del 2007, una serie di operazioni spericolate portano l’istituto senese sull’orlo del tracollo. Il cosiddetto Sistema Siena, una rete a maglie fitte costituita da politica, finanza, istituzioni e massoneria, che per anni ha governato la città, si è sgretolato. La magistratura di Milano e Siena indaga. A finire sotto inchiesta sono gli ex vertici del Monte dei Paschi.Ma Banca d’Italia e Consob che dovevano controllare la regolarità delle operazioni sui derivati, poi rivelatisi disastrosi, sapevano che fine stava facendo la banca. Come sapevano delle condizioni disastrose dei conti di Antonveneta, comprata da Giuseppe Mussari a un costo esorbitante. Mentre lo scorso ottobre la Banca Centrale Europea boccia agli stress test il Monte dei Paschi, dichiarandolo la peggior banca europea.

Anteprima su Reportime

Il tumore assistito Bernardo Iovene: il secondo servizio della puntata riguarda le cure assistite per i malati di tumore. Un sistema innovativo nella sua semplicità: dare assistenza anche psicologica al malato, anche a domicilio. Un sistema che rimane in piedi per lo più grazie alle donazioni dei privati. Forse anche perché, lavorando nella casa del paziente, non ci sono grandi appalti da dividersi con gli amici. Eppure ANT Italia e fondazione Bimbo Tu sono due realtà che andrebbero prese ad esempio nella sanità. Se si volesse mettere al centro il malato e non altri interessi.
Luigi è morto il 23 settembre con un tumore osseo, aveva 15 anni. Giancarlo, 70 anni, si sta curando un tumore alle vie biliari, Giampiero al polmone e così Bruno, Bianca: sono 4300 le persone che hanno scelto di farsi curare e assistere dalla Fondazione Ant Italia Onlus.
A domicilio e a prendersi in carico tutta la famiglia è un’equipe formata da medico, infermieri, fisioterapista, nutrizionista. Ma l’equipe dell’Ant mette a disposizione anche il servizio igiene per chi è allettato e lo psicologo per i familiari che lo richiedono, anche dopo la morte. Poi ci sono i volontari che fanno compagnia oltre che al malato anche ai familiari, e quelli più anziani li portano addirittura a passeggio e li accompagnano a fare la spesa. E’ un’assistenza a 360 gradi coperta da 400 professionisti retribuiti e da 1800 volontari, e chiunque l’ha ricevuta è rimasto stupito dalla qualità del servizio ma anche dall’umanità degli operatori.
La filosofia alla base dell’assistenza dell’Ant è l’Eubiosia: la vita in dignità fino all’ultimo respiro. L’Ant riesce a raccogliere 22 milioni di euro l’anno, solo il 18% sono fondi pubblici grazie a convenzioni stipulate con le Asl di 9 regioni italiane, il resto viene da contributi volontari.Come di contributi volontari sopravvive Bimbo Tu, l’associazione che assiste, all’interno dell’Ospedale Bellaria di Bologna, i bambini che devono essere sottoposti ad un intervento di asportazione del tumore cerebrale. L’associazione si preoccupa di far trascorrere al bambino e alla famiglia il periodo di degenza con attività ludiche e didattiche. Con i fondi che ricevono, hanno anche acquistato preziosi macchinari di precisione che permettono di intervenire chirurgicamente senza creare danni al cervello.