31 gennaio 2015

Il dodicesimo presidente

Ho seguito lo spoglio delle schede per l'elezione del presidente della Repubblica ascoltando la radiocronaca di Radio popolare.
Mattarella, S. Mattarella, onorevole Matarella .. bianca, Imposimato..
Le correnti del transatlantico hanno marcato la loro scheda, per esprimere la loro obbedienza: questa volta, diversamente da due anni fa, la disciplina di partito ha prevalso.
Il nome che Renzi ha proposto al suo partito (suo in tanti sensi) è diventato l'unico candidato: Alfanoha chinato la testa venerdì, Berlusconi ha resistito (almeno sulla carta) fino a sabato.
Ma i numeri parlano chiaro. Berlusconi non tiene il partito e lo stesso vale per Alfano: erano tutti sorridenti in aula, oggi. Le vittorie si sa sono di tutti.
Ma di certo questa elezione segna un cambiamento nei modi e nella sostanza delle istituzioni.

Una volta era il presidente della Repubblica che sceglieva il premier, oggi è avvenuto il contrario. E' il presidente del Consiglio che impone un nome alla sua maggioranza.
Presidente di una maggioranza concessa da una legge elettorale che la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale. Dove sedeva fino a ieri l'attuale presidente.
A Palazzo Chigi e al Quirinale ora sono seduti esponenti cattolici provenienti dall'area popolari, ex Dc: il primo a capo del maggior partito del (dicono) centrosinistra. A guida un governo che vara riforme di destra (ricalcando quelle proposte nel passato dalla nostra destra berlusconiana) secondo un patto del nazareno.
Al Quirinale si insedierà un politico che ora è lodato da tutti ricordandone il fratello morto (non l'altro in rapporti col cassiere della Magliana) che dovrà poi firmare sull'Italicum e sulle altre riforme.

Vedremo.
Siamo alla terza repubblica?
Il partito unico di governo schiaccia le opposizioni, che pure si sono lasciate ai margini. Il M5S che pure ha ricevuto il nome di Mattarella all'ultimo, si è intestardito su Imposimato: il partito più internettiano si è rivelato il partito più ingessato. A destra Renzi si ritrova un'opposizione lepenista, in ascesa nei sondaggi (se vogliamo credergli), inconcludente nel paese.
Va dato atto a Renzi di aver fatto una mossa politicamente azzeccata, con Mattarella. Riunendo partito e un pezzo di opposizione, mettendo B. all'angolo. Altro che Amato, l'uomo che piaceva a B. e ai giovani turchi (giovani per modo di dire si intende).
Speriamo che nei prossimi mesi voglia continuare a fare il politico, il che significa anche mediare, ascoltare, rinunciare alle proprie posizioni. Trovare mediazioni.
Quello che era la DC morotea, che oggi torna in voga.
Certo, da cui a dire che è finito il nazareno, ce ne passa.   

30 gennaio 2015

Coniglio bianco in campo bianco - il nuovo presidente nell'editoriale di Travaglio

L'editoriale di Marco Travaglio sul (candidato) presidente Mattarella
Coniglio bianco in campo bianco di Marco Travaglio
 Siccome è una partita tra furbi che si credono l’uno più furbo dell’altro, nessuno può dire se la carta Mattarella sia un atto di guerra di Renzi contro B. per rompere il Nazareno, o una manfrina per consolidare il Patto ma con il coltello dalla parte del manico. Stando a quel che è accaduto ieri, si sa solo che Renzi ha detto: il Nazareno è vivo, ma comando io, quindi votiamo Mattarella al primo scrutinio.
E B. ha risposto: no, comando anch’io, dunque al primo scrutinio Mattarella non lo voto, si va a sabato, e intanto vediamo cosa mi offri in cambio. I due compari erano d’accordo per un nome condiviso (da loro, s’intende) che non si chiamasse Prodi.
A dicembre era Casini, a gennaio Amato.
Poi, anche grazie a un giornale con un pizzico di memoria storica e alle reazioni dell’opinione pubblica, Renzi ha capito quanto sia impopolare Amato, e ha virato su Mattarella. Che, sì, lasciò il governo Andreotti contro la legge Mammì con gli altri ministri della sinistra Dc. Ma questa è preistoria. Da anni il buon Sergio s’è inabissato in un mutismo impenetrabile, ai confini dell’invisibilità, che non autorizza nessuno a considerarlo né amico né nemico del Nazareno. Quel che si sa è che, pur essendo un ex Dc, non appartiene al giglio magico renziano, ma è molto ben visto dall’ex re Giorgio e dalla sottostante lobby di Sabino Cassese, di cui fanno parte i rispettivi rampolli Giulio Napolitano e Bernardo Mattarella (capufficio legislativo della ministra Madia, ex fidanzata di Giulio). La solita parrocchietta di establishment romano.
  

Altro che rottamazione. Altro che il “nuovo Pertini” di “statura internazionale” promesso da Renzi. Brava persona, per carità, ma non proprio “simbolo della legalità” per comportamenti, frequentazioni e parentele. È l’ennesimo “coniglio bianco in campo bianco” (com’era chiamato anche Napolitano, prima che smentisse tutti sul Colle).
Una figura talmente sbiadita che il premier sperava mettesse d’accordo tutti: renziani e antirenziani del Pd, ma anche B. che comunque allontana definitivamente lo spettro di Prodi.

Diciamola tutta: se Renzi avesse voluto rompere il Patto del Nazareno, avrebbe candidato l’unico vero ammazza-Silvio del Pd, e cioè il Professore. Perciò sarebbe il caso che Imposimato – anche alla luce di quel che abbiamo scritto ieri e aggiungiamo oggi sulla sua carriera tutt’altro che lineare – venisse pregato dai 5Stelle di ritirarsi a vantaggio del secondo classificato alle Quirinarie. E che votassero Prodi anche Sel e la minoranza Pd, che ieri hanno incredibilmente abboccato all’amo di Renzi nella pia illusione che Mattarella segni la fine del Nazareno. A meno che B. non scelga spontaneamente il suicidio votandogli contro al quarto scrutinio di sabato, Mattarella non è affatto un candidato anti-B.. Non a caso Renzi, quando ha visto l’amico Silvio vacillare, ha consultato Confalonieri, che è subito sceso a Roma per convincere B. a restare in partita.

Se alla fine, come in tutti questi anni, fra gli umori del partito e gli interessi dell’azienda, B. sceglierà i secondi e voterà Mattarella, potrà metterci il cappello e continuare a spadroneggiare e a fare affari. Anche perché, senza i suoi voti, Renzi può (forse) eleggere il capo dello Stato grazie all’apporto straordinario dei delegati regionali (quasi tutti pd). Ma poi non può governare né far passare le sue controriforme.

Salvo follie autolesionistiche di un Caimano bollito, è probabile che i tamburi di guerra forzisti di ieri siano solo l’ultimo ricatto per alzare la posta, e siano destinati a trasformarsi nel breve volgere di 24 ore in viole del pensiero. Magari in cambio del salvacondotto fiscale del 3%, dato troppo frettolosamente per morto; o addirittura di qualche ministero tra qualche mese. Domani, comunque, tutte le carte saranno scoperte. Compresi i bluff.

Servizio pubblico – la coppia scoppia

Il patto del nazareno che è vivo o è morto, la coppia che forse scoppia (come il titolo della puntata di Servizio pubblico). Un presidente del consiglio, che è anche presidente del maggior partito di sinistra, di area democristiana che propone come presidente della Repubblica un democristiano.
Forse Renzi ha fatto scacco, con la nomina di Mattarella, mettendo Silvio all'angolo. Ma di certo la coppia non scoppierà, deus vult e soprattutto Mediaset vult (come dimostra la discesa di Confalonieri a Roma).





La copertina di Santoro:
La Lega porta in aula un manifesto di 32 anni fa “Non moriremo democristiani”: mettiamo indietro la lancetta di 30 anni?
Lega e NCD hanno criticato la scelta di Mattarella. Per questioni di metodo dice De Girolamo.
Berlusconi dice che il patto non è stato rispettato a metà. Serviva Amato.
Vediamo esemplari del secolo scorso, perché i rottamandi sono meglio dei rottamatori, non abbiamo selezionato una classe dirigente migliore.
A dirigere i comuni ci vanno gli scarti della casta.
Ora ripetiamo Tsipras a vanvera, ricordiamo Pertini con la pipa.
Abbiamo istituzioni deboli, partiti deboli, elettori sfiduciati che siamo costretti ad aggrapparci a quel poco di buono che rimane della prima repubblica.
Ridateci Andreotti, Craxi , sentendo Berlusconi gridare a Renzi “hai voluto la bicicletta” ..

Berlusconi affida ai comunisti il ruolo di affondare Renzi, per far uscire il jolly: un presidente amico del cavaliere. Uno che non è come Mattarella.
Se anche Mattarella verrà abbattuto dai 101, allora Renzi rimarrà l'ennesimo capitolo di una notte della repubblica che non finisce mai.

Che aria tira nel palazzo: Bertazzoni vs Verdini che cerca di scappare in macchina.
L'incontro Berlusconi Renzi che salta.
Le proteste fuori dal nazareno, dei 5 stelle.
L'incontro a Palazzo Chigi dell'altro giorno.
La senatrice Taverna “è tutto uno scambio di favori”. Con l'Italicum avremo 80% di senatori nominati e il presidente di Renzi e B. che sceglierà 8 senatori a vita ..
Orfini “stiamo parlando con tutti, ci proviamo”.
Fassina: “qualcuno dei cinque stelle [su Prodi] non mi basta”.
Ma metterebbe in difficoltà il nazareno. Anche se non sarebbe il modo migliore per eleggere una figura di garanzia in un paese come il nostro.
Berlusconi: “non abbiamo fatto nomi”.
Gotor: “un colpettino al patto del nazareno”.

Gli ospiti in studio erano: Mara Carfagna, Giuliana Ferrara, Gad Lerner e Pippo Civati.
Prima e seconda repubblica anche in questo talk. Dove si è parlato ancora di prima repubblica, di Berlusconi, del nazareno (che è sotto gli occhi di tutti).
Ma col nome di Mattarella il patto è stato violato?
Renzi all'incontro con gli elettori del PD: “fare il nome è la richiesta degli altri partiti, perché il PD rappresenta il 45% dei grandi elettori”.
Di fronte alla platea, Renzi ha spiegato come al colle serva una candidatura autorevole, con la schiena dritta e che sappia dire dei no anche a quelli che lo hanno candidato.
Se falliamo questo passaggio non sarà una sconfitta: se si sceglie quel candidato, dopo non ci sono altri candidati del PD”. Renzi si gioca tutto. Almeno a parole.
Se fallisce chi sarà il candidato vero?

Ferrara: il presidente della Repubblica non sarà il deus ex machina, perché oggi è eletto dal presidente del Consiglio (non come la prima repubblica).
La scaramuccia tra Renzi e B. è solo una reazione emotiva. La coppia politica non scoppierà, dice Ferrara. L'irritazione rientrerà, dopo l'elezione di Mattarella.
Renzi sa che senza B. non ha maggioranza e B. sa che senza il rapporto con Renzi potrebbe rimanere ai margini della vita politica.

Lerner: è emersa la vera natura del patto, che non è un accordo tra pari. Il patto è una astuzia, perché Renzi si è appoggiato alla debolezza oggettiva del suo avversario. Anziano, decaduto, con limitazioni della libertà, col partito in crisi. Renzi ha dato a B. quel po' di ossigeno ma al dunque comanda Renzi. Comanda non da solo, avrebbe preferito un altro al Quirinale.
Mattarella è uno che sa dire di no: per questo lo ha scelto, Renzi. Altro che patto occulto, scambio di favori, lasciapassare politici.
Questa elezione compatterà il partito.

Carfagna: il problema non è il nome di mattarella. Quando si dice che è un problema di metodo, si parla della larga condivisione che anche Renzi aveva auspicato. Noi ci fidavamo del suo modo di procedere: se la Costituzione prevede un quorum alto, ci si aspettava una scelta comune.
In realtà non risulta una larga condivisione su questo nome: è una scelta personale di Renzi per compattare il partito, per avere un presidente con poca autorevolezza internazionale, che non gli faccia ombra.
Perché non Prodi e Veltroni allora? Avrebbero un maggiore autorevolezza internazionale.

Però Berlusconi aveva messo un veto su candidati divisivi e non ex segretari di partito.
Berlusconi, dice l'ex ministro, non chiede la grazia, non pretende la libertà con un codicillo infilato in una legge a Natale.
Cattiveria di Renzi allora? Una dimostrazione della sua forza? Comunque la legge salva B. e la legge salva grandi evasori è rimasta lì, nel congelatore, pronta per essere ritirata fuori.

Civati: avevo chiesto un presidente non espressione del patto del nazareno.
Mi hanno attaccato tutti: avevo proposto Prodi per questo, un nome che poteva piacere a Sel e al M5S. La convergenza su Prodi ha spinto sul nome di Mattarella, dice Civati.
Un nome al di sopra di ogni sospetto.

De Angelis: Mattarella ha bisogno di 505 elettori, su carta ne ha 580 (con Sel e i dissidenti grillini). Ma non si sa mai.
Si parla di militarizzazione del voto, ma c'è la variante Berlusconi.
Letta ha cercato di convincerlo a votare Mattarella, sarebbe anche una tua vittoria.
Meglio di Prodi.
Berlusconi barcolla: stasera ha detto ai suoi di far cadere il governo, con l'aiuto di Alfano.
Perché Renzi rompe il patto allora?
Renzi ha detto Amato mai, perché era una candidatura imposta da Berlusconi e D'Alema. Mattarella serve per stoppare questa trama.
Bersani ora dice di si a Mattarella. Berlusconi potrebbe votare scheda bianca.
Berlusconi vorrebbe incassare qualcosa, ma può rompere solo un po' ….

Travaglio:
Siamo sicuri che con Mattarella, Berlusconi è morto?
Sono 20 anno che lo dicono. Abbiamo cambiato cinque leader a sinistra.
Solo B. è rimasto in sella che aveva paura solo di Prodi. I leader del dialogo rimangono in pace nella tomba del Caimano.
Renzi si è messo insieme a lui da un anno: nella tomba di famiglia ci sono altri posti liberi. Berlusconi nel frattempo è risorto: non può votare ma fa la legge elettorale e rifà la Costituzione, è indispensabile per il Quirinale, al governo.
Renzi non tocca la prescrizione, ci mancherebbe.
Forse B. è ancora in piedi, grazie ai giornali e alle televisioni.
Il conflitto di interessi lo denuncia oggi Forza Italia, che cerca di smarcarsi da Renzi.
Ma Berlusconi ascolta solo i consiglieri delle aziende di famiglia, che lo consigliano sempre di essere filo-governativo.
Come i suoi giornali.
A Berlusconi del suo partito non gliene frega niente: solo le sue aziende. I suoi affari vanno meglio quando governano altri al posto suo, con le garanzie che Violante ha spiegato nel 2002 in Parlamento.
Berlusconi ha regalato FI a Renzi, che ha fatto tutto quello che voleva fare B. ma non ci è riuscito.
Condono fiscale, riforma del falso in bilancio, articolo 18, riforma dei giudici, le ferie dei magistrati. Lo sconto di Agcom sulle tasse per le tv di Berlusconi, le frequenze rimaste a Berlusconi e non passeranno alle compagnie telefoniche.

Ora B. può suicidarsi oppure alzare il prezzo della trattativa stato mediaset e sabato votare Mattarella.
Renzi ha chiamato Confalonieri per far dialogare Berlusconi.
Berlusconi non ha interesse a tornare in Senato. Ha solo interesse che si salvino le aziende, le frequenze.
Se si va a votare, con l'Italicum B. può scegliersi tutti gli eletti. B. non vuole governare, meglio lasciare tutto a Renzi che è giovane.
Il bipolarismo all'italiana ..


L'intervento di Travaglio ha risvegliato sia Lerner che Ferrara: sappiamo quale sia la concezione della politica del direttore del Foglio. Non mi aspettavo un Lerner così filo renziano, che ha rinfacciato al vicedirettore del Fatto di aver detto le stesse cose di cinque anni fa.
Lerner: Renzi persegue un disegno centrista, e ha raccolto voti moderati con cui vorrebbe trasformare il PD. Ma si è reso conto che il gioco poteva diventare pericoloso: allora meglio tenere in piedi un rapporto coi gufi.

Lerner – Travaglio: Renzi non usa Berlusconi, i due la pensano allo stesso modo. Su giudici, stato sociale, falso in bilancio la pensano alla stessa maniera.


Ferrara – Travaglio: quei poveretti dei cinque stelle …


De Angelis: Renzi ha usato Mattarella per bruciare Prodi. Se salta, potrebbe tornare comodo Padoan, che in Europa sappia con chi parlare.
Ci sarebbe un rimpasto al governo, per arrivare al 2018.

Insomma non moriremo democristiani, forse. Ma di certo la politica (e il governo) continuerà ad essere una guerra per bande.

29 gennaio 2015

Professione Lolita – Daniele Autieri

Nel libro di Daniele Autieri c'è una Roma che “La grande bellezza” non è arrivata a raccontare. È la Roma dei fighetti figli dei professionisti dei Parioli e di via Trieste, dei bori figli delle borgate, dei ragazzi pieni di tatuaggi sulle braccia, con dentro una rabbia che non si può spiegare col benessere in cui vivono, cresciuti col culto dell'esoterismo di estrema destra.
Non sono solo i corrotti e i corruttori che si ritrovano nella “terra di mezzo” di cui parla MassimoCarminati in una celebre intercettazione.
Nella terra di mezzo che viene raccontata dal giornalista di Repubblica si ritrovano ragazzine come Jenny e Lalla, giovani liceali con delle famiglie precarie alle spalle e che scelgono la strada della prostituzione per fare soldi, tanti soldi.
Affamata Lalla. Di soldi, di vestiti, di eccessi. Il resto può andare a farsi fottere.”

Ci sono adolescenti come Fairy, che ha passato anni chiusa dentro il bagno per modellare col vomito quel corpo che non voleva essere come immaginava. Gambe lunghe, bacino stretto, una vita piatta. Per fare una vita da sogno, per essere famosa: “Le foto. La moda. La televisione. La fama. La fama più di tutto. Una sensazione unica che ha cominciato ad assaporare lo scorso anno nella disco”. Ma forse c'è anche qualcosa d'altro: come per le due amiche, anche lei ha dietro l'assenza di una famiglia, che pure c'è. Ma che è assente e che non si è mai chiesta cosa facesse tutto quel tempo in bagno. E allora forse anche fare quelle foto, con quel fotografo un po' chiacchierato, valgono il prezzo per arrivare al successo. Anche se si tratta di spogliarsi e fare cose che non avrebbe immaginato.

Infine, Chicca, figlia di un giudice importante, cui non sono mai mancati i soldi, ma l'amore sì. E allora lo ha cercato nel brivido di un'avventura. Rischiando di cadere e farsi male in quel salto nel vuoto.
Liceali a caccia di soldi e coca che considerano il proprio corpo solo una merce da vendere. Dall'altra parte, uomini alla ricerca di carne fresca da comprare, per quel piacere che non si può confessare a nessuno.
Uomini come il giudice, come il presidente della più importante azienda pubblica, come tanti altri professionisti della Roma bene che la sera si ritrovano nei locali e nelle feste più esclusive della città eterna.
Uomini che invece fanno da procacciatori di questa “merce”: K il fotografo che da alle ragazzine un sogno, una prospettiva, “un distributore automatico di speranze”.
Che conosce i punti deboli delle ragazzine come Fairy e Chicca. Che le conoscono forse meglio dei loro genitori. Quali argomenti usare per fare quegli scatti da mettere sui cataloghi, da far vedere alla gente giusta. Uomini importanti, attirati non più dalla vetrina di internet, ma dal passaparola nei salotti discreti della politica e dell’impresa.
Toni, l'ex militare che “ si è infilato nella vita di Jenny e Lalla senza far rumore, cominciando a rimediare loro qualche cliente. La grana, la grana vera”.
Nella Roma di mafia capitale non potevano mancare politici e imprenditori che si dividono gli appalti della città. Imprenditori della Camorra che sanno come farsi rispettare. Personaggi sfuggenti come il camaleonte (e si capirà subito a chi si fa riferimento), con un passato nell'estrema destra, sempre sfiorato dalle indagini ma mai condannato, considerato il vero re di Roma criminale.

Tutto ruota attorno agli stessi ingredienti: sesso e potere. E droga.
E tanti ricatti: ricatti sessuali nei confronti dei satiri che di giorno siedono dentro i palazzi del potere e poi sfogano i loro bassi istinti al chiuso di certi appartamenti ai Parioli.
Vojo di’, tenendo loro per le palle quanta gente c’avresti in pugno? E parlamo de pezzi grossi.”
E tenendo il politico giusto per le palle, è facile farsi largo negli appalti pubblici.
Il potere che incute la paura: come dice il giovane boss “Se un uomo ha paura, diventa una marionetta nelle tue mani”.

Ci sono i buoni in questo romanzo che, diversamente dai cavalieri delle leggende, si muovono a cavallo di una moto e hanno anche qualche macchia nel passato. È il capitano dei carabinieri Marchesi, uno che conosce le regole della strada, perché arriva proprio da quelle borgate dove la legge non la fanno i codici. E che sa che bisogna muoversi con molta cautela in quella terra di mezzo.
«La conosci la teoria del mondo di mezzo, compa’? Ci stanno, come si dice... i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo».
Fa paura pensare che questo romanzo, nonostante le solite e scontate indicazioni iniziali, sia ispirato a fatti reali, la storia delle baby squillo dei Parioli.
È facile il gioco del tradurre i nomi finti dei protagonisti del racconto nei nomi veri delle persone che abbiamo conosciuto negli articoli di cronaca.
Se questa è la gioventù di oggi, i romani di domani, c'è da avere paura sul destino di questo paese.
E di questa città, che stritola i suoi figli più avidi, questi ragazzini che si credono invincibili e che sfidano la morte come se giocassero in una roulette.
Ragazzini che non si rendono nemmeno conto di quello che stanno facendo o di quello che rischiano: lo aveva già raccontato il servizio di Presa diretta "Utilizzatori finali" :
il sesso è diventata una merce come le altre, il cibo, i vestiti, il bere. Un "qualcosa" che non ha più nulla a che fare coi sentimenti, con l'eros, con la fantasia, con la passione.
Un romanzo per parlare di attualità e fare luce perfino sulla cronaca. Daniele Autieri, come è nato “Professione Lolita”?«L'idea era dare subito un messaggio chiaro sulle nuove generazioni che rischiano di cadere in un vortice da cui non sanno uscire. Lavorando da giornalista sulla storia eclatante delle baby-squillo dei Parioli, a Roma, ho scoperto che il fenomeno è molto diffuso. Un romanzo consente di andare oltre e mostrare cosa c'è dietro. Era quello che volevo fare». 
Un fenomeno agghiacciante…

«Il caso del fotografo, con studio dietro piazza Bologna a Roma, ne è un esempio. Ha spinto centinaia di minorenni a farsi fotografare nude, alcune sono state sottoposte a violenze, nessuna ha denunciato. Sono stato io a portare il materiale ai carabinieri. Per le ragazze, il momento più drammatico era parlarne davanti ai genitori». 
Non si tratta di poche sbandate dunque ma quasi di “normalità”?

«È una nuova generazione per certi versi criminale quella che sta crescendo: ragazzi che vendono droga, rubano, ricettano, ragazzine che si prostituiscono. Fenomeni non marginali. Il dramma è che noi, società e anche giornalisti, continuiamo a guardare a queste storie come casi singoli, mentre la criminalità organizzata ha già capito da tempo la portata del fenomeno e ne fa business».

Dall'intervista all'autore su Leggo.it di Valeria Arnaldi

La scheda del libro sul sito di Chiarelettere
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.

Il nuovo presidente

Al Tribunale di Monza mancano cancellieri, i sostituti procuratori non hanno aiutanti, in compenso sono arrivati nuovi funzionari, gente che comanda un esercito che non c'è.

A Roma sono spuntati i topi alla Corte d'appello, il novembre scorso, bloccando le udienze nella capitale. Dove i magistrati lavorano nei bagni.
Ma i magistrati devono smetterla di fare ferie e pensare a fare sentenze, senza criticare il governo, che sia Berlusconi o Renzi.

Modena e Reggio come l'Aquila: anche qui, dopo un terremoto ci sono sciacalli che sorridono. Anche qui finti imprenditori immanicati con la politica per prendersi gli appalti pubblici della ricostruzione. Da fare in fretta in deroga alle leggi.
A l'Aquila erano gli imprenditori vicini alla cricca della protezione civile, mentre in Emilia erano gli imprenditori ndranghetisti che oramai sono dentro il tessuto emiliano.
La terra delle coop, della fu sinistra, del modello emiliano.

Questo è solo uno spaccato del paese che oggi eleggerà (o inizierà l'iter) il suo presidente della Repubblica.
Che deve essere super partes, conoscere la politica, essere una persona conosciuta in Europa, avere prestigio.
Una proiezione al contrario del profilo dei padroni dei voti che stanno gestendo questo mercato delle vacche.

Mattarella (come indica Renzi), Amato o Prodi?

Che farà il M5S? Rimarrà nel bunker?
Quella tra Renzi e Berlusconi è una farsa o veramente il patto del nazareno è a rischio? Se non voti come dico io, faccio votare Cantone  (la foglia di fico)..
Col rischio veramente di eleggere un presidente della repubblica che non fa moniti ma è garante della Costituzione. Che non manda lettere alle procure (come quella a Milano), che non avoca a se le carte (come per lo scontro tra le procure di Salerno e Reggio Calabria), che non firma leggi anticostituzionali.

Temo che sia solo un sogno. Che alla fine potrebbe spuntare (ed essere eletto), un politico navigato come Pierferdinando Casini.
Ha il profilo giusto.
Cattolico, separato, tra destra e sinistra, equidistante e vicino al centro.

In continuità (e senza disturbare troppo) coi suoi grandi elettori.
Che i magistrati si arrangino dunque.
E che si continui a ridere sulle macerie fumanti.


PS: su Repubblica si fa sapere che B. ci starebbe pensando, al nome di Mattarella. Che potrebbe essere eletto stasera. Sarebbe un colpo magnifico per Renzi. 
Certo, una riflessione sul fatto che in queste elezioni (e sul futuro del governo e del paese) pesi ancora la scelta di un pregiudicato, la dobbiamo fare prima o poi...

28 gennaio 2015

Sulle moschee

Dunque, le slot machine vicino le scuole e le chiese, si. Perché non si può limitare il diritto di fare commercio sulla pelle di ragazzini e anziani.
Ma le moschee no. Nonostante la costituzione e il buon senso.
Perché nelle moschee, dice il consigliere leghista leghista Romeo:
«La moschea non è solo un luogo dove si prega, è un luogo dove si prega, ma si fa anche politica. E politica contro l'Occidente».

Che dire allora del parlamentino lombardo, dove si fanno leggi in chiave anticostituzionale?
Anche questo è un costo della politica: far lavorare il pirellone e i consiglieri lombardi su una legge che verà bocciata.

La svendita del colle

Grillo ha chiesto i nomi. Da sottoporre alla rete.
Ma Renzi ha spiegato la linea ai suoi: scheda bianca e poi sabato si elegge il presidente.
Presidente che, si dice, deve rappresentare la più ampia maggioranza. Dei partiti di governo o della finta opposizione, non del paese.
Oggi Silvio e Matteo si incontreranno per decidere come procedere: per una volta sono d'accordo con quello che ha detto ieri sera Salvini.
E' un gioco di ricatti tra l'uno e l'altro: il salva Silvio rimandato, l'ingresso in maggioranza, Berlusconi che salta l'incontro con Renzi per ripicca.
Il candidato che potrebbe arrivare da fuori del nazareno, dice.
Stanno ancora cercando di capire chi sarà il primo a fregare l'altro.

Ma a rimanere fregati saremo noi, miseri spettatori di una sceneggiata insulsa.
Non si elegge così un presidente della repubblica.
Sulla pelle degli italiani, che non capirebbero le sottigliezze di un ritorno del dottor Sottile sul colle.
O di altri personaggi della politica italiana come Fassino, Finocchiaro, ...

27 gennaio 2015

Perché questo è stato – cosa rimane della giornata della memoria

Ma cosa rimane oggi della giornata della memoria?
Leggendo i giornali, la notizia delle celebrazioni si mischia a tante altre: alcune importanti (come le elezioni in Grecia, le elezioni del presidente della Repubblica). Altre decisamente meno: gossip politico, trash televisivo ..
Non si riesce o forse non si vuole ricordare quella che dovrebbe essere la lezione che dovremmo aver imparato, dopo la Shoa.
Che esistono dei diritti fondamentali che nessuno stato, nessun uomo di Stato può arrogarsi il diritto di cancellare. Il diritto di non essere chiuso in un ghetto o in campo, privato del cibo, costretto a vivere di stenti.
Non è successo solo nella seconda guerra mondiale: quello passato sarà stato sarà ricordato come il secolo dei genocidi anche. Di popoli, etnie, massacrati per la sola colpa di esistere.
Orrori che ancora oggi facciamo fatica a comprendere nella loro interezza, perché la nostra mente quasi rifiuta di credere a quelle immagini che testimoniano cosa è stato.


Vengono in mente le parole di Primo Levi (citate da Robert Harris nel suo libro Fatherland)
In qualunque modo questa guerra finisca, la guerra contro di voi l'abbiamo vinta noi; nessuno di voi rimarrà per poter portare testimonianza, ma se anche qualcuno scampasse, il mondo non gli crederà. Forse ci saranno sospetti, discussioni, ricerche di storici, ma non ci saranno certezze, perchè noi distruggeremo le prove insieme a voi. E quando anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti: dirà che sono esagerazioni della propaganda alleata, e crederà a noi, che negheremo tutto, e non a voi. La storia dei lager, saremo noi a dettarla.
Ufficiale SS, citato in
"I sommersi e i salvati" di Primo Levi.

Srebenica
 Tutto questo è stato e continua ad essere ogni volta che c'è un dittatore che reprime l'opposizione, le persone con la pelle di un altro colore, di un'altra religione.
Eh sì, abbiamo perso la guerra, ma abbiamo dominato il mondo e continuiamo a farlo, in silenzio o urlando, tu conosci quello che accade, in Jugoslavia abbiamo vinto noi, e in Rwanda e ogni volta che qualcuno si alza e afferma la panzana demente di fascismo buono, una bontà che non abbiamo mai voluto o rivendicato, perché l'unica cosa che avevamo in mente era di essere giusti della nostra giustizia, senza la lettera maiuscola o i comandamenti o i precetti di chiunque, giusti perché lo avevamo deciso, non buoni.
Ogni volta che accade, per ogni saluto col braccio teso, per ogni dittatore che reprime un oppositore o lo zittisce, per ogni essere umano che si crede onnipotente, noi vinciamo e per ogni silenzio o dimenticanza, noi vinciamo, e per ogni silenzio o dimenticanza, noi vinciamo, e per ogni singolo pensiero che cerca odio con cui affermare la propria rivalsa, anche il tuo nei miei confronti [..] noi vinciamo, e vinciamo per un semplice motivo, abbiamo affermato come regola l'inaffermabile, proprio quel libero arbitrio di cui tanti blaterano, il nostro libero arbitrio, che non riconosce nulla al di sopra di sé, in cielo o in terra[..]
Guardati intorno, pensa al mondo in cui vivi. E quando resti solo, chiediti se ci avete sconfitti davvero.
Patrick Fogli, Dovrei essere fumo
Chiediamoci se abbiamo veramente imparato la lezione. Ancora su Facebook vedo girare post con la faccia del Duce. Gente che inneggia al fascismo, in base ad una presunta (e menzognera) concezione di dittatura dell'ordine. Gente che inneggia a Putin, che tiene la Russia pulita (anche dai giornalisti che fanno domande scomode). Ci siamo già dimenticati i gulag, le leggi razziali, le carceri piene di gente imprigionata senza processo. Ci siamo dimenticati di Aktion T4 e degli indesiderabili che venivano eliminati per un senso di “pietà” da Hitler: i bambini con problemi di handicap, deformi, inabili.
Ausmerzen, come ha raccontato Marco Paolini: eliminare tutte le vite indegne perché IMPRODUTTIVE.
Perché non ce lo possiamo permettere di aiutare gli ultimi, perché c'è il mercato e il profitto, perché chi non rimane al passo è un parassita.
Non le avete sentite anche oggi queste parole? No, forse la lezione non l'abbiamo ancora imparata.

Perché questo è stato - I sommersi e i salvati Primo Levi

Adolf Eichmann - capo ufficio IV B4 - RSHA
Guardie del campo di Auschwitz
Ci viene chiesto dai giovani, tanto più spesso e tanto più insistentemente quanto più quel tempo si allontana, chi erano, di che stoffa erano fatti, i nostri «aguzzini». Il termine allude ai nostri ex custodi, alle SS, e a mio parere è improprio: fa pensare a individui distorti, nati male, sadici, affetti da un vizio d’origine. Invece erano fatti della nostra stessa stoffa, erano esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi: salvo eccezioni, non erano mostri, avevano il nostro viso, ma erano stati educati male. Erano, in massima parte, gregari e funzionari rozzi e diligenti: alcuni fanaticamente convinti del verbo nazista, molti indifferenti, o paurosi di punizioni, o desiderosi di fare carriera, o troppo obbedienti. Tutti avevano subito la terrificante diseducazione fornita ed imposta dalla scuola quale era stata voluta da Hitler e dai suoi collaboratori, e completata poi dal Drill delle SS. A questa milizia parecchi avevano aderito per il prestigio che conferiva, per la sua onnipotenza, o anche solo per sfuggire a difficoltà famigliari. Alcuni, pochissimi per verità, ebbero ripensamenti, chiesero il trasferimento al fronte, diedero cauti aiuti ai prigionieri, o scelsero il suicidio. Sia ben chiaro che responsabili, in grado maggiore o minore, erano tutti, ma dev’essere altrettanto chiaro che dietro la loro responsabilità sta quella della grande maggioranza dei tedeschi, che hanno accettato all’inizio, per pigrizia mentale, per calcolo miope, per stupidità, per orgoglio nazionale, le « belle parole » del caporale Hitler, lo hanno seguito finché la fortuna e la mancanza di scrupoli lo hanno favorito, sono stati travolti dalla sua rovina, funestati da lutti, miseria e rimorsi, e riabilitati pochi anni dopo per uno spregiudicato gioco politico.



Perché questo è stato - Primo Levi “Se questo è un uomo”:

Prigionieri del campo di Auschwitz
Distruggere l'uomo è difficile, quasi quanto crearlo: non è stato agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti, tedeschi. Eccoci docili sotto i vostri sguardi: da parte nostra nulla più avete a temere: non atti di rivolta, non parole di sfida, neppure uno sguardo giudice.
E infine, si sa che sono qui di passaggio, e fra qualche settimana non ne rimarrà che un pugno di cenere in qualche campo non lontano, e su un registro un numero di matricola spuntato. Benché inglobati e trascinati senza requie dalla folla innumerevole dei loro consimili, essi soffrono e si trascinano in una opaca intima solitudine, e in solitudine muoiono o scompaiono, senza lasciar traccia nella memoria di nessuno.
Se questo è un uomo - pagina 182
E chi erano questi tedeschi (ma non solo tedeschi) di cui parla Primo Levi nel suo libro?
Non sono solo gli aguzzini delle SS, come li immaginiamo noi.
Dietro lo sterminio c'erano anche quelli che pianificavano i trasporti, quelli che hanno progettato i campi (fino a quanto possiamo stipare le stanze, per massimizzare l'occupazione?), quelli che hanno studiato il metodo migliore per uccidere gli ebrei e gli indesiderati nel modo migliore.

Medici, come il dottor Pannwitz

..quando io sono stato di nuovo un uomo libero, ho desiderato di incontrarlo ancora, e non già per vendetta, ma solo per una mia curiosità, dell’anima umana.
Perché quello sguardo non corse fra due uomini; e se io sapessi spiegare a fondo la natura di quello sguardo, scambiato come attraverso la parete di vetro di un acquario tra due esseri che abitano mezzi diversi, avrei anche spiegato l’essenza,della grande follia della terza Germania.
Quello che tutti noi dei tedeschi pensavamo e dicevamo si percepì in quel momento in modo immediato: Il cervello che soprintendeva a quegli occhi azzurri, e a quelle mani coltivate diceva: “Questo qualcosa davanti a me appartiene a un genere ‘che è ovviamente opportuno sopprimere..”

26 gennaio 2015

Perché questo è stato - Il giro di Boa, Andrea Camilleri

La rivolta nel ghetto di Varsavia
Uno dei momento più toccanti del libro di Andrea Camilleri, è l'incontro di Montalbano e un ragazzino, appena sbarcato da un barcone di clandestini: questi sfugge alla madre e si rifugia in un deposito. Montalbano lo insegue:
"Poi [Montalbano] vitti lentamente apparire le mano, le vrazza, la testa, il petto. Il resto del corpo restava cummugliato dalla cascia. Il picciliddro stava con le mano in alto, in segno di resa, l'occhi sbaraccati dal terrore, ma si sforzava di non chiangiri, di non dimostrare debolezza. Ma da quale angolo di 'nfernu viniva – si spiò improvvisamente Montalbano – se già alla so età aveva imparato quel terribile gesto delle mano isate che certamente non aviva visto fare né al cinema né alla televisione?

Ebbe una pronta risposta, pirchì tutto 'nzemmula nella so testa ci fu come un lampo, un vero e proprio flash. E dintra a quel lampo, nella so durata, scomparsero la cascia, il vicolo, il porto, Vigata stessa, tutto scomparse e doppo arricomparse ricomposto nella grannizza e nel bianco e nero di una vecchia fotografia, vista tanti anni prima ma scattata ancora prima, in guerra, avanti che lui nascesse, e che mostrava un picciliddro ebreo, o polacco, con le mani in alto, l'istessi precisi occhi sbaraccati, l'istissa pricisa volontà di non mittirisi a chiangiri, mentri un soldato gli puntava contro un fucile”.

Il giro di Boa, Andrea Camilleri
È una foto scattata dalle SS, dopo la distruzione del ghetto di Varsavia, che mostra un bambino, in primo piano  con le mani in alto. Perchè oggi come allora, le prime vittime di tutte le guerre, sono sempre loro i picciliddri, i bambini.
Ogni volta che si fa violenza ad un bambino, tutto questo succede un'altra volta.

E non dobbiamo dimenticare che questo è stato e succede ancora.

JesuisTsipras?

Bild -Tsipras vince euro terrore


Non tutti l'hanno presa bene, tedeschi a parte.
Il giornale lancia l'allarme sull'arrivo dei comunisti (e non spiega se abbevereranno i cavalli al Pireo).

Ma il massimo dell'ipocrisia lo fa il PD, cercando di avvicinare Renzi a Tsipras.
Sandro Gozi: "Gozi: pronti a mediare per Atene "Tsipras? In Italia si chiama Renzi"

Non penso che Syriza abbia bisogno delle mediazioni di Renzi che non è riuscito a fare molto nemmeno per il suo paese.
E in ogni caso Tsipras in Italia ancora non c'è: mettiamoci il cuore in pace.
Non è Vendola, non è Civati, non sono gli altri che erano al congresso di Sel a Milano.
Syriza è un partito radicato nel territorio, con un percorso alle spalle, che dentro ha tante correnti.

Ma di certo il PD non è Syriza, non fosse altro per come ha rinnegato tutte le battaglie su diritti civili e per la difesa degli ultimi.


No, voi non siete Tsipras.

Presa diretta – famiglia abbandonate

La povertà in Italia è diventata una colpa, da nascondere: questa è l'Italia che dal 2008, dall'inizio della crisi, ha tagliato di 10 volte le spese per gli aiuti alle famiglie e oggi siamo il paese che spende meno, per il welfare, in Europa.
Triste primato, per un paese che invece primeggia in corruzione (ed evasione).

La puntata di Presa diretta si è occupata delle famiglie italiane: quelle che perdono i figli, strappati via a volte senza seri motivi, dai servizi sociali, e quelle che devono lottare per gli aumenti delle rette e delle tariffe per scuole e asili.
Riccardo Iacona è partito da Anzio, da una coppia cui il tribunale di Roma ha tolto i 6 figli, che ora vivono in una comunità per minori. Silvia e il marito non sono bravi genitori: la relazione dei servizi sociali parla di un padre assente e di una madre in difficoltà.
Oggi vivono in una casa occupata, avendo ricevuto uno sfratto: per vivere dentro la casa occupata dovranno fare dei lavori.
Una storia iniziata a settembre 2011: i servizi sociali di Anzio mandano due educatrici da Silvia. Dopo il loro rapporto, sono arrivati i carabinieri a prendersi i bambini, finiti in una casa famiglia.
Lo stato italiano spende 560 ml per tenere i bambini in strutture come queste: fondi che potevano servire per aiutare le famiglie come quelle di Silvia. Che vivono in quartieri senza servizi, con genitori che non riescono a seguire i figli, a scuola e a casa, perché mancano asili.
I genitori come Silvia, per arrivare a fine mese, devono ammazzarsi di lavoro: accompagnare i figli a scuola, visto che non c'erano bus.
Silvia aveva chiesto una casa popolare per lei e i sei figli, ma è ancora in lista.
Chissà se il risultato greco non cambi le politiche di austerità, cioè quella politica che ha tagliato i fondi per le famiglie.

I sei figli vivono ora in comunità, dalle suore, in una struttura con campi sportivi: qui Silvia può vederli per 2 ore al giorno. Al comune di Anzio sono costati 500000 euro, e ogni giorno la cifra cresce. Forse quei soldi potevano essere usati per dare loro una casa e aiutarli.
Una storia assurda, che fa sorgere tanti dubbi: a chi servono queste strutture? Alle famiglie o a chi le gestisce con fondi pubblici?

Al comune di Anzio ci sono solo due operatrici per l'assistenza sociale, mancano risorse e i pochi soldi finiscono nelle casse delle strutture per minori. Un controsenso, visto che si dovrebbe puntare alla prevenzione e non all'emergenza.

Eppure la legge vieta di allontanare i figli, per motivi economici: è la legge 149 del 2001.
Ma oggi essere poveri diventa una colpa, da pagare con la perdita dei figli.

Liguria, Sanremo: Iacona ha poi raccontato la storia di Angela (una coppia di origini rumene), che ha perso il bambino dopo un ricovero, mentre il marito era in Romania.
Lei è stata accusata di essere una cattiva madre e il marito (che lavora in Italia) di abbandono.

Il figlio era sottopeso per una disfunzione alla laringe: ma i tempi del tribunale dei minori sono lunghi e nel frattempo il piccolo sta in una casa famiglia gestita dalle suore.
Un costo per la famiglia, quando deve visitare il figlio e per lo Stato.
Un trauma per i bambini, che si sentono abbandonati dalla mamma.

Il console rumeno è arrivato ad una decisione drastica: far tornare la famiglia in Romania, per evitare l'adozione. Spendiamo 506 m di euro per le rette delle comunità: 2776 dall'anagrafe non ufficiale del 2006. Ci sono interessi economici dietro la scelta dei tribunali di affidare i figli a queste strutture?
Che controlli ci sono in queste strutture?
Altra storia è quella raccontata da Sebastienne: era finito in comunità dopo la separazione dei genitori. Il tribunale dei minori ha fatto delle accuse alla madre, accuse basate su una relazione che lei ritiene piena di falsità: il figlio le è stato tenuto lontano, per delle sole chiacchiere.
Francesco Morcavallo, ex giudice del Tribunale dei minori: è ora uno dei principali accusatori dell'operato degli ex colleghi: racconta di decisioni prese in base a relazioni superficiali, di giudici onorari che fanno relazioni ma che si trovano in conflitto di interesse. Perché hanno quote o partecipazioni in comunità di accoglienza. Soci, direttori, fondatori.

Come a Venezia, alla comunità Cedro: un giudice onorario è sia membro della comunità che relatore di relazioni per il tribunale.
Spes è un ente pubblico a Padova che si occupa di minori: il presidente è anche giudice onorario a Venezia. E nel tempo libero si occupa della struttura.

Per diventare giudice onorario si deve partecipare ad un bando e decide la CSM: ma sono nomine clientelari, dice Mauro Imparato, ex giudice, che pure lui denuncia indagini superficiali e casi di conflitto di interesse.

CSM e il garante dell'infanzia hanno declinato l'intervista.
Sono 40mila i minori sottratti alle famiglie: separazioni frutto della crisi, di relazioni dei servizi sociali fatte in modo frettoloso.

Un ex valutatore delle comunità venete accusa la regione di fare pochi controlli: pochi e poco approfonditi, la qualità del servizio non è controllato.
Bambini che vengono allontanati dalle famiglie originarie e che rischiano di essere adottati.
Il controsenso, dice l'ex giudice Imparato è che dare 700000 euro in tre anni ad una struttura (che costa 200 euro al giorno) va bene, dare 20000 euro ad una famiglia è assistenzialismo. C'è qualcosa che non torna.
Perché, una volta messi in comunità, i figli a volte vengono trattati come pacchi, passati da famiglie affidatarie ad altre famiglie affidatarie.

La storia della famiglia Cin è arrivata alla corte europea, che ha condannato l'Italia per come ha gestito il caso: anziché togliere il figlio alla mamma, era meglio aiutare la famiglia. I servizi sciali non sono servizi investigativi per togliere i bambini, ma per aiutarli.

50 ml di euro è la spesa stanziata per aiutare le famiglie: siamo gli ultimi in Europa per le spese alla famiglia. Eppure qui in Italia un bambino su 7 vive in povertà.
E dal 2008 i fondi per le strutture sociali sono diminuiti di 10 volte: sono oggi poco più di 200 ml.

Significa meno asili, meno bus, meno insegnanti di sostegno e rette più alte. Qui si arriva alla seconda parte del servizio: la rivolta dei passeggini a Viareggio.
Il comune ha un buco di 53 ml di euro: per questo non hanno pagato i politici, ma si sono rifatti sulle famiglie. Rette più care, tagli ai servizi.
Il governo dovrebbe mettere questi problemi in priorità: sono il nostro futuro, i bambini.
Ma non è solo Viareggio: in tanti comuni d'Italia siamo all'emergenza dei servizi sociali.
A Roma siamo al minimo storico di nuovi nati: a Tor di Nona, quartiere popoloso, i bambini ci sono, ma c'è carenza di asili nido, con 600 domande senza posto.
Se il pubblico è carente, però le cose private ci sono.
Mancano le strutture sportive, i libri per la scuola, il sostegno alle famiglie, le cure mediche: “nei quartieri popolari il welfare è quello tra famiglie”.

La situazione abitativa a Roma è esplosiva: lo stato non investe nelle case popolari, ma le lottizzazioni dei private invece vanno avanti. I costruttori realizzano asili nido, ma il comune non ha soldi per le maestre. E le scuole rimangono chiuse.
Se i genitori lavorano a chi lasci i figli, se rischi di perderli?

Dossier sugli asili di cittadinanzattiva: un problema che mette assieme nord e sud. Al nord costano, e al sud trovi solo asili privati.
Si parla di infrastrutture solo in termini di autostrade, ponti: ma le infrastrutture sociali non sono al centro della nostra politica.
Che distanza tra la politica e la realtà che Presa diretta mostra – commentava Riccardo Iacona a fine servizio,

Il confronto con la Danimarca. Il paradiso delle famiglie con bambini.
Sabrina Carreras è andata in Danimarca, a Copenaghen: il governo danese è quello che spende di più per le famiglie, per tutte le famiglie, ricchi e poveri.
Una volta la Danimarca era una nazione a bassa natalità: per recuperare il gap, lo Stato ha investito negli aiuti: cure per i bambini gratis, la puericultrice che arriva a casa ad aiutare le neo mamme.
Ogni famiglia riceve un sussidio (eccetto i super ricchi): sono 300 euro a bambino ogni tre mesi.
Fino a 18 anni il dentista è gratuito e anche l'università è gratuita.
Le tasse sono alte, ma sono investite in servizi che sono percepiti dai cittadini: tasse proporzionali alla ricchezza.
C'è la casa dei papà dove questi possono socializzare: perché i papà in Danimarca hanno 1 anno intero per assentarsi dal lavoro, per seguire i figli. Non si deve scegliere tra lavoro o figli.

Poi ci sono le tante scuole per l'infanzia, in città e in periferia.
Il 73% dei bambini frequenta asili (in Italia siamo al 12%): i figli sono un investimento, e lo stato investe in scuole, insegnanti, per avere poi un giorno degli adulti consapevoli.
Ci sono perfino asili per genitori che lavorano di notte: nessuno è lasciato indietro.
Se non ci sono posti negli asili, lo Stato ti paga la tata.
La Danimarca è un paese che investe anche nell'edilizia sociale: in Italia siamo ultimi.
Se perdi il lavoro è hai dei figli, hai diritto a dei sussidi, per affitti e cure.
Anche con la crisi,la riduzione del welfare è fuori discussione.

Che distanza con l'Italia: qui se hai figli sei mediamente più povero, lo dice l'Istat.
Fare figli è cosa da ricchi.
Fondo per le famiglie: 313 ml (Berlusconi l'aveva ridotto a 43 ml), nel 2008 era tre volte tanto.
Fondo infanzia: tagliato del 30% (oggi ha 30 ml di euro per piccoli progetti nelle grandi città).
Fondo per le politiche abitative: Berlusconi ha spostato i fondi per darli a chi voleva comprare casa.
Anche il fondo di sostegno all'affitto è stato decurtato.
Fondi per gli asili: dal 2012 non è stato stanziato un euro dallo stato: mancano 5500 asili e Renzi ha messo sul piatto 100 ml di euro, ma solo per il 2015.

Ma siamo anche il paese delle diseguaglianze: Presa diretta è andata a Perugia a seguire la storia dell'avvocato Cartasegna, il pensionato più ricco d'Italia.
Ex avvocato del comune, percepisce 651mila euro lordi di pensione all'anno.
Come è stato possibile?
Negli ultimi anni prendeva uno stipendio da 1ml di euro l'anno, grazie a degli extra emolumenti concordati col comune, una sorta di percentuale sulle cause vinte. Questo spiega la pensione alta.

Gli extra emolumenti erano stati contestati dall'Inps, ma l'avvocato si è rivolto al TAR e il comune non si è appellato alla sentenza.

L'avvocato percepiva già un salario alto: 12000 euro netti, come dipendente di una amministrazione pubblica. La scelta del comune, gli extra emolumenti, è stata insensata: Gian Antonio Stella si chiedeva se il comune ne fosse consapevole? Li ha pagati i contributi?
Nel pubblico alcuni enti hanno pure evaso: potrebbe avere pure non aver pagato contributi.
E ora che i soldi non ci sono, cosa facciamo?
Tocchiamo i privilegi acquisiti?

L'occasione di Cottarelli è stata un'occasione mancata, dice Stella: è stato fatto fuori dalla burocrazia romana, che si sente intoccabile ancora oggi, nell'era renziana.
Ma questo sarà tema della prossima puntata.
Una sperequazione tra due italie.
Quella che diventa sempre più povera e quella che continua a godere di diritti che non ci possiamo permettere.