19 febbraio 2015

Non è stagione - la presentazione a Milano

Alessandro Robecchi e Antonio Manzini

Alessandro Robecchi e Antonio Manzini


Il momento delle firme
Niente loden o clarks ai piedi: Antonio Manzini lo scrittore romano, autore di noir nonché sceneggiatore e attore, si è presentato alla Feltrinelli a Milano  con un paio di scarponcini pesanti e con un pesante giubbotto.
Accanto a lui, un altro autore Sellerio Alessandro Robecchi (di cui attendiamo il prossimo romanzo tra un mese).
Siamo qui arrivati al terzo libro della serie con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone, il poliziotto romano trasferito ad Aosta per punizione: il poliziotto venuto dalla strada, con le sue idiosincrasie che abbiamo imparato a conoscere (e anche ad apprezzare).
L'insofferenze per i casi su cui deve lavorare. Le conferenze stampa. Certi colleghi "pesanti". Le donne in cerca di una relazione.
Un poliziotto onesto nella sua disonestà, ma con un suo codice etico: perché i furbacchioni, quelli che delinquono, non li può proprio sopportare. E quando gli arriva la rottura di c... , comunque deve andare fino in fondo alle indagini, anche procurandosi prove in modo poco pulito. Con qualche infrazione non prevista dal codice penale.
Anche andando a sporcarsi col fango. Che poi non va più via.

Dell'ultimo libro "Non è stagione", sono uscite diverse recensioni, tutte positive: in alcune si è fatto anche un po' di spoiler.
Due cose si possono dire, senza anticipare troppo le cose: c'è un caso di rapimento dietro, e di mezzo c'è la criminalità organizzata.
Perché, ormai nemmeno nel romanzo noir lo si può nascondere, anche al nord, all'estremo nord di Aosta, troviamo la stessa criminalità del resto del paese.
Il libro descrive molto bene il meccanismo infernale che ingloba e uccide i piccoli imprenditori in crisi, anche con la complicità delle banche.

Nonostante quello che si tenda a pensare, Aosta è una città che Manzini ama, l'ha conosciuta andando a sciare.
Perché non ambientare qui il suo personaggio? Rocco Schiavone è ormai uno di famiglia - ha spiegato ieri sera l'autore. Rocco è un personaggio perfettamente credibile nella sua "incredibilità": non è un super eroe, è uno che si alza malvolentieri la mattina, che ha bisogno della "cannetta" in ufficio, che ha un suo decalogo per le rotture di "cabasisi". Un uomo che non ama molto se stesso e nemmeno il prossimo se dobbiamo dirla tutta. Ma che quando si trova dentro un caso, lo deve risolvere.
Credibili sono anche i personaggi che gli stanno a fianco: ad Antonio Manzini piace molto il dover descrivere l'umanità che ci sta attorno, " raccontare il giallo in quanto tale è banale".
C'è un altro legame con la Val D'Aosta: in quella parte d'Italia c'è un clima freddo e cupo, in molti giorni dell'anno. La geografia del posto corrisponde un po' alla geografia umana del protagonista. Cupo, ma capace di grandi slanci. Anche ad Aosta, del resto, quando splende il sole, sembra di stare in paradiso.

Cosa ci aspetta nel futuro?
Per Rocco Schiavone non è ancora arrivata la primavera, non del tutto almeno. Ma qualche cambiamento dobbiamo aspettarcelo, almeno avendo letto le ultime pagine. E magari scopriremo il mistero che circonda la morte della moglie.
Quello che Manzini teme, però, è il dover passare per le forche caudine della televisione: ci sono dei contatti per una trasposizione in tv delle storie. 
E nel passato, non ha avuto una bella esperienza con gli sceneggiatori TV.

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