30 luglio 2015

Riflessioni di un'estate che vorrei fosse meno frenetica

Ci avete fatto caso? Pure l'estate ci stanno fregando .. C'era un tempo in cui i mesi estivi erano solo quelli del caldo, del calcio mercato, del gossip. Il tempo per riposarsi, per pensare e per oziare nel dolce far nulla, perché no?
Da qualche anno a questa parte assistiamo a mesi estivi sempre più frenetici: l'estate dello spread del 2011, delle mille manovre per tagliare la spesa, la lettera della BCE.
Poi l'estate del sobrio Monti, delle telefonate Mancino Napolitano e della trattativa che non si deve raccontare. Agosto 2013 è stato l'anno della condanna (la prima in Cassazione) di B.
L'anno scorso? L'isis, il califfato, le grandi riforme del nazareno (e anche quello sport ridicolo dell'Ice bucket challenge).

Tutto passa, però.
Così come già oggi ci siamo messi alle spalle l'emergenza profughi, la crisi greca, la minaccia dell'Isis.
Ma anche mafia capitale, le mazzette per Expo (e il mistero dei veri numeri), il Mose, il sistema Incalza e le dimissioni di Lupi, i milioni sprecati in grandi opere...

Vi ricordate ancora cosa scrivevano i giornali su queste storie? E cosa rispondevano ministri e politici di turno? No, non ve lo ricordate.
La nostra memoria, colpa anche di questa frenesia informativa (il bombardamento di notizie a scadenza breve), non ci permette più di mettere assieme i fatti, di ricordare, di farci una nostra idea.
Abbiamo consumato queste storie e non c'è rimasto niente, dentro.
Passato un anno, il califfato è più forte o la sua espansione si è fermata?
Quanto è reale la minaccia?
Quanto siamo vulnerabili rispetto ai lupi solitari? L'operazione strade sicure, coi militari nelle strade, è la risposta giusta?
E poi .. Fino a quando continueremo a parlare di emergenza profughi, senza renderci conto che è un problema strutturale, che questa massa di persone scappa non per una calamità naturale?
Le guerre, le carestie, le dittature, lo sfruttamento delle risorse. Siamo noi europei, noi occidentali l'emergenza, forse.
L'Europa oggi esiste solo come entità finanziaria. Per il momento il default della Grecia (che era il vero spauracchio di Germania e dei falchi dell'austerità) è stato scongiurato.
Vedremo. Di certo noi italiani non potremo più invocare solidarietà ai paesi europei, per gestire i profughi che arrivano da noi.
Solidarietà l'è morta.

In questi anni siamo passati dall'autunno berlusconiano, al loden di Monti e alla sua agenda panacea di tutti i mali. Anziché smacchiare il gattopardo siamo caduti nelle larghe intese che hanno prodotto l'abolizione dell'Ici, trasformata in altre tasse.
La rottamazione, tanto invocata, ha partorito il patto del nazareno coi tanti sospetti sulla fine del governo Letta. Un governo di sinistra, presunta, ha finalmente sdoganato tutti i temi della destra italica.
Basta coi sindacati, coi professori, coi magistrati che fanno solo vacanze.
Basta tutele, articolo 18, meno tasse per i ricchi (e qualcosina per i ceti medi) , ma anche meno servizi.
Basta con queste intercettazioni.
E anche basta con questo giustizialismo … molte persone che conosco, che sostengono questo governo, parlano ormai come qualsiasi berluscones dei tempi che furono.
E sono soddisfazioni (ogni riferimento al salvataggio del senatore Azzollini è puramente non casuale).

Se avessimo un pizzico di memoria riusciremo a vedere tutta la tragedia italiana in tutto il suo splendore. In tutti gli aspetti grotteschi. Come la questione della tassa sulla casa, sulla giravolta del signor presidente del consiglio e dei suoi fan, sull'annuncio di tagliare le tasse, in modo lineare (ricchi e poveri) e i profitti per le imprese.
I numeri, su occupazione, PIL, produzione industriale, presi, stirati e usati nel modo più funzionale alle loro teorie.

Pompei chiusa per colpa dei sindacati. Ma a che punto sono i lavori nel più grande sito storico al mondo? Quante persone sono state assunte, in più, come guide, restauratori, ingegneri, architetti?
Lo sciopero blocca i passeggeri Alitalia a terra .. Qual è la situazione dei pendolari italiani? Non quelli del freccia rossa, ma quelli che ogni giorno prendono il trenino per andare al lavoro?
La situazione nelle nostre città, nelle nostre periferie, la guerra tra poveri dentro cui pesca a piene mani la destra xenofoba e fascista.

E potremmo parlare della riforma della scuola, del jobs act, delle trivelle nei mari del sud, delle province abbandonate, delle strade che dovrebbero portare nei luoghi di vacanza al sud che si interrompono...
La mafia. La corruzione di sistema. L'evasione dei grandi e piccoli furbetti delle tasse... Ve le ricordate ancora?
Stacchiamoci dalla realtà un attimo, prendiamoci il nostro tempo, pensiamo con la nostra testa. Siate cittadini, non consumatori.

Le mie letture estive:
Stragi – Rita di Giovacchino (Quello che Stato e mafia non possono confessare)
Era di maggio – Antonio Manzini
La rivoltella di Maigret – Georges Simenon

Come avrete capito, mi prendo un periodo di riposo.


29 luglio 2015

Rocco Chinnici - la vera antimafia

Il 29 luglio 1983 un'autobomba esplose in via Pipitone a Palermo uccidendo il consigliere Rocco Chinnici (capo dell'uffizio istruzione), i componenti della scorta del magistrato il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi e l'appuntato Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico, Stefano Li Sacchi.
Solo il suo autista Giovanni Paparcuri si salvò dalla strage.
Palermo come Beirut titolarono i giornali.

La mafia usò l'autobomba per mettere fine al lavoro di quel giudice che, assieme ai magistrati dell'ufficio istruzione, aveva iniziato a mettere il naso negli affari della mafia, nelle banche, negli uffici dei signori Salvo, gli esattori per la regione Sicilia (e grandi elettori DC).
Lo ha raccontato il generale dei carabinieri nel suo libro "Noi, gli uomini di Falcone": 
“Il consigliere istruttore, dopo i mandati di cattura per l’omicidio Dalla Chiesa, voleva «salire di livello», andare a colpire il sottobosco politico e affaristico che garantiva complicità e protezione alle cosche. In vena di confidenze, mi aveva fatto quel nome: i Salvo”.

Quel salire di livello voleva dire colpire la mafia nel suo punto nevralgico: quello degli affari, dei rapporti col potere politico per quella convergenza di interessi per cui mafia e stato vanno a braccetto.
Mettere fine a quella zona grigia tra stato e antistato: parole chiare, senza guardare troppo in faccia a nessuno.
Non si faceva spaventare il giudice Chinnici, quando gli chiedevano di seppellire Falcone (nel pool) di processetti e di smetterla di mettere in crisi l'imprenditoria siciliana con le loro inchieste.
Foglio del 24 novembre 1981. Appunto relativo al 18 maggio 1982.ore 12 - Vado da Pizzillo per chiedere di applicare un pretore in sostituzione a La Commare dal momento che il Csm ha deciso che la competenza è del presidente della corte. Mi investe in malo modo dicendomi che all'ufficio istruzione stiamo rovinando l'economia palermitana disponendo indagini ed accertamenti a mezzo della guardia di finanza. Mi dice chiaramente che devo caricare di processi semplici Falcone in maniera che "cerchi di scoprire nulla perchè i giudici istruttori non hanno mai scoperto nulla". Osservo che ciò non è esatto in quanto sono stato proprio i giudici istruttori di Palermo che hanno - inconfutabilmente - scoperto i canali della droga tra Palermo e gli Usa e tanti altri fatti di notevole gravità. Cerca di dominare la sua ira ma non ci riesce. Mi dice che verrà ad ispezionare l'ufficio (ed io lo invito a farlo); è indignato perchè ancora Barrile non ha archiviato la sporca faccenda dei contributi (miliardi per la elettrificazione delle loro aziende agricole); l'uomo che a Palermo non ha mai fatto nulla per colpire la mafia che anzi con i suoi rapporti con i grossi mafiosi l'ha incrementata. Pizzillo con il complice Scozzari ha "insabbiato" tutti i processi nei quali è implicata la mafia, non sa più nascondere le sue reazioni e il suo vero volto. Mi dice che la dobbiamo finire, che non dobbiamo più disporre accertamenti nelle banche.
Ecco, parli di Chinnici e pensi a tutta quell'antimafia di facciata che c'è oggi. Che preferisce non vedere il gattopardismo dei politici di ieri che si riciclano nei nuovismo di oggi.
Che preferisce non aprire certi cassetti, non far partire certe inchieste.
Che preferisce celebrare i loro eroi antimafia a tutte le ricorrenze (Capaci, via D'Amelio, via Pipitone, via Carini), per poi far finta di niente. 
Sono questi, i veri professionisti dell'antimafia cui faceva riferimento Sciascia nel suo articolo.

Ma tanto, domani sarà un altro giorno.

Nel segreto dell'urna

Nel segreto dell'urna la coscienza non vi vede ... E così i senatori PD salvarono Azzollini.
Tutti vissero felici e contenti.

PS: sempre in tema di PD, Verdini rassicura la sinistra PD, non vuole entrare nel partito.
Meglio il jolly

Niente alibi per le imprese


L'approvazione del jobs act, una delle riforme necessarie e urgenti di questo governo, era stata seguita da un'uscita del presidente del consiglio: "ora gli imprenditori non hanno alibi per assumere".
Si è visto poi come sono andati i fatti: si assume perché ci sono gli sgravi.
Ora, per mantenere la promessa di abbassare le tasse alle imprese, si taglia sulla sanità pubblica: sono soldi per trasformare l'Italia, grazie a detassazioni incentivi, come la Slovenia. O l'Albania. Il paradiso per gli imprenditori.
La campagna contro i sindacati segue lo stesso percorso.

La rivoluzione copernicana in questo consiste: il taglio al servizio pubblico non riguarda solo la sanità, ma anche il settore dei trasporti.
Con la privatizzazione di Trenitalia, quali saranno i rami su cui il privato investirà?
Quelli dei pendolari o quelli redditizi dell'AV?

L'obiettivo è rendere il paese attrattivo per gli investimenti.
Un giorno forse riusciremo a rendere più attrattivo il paese per gli italiani.

PS: oggi il Pd da libertà di coscienza nei confronti dell'alleato Azzollini, su cui pende la richiesta di arresto.
IL PD non vuole metterci la faccia. Allo stesso modo del segretario che, disertando la festa de l'Unità, ha schivato le proteste.
Ma quante facce ha questo partito?
Quella della rottamazione e del cambio verso ma anche quella del bavaglio.

28 luglio 2015

La norma inutile (sulle intercettazioni)

Esistono già delle norme a tutela della privacy, perché allora introdurre un nuovo reato, per chi registra conversazioni private, col rischio di creare più confusione che altro?
A pensar male si direbbe: ci hanno provato, per togliersi di mezzo il rischio di finire svergognati da Report o altre trasmissioni di inchiesta.
Ora, dopo il mezzo dietro front del Pd, che prima ha votato e poi ha fatto l'emendamento, che possiamo dire?
Che è stata introdotta una norma inutile, che tenderà a far passar la voglia al cittadino di ribellarsi (al pizzo, alla richiesta di tangente ..).
E tutto questo mentre ancora aspettiamo la norma, quella sì utile, sul blocco della prescrizione.
Si difendono, i signori del PD: 
Ma davvero c’è chi, in buona fede, può pensare che questo Governo, questo Parlamento, questo gruppo parlamentare Pd passino il proprio tempo cercando di limitare il potere di indagine della magistratura, di favorire la criminalità, di impedire all’informazione di svolgere il proprio compito?
Mah, vedete voi.
Il vincolo dei tre mesi per il pm per presentare la richiesta di rinvio a giudizio.
Il blocco della pubblicazione delle intercettazioni (in nome di una privacy che non viene mai evocati per i processi mediatici..).
La norma Pagano (e poi il passo indietro).

E la prescrizione che galoppa, la responsabilità civile dei giudici, ....

Giuseppe Lo Bianco nell'intervista al procuratore Scarpinato:
Un’altra norma prevede il carcere sino a 4 anni per chi divulga riprese o audio registrati di nascosto. Intanto c’è da dire che l’e-mendamento è presentat onell’ambito della legge delega sulla riforma delle intercettazioni disposte dalla magistratura. Viene da chiedersi cosa c’entrino le registrazioni compiute da normali cittadini. Se lo scopo è criminalizzare comportamenti eventualmente diffamatori, mi pare evidente che siamo fuori dalla legge delega. Anche perché i comportamenti illegali eventualmente configurabili sono già coperti da reati esistenti, quelli sulla diffamazione, sulla illecita interferenza della vita privata e tutela della pri-vacy.E allora?Il risultato che si ottiene èquello di disincentivare il contributo dei cittadini all’accertamento dei reati. Non mi riferisco solo ai reati di mafia, ma anche alla vasta fenomenologia della corruzione, degli abusi di potere e dei reati dei colletti bianchi commessi in segreto in un’atmosfera da omertà blindata.Che ne pensa dell’emendamento del Pd che pare salvare il diritto di cronaca?Senza di esso si comprometterebbe il diritto di informazione in contrasto con una recente sentenza della Corte europea per i diritti umani che ha ritenuto lecita la ripresa nascosta e la pubblicazione di una conversazione tra un giornalista e un terzo per la prevalenza sul diritto alla pri-vacy del dovere del giornalista di informare l’opinione pubblica e del pubblico ad es-sere informato.

Apprendisti stregoni

Immaginate se l'architetto, che vi ha fatto tirar giù la casa perché il progetto originale non andava bene, ve la fatta riprogettare, vi dicesse: ora dovete aspettare altri venti anni prima di entrarci dentro.
Come, dopo tutti questi sforzi ..
Non so se la metafora edile è quella giusta, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente, dopo l'uscita del FMI (serviranno altri vent'anni  per il ritorno all'occupazione pre crisi). 
A babbo morto potremo dire, ecco la cura della Troika a base di rigore, norme dogmatiche, taglio della spesa sociale, taglio delle tutele dei ceti deboli .. ha funzionato.
Cosa ce ne facciamo di economisti come questi, allora?
Tutti sti sforzi per vedere, forse, la luce tra una generazione?

Ritorno a quanto ho già scritto settimane fa: di fronte a questa crisi non esistono regole o teorie buone. Non sta scritto da nessuna parte che la flessibilità e l'assenza di tutele crei posti di lavoro.
Che il deficit sia negativo a prescindere.
Che bisogna togliere di mezzo i servizi pubblici a favore del privato.
Che la strada delle riforme sia quella giusta.

FMI non tiene conto delle riforme fatte, rispondono al mef ... Ovvero il decreto Poletti per rendere più semplice il passaggio da tempo indeterminato a tempo indeterminato.
Gli sgravi fiscali sui nuovi contratti, quelli che rendono più semplice il licenziamento e poi, quando finiranno i soldi vedremo.

Dei tagli lineari alla sanità.

Ne riparliamo tra vent'anni. 
C'è tempo no?

27 luglio 2015

Una stagione selvaggia, di Joe Lansdale

Quel pomeriggio in cui tutto cominciò ero nel grande campo dietro casa con il mio buon amico Leonard Pine. Io avevo in mano il calibro dodici e lui lanciava in aria i piattelli.- Lancia, - dissi. Leonard lanciò, un altro piattello partì verso il cielo, io scattai con il fucile e lo centrai in pieno.- Ragazzi, - disse Leonard, - non ti capita mai di mancarne uno?- Solo se lo faccio apposta.Era un bel po' che preferivo tirare al piattello invece che sparare agli uccelli in carne e ossa. Uccidere non mi piaceva più, ma sparare mi divertiva ancora. Prendere la mira, premere il grilletto, sentire il rinculo e vedere il bersaglio esplodere in mille pezzi dava una soddisfazione speciale.
- Vai ad aprire un'altra scatola, - disse Leonard. - I piccioni sono tutti morti.- Lancio io, spara tu per un po'.- Ho sparato il doppio di te e ho mancato metà di quelle caccolette.- Non importa. E comunque i miei occhi si stanno stancando.- Stronzate.Leonard si avvicinò, si pulì le manone nere sui calzoni kaki, si avvicinò e prese il calibro dodici. Stava per caricare il fucile e io stavo per caricare il lancia piattelli quando Trudy girò l'angolo della casa.

Hap Collins e Leonard Pine sono nati con questo libro, primo di una serie di noir ambientati in Texas con protagonisti questa coppia incredibile di detective.
La stagione selvaggia rappresenta il loro battesimo, dunque, in molti sensi: li troviamo così, nell'incipit della storia, a sparare cartucce contro bersagli.
Leonard reduce dalla guerra in Vietnam, nero, repubblicano e gay (nessuno è perfetto).
Hap, reduce da un passato dentro i movimenti degli anni sessanta, la galera per aver rifiutato la chiamata per la leva e un matrimonio. Tanti sogni finiti non troppo bene. Come il matrimonio con Trudy, la ex moglie.
È lei che, quel freddo giorno di inverno texano, sbuca da dietro l'angolo proponendo a Hap un affare.
Mi mise la mano sulla spalla. - Hap, amore mio, che ne diresti di fare duecentomila dollari facili facili? Esentasse”.

Nella vita non ci sono duecentomila dollari facili, per uno come Hap: la vera storia di quei soldi parte da Howard, l'attuale compagno di Trudy, che in cella ha avuto la soffiata dei soldi di una rapina in banca. Finiti in fondo al Sabine, un fiume di quelle parti, un fiume che Hap conosce bene.
Trudy convince Hap (che in effetti non è uno che resiste molto al fascino delle donne) che tira dentro l'affare anche l'amico Leonard.
Che, avendo diciamo un diverso orientamento sessuale, riesce a vedere la cosa da un punto di vista più distaccato. E anche a giudicare Trudy e i suoi veri obiettivi in modo razionale
“Dal mio punto di vista è solo una puttana con la lingua lunga, e tu un coglione di prima categoria che sa distinguere un'erezione e il vero, dolce amore. Buonanotte.La cosa che preferisco di Leonard è la sua sensibilità. ”

Hap e Leonard vengono presentati così al resto della band, tutti reduci in varie maniere degli anni sessanta. La stagione selvaggia … Ci sono i sognatori di un mondo migliore, reduci di gruppi che hanno fatto militanza armata contro il sistema, figli di papà.
Ma anche la ricerca dei soldi, in un affluente del Sabine, in un posto ben particolare noto a Hap, si rivelerà una “stagione selvaggia”.

Primo perché ci sono da raccogliere quei soldi dal fondo fangoso e freddo delle acque:
- Non ti lascerò stare là sotto a lungo, con o senza bombole d'ossigeno. Se non torni su in fretta, verrò laggiù a salvarti il culo.- So che è la tua parte preferita, Leonard, ma porta a galla anche il resto insieme a quello.- D'accordo.

E poi perché i tranelli e i doppi giochi sono sempre in agguato.
Per salvare la pellaccia, i nostri due investigatori (che ancora non sanno di esserlo) dovranno lottare contro altri cattivi cui quei soldi fanno gola.

Il finale, amaro ma salutare come una medicina che cura i malanni, Hap si ritrova da solo a riflettere sui suoi passati ideali, sul suo presente e un po' anche sul futuro:
“Io invece non avevo nemmeno più una stazione da raggiungere nella vita. Era come aveva detto lei, vivevo alla giornata e pensavo che andasse bene così.Ma ancora una volta lei mi aveva mostrato un po' di cuore e di anima e mi resi conto del perché finivo sempre con il seguirla.Al di là di tutto, lei era convinta che le cose potevano migliorare. Che la vita non era solo un gioco. Anch'io le avevo creduto, una volta, e avevo perso, ed ecco perché, mio malgrado, mi era sempre piaciuta averla intorno, non importa come mi sentivo dopo.Mi faceva pensare che gli esseri umani potessero cambiare davvero le cose. Alla fine il suo modo di farlo non era migliore di quello contro cui combatteva, ma c'era dell'idealismo.Con tutto quello che sapevo adesso, non avrei mai più potuto sentirmi come allora. Ero troppo esperto e pratico per tornare a guardare la vita attraverso un paio di occhiali rosa, o per pensare che uno potesse risolvere i problemi del mondo a tavolino.Ma perdere il mio idealismo, smettere di credere nella capacità degli esseri umani di andare oltre i loro istinti primitivi, significava diventare vecchi, amareggiati e inutili per gli altri, perfino per me stesso.L'idealismo era un po' come vedere Venere nel cielo del giorno. Una volta ero in grado di vederla. Ma con il passare del tempo mi serviva meno e volevo scrollarmene di dosso la responsabilità, e avevo perso la capacità di vederla, di crederci”.

La scheda del libro sul sito di Einaudi.

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.

Licenziate, tagliate, privatizzate

I sindacati irresponsabili che bloccano i turisti fuori da Pompei o lasciano a terra i viaggiatori di Alitalia (con tutta la fatica che ho fatto con Etihad ..).
I macchinisti di Roma che non vogliono timbrare il cartellino, che sono più di quelli di Milano ma lavorano meno (sti romani!).

Ma perché non li licenziamo? Perché non cacciamo sti sindacati? Che vergogna, che figura ..
Licenziamo. Tagliamo. Privatizziamo. Facciamo come la Tatcher, come Reagan, che hanno tagliato le tasse (e anche i servizi, però).

A mettere assieme tutti i tasselli, verrebbe da pensare che esista una regia dietro tutto questo. Sindacati irresponsabili è roba alla House of cards (prima serie, le puntate sulla riforma della scuola).
Perché a Pompei era in corso un'assemblea convocata da giorni e comunicata al dirigente.
Si poteva trovare un'altra data, un'altra soluzione e non lasciare fuori i turisti? Certo. Chi ha questo compito però?
A Roma i mezzi non ci sono perché Atac più che trasportare i romani è stata usata come poltronificio per amici. La parentopoli romana è questo: ci sono troppi dirigenti e impiegati rispetto agli autisti. Che magari sono più di quelli di Milano, ma hanno meno mezzi funzionanti.
E, per inciso, anche nella laboriosa Lombardia i mezzi di Trenord hanno fatto cilecca col caldo.
Facciamo intervenire i capitali privati? Una soluzione: ci sono linee del trasporto pubblico che sono un investimento, i romani preferirebbero usare i mezzi piuttosto che l'auto.
A che serve allora questo fumo contro sindacati, assemblee, diritti dei lavoratori ? Ieri Gutgeld, commissario alla spending review ha annunciato tagli da 10 miliardi alla sanità. Necessari per poter abbassare le tasse agli italiani.
Se la sanità non è efficiente, però, è perché è troppo vincolata dalle scelte politiche: le nomine dei primari, le convenzioni date ai privati (amici), gli appalti.
Non è un caso che la vicenda Crocetta- Tutino riguardi proprio la sanità siciliana.
Sarà capace la politica di rinunciare a mettere becco sulla sanità?

Servono i soldi, per abbassare le tasse, magari proprio quei soldi dell'ICI sulle scuole private che la Chiesa non vuole pagare. Senza questi, la promessa di Renzi su meno tasse in cambio delle riforme rimane uno spot.
E allora bisogna indicare un capro espiatorio e preparare il terreno ai tagli, alle privatizzazioni, allo smantellamento. 
Come Reagan. Passato alla storia per aver fatto chiudere il ceto medio e allargato la forbice tra ricchi e poveri.

Ma non ditelo agli italiani.

26 luglio 2015

L'uso della politica delle intercettazioni


A sinistra l'editoriale di Feltri sulla macchina del fango
Le intercettazioni usate come strumento di battaglia politica.
Le intercettazioni di sinistra (che non indignano) e quelle di destra (che indignano).
Il corto circuito mediatico giudiziario. Il potere delle procure e della polizia giudiziaria (e di certi giornalisti) che condizionano la politica.

Il tutto ruota attorno all'intercettazione (presunta) in cui Crocetta non commenta l'uscita (sempre presunta) del chirurgo Tutino. Un'intercettazione che si è deciso che non esiste e che, dunque, siamo alla solita macchina del fango, di sinistra. Feltri può oggi sfogarsi nel suo editoriale: guardate come trattano noi, mentre i giornalisti de l'Espresso possono fare come gli pare ..

Ecco che si torna allora a parlare dell'uso e della limitazione delle intercettazioni. Il siparietto all'interno del governo tra il poliziotto buono e quello cattivosulla questione degli ascolti “rubati” (che spesso sono l'unico modo per sentire una parola non falsa da certi personaggi).
E nessuno che si chiedi come mai il governo proceda da solo, senza tener presente il parere dei giornalisti e magari anche del Parlamento.

Eppure non sarebbero le uniche intercettazioni di cui parlare.
Ci sono quelle dove viceministri e politici locali decidono della porcata sulla centrale Tirreno Power.
Quelle attorno alla vicenda Ilva.
Quelle tra Adinolfi e Renzi (e altri invitati) in cui si racconta come si fa finire un governo (#enricostaisereno).

Eppure si parla solo dell'intercettazione di Crocetta. Che sarebbe stata ascoltata da duegiornalisti de l'Espresso e confermata da una fonte. Che, dopo che uscì sul settimanale, portò alla solidarietà di Renzi, Grasso e Mattarella.
E che ha portato all'autunno del governatore siciliano.
Perché c'è l'accanimento, la macchina del fango, l'urgenza di bloccare la pubblicazione delle intercettazioni ..
Ma Crocetta se ne deve andare.

E inizio a farmi un'idea personale di quali siano gli interessi dietro questa storia.
Interessi politici per prendere due piccioni con una fava.



Vorrei aggiungere una cosa, a tutti i giornalisti che oggi hanno sposato la linea anti intercettazioni.
Settimana scorsa è stato annunciata la (solo promessa) più grande sforbiciata alle tasse, il taglio dell'IMU. Senza spiegare in modo chiaro da dove prendere i soldi. Tanto sono sei mesi che ci stiamo lavorando..
E' passata una settimana è siamo ancora ai titoloni, alle voci di palazzo, alle anticipazioni.

È questo il vostro mestiere?

24 luglio 2015

Quel pasticciaccio brutto del caso Eternit

Nel novembre scorso la Cassazione aveva assolto tutti gli imputati al processo per l'Eternit (per il reato di disastro ambientale), indicando ai magistrati che avevano sbagliato reato:
I giudici di terzo grado annullano tutti i risarcimenti: "Reato non oltre il 1986. Ma dovevano essere contestate lesioni e omicidi". Infine la "censura" del mancato adeguamento delle normative nonostante gli effetti dell'amianto fossero noti già dalla fine degli anni Settanta
E' partito poi il secondo processo, per il reato di omicidio e ora il GUP a Torino rimanda tutto alla Consulta, contestando ai magistrati il voler processare la stessa persona due volte per lo stesso reato: è il principio "ne bis in idem"
Sarà la Corte costituzionale a decidere sul processo EternitIl gup Federica Bompieri ha sollevato una questione di incostituzionalità, il processo sarà interrotto in attesa di una pronuncia della Consulta. Se si andrà avanti, la procura contesterà altri 94 casi di morte da amianto
Sta a vedere che è solo colpa dei poveretti che sono morti, per quell'amianto.
Di chi è la colpa di questo pasticcio? 
Dobbiamo pensar male e tirare in ballo la norma sulla responsabilità civile dei magistrati ? E magari anche il vuoto legislativo?

Paese dei misteri

Italia, paese dei misteri.
Dall'altro ieri, dalla sentenza di Brescia, almeno una parte di questi si sono dissolti, mostrando il collegamento tra stragisti neri, servizi, catena politica. "Io so ma non ho le prove .." a 40 anni di distanza dalla frase di Pasolini, le prove sono state ritenute credibili anche da un Tribunale.
Rimane ora da svelare tutto assieme il filo nero che lega le stragi, le bombe, i tentativi di colpo di stato, i cadaveri eccellenti, dal 1969 (e forse anche prima), fino ad arrivare agli anni '80.
O forse bisognerebbe legarci dentro anche le bombe del 1992-1993. Gli ingredienti sono quelli: la politica in cerca di nuovi equilibri, la massoneria, la mafia, i servizi deviati ma fedeli ad una certa linea. Sapremo mai le vere ragioni della strage di Capaci (in quel modo in quel posto), del perché di via D'Amelio?
Capiremo mai se ci sono state veramente ingerenze alla nostra politica, sovrana e democratica, da parte di enti esterni allo stato che con esso cercavano di dialogare a colpi di bombe?
Mistero.

Ma siamo in Italia e misteri sono argomento che non difetta mai.
Anche rimanendo ai giorni nostri.
Ci sono i dialoghi tra Adinolfi e Renzi sulla fine del governo Letta, l'interesse di Berlusconi a trovare un altro percorso.
I dialoghi tra politici, dirigenti, tecnici sulle vicende Tirreno Power e Ilva.
Qual è il confine tra politica e impresa, per queste persone? Per quale motivo si interessano alle relazione dei periti e dei tecnici sull'inquinamento dell'aria? Quale fine li ispira? La tutela della salute pubblica?
Gli operai continuano a morire nell'altoforno e i tarantini a respirare le polveri dai parchi minerari.
Mistero.

Il mistero dei biglietti venduti ad Expo: dice Sala che per colpa del caldo i tornelli sono andati in tilt. Come i treni di Trenord.
Ma sarà comunque un successone. 
Rientreremo nei costi dunque? E che ne sarà dei terreno dopo Expo?
Mistero (e chi dubita è un gufo).

Infine, il mistero dei misteri: l'intercettazione (presunta) su Crocetta e il chirurgo.
Comunque vada, che l'intercettazione esista o meno, verrà strumentalizzata per mettere il bavaglio sulla loro pubblicazione. Il famoso bavaglio che ai tempi in cui c'era lui era un attentato alla stampa e ora (come l'abolizione dell'Imu), una necessità.
Così, finalmente, basta misteri.

23 luglio 2015

Eroi senza nome di Maurizio Lorenzi

Quando il senso del dovere diventa esemplare coraggio

Eroe: chi sa lottare con eccezionale coraggio e generosità,fino al cosciente sacrificio di sé, per una ragione o un ideale ritenuti validi e giusti.

Questa la definizione che ho trovato sul mio vocabolario Zingarelli della parola.
Eroe, parola quanto mai abusata, basta solo fare una ricerca su google.

Ma dopo aver letto le storie raccontate in questo libro dal poliziotto scrittore Maurizio Lorenzi, trovo che per queste persone, la definizione sia estremamente calzante.

La squadra dei vigili del fuoco di Bergamo di cui faceva parte Marco Cavagna.
I sommozzatori di Mestre, tra cui Gianpaolo Canciani.

Sono Italiani che hanno indossato una divisa, rappresentanti dello Stato, e che diversamente da altri, hanno dato “lustro” all'Italia.
Ma purtroppo sono rimasti eroi “senza nome”, senza che la memoria storica di questo nostro paese (sfortunato perché ha così bisogno di eroi) abbia tenuto traccia dei loro nomi.

Leggetevi allora le loro storie, raccolte dall'autore raccogliendo le testimonianze di persone che hanno avuto la fortuna di conoscerli da vicino: la moglie di Antonio, la sorella di Emanuela, la persona salvata da Claudio, gli amici di Marco .
Da ogni racconto emerge un tratto comune per questi eroi: erano e sono persone positive, capaci di accettare grandi sacrifici imposti dal lavoro e dalla divisa indossata.

Dunque, a questi eroi possiamo solo dire una cosa: grazie

Il blog dell'autore con l'intervista a Rainews 24 e la pagina FB dedicata al libro.

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.

Il momento per la verità

Prima avevamo solo una verità storica, che si era consolidata a partire dal lavoro di storici, analisti, dei magistrati che avevano portato avanti le istruttorie.
Non era la giustizia, per le vittime e per le stragi che hanno insanguinato l'Italia degli anni '70 e condizionato la storia del nostro paese. 
Ma era comunque una verità.
La matrice fascista degli esecutori materiali e di chi ha pianificato quelle stragi.
Le coperture da parte di pezzi delle istituzioni e i depistaggi.

Da ieri, dopo la sentenza della corte d'Appello di Brescia (per la strage di piazza della Loggia), abbiamo anche un pezzetto di verità giudiziaria: il reggente di Ordine Nuovo Carlo Maria Maggi e la fonte dei servizi Maurizio Tramonte sono stati ritenuti responsabili della strage.
Non andranno in galera e non era questo l'obiettivo del processo, della parte civile e delle tante persone che hanno seguito questo processo.
Sappiamo, dalla sentenza, che i servizi sapevano che Ordine Nuovo aveva pianificato l'attentato, portato la bomba a Brescia.
E il generale Maletti, del SID, si guardò bene dall'informare i magistrati.
E non è pensabile un simile atteggiamento da parte dei nostri spioni, senza una qualche protezione politica.
Qualcuno nel palazzo sapeva.

Il giudice Salvini, che aveva aperto un'istruttoria sulla pista fascista per Piazza Fontana, commenta:
“Questo esito è il premio per un impegno, quello della Procura di Brescia,che non è mai venuto meno in tanti anni. Se la Procura di Milano avesse fatto altrettanto,credo che sarebbe stato possibile andare anche per piazza Fontana al di là di quella responsabilità storica che comunque le sentenze han-no accertato in modo indiscutibile nei con-fronti delle stesse cellule di Ordine Nuovo al centro del processo per piazza della Loggia”.


Con questa sentenza si apre la possibilità di aprire una riflessione sulle stragi degli anni '70, su quanto la nostra storia, la nostra politica, sia stata condizionata da fattori esterni. Manlio Milani, presidente dell'associazione vittime: “La sentenza impone una profondissima riflessione su quegli anni dal ’69 al ’74”.
Sempre che ci sia la volontà di aprirli quei cassetti, quegli armadi. Sempre che ci sia la volontà da parte dello stato di mettere in discussione se stesso.

22 luglio 2015

Eroi senza nome – i vigili del fuoco di Bergamo a L'Aquila

Marco Cavagna
Nella notte del 6 aprile 2009 , le scosse del terremoto a L'Aquila causarono 309 vittime tra la popolazione. Abbiamo visto tante volte le immagine delle rovine: la prefettura, la casa dello studente, il centro storico puntellato e deserto …
Maurizio Lorenzi racconta questa tragedia attraverso il ricordo delle squadre dei Vigili del Fuoco che, appresa la notizia, si mobilitarono fin da subito per i soccorsi.
Bergamo uno, Bergamo due e le due squadre Usar (Urban search & rescue) di Bergamo e Venezia.
Il silenzio.È la cosa che ti colpisce maggiormente di una città colpita a morte del terremoto.Silenzio imperante, assoluto padrone della situazione. Poca cosa è il trambusto creato dai soccorittori con il loro movimento continuo. Inerzie sonore se paragonate al rumore di una città immersa nel suo quotidiano tran tran lavorativo.[..]Se chiudete gli occhi in una città come L'Aquila, in un giorno come questo, potrete sentire un nulla talmente assordante da risultare inquietante.[..]E' la vitalità di una città.
Ebbene qui non esiste più.Quando riapri gli occhi cerchi immediatamente i rumori che conosci, quelli più familiari, e quando ti rassegni alla loro mancanza provi a ripiegare sui colori. Almeno quelli non possono essere spariti.Qui, invece, non ci sono nemmeno i colori.La polvere riesce ad ammantare ogni cosa e tutto si mostra grigio.Polvere al posto dell'ossigeno, grigio al posto dell'arcobaleno.

Alla tragedia generale, per il terremoto e le vittime, se ne aggiunge un'altra: Marco, il caposquadra della Usar di Bergamo ha un malore dopo essersi calato in un cunicolo dentro una palazzina accartocciata su sé stessa.
Nonostante le cure, Marco Cavagna non ce la fa.
La sua squadra, assieme alle altre dei vigili, decide di restare, per Marco e per completare quello che erano venuti a fare. È l'unico modo per onorare la sua memoria.

Un impegno che viene premiato col salvataggio di una ragazza, rimasta miracolosamente viva tra le macerie di un palazzo, dopo tutte quelle ore. Eleonora si chiama, questa ragazza, che non dimenticherà i suoi eroi “senza nome”.
Marco Cavagna.
Emilio Gamba.
Dionisio Stacchetti.
Diego Bettoni.
Davide Testa.
Claudio Ippolito.
Ci abbracciamo. Tutti si abbracciano.È merito di Hippo ma è merito di tutti. Siamo una squadra, consci e convinti di esserlo.Siamo un gruppo, che festeggia compatto, anche insieme a quegli sconosciuti che da quel momento in poi non lo saranno più. Allora volti e mani si sfiorano, si aiutano, si sostengono. Ci stringiamo, vicini, con chi capita, per condividere un momento che rende le conseguenze del terremoto un pizzico meno amare.È solo un microcosmo mentale. Lo so, lo sappiamo.Tanto da domani si riparte, attendi e determinati.Siamo vigili del fuoco.[..]Non serve parlare. Il pensiero sale lassù, insieme alla gioia per il ritrovamento di Eleonora.Chiudo gli occhi: Marco è di nuovo qui con noi. A capo della squadra, come sempre, come solo lui poteva fare.


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Eroi senza nome – Claudio del Moro

Un incidente, vicino al casello di Dalmine: il furgone che ti sta portando al cantiere, come ogni mattina, che si ribalta, in senso verticale. Forse un colpo di sonno dell'autista ..
E poi risvegliarsi, dopo una decina di giorni in coma farmacologico, in un ospedale, con tutti i tubi che ti entrano nel corpo.
E il corpo che non risponde .. Maurizio Baldassarri è morto ed è tornato in vita, in quel luglio del 2011. Se, dopo mesi di fisioterapie e cure, ha potuto riprendere una vita normale è perché quella mattina ha avuto la fortuna di incontrare un eroe.
Un altro eroe “senza nome”, di cui parla Maurizio Lorenzi nel suo libro: si chiama Claudio Del Moro ed è un poliziotto che, trovandolo svenuto e senza battito sul prato accanto al furgone ribaltato, lo ha rianimato. Ridandogli il respiro.
Già, per fortuna sì. Il respiro di Maurizio si è fatto di nuovo vivo.Claudio usa proprio queste parole.Il mio respiro si è fatto di nuovo vivo.Vivo io, vivo lui.I suoi occhi mi sorridono e comprendo che Claudio è una brava persona.Anzi, no, non è solo una brava persona.È un uomo.Sono stato davvero fortunato ad incontrarlo.Passo il resto del pomeriggio a ringraziarlo e a raccontargli la mia lunga convalescenza, poi a ringraziarlo, poi a raccontargli e poi a ringraziarlo e ancora a raccontargli.Povero Claudio, non so quante volte gli ripeto le stesse cose.Ma non posso fare altro, non ci riesco.È il solo modo che conosco per dirgli grazie.

Ma Claudio non si sente un eroe: è solo un agente della stradale che macina chilometri ogni giorno, senza sentirsi addosso la fatica:
Claudio va avanti così e non si sente un eroe.L'ho capito stando insieme a lui, giocando con i suoi figli, ascoltando la sua passione per il proprio lavoro. Si sente solo uno che ha fatto solo il suo dovere. Stop.

Ora, dopo il primo incontro nel 2012, Claudio e Maurizio sono diventati amici:
Questi ultimi mesi della mia vita mi hanno insegnato cose che non sapevo.
Per esempio che esistono persone come Claudio.Che quando incontriamo alcuni poliziotti siamo in buone mani.Che molti di loro sono dei veri e propri angeli custodi.Che la vita è appesa a un filo e va rispettata e amata, anche e soprattutto per questo.Che ogni giorni va vissuto come se fosse l'ultimo.Che io esisto finché respiro.Che le persone che si hanno vicino sono le più preziose e ogni tanto vale la pena di ricordarglielo.Concetti che devo a lui, a cui posso dire grazie.Claudio, il mio eroe personale.Perché gli eroi esistono davvero e a volte vestono la divisa della polizia di Stato.


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Cartoline dal paese


Immigrati impiegati nella raccolta del pomodoro. Come Mohamed, immigrato con permesso di soggiorno, morto mentre raccoglieva pomodori a 40 gradi sotto il sole a Nardò. A 3,5 euro l'ora.

Forza Nuova: Abbiamo impedito la distribuzione del cibo ai clandestini .. e sono soddisfazioni.


Saluto romano. Roma, Treviso. Piccoli segnali di un grosso problema che è sempre rimasto a covare sotto la cenere.
La prima di Libero sull'Ilva di Taranto e sull'ennesimo decreto Salva-Ilva: viene prima la salute o il profitto?

Natangelo risponde a Giannelli, sulla questione delle unioni civili.



21 luglio 2015

Eroi senza nome – Emanuela Loi

Ogni uscita potrebbe essere l'ultima, ogni volta quella da ricordare. Lo sanno, eccome, gli sbirri dentro la blindata, ma il giudice non può essere abbandonato. È la loro personale speranza di un Paese intero che invece sembra far di tutto per dimostrare che e se ne frega di loro e del loro giudice.Ma loro credono che la vita vada onorata, con la dedizione che merita la divisa della polizia di Stato, con la passione di chi coltiva degli ideali propri, forse non infallibili ma pur sempre autentici.

Emanuela Loi è il secondo eroe senza nome, di cui parla il libro di Maurizio Lorenzi.

La prima donna poliziotto a morire in servizio: assieme agli agenti Traina, Catalano, Li Muli, Cosina e
al giudice Paolo Borsellino, fu uccisa dall'autobomba piazzata dalla mafia (e forse non solo della mafia) in via D'amelio, il 19 luglio 1992.
La storia di Emanuela, che poteva diventare una maestra d'asilo se solo il destino avesse preso una direzione diversa, è raccontata dalla sorella Claudia.
Che era in vacanza in trentino quando seppe la notizia: il racconto che fa la sorella di quelle ore angosciose, ha dell'assurdo.
La difficoltà nell'avere notizie sulla sorella da parte dello stato, il viaggio prima in Sardegna (dai suoi) e poi a Palermo. Non all'ospedale dove pensavano di trovare Emanuela ferita. Ma al Tribunale, con davanti quelle bare di legno e la bandiera.

Emanuela era appena entrata nella scorta di Borsellino: dopo Capaci il reparto scorte aveva bisogno di nuovi elementi. Arrivò lei: così giovane che il giudice stesso chiese al caposcorta di sostituirla. Sapeva, Borsellino, che toccava a lui. Sapeva anche che la scorta non fosse affatto un deterrente per la mafia.
Emanuela era troppo giovane per morire:
Borsellino si sporge in avanti, appoggiandosi al sedile anteriore. È quasi costretto ad urlare, per via del frastuono della sirena.
«Quanto tempo rimane con noi la ragazza?»
 
«Chi? Manuela? Solo un paio di giorni, il tempo che il collega faccia rientro dalla malattia».«Bene, sostituitela non appena possibile. È troppo giovane. Quanti anni ha di servizio?» 
«Credo quattro anni, dottore». 
«Appunto! Tu sai come la penso». 
«Sarà fatto, dottore».«Questa ragazza mi sembra un farfalla, potrebbe essere mia figlia. Non voglio morti così giovani sulla coscienza. Intesi, Catalano?»

Nei ricordi della sorella c'è spazio anche per raccontare dei funerali della scorta di Borsellino nella cattedrale di Palermo:
La piazza si infiamma. Esplode.È una via senza ritorno. La gente si lascia andare. Molti dicono quello che pensano e hanno sin lì taciuto. Nessuno le manda a dire«Giustizia! Giustizia! Giustizia! Vogliamo giustizia!»«Assassini!»«Venduti!»«Fuori la mafia dallo Stato!»«Il sangue dei giusti è seme! Fuori la mafia dalla chiesa! Fuori!»La ressa trasforma l'esterno della cattedrale in un'arena. La rabbia è tanta e i palermitani presenti urlano che sono stanchi di tutte quelle morti. I colleghi di Manuela sono stanchi. L'intero reparto della scorta è presente e sembra fare squadra, formando un ideale monolite di solidarietà. Uno di loro fronteggia il neoeletto presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. È arrabbiato , proprio perché ama il suo lavoro, ma non si sente tutelato. Lo racconta con il cuore in mano. Dice che il coraggio dei poliziotti non può bastare senza l'aiuto delle istituzioni e che i prossimi morti sono di qua, alle sue spalle, dalla parte opposta [..] I morti, quelli che verranno in futuro, sono loro, i poliziotti che resteranno a combattere la mafia come hanno fatto i loro colleghi che adesso riposano in fredde bare di legno.

Emanuela aveva scelto il reparto scorte, pensando di poter avere così più tempo per tornare a casa.
Ci tornò, è vero.
Ma solo per riposare bel suo giardino.

La sua tomba, infatti, non è una tomba ma un giardino. Sull'immagine, adagiata sul fondo di una vasca d'acqua, sono scritte le seguenti parole: “Tu Luce della Luce della mia Luce”, una frase di J. Rodolfo Wilcock.
Prima ci venivano anche mia madre e mio padre.Adesso che non ci sono più, io vengo anche per loro ed è come se fossimo tutti insieme, qui, nel giardino di mia sorella. 
Mia sorella, una parte di me che non ha mai smesso di vivere.

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Eroi senza nome – Antonio Montinaro

Antonio Montinaro e la moglie Tina
Antonio Montinaro è uno degli agenti della scorta al giudice Falcone: un poliziotto che amava il suo mestiere, convinto che tutti i sacrifici e i pericoli lungo la strada, fossero necessari per garantire la sicurezza a quel giudice che rischiava a sua volta la vita per aver sfidato la mafia.
E' uno degli eroi “senza nome” ricordati nel libro del poliziotto scrittore Maurizio Lorenzi: la sua storia, di poliziotto, di marito e padre, è raccontata dalla moglie Tina.
Che, appresa la notizia dell'attentato, il 23 maggio 1992, si precipita all'ospedale:

Scorgo qualcosa. Un dettaglio. Un particolare. È qualcosa che spunta da sotto il lenzuolo, di lato. Mi piego di lato per mettere a fuoco, e la vedo.È una mano.La sua mano.La riconosco con certezza. Ha le dita incrociate.
Non ci credo.Come è possibile?Ora le lacrime bussano alla mia porta. Non posso che aprire per lasciarle uscire.

Perché quel gesto, quelle dita incrociate, cosa significava?
Lo racconta lei stessa, ricordando una passeggiata lungo il mare:
«Sai cosa faccio quando percorriamo l'autostrada mentre siamo di scorta?»«E che fate?«Incrociamo le dita. È l'unico punto in cui siamo a rischio, sai?»«L'unico, Antonio? A me sembra che siate sempre in pericolo!»«Non è vero, Tina. In città siamo pronti e anche aggueriti. Lo sanno tutti che se ci fanno un'imboscata scendiamo coi mitra e qualche cadavere lo facciamo anche noi. Puoi starne certa. I rischi vengono invece dai tratti lunghi, quelli più isolati, all'apparenza più tranquilli. Il più pericoloso è quello dall'aeroporto verso Palermo.»

Antonio, e i suoi colleghi, sapevano cosa rischiavano, ogni giorno, percorrendo quel tratto di autostrada che, quel caldo pomeriggio, divenne inferno, cratere, fiamme, polvere e sangue.
Mi chiamo Tina Martinez e sono la moglie di Antonio Montinaro.
Da oltre vent'anni a questa parte compio sempre vent'anni.Mio marito fa il poliziotto e lo farà per sempre.Scorterà per sempre magistrati e persone a rischio.Credo che sarà al fianco di Giovanni Falcone, l'uomo in cui confidava ciecamente mentre noi credevamo ostinatamente nei giudice che sfidava la mafia.La mia famiglia è sempre una famiglia speciale, oggi più di ieri.-gaetano è un uomo. Giovanni lo è appena diventato.
Sono sempre i nostri gioielli, come i loro sorrisi.Saranno la nostra vita. La mia e di Antonio.

Dall'intervista ad Antonio Montinaro ad un giornale svedese, dieci giorni prima di morire
La faccia della mafia è la faccia della gente. Che vede uccidere un uomo e non testimonia.Ecco, ci sono mille facce, mille momenti che vengono fuori quando la gente ha paura.La mafia è forte proprio perché la gente ha paura e la paura nasce dalla volontà di non credere in chi potrebbe rappresentare: la gente crede di non poter avere fiducia nello Stato.Si sconfigge la mafia con un solo modo, secondo me: facendo capire ai cittadini che i tempi del rivolgersi a zu Pepino o a zu Ciccio sono terminati. Esiste uno stato, esistono dei rappresentanti e sono loro che devono risolvere i problemi.Il vicino di casa non li può risolvere, può solo risolvere il problema dell'ascensore quando si è rotto..

Il sito dell'associazione Quarto Savona 15 (il nome della scorta) nata per volontà di Tina Montinaro, dedicato alla memoria di questi eroi che un nome e una memoria lo meritano.

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