17 ottobre 2015

Inseguendo il consenso

Dice il presidente del Consiglio che abbassare le tasse non è cosa di destra, ma è giusto.
Tocca correggere l'ennessimo slogan buono per riempire le pagine dei giornali: giusto abbassare le tasse ma questo deve essere fatto in proporzione al reddito (reale, non solo il dichiarato) e a patto che vengano mantenuti i servizi pubblici, specie quelli a tutela delle fasce deboli.
Altrimenti, abbassare le tasse in modo lineare è solo un aiuto alle fasce alte di reddito.
Cioè quelli che ora più si gioveranno del taglio delle tasse sulla casa.

Non la maggioranza delle famiglie che vivono in case normale e per cui la tasi costa poco più di un ticket sanitario.
Non il 26% delle famiglie che una casa non ce l'hanno.
Si insegue il consenso, anche pescando voti nel serbatoio elettorale dei furbi.
“È una cambiale pagata a Berlusconi. Io avrei agito sull’Irpef. L’Imu è il meccanismo che Berlusconi ha avuto per rientrare sulla scena politica, complice un centrosinistra che ha dormito”.
Chi parla così è il Renzi 1 del 2013 (citato oggi da Travaglio sul FQ), in merito al taglio dell'ICI voluto da gov. Letta.


Specie quelli che si avvantaggeranno dell'innalzamento della soglia del contante: chi favorirà? I negozi che vendono prodotti di lusso, forse.
C'era proprio bisogno di favorire ulteriormente l'evasione, il sommerso, in un paese dove il nero ammonta a svariate centinaia di miliardi e dove l'uso della moneta elettronica è così basso?

E che dire delle clausole di salvaguardia: sono gli innalzamenti delle accise (tasse dunque) che scattano nel caso non si riesca a tagliare il deficit. Sono state spostate avanti di un anno, altra polvere sotto il tappeto. Una bomba da 85 miliardi spostata di 12 mesi, nel 2017.
Quanto è di sinistra spostare i problemi sulle generazioni che verranno, solo per il consenso e perché l'anno prossimo si vota a Milano, Napoli e Roma?

Si insegue il consenso e non la coscienza o la coerenza (ai tempi, Renzi era tra i firmatari del manifesto contro la riforma costituzionale a colpi di maggioranza di Berlusconi). Si sparano annunci via tweet, con delle anticipazioni sui giornali. Si montano campagne, come quella sull'ex sindaco Marino e le sue spese (quando poi la scarsa trasparenza e l'attitudine a mangiare a scrocco è comune ad altri nel PD).
Si lanciano messaggi di ottimismo, usando numeri a piacere, sventolando cifre senza che nessuno verifichi.
L'Expo, per esempio, che non è più da un pezzo l'Expo del camouflage, dei costi gonfiati, delle tangenti, dei lavori affidati senza gara.
No, Expo è diventato emblema del successo di questo governo (come i contratti attivati, la crescita per decimali di pil e spesa).
20 milioni di biglietti venduti, alla faccia del gufi.

Poi a leggere bene sono biglietti venduti ai grossisti, non acquistati dai visitatori e venduti anche a prezzi bassi.
Si arriverà al pareggio tra costi e ricavi?
Quanti sono i numeri dei vivitatori (e perché si parla solo di biglietti)?
Sempre dal FQ: 
"Questi sono stati meno di 14 milioni da maggio a settembre, con ottobre potranno diventare 18 milioni o poco più. Con lo stesso risultato, l’Expo di Hannover 2000 fu definito “il flop del millennio” ".

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