10 novembre 2015

I nodi al pettine

Terminata l'Expo dei miracoli, sempre alla faccia dei gufi, attendiamo ora di conoscere il piano del dopo Expo.
Sala è a caccia dei 100 milioni necessari per pareggiare il bilancio (ma non bastavano i 21 ml di biglietti venduti?).
Oggi Renzi è qui a Milano per appoggiare (a modo suo) il piano del governo (Progetto 2040), che prevede un polo tecnologico in mano all'IIT di Genova.
In un solo colpo Renzi è riuscito a scontentare tutti: da Maroni al rettore della Statale Vago, restii ad accettare l'arrivo di enti esterni alla regione e al comune dentro i terreni di Expo (su cui il governo ancora non è entrato).
Sarebbe interessante raccontare cosa sia questo IIT di Genova: una struttura di diritto privata finanziata da soldi pubblici, su cui è anche difficile chiedere trasparenza sui finanziamenti.

Barbacetto e Maroni sul FQ del 10-11-2015:
Giovanni Bachelet, fisico,docente alla Sapienza e depu-tato Pd dal 2008 al 2013, avevapresentato un’interrogazione parlamentare per conoscere la valutazione indipendentes ull’Istituto voluta nel 2007 dal ministro Tommaso Padoa Schioppa. “Il ministro Gelmini mi disse che era andata perduta”,dice Bachelet.“Quelloche stupisce dell’Iit”, spiega il fisico, “è la sproporzione tra  ifondi impiegati e la produzione scientifica. E neanche il 3 per cento del budget viene da privati. La sensazione è che ora si cerchino giustificazioni per farlo sopravvivere”
Forse in Lombardia mancano competenze e strutture per gestire un polo tecnologico? Oppure dietro la scelta dei soggetti (oltre all'IIT di Genova, ci sono l’Institute for international interchange di Torino presieduto da Mario Rasetti e la Edmund Mach Foundation di Trento, con a capo Andrea Segré) ci stanno altri interessi?

Chissà se oggi ci sarà modo oggi, di riprendere anche il discorso sulle inchieste giudiziarie su Expo (che da quel punto di vista non è stato proprio un successo).
Inchieste che hanno coinvolto il capo di Infrastrutture Lombarde arrestato il 20 marzo 2014 Antonio Rognoni.
Carlo Chiesa (responsabile unico per la gara della piastra, vinta dalla Mantovani) e poi il general manager Angelo Paris. 

Prima o poi i nodi vengono al pettine e non è facile tenerli nascosti.
Specie se diventano costi che pesano sui conti pubblici di comune e regione per i prossimi anni.

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