23 dicembre 2015

Cose che succedono in Italia (le spese pazze di Trenord)

Questa è una storia tipicamente italiana che mi pesa leggere due volte: come pendolare Trenord e come cittadino lombardo.
Cittadino cioè di quella regione che viene considerata la locomotiva d'Italia, dove Milano è capitale morale del paese.

Spero che almeno Cantone (che oggi viene tirato in ballo ogni volta che ci si imbatte in una rogna) faccia qualcosa.
E' la storia di un impiegato, Andrea Franzoso, di una società pubblica che ha fatto il suo dovere e che per questo è stato esautorato:
Ferrovie Nord, denunciò le spese allegre. 
Per premio lo mettono a fare passacarte.
Grazie a lui i ladri sono stati cacciati da Fnm, Ferrovie Nord Milano, una società quotata in borsa e controllata dalla Regione Lombardia. Grazie a lui, non grazie alla Regione o alla Commissione di controllo sulla borsa (Consob), le spese pazze per auto, quadri, scarpe, viaggi e pranzi sono state scoperte dai magistrati, l’ex presidente Norberto Achille è stato indagato per peculato e truffa e l’ex presidente del collegio sindacale Carlo Alberto Belloni per tentato favoreggiamento. Per premio il funzionario dell’audit di Fnm Andrea Franzoso è stato messo fuori gioco. Né la Regione Lombardia a guida leghista né la Consob di Vincenzo Vegas hanno mosso un dito per proteggerlo.
Il whistleblower di Fnm (letteralmente “il soffiatore di fischietto” ossia chi, come l’arbitro davanti a un fallo, fischia per fermare il gioco sporco e dovrebbe essere protetto dalla legge e dai codici aziendali, tra l’altro Fnm ne ha approvato appena uno che non comprende il caso di Franzoso), non fischierà più. La gola profonda che ha collaborato con i magistrati per far scoprire i reati dei dirigenti Fnm, amici dei politici, è rimasto senza voce. Niente più controlli per lui ma un incarico da passacarte. Così impara la lezione. D’altro canto l’ex presidente del collegio sindacale Belloni (poi indagato e costretto alle dimissioni) il 27 aprile scorso, dopo lo scandalo dell’inchiesta ma prima dell’uscita delle carte dell’ordinanza, era stato chiaro con lui.
Franzoso ha registrato quel colloquio e ha allegato la trascrizione nel ricorso al giudice del lavoro appena presentato contro Fnm per chiedere di essere rimesso dove stava: “Con franchezza, te e Nocerino (l’altro funzionario dell’audit che aveva parlato con i carabinieri, ndr) siete messi molto male”, parte Belloni. Il perché è presto detto: “Io vi avevo spiegato, sia a te che a Nocerino, di non insistere sulla strada su cui stavate insistendo”.
 
Belloni è amareggiato perché dopo l’arresto del precedente capo del servizio audit voleva promuovere proprio le due serpi piene di un veleno chiamato onestà che si era cresciuto in seno. “Io pensavo da voi, o da te o dall’altro di tirare fuori il responsabile dell’Internal Audit… non l’avete voluto capire… sono uscite cose che negli audit non andavano scritte… io te lo dico con molta franchezza: dal 26 maggio in poi quell’ufficio lì (Internal Audit, ndr) viene smantellato”. 
La questione interessante è che Belloni sta parlando del nuovo corso di Andrea Gibelli, il nuovo presidente leghista: “Gibelli secondo te cosa fa? Si tiene questo audit? Si tiene questo Odv (Organismo di vigilanza, ndr)? si tiene questa gente qua? Secondo te? Gibelli la cambia. Il minimo che deve fare. Se a te ti mandano a Como? E Nocerino lo mandano ad Iseo? Cosa facciamo? Eh? Ci hai pensato a questo? Ci avete pensato, te e Nocerino, a questa roba qua? Che forse bastava venire su e dire le cose man mano che venivano avanti, e seguire quello che vi dicevo io, e stare più prudenti… e non farvi prendere dalla foga di capire, di avere”. 
Belloni fa un ragionamento sottile. Franzoso e il suo collega hanno sbagliato a usare quelle carte nell’interesse della società e non nel loro. Come direbbe Razzi, “fatti un po’ i c… tuoi”, sembra dire Belloni. “Non dicevo che non bisognava trovarle… bisognava trovarle, fare come faceva Orlandini (l’ex responsabile Internal Audit Fnm, poi arrestato per altre storie, ndr), a cui le davate le cose. Orlandini veniva dal presidente e le mediava… a suo vantaggio, a suo vantaggio… che Orlandini fosse un figlio di puttana lo sapevate. Bastava dirmele le cose”. 
Poi c’è l’apologo agghiacciante sul campo di sterminio: “Il comandante di Auschwitz, che di certo non era uno stinco di santo (…) l’unica cosa che non ha mai fatto è indagare sui revisori dei conti che gli mandava Berlino. Mai. Mai fatto. Aveva il Comitato di controllo interno, aveva l’Odv interno del campo, fatto da Ss. Quando una Ss si svegliava, in questo caso l’Ss Quaini (ex membro del Cda, ndr) si svegliava e diceva: bisogna indagare sul comandante, su su… sul presidente dei revisori dei conti che arriva da Berlino, gli diceva: ‘Guarda, tu non sei ariano perfetto, comincia ad accomodarti dentro al forno crematorio’”. La leghista Laura Quaini era allora presidente del Comitato controllo e rischi, ed è stata decisiva nell’aiutare i controllori onesti come Franzoso. Dopo essere stata paragonata da Belloni al controllore onesto di Auschwitz, non è stata confermata nel cda scelto dalla Regione a guida leghista.

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