31 marzo 2015

Carlo Monterossi ed Expo (quegli snodi della vita di un uomo)


«E' qui per Expo, dottore?», chiede il tassista.«Eh?», fa Carlo sovrappensiero.«Dico, è qui per Expo?»Sono quegli snodi della vita di un uomo che portano a vie senza uscita, maledizioni divine che colpiscono l'umanità contemporanea, piaghe della modernità.
Carlo sa che se dice sì quello comincerà a parlare dell'Expo.Se dice no, lo stesso.Se non risponde, quello insisterà gentilmente.Il fatto è che il tassista ha qualcosa da dire sull'Expo e la dirà in ogni caso, come quando si gioca a tennis contro il muro. Ecco: Carlo è il muro.Così prova ad andare giù duro:«No, vado ad un funerale».Quello sta zitto un attimo, e poi:«Mi spiace. Brutta cosa i funerali. Poi con 'sto traffico per questa cazzo di Expo ...».

Da “Dove sei stanotte” di Alessandro Robecchi (Sellerio)



Effetto rimbalzo (e anche un po' propaganda)



La #svoltabuona è durata giusto il tempo dei brindisi, poi rovinati prima dall'ennesima inchiesta (che svela il lato B della politica che mischia affari e tessere), poi dall'articolo del Sole 24 ore (che non si può considerare ostile all'esecutivo).
Contratti, solo un effetto rimbalzo - Caludio Tucci"L’aumento di contratti a tempo indeterminato registrato a gennaio e febbraio è dipeso essenzialmente dalla trasformazione di rapporti a termine e da un effetto “rimbalzo” dopo le frenate di fine 2014 in attesa degli incentivi ai rapporti stabili previsti dalla legge di Stabilità, e in vigore da gennaio .."Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/CjhWpx
Dal Fatto Quotidiano:
"... l’aumento di 79mila unità dei contratti a tempo indeterminato registrato dal ministero del Lavoro a gennaio e febbraio “è dipeso essenzialmente dalla trasformazione di rapporti a termine e da un effetto “rimbalzo”, visto che negli ultimi tre mesi del 2014 le attivazioni di contratti sono scese gradualmente in attesa dell’entrata in vigore dei forti incentivi fiscali” previsti dalla manovra. Non solo: "Al netto delle cessazioni, i nuovi contratti a tempo indeterminato nei primi due mesi dell’anno sono pari a 45.073", poco più della metà dei 79mila sbandierati nei giorni scorsi.
Domenica scorsa Ricolfi in un editoriale aveva scritto come nel marzo scorso, i contratti attivati erano stati 217mila "un numero molto maggiore di quello che ora viene considerato uno straordinario successo".
"Proprio per far chiarezza, martedì – giorno in cui l’Istat ha comunicato che la disoccupazione giovanile a febbraio è tornata a salire – il giornale economico ha messo in fila una serie di numeri che mostrano come il quadro sia meno roseo di quanto sostiene la vulgata ufficiale. Per prima cosa, appunto, la prima condizione citata da Ricolfi non risulta rispettata perché i datori di lavoro hanno in effetti sospeso le assunzioni a fine 2014 aspettando gli incentivi. Poi, per esempio, nel primo bimestre dell’anno sono aumentate anche le cessazioni di contratti a tempo indeterminato: dalle 243.655 del 2014 a 257.945 del gennaio e febbraio 2015. E anche le cessazioni di contratti a termine segnano un incremento, il che dimostra come molti dei nuovi rapporti stabili siano il frutto della trasformazione di contratti di lavoro già esistenti.
Conclusione: prima di parlare di ragionevole successo occorre attendere il dato trimestrale dell’Istat sulle attivazioni e verificare perlomeno se in seguito alle politiche del governo le attivazioni stabili sono state almeno il 30% del totale, contro il 15-16% registrato in media fino a oggi. Per ora, l’entusiasmo è prematuro".
Insomma, stiamo ancora giocando coi numeri, sulla pelle degli italiani (quelli in cerca di lavoro e quelli che lo stanno perdendo per la crisi): ieri pomeriggio, a Milano ad un incontro dove si parlava di Expo, il ministro Poletti stimava in un milione di contratti di lavoro che veranno attivati entro l'anno.
Non specificando quanti nuovi contratti, quanti contratti a termine trasformati.

Decidere!

Renzi ha la sua fondazione.
Come D'Alema ha la sua fondazione.
Come anche altri politici hanno la propria.
Con la quale ricevere generosi (immagino) contributi non (completamente) pubblici.
Con le quali mischiare assieme affari e politica. Appalti e cooperative.

Che c'entrano assieme Renzi e D'Alema (inchiesta ischitana a parte)? 
D'Alema è quello che diceva "capotavola è dove mi siedo io".
Renzi addirittura, apparecchia la tavola solo per lui.
Entrambi hanno visione monocratica del partito che, nato democratico, si è via via trasformato nel partito del pensiero e del voto unico.
Ieri in direzione PD, il segretario presidente rottamatore ha ottenuto il voto unico del suo partito sulla riforma dell'Italicum.
La minoranza Pd, con un gesto di enorme coraggio, è uscita dall'aula.
Anticipo di quello che succederà nel prossimo parlamento: chi è d'accordo con me, dentro. Gli altro fuori.
L'opposizione, che pure servirebbe a qualcosa in un sistema democratico, viene trasformata in soprammobile. 
Utile solo se sta ferma e non rompe.

Sull'Italicum Renzi ci dice che è tempo di decidere, che non si può continuare a discutere su quanto sia rischiosa questa legge elettorale, magari approvata con la fiducia.
Democrazia è decidere.
E in quanto a decisionismo, questi due non scherzano.
Gli altri (la minoranza, quelli che le riforme e le decisioni lasciano indietro, i finti salvati della Thyssen,  ..) che si accomodino fuori.

Tempo per decidere sulla trasparenza dei partiti, sull'anticorruzione, sul falso in bilancio ne avremo tanto nei prossimi anni...

30 marzo 2015

Fine settimana di polemiche

Fine settimana di polemiche su internet, prima per la frase di Landini (peggio Renzi di B.) poi per un opst su FB condiviso dal fratello di un (presunto) boss di Ostia.

Partiamo da Landini.
La frase esatta del segretario Fiom è stata:
«Renzi sta facendo come il governo Letta e quello Monti, anche con un peggioramento rispetto al governo Berlusconi» 

Con buona pace dei troll renziani su twitter, non significa che Landini preferisca B. a R.
Il percorso delle sue riforme e delle leggi approvate è lo stesso.
E sul bene che abbiano fatto queste riforme/leggi (giustizia, ambiente, informazione) lo abbiamo sperimentato.

Dunque, se voi pensate che B. sia peggio, domandatevi come mai state facendo le riforme proprio con questa persona.
E domandatevi anche come mai una volta ci si indignava per i bavagli (per dirne una) di B. mentre ora nulla su quelli di R.
A meno di non essere intellettualmente poco onesti.

Poi la polemica partita dal PD contro il M5S: decidiamo una cosa, prima di tutto. Se siamo garantisti o meno.
Se siamo garantisti solo coi nostri e colpevolisti con gli altri.
Una polemica un po’ surreale sta viaggiando in queste ore, scatenata dal senatore Stefano Esposito e cavalcata da altri parlamentari del Partito Democratico, a proposito di un post di Alessandro Di Battista del MoVimento 5 Stelle condiviso su Facebook da una persona accusata di aver avuto a che fare con la mafia ad Ostia. La storia comincia qualche ora fa proprio su Facebook, dove Esposito condivide questo status: 
Il reggente del clan Spada, Roberto, è un fans di Alessandro Di Battista, come dimostra la foto che pubblico qui di seguito. Sapete chi sono gli unici a non aver espresso solidarietà, non a me e Orfini, ma alla giornalista di Repubblica Federica Angeli? Gli esponenti del M5S. Anzi i grillini si sono molto arrabbiati perché gli abbiamo fatto, sommessamente, notare che la loro linea per cacciare Marino è la stessa della mafia.
Vorrei invitare Di Battista e compagni a riflette sul perché personaggi come Roberto Spada a noi del PD ci minacciano e a voi grillini vi condividono i post sulle loro bacheche. Varrebbe la pena che vi poneste qualche domanda. Spero di leggere un post di solidarietà a Federica Angeli, sarebbe un piccolo segnale che avete cominciato a capire.


A proposito di sicurezza (in Italia)

La tragedia dell'Airbus di Lufthansa dovrebbe averci insegnato quanto sia seria la questione sicurezza nell'ambito dei trasporti, dove si mette la propria vita nelle mani di altre persone.
Che devono essere preparate, controllate, sane fuori e di dentro.
Magari noi abbiamo riso al titolo del Giornale, "Schettinen", che ci ha permesso per una volta di guardare la Germania dall'alto.

Ma non è di questo che vorrei scrivere: sui nostri treni, quelli che prendiamo tutti i giorni, si viaggia con un solo macchinista.
E se succede qualcosa?
Il problema del doppio macchinistaTrenitalia, come altre aziende del trasporto ferroviario, dal 2009 ha introdotto l’agente solo per il trasporto viaggiatori e dal 2010 ha progressivamente tagliato i doppi macchinisti a bordo dei treni merci, affiancando a un unico conducente il cosiddetto tecnico polivalente. Questo, in caso di malore del macchinista, ferma il treno e chiama i soccorsi, ma non è in grado di guidare. Una misura presa per rendere più efficiente il lavoro, dopo la liberalizzazione del trasporto ferroviario. “Allora furono 7mila, sui 10mila macchinisti totali che ci sono in Italia, a firmare contro questa misura. Ma in un clima segnato da sospensioni e licenziamenti, in pochi sono stati coerenti e hanno continuato a rifiutarsi di guidare. Uno di questi è Lorenzoni” fa sapere a ilfattoquotidiano.it il ferroviere genovese Antonino Catalano, responsabile del sindacato Cat (Coordinamento autorganizzato trasporti).
Uno dei macchinisti che aveva protestato (Silvio Lorenzoni) è stato è stato licenziato da Trenitalia e in seguito re integrato dal giudice.
Pensiamoci a queste cose: si risparmia sui macchinisti (ma non su bonus e stipendi dei manager) ma anche sulla sicurezza.

Sempre dallo stesso articolo di Rosaria Lonigro
L’ultimo caso due giorni fa, in Sardegna: infarto del conducenteA meno che il treno non si trovi nella Pianura Padana, lontano da gallerie, il conducente rischia grosso se si sente male sul lavoro. Come è accaduto il 26 marzo sulla linea Iglesias-Cagliari, quando l’uomo alla guida di un regionale ha accusato sintomi di infarto. Fortuna che tra i passeggeri c’era un collega fuori servizio, che ha portato il treno alla stazione più vicina. Soccorso dall’ambulanza, il macchinista è giunto in ospedale e operato di urgenza. Se c’è stato un lieto fine, lo si deve solo al caso.

Servizio pubblico - grandi evasori

Italia, paese di grandi vip che a volte hanno anche un rapporto difficile col fisco (per usare un eufemismo): come il campione Rossi del mondo nel motociclismo. Grazie alle sponsorizzazioni e ai ricchi contratti, diventa uno degli sportivi più pagati: nel 2007 la procura di Perugia gli notifica una cartella per evasione, per aver spostato residenza a Londra.
Valentino ha trovato un accordo col fisco, con uno sconto del 70% sull'evaso.
Che diranno i contribuenti e i lavoratori normali?

Non è un caso isolato: Pavarotti, sposta la residenza a Montecarlo, metà tasse scontate.
A Fisichella (Formula 1) il fisco chiedeva 17 ml, ne ha pagati 4.
E poi la soprano Ricciarelli, Ricky Tognazzi, Accardo, Morricone: hanno tutti patteggiato col fisco per cifre inferiori. Tutti con la casa a Montecarlo.
Rocco Siffredi invece ha residenza in Ungheria: anche lui ha patteggiato pagando solo il 20% del dovuto.

Leonardo Del Vecchio ha accordato col fisco un pagamento da 300ml di euro, e poi Wind, Bosh .. un accordo e la reputazione rimane pulita.
Tutti casi di elusione: uso le maglie della giurisdizione per pagare meno tasse, ma tra elusione ed evasione il confine è labile e una serve all'altra.
Spostare azienda e soldi nei paradisi fiscali è la cosa più semplice: Federico Ruffo incontra in un bar a Roma un esperto di capitali da spostare.

Che racconta al giornalista “Prendi una SRL dominicana, neanche il governo può sapere chi sono i soci, prendi una carta di debito e spendi tutti i soldi sul conto”.
Ma non serve andare così lontano: c'è una società romana che sposta soldi in Romania, con ua tassazione al 16%. Tassazione calcolata sulla differenza tra ricavi e costi.
I costi li puoi gonfiare come ti pare: la società la costruiscono loro, tirano su l'ufficio da zero.
L'unione europea mette l'80% dei soldi per tirar su un'azienda.
Poi ci sono paesi come le Canarie dove la tassazione è al 4%.

Il casi di Angiola Armellini: è l'erede dell'impero del costruttore Armellini, 3000 abitazioni scomparse dietro società nei paradisi fiscali... La GdF ha scoperto che su molte case, affittate al comune di Roma per l'emergenza case, non aveva pagato Imu e Ici.
Palazzine a rischio crollo, su cui il comune pagava sempre l'affitto.
Case con cemento mischiato a sabbia di mare.

C'è un contenzioso, tra comune e Armellini per ristrutturare le case: case affittate al comune per 11 ml di euro l'anno (delibera poi bloccata per mancanza di copertura dalla giunta Alemanno).
La giunta Marino ha raggiunto un accordo per un affitto da 5ml, ma ora vuole indietro i soldi di Imu e Ici.
Nonostante questo (l'evasione dell'ICI) gli Armellini continuano a fare affari col comune, come con il nuovo stadio della Roma, all'Ippodromo di Tor di Valle.
La delibera approvata a Natale è un regalo agli Armellini, dicono alcuni consiglieri comunali, i cui terreni, conferiti in una società del Lussemburgo, sorgono vicini allo stadio.
Come mai è stato scelto il terreno di Tor di Valle?

Secondo la Gdf il patrimonio varrebbe 2,1 miliardi di euro, in società nel Lussemburgo, i direttori delle filiali italiane erano solo prestanome.
Tra gli indagati ci sono 8 tra notai e commercialisti, nessuno ha voluto essere intervistato da Presa diretta. Gente comune che si era prestata al gioco per pochi euro e anche professionisti.

Il ducato del Lussemburgo: qui c'è la concentrazione di depositi più alta del pianeta, il più alto pil per persona, la più alta concentrazione di banche.
Banche per i soldi degli stranieri, che arrivano dal resto del mondo, anche dall'Italia.
Qui troviamo Unicredit, Intesa, Mediobanca, ma anche la banca popolare dell'Emilia Romagna, che qui ha una società anonima.
Quando esplode il Luxleaks, si capisce perché di questi sportelli: un accordo tra privati per garantire una tassazione favorevole, accordo stipulato tra un governo europeo e società provate.
Anche il banco popolare dell'Emilia.

Qui trovi società che affittano uffici, trovi gente che risponde al telefono, pur di figurare filiali estere in Lussemburgo dove spostare tutti a guadagni. Tassati all'1%.
Tripadvisor, Mediaset investment, Philips...

Come è finito il caso Armellini? Pagherà il 25% della somma contestata e ora le società sono state spostate in Italia.

Anche lo Stato italiano è andato in Lussemburgo per pagare meno tasse: ci è andata la regione Sicilia, con una società partecipata.
Anche questo è uscito dall'analisi del LuxLeaks: si tratta del fondo Malvasia posseduto da Pirelli, DB e dalla Sicilia immobiliare, una partecipata dalla regione.
Nel fondo immobiliare ci sono 34 palazzi: la società prende i palazzi dalla regione, che aveva bisogno di soldi per fare cassa. Sono palazzi usati per gli uffici degli assessorati, che poi ha dovuto riaffittare a caro prezzo.
I conti dell'operazione di Cuffaro sono disastrosi: incassati 179ml incassati, ma ne ha spesi il triplo per l'affitto, - 400ml di euro. Un affare per il fondo, con sede in Lussemburgo.
Se ne è accorto il presidente Crocetta, spulciando le spese per gli affitti.

La regione ha pagato qualcuno per prendersi, a pochi soldi, i palazzi della regione: l'operazione è stata infatti finanziata dalla finanziaria regionale.
Lo scandalo Luxleaks: come è possibile avere un paradiso fiscale in piena europa?
Perché il Lussemburgo ha bisogno di questa economia, perché crea posti di lavoro,la incentiva.

Come per il caso Assange e Falciani, le persone che hano fatto uscire le carte rischiano grosso, perché accusati di violazione del segreto bancario.
Tra i difensori di queste gole profonde, il giornalista del Guardian Bowers: al giornalista Ruffo a spiegato che il Lussemburgo è di fatto un paradiso, di cui hanno tratto beneficio le multinazionali, che qui hanno sede.
Sono tutti coinvolti, esperti, economisti, consulenti delle aziende.

A governare qui è stato per anni Juncker, oggi a capo della commissione: quando era al governo si sono firmati gli accordi con le imprese. Senza violare le leggi, si difende.

Servirebbero regole uguali per tutti, in tutta Europa, in ambito fiscale: ma il nuovo presidente del Lussemburgo (di un altro partito) non si sente in colpa, parla di attrattività economica, comune ad altri paesi europei e nel mondo.
Come Londra e i suoi protettorati: da cui passano 1000 miliardi di dollari sottratti al fisco nel mondo. Il più grande paradiso fiscale è anche il più grande centro finanziario: tutto garantito dalle società limited.

Uno dei professionisti che aiutano le imprese italiane ha messo sul piatto costi e benefici: con 4000 sterline si apre una limited, che nasconde i beneficiari al fisco.
Ma ci sono società che aiutano a crearsi una società limited su internet, con meno costi.
Senza documenti, senza controlli sugli indirizzi: con pochi click si ha una sede, un ufficio. E una società virtuale. Con cui fare qualsiasi operazione finanziaria nel mondo, senza che si possa risalire ai veri proprietari.

Panama: qui ci sono depositi per 51 miliardi di dollari. Qui l'anonimato di una società è sancito per legge. Panama city è un enorme cantiere, pieno di grattacieli.
Costruiti negli ultimi anni con i soldi sottratti al fisco e che qui devono essere investiti o lavati.
Chi opera fuori Panama paga 0 tasse, dice Giovanni Caporaso che ha uno studio di consulenza.
Il mago che offre il kit dell'elusione a chi è interessato: mail che si distruggono, numeri anonimi in tutto il mondo, carte di credito anonime.
La società fiduciaria che crea il consulente ha un direttore (che è un avvocato) e tre membri del consiglio: prestanome.

Gli stati in fallimento, costringono la gente a pagare le tasse e la gente sposta i capitali .. se la gente ritiene ingiusta la tassazione, è giusto scappare ...”.
Si sentono in colpa questi imprenditori che spostano i profitti all'esteto, sfuggendo alle tasse in Italia?
Neanche per sogno: se il fisco ti spreme troppo, è giusto non pagare, risponde uno di loro.
Sono 50mila le società anonime aperte ogni anno.

Le multinazionali che pagano meno tasse grazie ai paradisi fiscali sono così forti, che sfidano anche lo stato Americano.
Come la Apple, che in una seduta al Senato hanno tenuto testa al repubblicano mcCain e al presidente della commissione Lewin.
Tim cook sa che l'elusione è lecita, spostare la tassazione in Irlanda per pagare tasse all'1,5% è legale.
È dovuto intervenire Obama, con una proposta di legge ad hoc. Ma il congresso a maggioranza repubblicana è contrario alla tassazione delle multinazionali.
Facebook Irlanda fa profitti per 1 miliardo e paga tasse per 200 ml.
Ma nemmeno l'Europa è riuscita a contrastare l'elusione delle multinazionali: in Inghilterra il cancelliere Osbourne ha introdotto la tassazione al 25%, per queste strutture.
Il trucco si chiama double irish: Google e Amazon non pagano tasse e non investono in ricerca in Italia, pur avendo sedi qui da noi.
Google sembra avere una stabile organizzazione, ma per il direttore non è vero.
I politici possono cambiare le leggi”, dice.

I governi si devono svegliare … tie”: dice il presidente di Amazon Italia. A chi era rivolto il gesto?
Stiamo facendo qualcosa per recuperare questi soldi, noi italiani?
La politica italiana che fa?
Francesco Boccia nel 2013 aveva presentato un disegno di legge per tassare queste multinazionali. La web tax fu poi affossata da Matteo Renzi: il presidente del Consiglio sostenne che la web tax andava posta come tema europeo, ma ai tempi del semestre europeo non ha fatto nulla.
Boccia ha raccontato di pressioni dall'ambasciata americana: a quanti soldi abbiamo rinunciato, per ingerenze straniere?
In Europa si è fatto però un passo avanti: le aziende come Google deve pagare le tasse nei paesi dove fanno affari, ma il passo necessario sarà tassare gli utili.

Perché questa situazione mette in difficoltà le stesse start up tecnologiche italiane, che non possono competere coi big: Iubenda è una startup italiana che non ha i benefici come Google, ma lo stato non li ha aiutati fin da subito come burocrazia e come tassazione.
Su questo punto Renzi ha fatto una legge utile : L'investment compact act , che aiuta queste startup con degli esoneri degli adempimenti burocratici.
Da Renzi aspettiamo la delega fiscale, la norma che era stata chiamata “salva Berlusconi” (per la depenalizzazione dei reati fisclai ..), che era bloccata e verrà riscritta.
Purtroppo la depenalizzazione per un certo numero di reati fiscali rimarrà: lo ha spiegato il sottosegretario Zanetti, che ha almeno ammesso gli errori nel decreto.

Per questi reati è meglio depenalizzare, dice il sottosegretario: perché tanto nessuno viene punito in Italia ..

L'emendamento sul reato di falso in bilancio: dentro il DDL anticorruzione, non ancora approvato, c'è anche la norma sul falso in bilancio.
Per chi falsifica il bilancio delle società quotate c'è un inasprimento delle pene, ma per le non quotate la pena massima è 5 anni. Niente intercettazioni e si procede solo con querela di parte.

Il reato del falso in bilancio è il cardine dell'evasione: per questo non viene toccato, spiega l'ex ministro Visco.
Si creano provviste in nero per fare corruzione, con il falso in bilancio.
Siamo un paese di evasione di massa che riguarda parecchi milioni di voti e questo condiziona chiunque governi”: l'illegalità viene però percepita all'estero e questo blocca gli investimenti dall'estero.

La voluntary disclosure: è la possibilità, per chi ha soldi all'estero non dichiarati e legati a violazioni fiscali, di autodenunciarsi con sanzioni ridotte.
Non è uno scudo fiscale, perché le imposte si pagano tutte e non c'è anonimato.
Per gli anni precedenti al 2006 però, l'agenzia delle entrate non può controllare la provenienza di questi soldi, varrà una sorta di autocertificazione.
E questo vale anche per i mafiosi, per i soldi della corruzione …

Il giornalista che ha curato questa parte del servizio, Laganà, ha incontrato il giudice Davigo: “serve la certezza della pena e non condoni” dice l'ex pm di Mani Pulite.
I proclami di lotta all'evasione in questo paese iniziano sempre con dei condoni”: lo stato contrasta l'evasione solo se credibile e inflessibile.
Si sottovaluta la pericolosità di questi reati: qui si evadono 120 miliardi, ma solo 96 evasori sono in carcere. Lo 0,3%.

In Germania il reato fiscale è immediatamente penale, anche per pochi euro:non ci sono sconti né soglie, anzi sopra certe soglie scattano le aggravanti.

Il ruolo delle banche nell'evasione: Ruffo è andato sull'isola di Jersey, qui hanno sede tutte le principali banche.
È uno dei paradisi più grandi: due terzi della popolazione lavora per le banche, che custodiscono più di 500 miliardi che arrivano da tutto il mondo.
Qui le banche possono ricattare la politica, usando la leva dei posti di lavoro e il parlamento fa le leggi che le banche vogliono.
Jersey un satellite di Londra, qui si nascondono le nefandezze per le operazioni sporche, dice John Cristensen, consulente di banca.
Un giorno ha capito che nelle operazioni delle banche c'erano anche i soldi della mafia, ha denunciato tutto.
Anche Vincenzo Imperatore lavorava con le banche: ha scritto un libro per Chiarelettere “Io so e ho le prove”: non arrivavano mai soldi in contanti, ma ci si muoveva solo con prodotti bancari.
Come il diamante, che è un bene anonimo per il fisco, racconta l'ex bancario.
Altro prodotto per evasori è l'assicurazione sulla vita.
I vertici degli istituti sono consapevoli dell'evasione, senza l'evasione non ci sarebbero state tutte quelle operazioni finanziarie su diamanti e polizze.

Le banche, i professionisti legati all'evasione, gli imprenditori e i vip che sottraggono soldi al fisco.
E dall'altra parte la gente comune che deve pagare le tasse fino all'ultimo e si vede tagliare i servizi.
Gli imprenditori che sono rimasti in Italia che subiscono la stretta del credito, lo stato che non paga le commesse, il fisco che chiede soldi tutti e subito.


Come potrebbe ripartire l'economia con quei 120 miliardi di euro?

29 marzo 2015

Prima che ci seppelliscano tutti – Io sono alfa (Patrick Fogli)

Una bomba che esplode, dentro una scuola a Novara. E una seconda bomba, pochi minuti dopo a completare l'opera, portando orrore su orrore.
E ancora altre bombe, sempre ad una scuola a Bologna e sempre in coppia, per congelare nella paura anche i soccorsi delle giovani vittime.
La paura diventa la cifra della risposta del governo. La paura tanto annunciata che ora si mostra così, senza che nessuno riesca a dare delle risposte.

Arrivano le misure eccezionali: le scuole chiuse fino a che non verranno installate attorno le telecamere, bidoni della spazzatura passati al setaccio, l'esercito nelle strade, davanti le scuole.
Arresti e controlli in massa nei confronti di quei gruppi eversivi, già schedati e noti alle forze di polizia.

Chi sono questi? Cosa vogliono? Cosa possiamo fare per fermarli?
Lo pensa i protagonisti dell'ultimo romanzo di Patrick Fogli, che ha a che fare con quello che siamo diventati. Una nazione di tanti individui, tanti numeri uno. Che non sanno più essere qualcosa.
Le domande se le pone anche Gualtiero, un ex magistrato che ha passato tanti anni sotto scorta e che poi è entrato in politica.
Tu che cosa avresti fatto” - gli chiede la moglie.
Così un giorno si siede e osserva attentamente, forse per la prima volta, sicuramente la prima volta dopo le bombe, le persone che gli stanno accanto.
La metà di quelle persone non vota, non legge un giornale, non ascolta un notiziario. Molti stanno perdendo la capacità di capire il significato di un breve testo, hanno una soglia di attenzione di pochi istanti, vogliono soltanto dimenticare la realtà. Non vanno al cinema, non leggono un libro, non sanno collocare nel tempo avvenimenti che hanno cambiato la storia del mondo, a volte anche se li hanno vissuti. Sono incapaci di capire il punto di vista di un altro, per lo più non sono interessati a farlo. Desiderano con disperazione essere una porzione di qualcosa e si sentono soli per la maggior parte dell'esistenza. E sono arrabbiati, feroci, hanno ridotto il quotidiano al limite del manicheismo, alla ricerca di un bene che non li può soddisfare e furiosi con tutto il resto.E il problema siamo noi, pensa?Vorrei potergli parlare, pensa, sapere come fare. E scacciare l'idea che sia il terrore l'unica merce che sono in grado di capire, perché li sta cambiando, li ha già cambiati. In giro ci sono pochi bambini, le madri li stringono per mano più forte, guardano confuse e aggressive chi si mette sulla loro strada, camminano rapide, senza fermarsi. C'è qualcosa contro quella paura? Un placebo utile a fermare il contagio?Paga il conto, l'esperimento è finito, non lo ripeterà.Cammina verso casa, il giornale sotto braccio.Che cosa avresti fatto?La domanda di sua moglie ritorna a galla, pretende una risposta sincera, la verità. Se la radio non lo avesse interrotto, le avrebbe detto che blindare le scuole è una terapia del dolore, consente al malato una qualità di vita decente, ma non lo cura, non uccide la malattia. Se lei avesse avuto ancora voglia di ascoltare, avrebbe continuato a dirle che è giusto, tutto giusto, quello che hanno votato, la gente deve sentirsi al sicuro, sapere che qualcuno si prende cura di lei, ma allo stesso tempo è inutile, perché non sono le scuole l'obiettivo, non i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, e piazzare i soldati, togliere i bidoni, sorvegliare ogni minuto del giorno tutto quello che accade intorno agli edifici, mette un pezzo di realtà sotto un vetrino e ignora tutto il resto.Se tu fossi al posto loro, le avrebbe detto, la nostra decisione potrebbe fermarti?Non credi che fosse prevista?Saresti lì, a leggere il giornale e sorridere, pensando alla nostra scontata determinazione. Quello che accade ha bisogno di molto di più, avrebbe detto. Rende necessario che ognuno di noi si metta in gioco e si sforzi di vedere oltre la paura, il sangue, il terrore, l'abominio.È una scelta, semplice, pensa.Basta decidere che cosa vogliamo essere quando torneranno. Se vogliamo aspettarli vivi o accontentarci che ci seppelliscano tutti.


Un romanzo su cosa siamo diventati, sulla paura, non quella del buio, della morte o del dolore. La paura che è sospensione, attesa, assenza.
La paura che è "l'unica lingua che tutti capiscono".
Cosa succederebbe se qualcuno iniziasse a minacciarci sul serio? Fin dove siamo disposti a spingerci?Io sono Alfa, Frassinelli editore, Patrick Fogli.

Questa sera si parla di evasione


Questa sera si parla di evasione a Presa diretta: quell'insieme di italiani piccoli, medi e grandi evasori che contribuiscono alla crisi economica falsificando le fatture, non battendo gli scontrini, gonfiando costi e nascondendo guadagni. Quelli che hanno portato i soldi all'estero, che non dichiarano nulla al fisco, che sfruttano tutti gli artifici legali pur di non pagare tasse o di pagarne il meno possibile.
Eh sì, perché diversamente dagli scippatori, spacciatori, dai writer, dai topi d'appartamento, gli evasori non solo non sono percepiti come criminali, ma spesso agiscono rispettando la legge.


Se siamo ridotti a dover tagliare soldi alle regioni, a dover fare le riforme che vuole la BCE (e Confindustria), a dover fare le manovre economiche che devono essere vagliate in Europa, è perché esistono italiani che non partecipano alla tassazione come dovrebbero (secondo Costituzione), come fanno pensionati e lavoratori dipendenti.
Sono italiani che usano gli stessi servizi pubblici dei primi, senza pagarne il costo.
Ogni volta che si parla di evasione si scoperchia un pentolone da cui esce tanto fumo. Ci sono i piccoli artigiani e i commercianti che danno la colpa ai grandi evasori, eludendo qualsiasi responsabilità.
Ci sono poi i grandi gruppi bancari, finanziari, le grandi multinazionali che, sfruttando appunto le leggi dei paesi, spostano soldi dove fa più comodo.
Spostano le sedi fiscali dove è più conveniente.
Elusione, estero vestizione.
È la globalizzazione e i mercati, bellezza, ti dicono.

Fonte Ansa
Come sarebbe bello rispondere a queste persone ricordando che i servizi del paese (le strade, le scuole, la sanità, le forze dell'ordine che tutelano la nostra sicurezza) le usano anche loro.

Grande confusione anche sulle cifre: la giornalista Nunzia Penelope ha scritto un libro istruttivo dal titolo eloquente “Caccia al tesoro”
Ci sono circa (è una stima dell'ex economista Mc Kinsey James Henry) 30000 miliardi di dollari nascosti nei paesi offshore.E' una cifra enorme, per cercare di capirne le dimensioni, la giornalista Nunzia Penelope usa come riferimento il nostro PIL:
Il PIL dell’Italia è circa 1500 miliardi di euro annui: nei paradisi fiscali ci sarebbe quindi, grossomodo, l’equivalente di vent’anni della nostra ricchezza nazionale. Vent’anni di lavoro e di stipendio di tutti i nostri lavoratori, di prodotto di tutte le nostre fabbriche e aziende, di tutte le attività commerciali, di tutti i beni comprati e venduti, di tutte le case costruite, di tutta la spesa pubblica per sanità, scuola”.
Oppure, se vogliamo usare un altro termine di paragone, sono circa 15 volte il nostro debito pubblico, quello per cui siamo sempre sotto la spada di Damocle dello spread, quello che l'Europa ci chiede di ridurre, quello del fiscal compact.Sono tanti soldi, accumulati dalla criminalità organizzata ma anche dalle grandi multinazionali che spostano le sedi legali dove più comodo, dai super ricchi che decidono (perché consentito dalle leggi) di nascondere i loro beni dietro dei Trust per non pagare le tasse.Sono soldi che passano dal mondo reale, abitato da gente che paga le tasse e che si deve sobbarcare il peso dei debiti nazionali, al mondo offshore.Che non è costituito solo dalle isole nei Caraibi come le Cayman.No: il mondo offshore è molto vicino a noi, tremendamente vicino e facilmente accessibile.E' l'Irlanda e l'Inghilterra, dove Google e Fiat hanno spostato le sedi fiscali.Sono San Marino e lo Ior, dove tanti italiani nascondono i loro conti.

Non sappiamo a quanto ammonti l'evasione, sappiamo solo quanto non è stato recuperato nel passato, da Equitalia, sull'evasione accertata.
Delle centinaia di miliardi accertati, sono stati recuperati meno del 10%.

Quando si parla di evasione rischiamo di incartarci in discorsi già sentiti: l'evasione è diffusa ed è soprattutto quella dei piccoli commercianti, non si deve criminalizzare l'impresa, i blitz danneggiano il turismo (e i vip), non vogliamo uno stato di polizia tributaria.
Anche il racconto della lotta all'evasione è un deja vu: almeno i governi Berlusconi avevano una linea più precisa.
Da Monti in poi, erano tutti d'accordo sull'idea che chi evade, ruba alla collettività.
Sono passati anni, per arrivare ad un accordo con la Svizzera, per porre fine al segreto bancario e arrivare alla “voluntary disclosure”. Ma nel frattempo dove saranno andati i soldi?
Quanti anni serviranno ancora per il falso in bilancio, per una seria legge a contrasto dell'evasione, che non favorisca solo i grandi ladroni? Come quelli che a Natale stavano quasi prendendosi quel regalo dal governo, sulla soglia di evasione consentita al 3%.
Quanti giorni sono passati dalla pubblicazione della lista Falciani?
Quanto dura l'indignazione in Italia?
E, ancora, cosa sta facendo di concreto, questo governo per contrastare l'evasione fiscale, la cui fetta più grande è quella di chi porta i soldi nei paradisi fiscali?
Perché i grandi evasori continuano a ricevere sconti, dall'Agenzia delle entrate, su quanto hanno sottratto al fisco?
Sono tutte domande cui daranno risposta i giornalisti di Presa diretta, andando nei paesi offshore, ma anche qui in Europa. Dal Lussemburgo di Juncker (e lo scandalo Luxleak) all'Inghilterra (dove ha spostato la sede fiscale la ex Fiat, FCA).  

Presa diretta: Grandi evasori
A Presadiretta una puntata che entra nel mondo dei grandi evasori e dei paradisi fiscali.
GUARDA IL PROMO >>http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-854afce4-0150-4324-823a-65a6e50b0765.html
Nel nostro paese si evade per 120 miliardi di euro l’anno, queste sono le stime. E la fetta più grande è quella dei soldi depositati su conti esteri.PRESADIRETTA ha affrontato le domande più spinose. Chi sono i grandi evasori? E perché riescono sempre a ottenere dei generosissimi sconti dall’Agenzia delle Entrate su quanto hanno sottratto al Fisco?Perché non si riesce ad arginare la milionaria elusione fiscale delle multinazionali del web, quella dei giganti come Apple, Amazon, Google, Facebook?A PRESADIRETTA un’inchiesta che va a caccia dei grandi capitali, dall’Italia fino a Panama, passando per Londra e l’isola di Jersey, uno dei paradisi fiscali britannici. E arriva in Lussemburgo, il paese dove è scoppiato lo scandalo Lux Leaks.E cosa fa il nostro governo per combattere l’evasione, l’elusione e far rientrare i capitali ingiustamente sottratti al prelievo fiscale?GRANDI EVASORI” è un racconto di Riccardo Iacona con Federico Ruffo, Sabrina Carreras, Giuseppe Laganà, Rebecca Samonà, Massimiliano Torchia, Andrea Vignali, con la collaborazione di Marina Del Vecchio.  

28 marzo 2015

La banda degli amanti, di Massimo Carlotto

Il tempo degli amanti è rubato a vite costruite su altri affetti, passioni, consuetudini. Strutture complesse e allo stesso tempo così delicate che l'amore clandestino può distruggere anche solo con l'annuncio della propria esistenza.”

L'aveva annunciato durante la passata rassegna letteraria “La passione per il delitto” nell'ottobre passato: a marzo uscirà il nuovo romanzo con l'Alligatore e ci sarà un incontro scontro tra l'investigatore con la passione del blues e del Calvados e “il re di cuori”, Giorgio Pellegrini.

E che scontro sia: questo romanzo riparte da dove avevamo lasciato la faida tra Marco Buratti e i suoi amici (Max la memoria e Beniamino Rossini) e la banda criminale serba dei Garašanin, che aveva rapito la compagna del bandito italo-marsigliese.
Sangue che chiamerà altro sangue (e che toccherà persone vicine ai protagonisti) mettendo in crisi la loro amicizia.
Mi ero rifugiato a Cagliari per cercare di trovare un senso alla mia vita. Alla mia nuova vita. Perché quella che avevo vissuto fino
a un paio di settimane prima era stata spazzata via dalle onde su una spiaggia di Beirut”.

Il libro inizia così: con l'Alligatore a bere calvados in un bar di Cagliari, dove si è rifugiato dal mondo, che viene avvicinato da una signora svizzera dal doppio cognome (Oriana Pozzi Vitali) e dall'aria distinta, che gli chiede di aiutarla.

Si era scomodata per propormi un caso. Di solito qualcuno da cercare. Magari la figlia era scappata con lo stalliere o il marito
con la cuoca. Spegnendo la cicca riflettei sul fatto che una volta nessuno avrebbe preso in considerazione cuoche e cuochi come
compagni di fuga. I tempi erano cambiati. Oggi erano delle star e avevano un'opinione su tutto.
Presto ce ne saremmo trovato uno alla guida del Paese.

Dopo una prima risposta negativa, di fronte all'insistenza della signora, l'Alligatore accetta l'incarico che gli viene proposto: si tratta di un caso di rapimento, probabilmente finito male.
Ad essere rapito è stato l'amante, il professore Guido Dal Vecchio: rapimento cui è seguita una telefonata da parte della banda, in cui chiedevano un riscatto in gioielli, per un prezzo nemmeno troppo alto.
A quel punto la donna, per paura, per ignavia, per codardia ad affrontare la realtà (e lo scandalo) ha deciso di chiudere la storia e l'amante Guido fuori dalla sua vita.
«Ho taciuto un crimine e ne sono diventata complice» spiegò con un filo di voce. «Forse una persona è stata uccisa e io sono la
sola a saperlo. Per vigliaccheria ho preferito rimanere nell’ombra...


Ma ora, passati dei mesi, il rimorso e il crollo emotivo provato, l'hanno convinta a voler sapere la verità sulla scomparsa dell'amante, con discrezione, affidandosi ad un investigatore capace e con una certa esperienza nell'ambiente.
L'Alligatore accetta: non solo per i soldi o per il fascino della ricca signora dal doppio cognome. Il gettarsi dentro un'indagine, avere un caso da risolvere poteva voler dire uscire da quella situazione di abulia, di avvitamento verso il basso:
Il vero motivo che mi spingeva a dare la caccia alla banda dei sequestratori era che mi avrebbe allontanato per chissà quanto tempo dai miei problemi. E questo valeva anche per Max. Investigare significava imboccare un tunnel dove il buio impediva di guardarsi attorno”.

Il primo passo è muoversi verso Padova, dove la coppia si incontrava, consumando il loro rapporto clandestino tra un appartamento nel centro (di proprietà di lei) e i ristoranti della provincia.

A Padova, Max e l'Alligatore, per avere maggiori informazioni sul caso, si rivolgono ad un poliziotto della Questura: l'ispettore Campagna (altro personaggio dei romanzi di Carlotto), passato dalla narcotici alla squadra antirapine:
Non avrebbe dovuto accettare di incontrare l'Alligatore. Giulio Campagna continuava a ripeterselo mentre pedalava verso la Questura. Da tempo non era più certo di reggere il peso del suo lavoro. Era emigrato da una sezione all'altra recitando il ruolo dello sbirro eccentrico nel vestire, insofferente alle gerarchie e in perenne contrasto coi colleghi per la testardaggine nel voler condurre le indagini a modo suo. [..]La verità era che l'ispettore era un tipo angosciato. Lavorando per anni alla narcotici aveva assistito alla lenta ma inesorabile vittoria delle organizzazioni criminali, all'impossibilità di arginare spaccio e consumo”.

Giulio Campagna è uno di quei poliziotti destinati a non far carriera per l'incapacità nel piegarsi verso i superiori, che veste in modo stravagante (mentre un poliziotto in borghese dovrebbe passare inosservato) e che, per la sua ostinazione nel voler combattere il crimine (i gruppi criminali che hanno in mano il traffico di droga) rischia di rovinarsi la salute e la famiglia.
Un incontro scontro che fa scintille, per la diffidenza tra il poliziotto e il bandito, anzi, i banditi.
Accomunati dal desiderio di non lasciare impunito questo crimine, compiuto da questa “banda degli amanti” che deve essere fermata.

Girando per i ristoranti frequentati dalla coppia, i due investigatori senza patente arrivano alla Nena. Il ristorante di Giorgio Pellegrini, il “re di cuori”, l'ex terrorista che era riuscito a ripulirsi la fedina e che avevamo lasciato vincitore nello scontro con l'avvocato Brianese e le cosche della ndrangheta.
Alla Nena si incontrano i “padroni” del nordest (come li ha già raccontati Carlotto nel suo libro):
industriali delocalizzati, professionisti che si occupavano di loro con abilità da funamboli, politici di basso livello con scritto in fronte “corruttibile”, commercianti che mantenevano l'attività con l'usura accompagnati da commesse atteggiate a escort. Il ritratto di un Veneto parassita, volgare, famelico, eppure ancora profondamente radicato es inestirpabile.

Se l'Alligatore è l'emblema di una criminalità fuori dal tempo, Campagna l'esempio del poliziotto “che arranca tra un reato e l’altro”, Brianese è la rappresentazione del politico che sguazza nel sistema della corruzione legata ai rgandi appalti pubblici. I riferimenti con i recenti casi di cronaca non sono nemmeno troppo velati (e ognuno e libero di vedere chi vuole dietro il personaggio dell'avvocato)
Il Veneto era sconvolto dall’arresto di un folto gruppo di politici, imprenditori, amministratori e altre figure di contorno,[..]Milioni e milioni di euro intascati grazie alle tangenti delle solite grandi opere. Soldi che erano finiti in Croazia e a Dubai, investiti in ville e speculazioni edilizie.Tutti avevano accusato Brianese di essere la mente, l’ideatore di una rete criminale dedita “a rendere più agile la politica”. Frase che ripeteva a coloro a cui chiedeva denaro. La sua difesa in parlamento per evitare l’arresto era stata patetica e inutile”.

Chi sia Giorgio Pellegrini, lo dice lui stesso, parlando di sé in prima persona:
Sono un predatore. Amo appropriarmi degli altri, delle loro vite. Controllarle, esserne padrone, e come tale avere i potere di renderli peggiori, impedire loro di guardarsi allo specchio senza provocarne disprezzo.”
Pellegrini è il rappresentante della criminalità 2.0, capace di adattarsi ai tempi che cambiano, spietata e violenta, senza nessuna regola se non quella di distruggere tutti quelli che si mettono sulla sua strada.
Cosa succederà ora che il destino li ha messi uno di fronte all'altro? Sarà uno scontro in cui uno dei contendenti è destinato a lasciarci le penne.
E la storia è destinata ad andare avanti!!

La scheda del libro sul sito di Edizioni e/o, il sito dell'autore e quello dedicato alle avventure dell'Alligatore.

I link per ordinare il libro sul sito di Ibs e Amazon.

27 marzo 2015

Il jobs act e le vacche da corsa


78000 posti di lavoro (quasi 80mila .. il numero magico 80 che ritorna): è questa la cifra con cui misurare la bontà delle riforme renziane, anzi renzianissime.
Il jobs act scritto da confindustria e messo in pratica dal governo della fu sinistra.
Il tesoriere e deputato del PD Francesco Bonifazi ha commentato su TwitterA febbraio 2015 +38% di contratti a tempo indeterminato rispetto a 2014: #italiariparte in doppia cifra @matteorenzi #lavoltabuona— Francesco Bonifazi (@FrancescoBonif1) 26 Marzo 2015
Peccato che siano solo numeri: di questi 78mila o 79 mila, non sappiamo quanti siano i nuovi e quanti invece contratti già in essere rinnovati.
Non è che a furia di licenziare e riassumere si creino più posti di lavoro, sempre quelli sono.
Altrimenti si ricade nella commedia all'italiana racconata nel film “Anni ruggenti” di Luigi Zampa: le vacche da corsa delle case coloniche create dal fascismo che per sembrare di più venivano spostate da una fattoria all'altra.
Vacche da corsa appunto.

Non è solo questo: lo scrive Gilioli questa mattina sul suo blog
Comunque: i nuovi posti di lavoro non sono il frutto dell'abolizione dell'articolo 18, né tanto meno delle norme sul demansionamento e sul controllo a distanza dei dipendenti presenti nel Jobs Act. Sono il frutto della decontribuzione prevista nella legge di stabilità. Che è stata - lo ripeto di nuovo, a scanso di equivoci su presunte posizioni pregiudiziali - una buona scelta del governo Renzi. Ma che non ha nulla a che vedere con il resto delle scelte dell'esecutivo presenti nel Jobs Act.
By the way, queste agevolazioni fiscali durano tre anni ma valgono solo per gli assunti nel 2015. Quindi il rischio che si tratti di una "fiammata" e basta, c'è. E di nuovo: per carità, benvenuta la fiammata - per chi è stato assunto. Ma l'effetto rischia di essere di breve durata, dopo la positiva ricaduta mediatica. Che comunque il governo si prende - e d'accordo. Purché sia chiaro che con la riduzione dei diritti dei lavoratori propria del Jobs Act non ha nulla a che fare.
Anzi, se volessimo fare un po' di polemica sul Jobs Act, il dato diffuso ieri potrebbe portarci a dire che il boom di assunzioni a gennaio-febbraio è proprio la prova che non c'era alcun bisogno di precarizzare ulteriormente il lavoro, per creare occupazione: che bisogna intervenire su altri meccanismi. Ad esempio, la decontribuzione. Così come altri: la corruzione, la burocrazia, etc. Infatti i 79 mila sono stati assunti con le tutele che poi il Jobs Act ha abolito, considerandole ostative alle assunzioni. Verrebbe da ridere. Ma lasciamo perdere.
Dunque di che parliamo?
Di quello che ha scritto George Orwell nel libro 1984
"D'altra parte, non nutrivano per gli eventi pubblici neanche quell'interesse minimo per capire che cosa stava succedendo. L'incapacità di comprendere salvaguardava la loro integrità mentale. Ingoiavano tutto, senza batter ciglio, e ciò che ingoiavano non le faceva soffrire perché non lasciava traccia alcuna, allo stesso modo in cui un chicco di grano passa indigerito attraverso il corpo di un uccello".
Parliamo del fatto che 2+2 fa cinque, se serve al partito.

Servizio pubblico - se fossi Renzi

Renzi versus Landini. L'ottimismo che è il sale della politica, dai tempi di Berlusconi, contro il realismo (un po' cupo) di Landini.

Oltre al sindacalista della Fiom, ospite in studio c'era Oscar Farinetti e la sua faccia serena e calma quando parla delle riforme dell'amico Renzi (ma non glielo rinfacciate), che si innervosisce subito appena si ricordano gli appalti senza gara per Expo. E la masticata nervosa del chewingum.
Passera che pensa veramente di sfondare al centro, dopo tutto questo intasamento.
E Vassilis Primikiris, tra i fondatori di Syriza.

La copertina:

Je t'aime … Ti amo, lui dice a lei, che risponde, neanch'io.
Ti amo arabo che cavalchi la mia Alitalia mentre la lega condanna le moschee.
E Valentino e le sue donne svestite che vola a Dubai, Marchionne in America, Tronchetti che vola in Cina.
Vieni senegalese a raccogliere le arance, serbo a riparare il rubinetto, ma in nero.
Quanto amiamo lo straniero e quanto lo odiamo.
Tutti a casa, grida Salvini. Ma a a casa di chi? Dell'emiro? Del padrone cinese?

Se Landini fosse Renzi, cosa farebbe?
La giornalista di Servizio pubblico lo ha chiesto per strada, alla gente, cosa ne pensa di Landini, della politica, della Camusso, della Pirelli. C'è chi non lo conosce, chi non ne apprezza l'ingresso in politica, chi invece ha fiducia in lui.
Sarà lui l'opposizione a Renzi?

Landini e il primo scontro dentro una cooperativa:
Io avevo in tasca la tessera del PCI, ma avevo freddo lo stesso”: per difendere i diritti di chi lavora non devi guardare in faccia a nessuno, non sempre la politica si occupa dei diritti.
Gli interessi di chi lavora, delle partite Iva oggi non sono difesi, anzi, a loro sono chiesti i maggiori sacrifici.
La mia formazione è stata dentro le aziende metalmeccaniche: quando si arriva al fatto che il lavoro è qualcosa che si compra e si usa, non va bene.
Quando incontri una persona, dopo il nome, chiedi che lavoro fai?
Oggi il lavoro è svalorizzato al massimo, non riesci a realizzarti.
È una bugia che il lavoro è sparito: oggi il lavoro è diviso, frantumato, messo in competizione uno contro l'altro. Non voglio mettermi in politica: oggi vedo una competizione tra i lavoratori, oggi si paga per essere assunto, oggi pur lavorando si è poveri.
Questa divisione, precarietà sta determinando un abbassamento delle condizioni di vita di tutta e c'è una diseguaglianza senza precedenti.
Serve unire il lavoro.

Oggi il governo diffonde un dato: abbiamo 78mila lavoratori nuovi con contratto a tempo indeterminato, come si fa a dire che Renzi stia usando la ricetta sbagliata?
Cosa c'è di sbagliato in quello che fa Renzi?

Sempre Landini a rispondere: Renzi non si è confrontato con chi lavora, le richieste su articolo 18, sul demansionamento, sul telecontrollo, le ha fatte la confindustria, lui ha scelto questa strada.
Non ha messo in discussione nemmeno le scelte della BCE: Renzi sta semplicemente dentro quella logica. Cancellare le pensioni, rendere possibili i licenziamenti, cancellare le province. Una logica di centralità del potere che svilisce la politica.

Il primo a firmare contratti a Palazzo Chigi sono stato io con l'Elettrolux: ma se non metti le persone in condizioni di scegliere, non va bene.
Abbiamo perso più di 300mila posti di lavoro nel metalmeccanico, nel 2014 abbiamo avuto 1 miliardo di ore di cassa integrazione.
Oggi in Europa ci sono condizioni favorevoli: le 78mila assunzioni sono poche di fronte al milione di posti di lavoro persi.
Renzi non sta agendo per togliere la cause della crisi.

Da Landini a Farinetti: io la penso come Landini sulla posizione dei lavoratori. La società dei consumi si basa sul lavoro, oggi i lavoratori stanno vivendo il momento peggiore dalla storia di questa società.
Ci sono lavoratori autonomi e dipendenti, che hanno gli stessi problemi, come i grandi e piccoli imprenditori. Trovo errato che ognuno giochi nel proprio orto pensando che la colpa è dell'altro.
Tassisti contro gli altri, avvocati contro il governo, i notai che si arrabbiano.
Questo è il contrario dell'unione: dobbiamo stare uniti per stare insieme.
Per i lavoratori dipendenti Renzi ha dato gli 80 euro, un grande gesto.

Il secondo gesto è quello dedicato a creare posti di lavoro: ogni riforma è imperfetta, chi governa deve ascoltare le voci dell'altro.
La riforma è quella del jobs act: in Eataly hanno assunto molti dipendenti dopo il jobs act.
Ha ridotto il costo del lavoro, sui nuovi assunti (frutto della legge di stabilità): ma non dobbiamo pensare che il lavoro si crei per decreto.
Il lavoro lo crea l'imprenditore, che mette i propri quattrini a rischio.

Corrado Passera: tutto quello che dobbiamo fare è creare lavoro, dice l'ex ministro.
Per fare lavoro serve fare tante cose: siamo in una situazione favorevole, serve fare investimenti, favorire quelli privati, dare credito, alleggerire le piccole medie imprese.
La crescita ha bisogno di un progetto di paese di medio periodo: sono critico a dare incentivi a solo un anno, soldi a pioggia come gli 80 euro.
Mi concentrerei su strumenti più strutturali.

Primo commento spontaneo (da gufo rosicone): e i contratti senza gara d'appalto a Farinetti dentro Expo? Che rischio di impresa è?
Rivolto a Passera: serve creare un lavoro a qualunque costo? Anche togliendo diritti, tutele?

La critica all'austerity: Tsipras dice che gli aiuti ai greci sono finiti alle banche, si sono dimenticati gli ultimi, la cura della Trika ha ammazzato i poveri e gli ultimi.
Il fondatore di Syriza Primikiris ha spiegato come i greci sono stati usati come cavie, per sperimentare la cura dell'austerity. I lavoratori hanno perso il 45% del salario, ma hanno pagato tre volte più tasse.
Il debito dopo queste politiche è aumentato: ci siamo sempre più indebitati e abbiamo dato il sangue a i debitori e alle banche.

In questi anni in Europa si portano avanti politiche che colpiscono il costo del lavoro: non siamo competitivi con la Cina e l'India. Si deve abbassare il costo del lavoro, colpire lo stato sociale, la sanità pubblica, la scuola pubblica, l'istruzione, cambiare i rapporti di lavoro, la flessibilità.
La protesta contro queste politiche neoliberiste ha anche altri sbocchi, attenzione: sono quelli dell'estrema destra.

Un riassunto dei primi interventi in studio: ha regione Renzi che vuole rimuovere gli ostacoli che rendono difficile creare posti di lavoro, per gli imprenditori.
Oppure chi crede che queste politiche siano vecchie. Che non daranno mai risultati.

Landini: Obama in America ha fatto un'altra politica, allungando i tempi di rientro nei debiti, stampando moneta, per avere soldi da usare negli investimenti.
Renzi, per creare lavoro, è partito dal modo sbagliato, perché ha tolto diritti: perché non ha fatto leggi contro la corruzione, contro il falso in bilancio.
Il problema è il tipo di impresa che c'è in Italia.

Il servizio sui panificatori stranieri in Italia: uno di quei lavori che gli italiani non vogliono fare.
Siamo a Torino, la città con la più alta percentuale di disoccupazione giovanile: non vogliono lavorare di notte, fare sacrifici. Meglio camerieri, per poche ore.
Tutti studenti sulle spalle di papà.
La colpa è nostra, dei genitori, li abbiamo trattati troppo bene”. Nella panetteria hanno assunto così due extracomunitari. Per 1200 euro al mese.

Piccoli Renzi crescono: il riferimento è alla renzina, ospite nelle puntate di Announo che rinfacciava ieri a Landini di essere entrato in politica, confondendo movimenti e partiti. Dimenticandosi che un sindacato che fa il suo mestiere fa politica fuori dal Parlamento.

Landini è stato un fiume in piena contro la riforma del lavoro: ha ricordato che dal 1947 al 1969 furono licenziate 547mila persone senza giusta causa. Oggi, col jobs act questo principio è stato tolto.
Di Vittorio l'aveva chiamato “statuto dei cittadini lavoratori”, pensando che un cittadino è tale sia dentro che fuori il mondo del lavoro.

Passera ha criticato l'assenza nel jobs act di politiche che facilitano l'apprendistato.
Il non usare i fondi strutturali europei.
I soldi distribuiti a pioggia, anziché usarli per puntare su ricerca e limitare la fuga dei cervelli.

Farinetti e Expo: una parte della ristorazione è stata affidata a Farinetti senza gara, un'altra parte importante è finita a Cir, con una gara finita deserta (e l'appalto l'ha preso la coop rossa).
Noi narreremo la biodiversità italiana, nel cibo, nel paesaggio, nel mondo vegetale e animale.

La modernità è non fare le gare d'appalto nel 2015?
Su questo punto c'è stato uno scontro tra Travaglio e il fondatore di Eataly

Non dica che sono amico del premier, è una cosa bassa ..”: non è piaciuto a Farinetti il riferimento alle sedi regalate, a Roma ostiense, a Bologna, a Milano.
Lei guarda solo al brutto, c'è una cupezza nel mondo, per colpa di quelli come lei”, ha risposto alle critiche, ricordando i posti di lavoro creati in questi anni.

Anche quello di Travaglio è un lavoro, non solo quello di Farinetti. Che non prende soldi pubblici, o ottiene favori da comuni e istituzioni.

La nota politica di Nazareno: se Landini si presenta alle elezioni, Renzi non vince più.
Landini è un rottamatore come Renzi, la sua è una leopolda rossa, ha chiuso vertenze difficili.
Ora aumenta la sua massa critica: ora o scala la CGIL o fonda un partito. Per questo Renzi tiene ferma la riforma della rappresentanza sindacale.
Rischia di spaccare la sinistra o di fare un favore a Landini.


Delitti imperfetti- l'intervento di Travaglio: la condanna a 6 mesi di un barbone che ha rubato dei wurstel .. conviene rubare molto, non salsicce e wurstel.


Il vero delitto imperfetto è la grande evasione.
Quando arriva questo decreto sui reati fiscali?
Manuale per rubare molto e vivere felici: lavorare a partita Iva o lavoro autonomo, non dichiarare niente. Il reato è omessa dichiarazione, è un reato minore, niente intercettazioni, niente galera.
Dichiarare di meno falsificando la contabilità: dichiarazione infedele, reato minore.
Inventarsi artifizi per fingere spese: fatture gonfiate, si chiama frode, ci sono intercettazioni e galera.
Spostare i guadagni in un paradiso fiscale: spostare la sede in Lussemburgo, costi in Italia e guadagni all'estero. Come l'elusione contestata a Dolce e Gabbana.
Appena assolti.

Renzi ci ha messo del suo, con le soglie di non punibilità. Anche l'elusione oggi non è mai reato.
Chi paga le tasse oggi, è proprio un fesso … (Landini ha usato un'altra espressione).

L'elusione di Eurizon, raccontata da Dragoni


E il caso Pirelli, venduta da Tronchetti ai cinesi