14 aprile 2016

Il segreto del successo (nel raccontare bugie)

Il segreto del successo e' la sincerita'. Se riesci a fingerla, ce l'hai fatta. (Arthur Bloch) 
Non è vero che il jobs act ha generato l'ondata di posti di lavoro di cui il governo si vanta: è stato il combinato disposto assieme di licenziabilità e sgravi fiscali.
Finiti gli sgravi, finita la pacchia e crollato il trend dei nuovi contratti (diversi dai posti di lavoro).
E sono pure aumentate le persone che, nel 2015, lavorano coi voucher. 

Non è vero che l'emendamento per tempa rossa porta posti di lavoro per la Basilicata. 
Come non è vero che non è un favore alle lobby del petrolio, che non dovranno più confrontarsi con le regioni per le opere compensatorie.

Non è vero che, come per il caso Guidi, in questo governo chi sbaglia paga.
Il sottosegretario Castiglione rimane al suoposto (per la vicenda del Cara di Mineo).
Come anche il sottosegretario De Vincenti, anche lui nel comitato degli amici dei petrolieri.
Come anche il sottosegretario De Filippo, che si è prodigato per far assumere all'Eni il figlio neolaureato di Rosaria Vicino, ex sindaca di Corleto Perticara.
Se il sud è zavorra del paese, è per colpa di questa classe dirigente.

Non è vero che la procura di Potenza non arriva a sentenza. Come in molti processi che coinvolgono i potenti, arriva prima la prescrizione. Come per Roberta Angelini (Eni), arrestata per corruzione nel 2004 ma il processo è finito in prescrizione. Nuovamente indagata nel nuovo filone di inchiesta sul petrolio lucano.
Non è nemmeno vero che questo governo vuole processi veloci, visto che la riforma della prescrizione (per bloccare questa tagliola) è bloccata in commissione dall'NCD.
Niente fiducia o canguro in questo caso.

Non è vero che il referendum sulla durata delle concessioni delle trivelle sia inutile, costoso e faccia perdere posti di lavoro.
I 300 ml per istituirlo potevano essere risparmiati accorpandolo alle comunali.
I posti di lavoro, che sono poche migliaia, possono essere convertiti per altri settori (magari nelle rinnovabili).
Buona parte delle concessioni non pagano royalties ed estraggono il minimo indispensabile per non chiudere (e pagarsi i costi per lo smantellamento): 
Le concessioni per petrolio e gas rilasciate all’interno delle 12 miglia sono attualmente 44 su cui sorgono 88 piattaforme. Di queste, però, 35 non sono in funzione: 6 risultano“non operative”, 28“non eroganti”. Tradotto: il 40% sta in mezzo al mare a fare ruggine. Non so-lo: altre 29 piattaforme, classificate “eroganti”, in realtà da anni producono talmente poco da rimanere costantemente sotto la franchigia(la soglia che esenta i petrolieri dal pagamento delle royalties). Scrive Greenpeace: “In tre casi su quattro (il 73%) si tratta di impianti il cui ciclo industriale è chiaramente esaurito perché non producono o lo fanno in quantità insignificanti” Marco Palombi sul Fatto Quotidiano.
Il voto del referendum è un segnale per chiedere un cambio di politica energetica.
Chiaro che lobby e amici delle lobby siano contrari.

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