18 aprile 2016

Report – I fossilizzati

Il risparmio energetico, il genoma che regola l'assunzione del cibo (e dunque c'è chi ingrassa e chi no e ogni tanto dovremmo digiunare) e le previsioni meteo (e le allerte).
Una sera dove si parla di carburante: quello di cui ha bisogno il corpo e quello per riscaldare.

In Val Padana potremmo spendere 200 euro anziché 2000 per riscaldare un appartamento, questo potrebbe far ripartire l'economia.
Nel mondo delle imprese si potrebbe fare lo stesso: ma qui ci sono tre scuole di pensiero, quelli che niente eolico, niente pannelli. Quelli che speculano sugli incentivi e infine quelli che senza il fossile non si va da nessuna parte...

I fossilizzati – Roberto Pozzan.
Come mai col crollo del petrolio non calano i costi energetici?
Perché l'economia non riparte?
Il punto sono i consumi che sono calati, per la crisi del 2008, ben prima del crollo del petrolio.
I BRICS sono stati colpiti dal crollo, essendo paesi produttori che erano anche i paesi emergenti: oggi questi non possono più spendere come prima.
E questo si riflette anche su di noi, in deflazione, causando i conti pubblici fuori controllo che sono la causa della crisi della nostra economia.

Cala il petrolio, ma il prezzo del gas e dell'energia non è calato per le aziende: a Sassuolo hanno investito in cogenerazione per avere meno incidenza del peso dell'energia, ma purtroppo pesano le tasse, ancora troppo alte.
Le tasse alte sul petrolio spingono sulle alternative: come il riscaldamento al pavimento, con un sistema di fibra a Carbonio, alimentato dai pannelli fotovoltaici.
Una casa, quella del signor Sasson ad emissione zero: ha pure vinto un concorso per il suo progetto, dalla sua banca, che non è finito in nulla.

Nelle città per le polveri sottili si blocca il traffico: hanno effetti nocivi sulla salute, causano malattie e morti, sono un costo per le casse dello Stato. Ogni anno spendiamo 4,7% del PIL, ognuno spende 1500 euro l'anno per queste polveri.
Servirebbe politiche per ridurre le emissioni: oggi non è solo il traffico il principale imputato, sono le emissioni per il riscaldamento domestico (responsabile per il 41%).
Come i caminetti a pellet, per stufe o camini usati come integrazione della caldaia: emettono zero, per la produzione del pellet, ma possono essere dannosi a seconda di come vengono bruciati.
Se il fuoco produce fumo e faville non stiamo facendo buona combustione e fa poca cenere.
Bisognerebbe bruciare legna ben stagionata e tenere la canna fumaria ben pulita.

Per consumare meno combustibili fossili serve rivedere la costruzione delle case: ma noi abbiamo edifici vecchi, costruiti in tempi in cui non c'erano polveri sottili.
Sono appartamenti dove si spende anche più di mille euro l'anno, mentre oggi agendo sulle caldaie si potrebbe arrivare a poche centinaio di euro.
Per esempio le centrali a gasolio, che dovremmo sostituire, come sta facendo oggi il comune di Milano.
Ma il progetto più ambizioso è il teleriscaldamento: niente caldaie in casa, solo scambiatori di calore.

A Sondrio un centro commerciale hanno investito nell'efficientamento del riscaldamento: sono passati da 128mila a 48mila euro.
Bisognerebbe però proprio evitare di bruciare energie fossili: la tecnologia che permette questo è quella delle sonde geotermiche, con cui si è riscaldato un quartiere a Milano centro: prendono il calore da sottoterra: non si brucia più nessun combustibile, ma il liquido è riscaldato tramite scambiatori di calore con tubi che vanno nel sottosuolo.
Caldo in inverno e fresco d'estate: in tre anno si è ripagato l'investimento Milano.
Spendono 2/300 euro l'anno, per un appartamento, dai 2000 che normalmente si spendono in bolletta.

Potremmo riscaldare il 50% delle case milanesi, ma la regione incentiva queste tecnologie: il geotermico non si può fare su tutta Milano perché c'è la falda.

Cos'è il famoso efficientamento, che ci chiede anche l'Europa?
Significa rimettere a posto i muri, gli infissi, le case di tutto il paese, per togliere di mezzo spifferi.
Tutta l'Europa ci impone entro il 31 dicembre di regolare la temperatura delle case con un termostato serio, non con una cineseria.
A Reggio Emilia stanno sperimentando l'utilizzo di questi strumenti, per controllare l'andamento dei riscaldamenti nelle case: vuol dire diminuirlo quando non si sta in casa, ma anche evitare che il calore esca dalle case.
Servono investimenti per avere il capitale iniziale, per questi lavori di riqualificazione delle case: i muri, ma anche i tetti, le finestre, il cappotto.
Le tecnologie ci sono: a Reggio Emilia la diagnosi energetica la sta facendo il comune, che aiuta le famiglie ad individuare i lavori per abbattere i costi energetici e dare maggior valore alla casa.
Meno costi e meno emissioni nell'aria.
Il Banco emiliano sta finanziando questi lavori: vince chi fa i lavori, vince chi affitta, vince anche la banca, in questo meccanismo.

In regione Lombardia, per certificare gli edifici nella classe energetica, ha dei problemi: da risultati diversi con versioni diverse e questo ha generato dei dubbi sui certificati della regione.
Come se il certificato fosse solo un pezzo di carta senza valore.

Il caso Sardegna.
Se l'obiettivo è produrre energia senza inquinare, dobbiamo puntare sulle energie alternative, come l'eolico.
Ma in Sardegna, grazie agli incentivi dati a pioggia e con pochi controlli, si è speculato: si affittano terreni su cui si costruiscono impianti, che non servono alle comunità o alle imprese, ma solo per specularci.
La legge vieta di mettere i pannelli a terra, pena sequestro degli impianti: la Sardegna è la regione con più pannelli, ma stanno per importare il metano, un discorso che gira da decenni.
Il contrario di quello che si dovrebbe fare: il metano è inquinante, ma meno della GPL – dice l'assessore della regione – non sapendo quello che dice.

Nel frattempo si continua ad inquinare con le centrali a carbone, che non solo non si dismettono ma ne sono in cantiere altre.
Anziché puntare alla metanizzazione e alle centrali a carbone (infischiandosene dei problemi tumorali, connessi alle centrali), perché non puntare su centrali che usano il fotovoltaico?

A Portoscuso, i bambini non possono mangiare i prodotti ortofrutticoli: eppure è stato autorizzato un nuovo impianto, in una zona ad alto irraggiamento solare.

Alla Archimede Solar Energy stanno sperimentando i pannelli inventati da Rubbia, il solare termodinamico: ma i loro progetti non sono ancora stati approvati, per colpa della burocrazia.
E i partner giapponesi se ne sono scappati via: così scappano gli investitori stranieri e anche i ricercatori. Come D'Aguanno, un ricercatore che ha lavorato con Rubbia.

Anche le tante associazioni ambientaliste stanno bloccando questi progetti, perché si oppongono al fatto che si occupino terreni agricoli: ma in regione Sardegna l'agricoltura si fa sempre di meno e i terreni industriali sono così inquinati che nessuno vuole metterci mano.


A qualcosa dovremo rinunciare: ad un pezzo dell'ambiente e ad un pezzo dell'agricoltura, perché comunque l'alternativa è andare avanti con lo status quo, con sempre meno campi coltivati, con le solite centrali e con le emissioni fuori controllo.

Nessun commento: