06 aprile 2016

Sette anni di macerie

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Le macerie de l'Aquila compiono sette anni. Compleanno amaro da quella notte del 6 aprile 2009.
Sette anni di tubi Innocenti che puntellano palazzi, sette anni di promesse agli aquilani, sette anni di persone spostate dalle loro case e dai loro paesi, lasciate a sopravvivere nelle new town.
Sette anni dove il centro della città è rimasto semi disabitato, ancora da ricostruire.



Sette anni dalle CASE di Berlusconi, vanto dal governo del fare, quello che faceva bene e in fretta, senza perdersi in troppi fronzoli, senza perdere tempo nelle lungaggini burocratiche. Governo che in pochi mesi ha tirato su case antisismiche solo sulla carta, che sono costate più del dovuto e che dopo pochi anni hanno dimostrato problemi di stabilità.


Progetto CASE: i balconi che crollano
Per l'Aquila le uniche telefonate che abbiamo sentito erano quelle degli sciacalli che ridevano di notte, sognando già i lauti profitti per la ricostruzione, da fare in fretta nella consueta emergenza in cui in Italia si affrontano le emergenze.
Le cronache, purtroppo, non riportano di intercettazioni di politici o ministri preoccupati per i poveri aquilani, per la gente rimasta nelle tende per mesi, controllata dall'esercito e dalla polizia, che dopo anni ancora aspetta di tornare a casa.
Gente che si fidava della rassicurazioni della commissione grandi rischi della Protezione Civile, condannata poi assolta in processo, per quello che non ha fatto dopo tutto lo sciame sismico che andava avanti da mesi. 



Sette anni di macerie e sette anni di latitanza della politica italiana, se si esclude il G8 dell'allora presidente Berlusconi. Passerella politica e mediatica.


Il cartonato di Renzi, preparato da Gazebo, per l'Aquila
Sette anni dove nessuno ha sentito l'urgenza per rimettere le cose a posto: l'Aquila non è l'Expo di Milano, non è il TAV in Val di Susa e le altre grandi opere.
Fino al prossimo terremoto, alla prossima tragedia, al prossimo compleanno de l'Aquila ci dimenticheremo del rischio sismico, dei fiumi che esondano, che le colline franano, che abbiamo cementificato in modo selvaggio e criminale dappertutto.
E, come per la casa dello studente de l'Aquila, crollata su sé stessa uccidendo gli otto ragazzi, piangeremo lacrime di coccodrillo, dopo.

Buon, cattivo compleanno allora.

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