12 aprile 2016

Su riforme e sul senso di cittadinanza

La Repubblica:“Mano tesa di Renzi ai pm: ‘Non tocco le intercettazioni’”,“Renzi offre la tregua ai pm”.Corriere della Sera: “Intercettazioni, non si cambia”. Il Messaggero: “Renzi: non tocco le intercettazioni, ma i pm evitino il gossip sui media”. La Stampa: “Intercettazioni, la legge non cambia”. Il Giornale: “Renzi si arrende ai magistrati. Si rimangia la riforma delle intercettazioni”. L’Unità: “Renzi ai pm: ‘Nessuna modifica alle intercettazioni’”. Libero: “Renzi si piega alla casta dei pm:‘Non toccherò le intercettazio-ni’”.Fiuuu, l’abbiamo scampata bella: a leggere tutti i giornali di ieri (tranne il Fatto), si direbbe che sabato avevamo capito male, o che domenica Renzi ci ha ripensato. Sarà così? Ecco la frase che ha innescato quei titoli a edicole unificate: “Il governo non ha intenzione di rimettere mano alla riforma delle intercettazioni. Ci sono molti magistrati che sono molto seri nell’usarle. Certo che servono per scoprire i colpevoli, ma tutti gli affari di famiglia e i pettegolezzi sarebbe meglio non vederli sui giornali”. Vuol dire che non ci sarà nessuna riforma delle intercettazioni, nessun bavaglio per vietare ai pm di inserire negli atti e dunque ai giornalisti di pubblicare le intercettazioni su fatti penalmente irrilevanti o su personaggi non indagati? No, l’esatto contrario: ciò che Renzi non vuole toccare non è l’attuale normativa sulle intercettazioni, ma la riforma presentata un anno fa dal suo governo, già approvata dalla Camera e ora all’esame del Senato. È la legge-delega “per la riforma del processo penale e dell’ordinamento penitenziario” che, all’articolo 30, dà ampio mandato al governo perché adotti un decreto delegato “perla riforma del processopenale in materia di intercet-tazioni di conversazioni o comunicazioni”, con questa va-ghissima indicazione: i magistrati dovranno espungere dagli atti –in un’“udienza di selezione del materiale intercettativo” davanti al gip – “comunicazioni e conversazioni delle persone occasionalmente coinvolte nel procedimento,in particolare dei difensori nei colloqui con l’assistito, e delle comunicazioni comunque non rilevanti a fini di giustizia penale”. Anche volendo, Renzi non potrebbe bloccarla né ritirarla: solo, eventualmente, invitare il suo partito a bocciarla. Ma non ha alcuna intenzione di farlo, tant’è che annuncia che non vi “rimetterà mano”. Perché gli piace così. Risultato: i cittadini non potranno più conoscere parole e fatti utilissimi per farsi un’idea su chi amministra le nostre istituzioni e i nostri soldi, su chi merita il nostro voto e la nostra fiducia e chi no.
Questa la prima parte dell'editoriale del direttore del Fatto Quotidiano: senza le intercettazioni, forse non sapremmo delle pressioni su un ministro della Repubblica (nemmeno eletta) per firmare un emendamento che favoriva una multinazionale, creando pochi posti di lavoro e con un pensate impatto ambientale.
Non sapremmo delle trame dell'ammiraglio che rischiava di essere nominato Capo di Stato Maggiore.
Vedremmo passare emendamenti, decreti, grandi riforme e non sapremmo di come sono maturate: con una discussione pubblica, in Parlamento? Nossignore.
Con questa ennesima riforma, un'altra di quelle attese dal centro destra da vent'anni, sarebbe un continuo dare la fiducia al governo (e alle lobby che vivono attorno). 
Situazione che si aggraverà con la riforma costituzionale che stravolge l'attuale assetto, Parlamentare, in un sistema che accentra i poteri nell'esecutivo.
Quello che, quando parla, ha buona cassa di risonanza sui nostri giornali, pronti a rilanciare il messaggio acriticamente. 
Questa riforma ieri è stata presentata dal presidente in una Camera vuota: è un brutto segnale, poiché stiamo parlando della nostra Costituzione, di tutti.
Per questo dobbiamo occuparci e preoccuparci di questa riforma, che andrà ad impattare la nostra vita quotidiana.
Per questo dobbiamo andare a votare domenica per il referendum. Se vogliamo continuare ad essere cittadini e non spettatori silenti.

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