08 giugno 2016

La strada per la crescita non passa per il referendum

Dice Padoan in alcune recenti interviste che, è vero la crescita non è alta, ma che comunque si rafforzerà anche grazie alle riforme.
Le riforme sono quelle già fatte dal governo e la grande riforma costituzionale del DDL Boschi.
Ma cosa c'è di così taumaturgico nella riforma costituzionale, quella per cui basta un sì e risolviamo tutti i problemi?

Lo ha spiegato ieri sera con molta pacatezza l'ex giudice della Consulta Ugo De Siervo a Di Martedì, intervistato da Floris: con questa riforma si depotenziano i poteri delle regioni ma allo stesso tempo non si danno al Senato poteri di controllo. Per questo motivo, il Senato non rappresenterà nemmeno le istanze delle regioni.
Si è superato il bicameralismo perfetto, ma il Senato rimarrà avendo potere legislativo su settori marginali (sono 15 materie, dai trattati comunitari a Roma capitale): alcune leggi avranno ancora il doppio passaggio tra Camera (che è l'unica a votare la fiducia) e nuovo Senato.
Sul come è stata approvata la riforma: è stata decisa dalla maggioranza - spiegava De Siervo -  così si distrugge il concetto di Costituzione: non basta dire, poi decide il popolo, se poi non si fa una discussione aperta, entrando nel merito.
Sul risparmio dei costi: 200 senatori in meno sono un minimo risparmio, si poteva lavorare sulle regioni a statuto speciale

Sull'obiezione per cui se questa riforma viene bocciata non avremo più altre occasioni: la Costituzione è stata toccata in questi anni 20 volte, come anche le leggi costituzionali. 
Nel 2005 anche berlusconi voleva toccare 50 articoli. Ora la riforma Boschi ne tocca 40. Ci saranno altre occasioni, per fare riforme approvate con una maggioranza più ampia.

Torniamo alla crescita e all'uscita dalla crisi: forse più che Senatori (e consiglieri provinciali) non eletti, sarebbe più utile avere authority di controllo che facciano il loro dovere. 
La richiesta di dimissioni per il presidente della Consob Vegas, chiesta dalla giornalista di Report Milena Gabanelli, è rimasta lettera muta.
Nonostante gli scandali di mafia capitale, si continua a parlare di Olimpiadi a Roma (e abbiamo appena finito di pagare i debiti per Italia 90).

Forse le strade per la crescita sono altre.

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