14 luglio 2016

7-7-2007 l'incipit (il romanzo più noir di Antonio Manzini)

7-7-2007, l'ultimo romanzo di Antonio Manzini parte dal presente con Rocco Schiavone mandato per punizione ad Aosta e lì raggiunto da un killer che ha cercato di fargli la pelle uccidendo al suo posto l'amica Adele.
Il delitto di Rue Piave, lo hanno chiamato i giornali che iniziano a chiedersi come mai sia rimasto insoluto, perché qualcuno dha cercato di uccidere il vicequestore Rocco Schiavone.
Cosa si nasconde dietro questi omicidio rimasto insoluto?
Schiavone deve ripercorrere quei giorni dell'estate del 2007, all'origine di tutto. Della morte di Marina, della sua bravata, del suo trasferimento punitivo.

Questo l'incipit (che trovate anche qui):
«United united united we stand, united we never shall fall!»Aprì gli occhi e si tisò su di scatto. «Ma che ..? ». Lupa allarmata dai movimenti del padrone aveva alzato le orecchie. La misica veniva dall'appartamento accanto.«United united united we stand, united we stand one and all!».Ritmo tribale, schitarrate catarrose e distorrte, un coro scimmiesco con uno slogan da celebrolesi.Quel genere di musica, l'heavy metal, era per Rocco Schiavone al settimo posto nella graduatoria delle rotture di coglioni.Se suonato alle tre e quarantacinque di notte, saliva di diritto al nono. «Porcatroia!» urlò e si alzò dal letto.Dopo dieci giorni aveva preso confidenza col nuovo appartamento di via Croix de Ville, non però coi vicini. Soprattutto i dirimpettai.Alternative non ce n'erano, gli toccava andare a fare una visita.Aprì la porta, il freddo delle scale lo investì, tornò in casa, si infilò il loden direttamente sui boxer e maglietta e uscì a piedi scalzi. Bussò. Nessuna risposta. La musica si riversava anche sul pianerottolo.«So kee it up, don't give in ...».Suonò il campanello percuotendo la porta coi pugni.Improvvisamente tutto taque. Seguirono passi veloci. Un graffiare sul legno, segno che qualcuno lo stava osservando dallo spioncino.«Sì, sono Schiavone, il vicino. Apra!».E la porta si spalancò. Apparve un ragazzo di sedici anni. Brufoli, capelli lunghi e in mutande, una maglietta bucata degil Iron Maiden, la pelle bianca come la pancia di un pesce. «S...sì?».«Sì? Mi dici Sì? Porta troia, sono le tre e quarantacinque e ti metti a suonare quella merda a tutto volume?»Il ragazzo incassò la testa nelle spalle. «Mi scusi. Io pensavo che non ci fosse nessuno». «E pensi male. So’ dieci giorni che abito qui. E agli altri inquilini poi non pensi?». «È tutto vuoto il palazzo. I Benaix sono andati in Olanda, e anche i Candiani sono partiti. Mi scusi, se avessi saputo…». «Be’ ora lo sai. Mettiti una cuffia e sparati i Judas Priest a palla di cannone, dei tuoi timpani non me ne frega niente!». Il ragazzo abbozzò un sorriso. «Conosce i Judas Priest?». «Certo. Erano un gruppo quando ero ragazzo io. Com’è che li conosci tu, invece!». Il vicino alzò timidamente la mano destra, le dita a formare le corna, disse «Rock’n roll will never die!» e sorrise. «Ma sei deficiente o che?» gli chiese Rocco. «Va a dormire, cicci, che domani hai scuola. Mi risvegli co’ sto schifo e ti faccio sbranare da Lupa!». Il ragazzo parve accorgersi solo in quel momento del cane. «Uh! Bellino». «Bellina!». «Che razza è?». «Un Saint Rhemy en ardennes». Il ragazzo scoppiò a ridere. «Esiste una razza così?». «Se esiste un gruppo come i Judas Priest sì, esiste anche una razza così». Sellerio editore Palermo «Io mi chiamo Gabriele». «E sti cazzi» rispose Rocco. Non gli era passata ancora la rabbia. Si girò e tornò nel suo appartamento. Di dormire non era più cosa. Dopo una doccia rapida e la pappa a Lupa, lui e il cane erano usciti di casa. L’alba stava sbavando di rosa il cielo e i tetti di Aosta erano umidi. Voleva fare colazione, un caffè doppio, due brioches e guardare piazza Chanoux prendere lentamente i colori del nuovo giorno che si annunciava splendido, dal momento che non una nuvola si aggirava fra i comignoli spenti ormai da più di un mese. Si guardò le scarpe, il sedicesimo paio di Clarks che aveva acquistato in 10 mesi, il paio più fortunato. Con un po’ di sforzo potevano addirittura arrivare al prossimo inverno. Un vento leggero, freddo ma non gelato, gli accarezzava il volto. Lupa si bloccava ad ogni angolo ad annusare i messaggi lasciati la sera prima dagli altri cani. Lui invece si fermò all’edicola a prendere il giornale. Non poté credere ai suoi occhi mentre leggeva l’articolo in terza pagina. 
Rue Piave Un delitto ancora irrisolto.Non si parla più dell’omicidio di rue Piave che più di un mese fa ha visto la vittima Adele Talamonti crivellata da sei colpi mentre era ospite, a quanto riportato dal portavoce della procura, in casa del vicequestore Rocco Schiavone. Chi è penetrato in quell’appartamento per uccidere la povera Adele? Era proprio lei il bersaglio? Era il vicequestore? Siamo gli unici a farci ancora domande? Il nostro è accanimento terapeutico? O è solo il nostro lavoro, la nostra missione, ricordare ai lettori che alcuni fatti apparentemente inspiegabili hanno invece, magari, una risposta semplice ma scomoda? Come quella per esempio di lasciare intatta la figura di un vicequestore che da 10 mesi lavora nella questura di Aosta e che sembra il protégé del questore Andrea Costa? Noi invece ricordiamo che la notte del 13 maggio Adele Talamonti è stata brutalmente assassinata nell’appartamento di rue Piave e che da allora, nonostante le tante promesse, di quell’omicidio ancora non si conoscono i mandanti e tanto meno gli esecutori. Il carnefice di Adele Talamonti non ha ancora un nome. Una sola cosa è accaduta: Rocco Schiavone ha cambiato casa. Eh già, evidentemente vivere accanto a un incubo lederebbe i suoi teneri sentimenti. Ci auguriamo che la questura o il dottor Baldi diano al giornale e ai cittadini risposte concrete e non più chiacchiere.SANDRA BUCCELLATO. 
Accartocciò il quotidiano e lo lanciò nel cestino dei rifiuti. Doveva chiudere la bocca una volta e per sempre a Sandra Buccellato, la giornalista, ex moglie di Costa, responsabile dell’odio che il questore aveva per i giornalisti grazie a una sua fuga con un cronista de «La Stampa». Doveva incontrarla, minacciarla, picchiarla. Come si permetteva? La frase nell’articolo: «… evidentemente vivere accanto a un incubo lederebbe i suoi teneri sentimenti…» più di ogni altra gli aveva scosso i nervi. Lui accanto a un incubo ci viveva dal 7 luglio 2007, che ne sapeva Sandra Buccellato? Ma non c’era niente da doverle spiegare, solo bisognava fare un salto in redazione e ridurla al silenzio.

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