10 luglio 2016

Vittorio Occorsio - il paese in cui ti auguro di vivere

10 luglio 1976: l'esponente di Ordine Nuovo Pierluigi Concutelli, il gruppo fascista sciolto anni prima dal governo Taviani, uccide sotto casa sua il giudice romano Vittorio Occorsio.
Lasciato senza scorta nonostante si stesse occupando di eversione nera, dei suoi legami con le logge massoniche e con le bande che negli anni 70 si occupavano di sequestri.
Per primo aveva capito cosa si nascondeva dietro i sequestri, la loggia P2, le stragi e i gruppi dell'eversione neofascista.

Ma anni prima aveva seguito l'istruttoria sulla strage di Piazza Fontana, del processo a Scalfari e Jannuzzi per diffamazione per quanto avevano scritto sul piano golpista del generale De Lorenzo.
Era un giudice scrupoloso, cui la vicenda di Valpresa (l'anarchico ballerino primo sospettato per la strage di Milano) l'aveva scottato.

La sua memoria, la sua visione della giustizia, sono state raccontate dal figlio Eugenio nel libro "Non dimenticare, non odiare" che è anche una lunga lettera del padre al figlio, che si chiama Vittorio come il nonno che non ha conosciuto.
Cercare la verità senza guardare in faccia a nessuno non per vendetta: ricordare la storia, non dimenticare, mantenere “vivo il desiderio di verità di giustizia e di equilibrio”.

“Ma adesso cosa manca a questa società affinché si ripristini la moralità, perché la politica torni ad essere l'arte di impegnarsi per la collettività e non solo per i ricchi? 
Speravo che questi elementari concetti, già fin troppo a lungo dimenticati, si sarebbero imposti. Invece, summa iniuria, a finire sul banco degli imputati sono i magistrati solo perché fanno il loro dovere per i reati che, ricordalo sempre, sono reati comuni (furto, corruzione, concussione, prostituzione ecc.) e non reati politici. Ma la colpa è dei magistrati che indagano i di chi quei fatti li ha commessi?
Macchè. Non finisce, questo stillicidio di insinuazione, di impunità, di degrado morale, di povertà mentale e culturale. L'attuale gruppo di governo [l'autore si riferisce alla ex maggioranza del governo Berlusconi], comandato dal proprietario di giornali e televisioni, ha instillato nella testa della gente l'idea che i giudici siano in cattiva fede, che la giustizia sia malata e politicizzata, che segua teoremi. 
Tutte balle. E allora, cosa aspettarci per il futuro? Finirà quest'epoca di bassezze, di furbetti, di evasori non soltanto di tasse ma di qualsiasi valore morale? Io, malgrado tutto, non solo spero, ma penso di sì. In qualche nicchia della società continueranno sempre ad annidarsi faccendieri e portaborse, disonesti ed egoisti, privi di qualsiasi cultura e di qualsiasi civismo. Ma la maggioranza delle persone per bene tornerà a farsi sentire, e con essa tornerà l'attenzione meticolosa alla storia del nostro paese, la precisa ricostruzione di fatti tanto importanti, il desiderio di verità, di giustizia, di equilibrio. Non so quanto tempo ci vorrà, ma io so che tornerà. E in questa Italia, così diversa e così migliore di quella in cui ho vissuto io, tu auguro di vivere.”

Eugenio Occorsio, nelle ultime righe di “Non dimenticare, non odiare”. 

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