29 agosto 2016

Il gatto di Georges Simenon

Aveva lasciato andare il giornale, che prima gli si era aperto sulle ginocchia e poi era scivolato lentamente fino al parquet lucido di cera. Non fosse stato per la sottile fessura che di tanto gli si disegnava fra le palpebre, si sarebbe detto che dormiva.Chissà se la moglie ci era cascata ..
Si osservavano a vicenda. Non avevano bisogno di guardarsi. Da anni si osservavano in quel modo, di soppiatto, aggiungendo di continuo al loro gioco nuove sottigliezze.

Emile e Marguerite vivono da anni assieme nella casa in fondo al vicolo cieco di square Sebastien-Doise. Vivono assieme ma non si parlano, solo pochi guardi di soppiatto, spiando ciascuno i movimenti e le reazioni dell'altro.
Perché Emile e Marguerite si parlano solo attraverso dei bigliettini pieni di allusioni e di cattiverie. Quando Simenon ci fa entrare nella loro casa, sono ormai diversi anni che la loro vita va avanti così: bigliettini che lui le lancia col pollice in grembo e che lei fa finta di non vedere.
Bigliettini che lei strappa da un giornale e che vengono lasciati sul pianoforte dell'ex marito, affinché lui li legga.
Gesti ripetuti in modo quasi rituale, in giornate il cui scorrere del tempo è scandito dall'avanzare delle lancette.
Lui che spacca la legna. Lei che si prepara la colazione leggera.
Lui che si prepara la carne, solo per se e che, sempre da solo, si lava la sua padella.
Lei che sferruzza a maglia.
La cena solitaria.
L'andare a far la spesa, seguendo gli stessi negozi, come se nemmeno si conoscessero.
Non una parola.
Solo i bigliettini: “Il gatto” .. “Occhio al burro” ..

Con un meccanismo di flash back, usando la memoria di Emile, il lettore scopre come si è arrivati a tutto questo. A quando, anni prima, mentre era ammalato, scoprì il suo gatto, Joseph, morto in cantina. E il sospetto che fosse stato ucciso dalla moglie che non ne poteva del suo russare, quel modo di osservarla.
Marguerite e Emile si sono risposati dopo la morte dei rispettivi consorti: lei che proviene da una facoltosa famiglia caduta poi in disgrazia, proprietaria delle case del vicolo che porta pure il suo nome. Sposata con un violinista, Frederic, le cui foto, assieme a quelle dei genitori, riempiono le pareti di casa. “Era considerata un'aristocratica dal quartiere, una che vive in un mondo a sé..”.

Lui, di tutt'altra estrazione: muratore e poi ispettore dei lavori pubblici, una vita nei cantieri e poi, nel tempo libero, assieme alla prima moglie Angéle: “per tutta la vita aveva compiuto gli stessi gesti alle stesse ore”.

Il gioco: 
“ci sono bambini che, per un determinato periodo di tempo, ripetono ogni giorno, a un'ora fissa, lo stesso gioco, apparentemente con immutata convinzione. Fanno «come se».La differenza era che Emile Boin aveva settantatré anni Marguerite settantun. Inoltre, il loro gioco durava da ben quattro anni, ed essi non davano segno di stancarsene.

Torniamo così indietro nel tempo, attraverso i ricordi di Emile, al giorno della scoperta della morte del gatto, della sua furia, del sospetto rivolto a lei, che non aveva mai accettato quel gatto e forse non aveva mai accettato nemmeno lui del tutto.
L'essersi sfogato contro Coco, il pappagallo di lei, l'altro animale della casa, strappandogli le penne.
Il gatto e il pappagallo. Simboli della personalità dei protagonisti di questo racconto: il gatto, randagio e indipendente era di Emile. Il pappagallo di bella presenza ma con le ali tarpate e tenuto sul classico trespolo era di Marguerite.

Sempre attraverso i ricordi, scopriamo come i due si erano conosciuti, vedovi, un giorno in cui lei aveva avuto bisogno di un uomo in casa, per un problema ad un tubo. Quei pomeriggi in cucina e poi in sala da pranzo a prendere un caffè.
E infine il matrimonio.
Non ce l'aveva con lei. Ce l'aveva con se stesso, per averla sposata, perché non era l'uomo adatto a renderla felice.Come gli era potuta venire quell'idea? Ci aveva pensato spesso, dopo. Chi dei due aveva fatto il primo passo?

Ecco, a quel primo passo, il non rivolgersi più la parola, si era arrivati dopo tanti piccoli passi precedenti: il non sopportare certi piccoli gesti di lui, come il pulirsi i denti con un fiammifero, l'odore pestilenziale del sigaro.
Il non sopportare quella certa leziosità nei gesti di lei, il sentirsi estraneo nella casa, da parte di lui.
I suoi modo grossolani.
La prima notte passata assieme, dove lui aveva cercato di fare l'amore e lei si era irrigidita, lui allora le aveva chiesto scusa.
«Perché?»«Perché ti chiedo scusa?»«Perché non continui e non ti soddisfi? Ti ho sposato, ed è mio dovere subire anche questo».

Anche questo. Quanti significati poteva avere quell'anche?
Fino al giorno del gatto. E del pappagallo. Che lei fa impagliare per averlo ancora accanto a se. Eterno e immobile come gli altri oggetti nella casa.
E quel biglietto, il primo di lei, in cui gli spiegava come nulla la obbligasse a rivolgergli la parola e che pure lui si astenesse a sua volta.

Un gioco, ma anche un modo di comportarsi crudele e perfino puerile. Due persone che non si parlano ma che convivono sotto lo stesso tetto e che passano la giornata a spiarsi, a seguire i rumori l'uno dell'altro, per cercare di intuirne i pensieri e le mosse.
Compiacendosi delle piccole crudeltà di quei bigliettini.
“Fra loro due, ora, c'era una vera guerra vera, ancora più appassionante”.

E se ora lei volesse avvelenare anche lui? Emile prova a scappare di casa, andando a vivere da un'ostessa, Nelly. Ma quella vacanza era durata solo 11 giorni.
Per poi tornare a casa.
Parecchie volte, in quel periodo, Emile era stato sul punto di parlarle, di dirle una cosa qualunque, parole che le fossero di conforto. Ma sapeva che che ormai era tardi, che non potevano più tornare indietro.Certe mattine, dopo una notte in bianco, Marguerite tornava ad essere aggressiva. Un giorno Buoin, ansioso di assistere al procedere dei lavori del vicolo, che ormai seguiva con interesse, non si era fatto la doccia. Più tardi, nella giornata, aveva trovato un messaggio sul pianoforte:FARESTI MEGLIO A LAVARTIPUZZI

Nessuno dei due poteva deporre le armi. Era diventato la loro vita. Mandarsi biglietti velenosi era per loro naturale e necessario, esattamente come per altri scambiarsi baci o gentilezze.

Ancora una volta Simenon imbastisce per noi una storia tanto assurda da sembrarci reale, con un romanzo basato principalmente sui pensieri e sui comportamenti di Emile, osservati e descritti da un narratore esterno

“Il gatto” è la storia di una coppia che si ritrova prigioniera di se stessi, incapaci di sfuggire ai loro silenzi e di sfuggire l'uno con l'altro. Una storia di debolezze e di crudeltà. Di persone che nel loro gioco hanno trovato l'unico modo di sfuggire alla morte.
E ancora una volta ci troviamo, come lettori, di fronte a due personaggi straordinari nella loro pazzia, nella loro quotidiana violenza psicologica, nel loro vivere nel mondo ma isolati dal mondo.
Prigionieri del loro odio e della loro paura della solitudine, fino alla fine.

La scheda del libro sul sito di Adelphi

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Nessun commento: