30 novembre 2016

Il rumore della pioggia, di Gigi Paoli

Le prime righe:
Lo schiaffo del vento lo colpì.Poi, fredda e affilata, arrivò la pioggia.E questa sarebbe la città più bella del mondo?L'uomo scosse la testa ed estrasse il piccolo ombrello che spuntava dalla sua valigetta.Alzò lo sguardo.Tutto opaco e grigio. In cielo e in terra. Alle sette e un quarto di quella mattina di novembre, neanche i turisti si facevano vedere in giro.Con quel tempo, poi.Ci mancava pure la pioggia.E quel piccolo, maledetto ombrello non avrebbe mai impedito che i pantaloni, di lì a poco, diventassero fradici.Girò l'angolo sul Ponte Santa Trinità e alzò automaticamente la testa, incrociando lo sguardo muto della statua della Primavera e il suo collo troppo lungo.Te l'avevano staccata la testa, eh, bella signora?, sogghignò ansimando mentre risaliva il ponte, ai cui angoli campeggiavano le statue delle quattro stagioni. Tutti i giorni da più di trent’anni, lui sfilava accanto alla Primavera, ripescata dall’Arno dopo la guerra come le sue sorelle di marmo. Lei, però, fu ritrovata senza testa. Solo anni dopo, quando un pescatore la scoprì per caso nel fiume e la riportò a galla, gliela riattaccarono. Proprio una bella schifezza come trapianto, pensò ...

Chi l'avrebbe mai detto che Firenze, la città più bella del mondo, la città delle opere d'arte, del Rinascimento, in realtà nasconde un'anima nera, gotica e grigia come il cielo in una giornata di pioggia?
Forse chi ci vive, chi ci è nato, la conosce questa anima cattiva, dentro la città, sa che bisogna andare oltre le immagini da cartolina buone per i turisti.
Sicuramente quest'anima cinica, cupa, la conosce bene Carlo Alberto Marchi, giornalista di cronaca giudiziaria del Nuovo Giornale, uno di quei giornalisti che sa muoversi per la città, per le aule del Palazzo di Giustizia, spostato fuori dal centro:
Per me Firenze era diversa, fors'anche perché, negli anni, ne avevo conosciuto i suoi lati più oscuri. Il Palazzo di Giustizia era una cattedrale gotica di una città gotica”.

E' lui che ci racconta, in prima persona, dell'indagine per l'omicidio di un vecchio commesso di un negozio di antiquariato, Vittorio Stefani, che dopo la morte del proprietario (Loris Stefani) aveva deciso di mandare avanti comunque l'attività.
Siamo in via Maggio, la via degli antiquari, trafficata da turisti nonostante la pioggia battente e piena di telecamere che inquadrano le persone sui marciapiedi.
Eppure, questo sembra un delitto compiuto da un fantasma: il commesso è stato ucciso da 23 coltellate da un assassino che non ha lasciato tracce, che si è dileguato in fretta senza che nessuno l'abbia visto, nemmeno padre Bruno Martelli, l'economo della Curia (i cui uffici erano nello stesso palazzo), il primo a scoprire il cadavere.

Potrebbe essere un omicidio come tanti. Se non ci fossero quei misteri, l'assassino fantasma (come inizia a scrivere la stampa), l'assassino invisibile, le 23 coltellate che fanno pensare ad una vendetta, l'assenza di segni di una colluttazione. E l'interesse dei vertici dei carabinieri affinché il caso sia seguito in prima persona dal nucleo investigativo del reparto operativo, il fiore all'occhiello degli investigatori dell'arma, e dal suo comandante, il tenente colonnello del RONO, Umberto Lion. Che pure lui, come il giornalista Marchi, in quella mattina di un lunedì piovoso, riceve una telefonata sul delitto dal suo generale.

Il Nuovo giornale segue il caso, coi suoi due cronisti, Alessandro Della Robbia, detto l'artista, che segue la cronaca nera e Carlo Alberto Marchi alla giudiziaria (la nera del giorno dopo): li seguiamo mentre sondano i loro contatti nel palazzo di Giustizia, Gotham (come la città avveniristica dei fumetti), nelle forze dell'ordine, nei carabieri e in Questura.
C'è una pista che, partendo da quel negozio e da cimeli religiosi, porta alle messe nere, ad una vecchia inchiesta che aveva coinvolto dei giovani della Firenze bene.
Ma l'indagine dell'anatomopatologo (sul corpo della vittima) da una parte e del Ris (sul cellulare) dall'altra indirizzano l'inchiesta verso una ben specifica direzione: le amicizie disinvolte della vittima, che riportano dentro alla stessa curia ..
Caso risolto?
Forse.
Ma Carlo Alberto Marchi è uno di quei giornalisti che la notizia se la vanno a cercare, che non si accontentano delle dichiarazioni ufficiali che escono “dagli organi di indagine”. Così, partendo da un vecchio caso che aveva coinvolto il vecchio proprietario del negozio, arriva ad imbattersi nella Massoneria:
Certo che lo sapevo cosa fossero le messe nere.Questa città ne aveva viste di storie sull'argomento e ogni volta che ne spuntava una, pensavo che avevo ragione io. Altro che rinascimentale e solare, il Cupolone, l'Arno, ponte Vecchio e tutta quella roba per cui impazzivano i turisti. Questa città era gotica, terribilmente gotica. Le stradine piccole e strette su cui sembravano precipitare quei palazzi enormi, come giganti pronti a muoversi e colpire. Quelle strade che finivano in altre strade, ad angolo, a incrocio, dove vedevi a malapena uno spicchio di cielo, non capivi più nemmeno dove eri. Anche l'acqua era grigia. Come i palazzi, come il vento, come la pioggia.

Scopre, sull'ultima pagina del diario del morto, una misteriosa locuzione latina: «Audi, vide, tace, si vis vivere in pace».
Che significa “ascolta, guarda e stai zitto se vuoi vivere in pace”. Forse una coincidenza, o forse no. Quella frase, nell'ultimo suo giorno di vita terrena.

Così, mentre la pioggia continua a battere la città, rendendo il clima più cupo, Marchi si ritrova a girare in modo frenetico per Firenze, che non è solo la città dei monumenti, Palazzo Pitti, ponte Santa Trinità il palazzo Nonfinito.

Fino al colpo di scena finale.
Camminando a testa bassa, immerso nel bavero alzato del soprabito, mi accorsi solo dopo un po' che mancava qualcosa.Alzai la testa.Ecco cosa mi mancava.Mi mancava il rumore.Il rumore della pioggia.

Il rumore della pioggia è un buon giallo che racconta come funziona il mondo della cronaca giudiziaria: i rapporti che si instaurano tra giornalisti e magistrati, le strade per avere qualche informazioni in più sui casi, sulle inchieste. Sapere con quali magistrati parlare e quali evitare.
Come funzionano le dinamiche tra magistrati e forze dell'ordine e tra le stesse forze dell'ordine (le gelosie tra l'arma e la polizia).

Ma nel racconto c'è spazio anche per raccontare dinamiche e conflitti più familiari: come quelle tra Carlo e Donata, il papà e la figlia undicenne, che deve cresce da solo per la separazione dalla moglie.
Stava crescendo, sotto i miei occhi e io sapevo già che avrei rimpianto tutti quei giorni e tutte quelle sere passate al giornale o in tribunale invece che essere sul divano a guardare X-Factor.

Se è dura infilarsi nelle porte giuste del palazzo gotico dove si svolge il rito della giustizia, è altrettanto duro conciliare il lavoro di reporter con quello di padre: “volevo essere Tutti gli uomini del presidente ed ero finito a fare Mrs. Doubtfire” si trova a pensare il protagonista.
I sensi di colpa per non riuscire a trascorrere più tempo con la figlia da una parte e il senso di responsabilità nei confronti di un mestiere che non si può fare rispettando gli orari d'ufficio, dove l'emorragia dei lettori porta ad avere giornali con meno pagine, meno giornalisti, meno cura nell'informazione.

Attorno, una Firenze che, leggendo le pagine del libro, vien voglia di girare a piedi, anche sotto la pioggia..

La recensione del libro sul sito de La Nazione (di cui Gigi Paoli è capocronista).
La scheda sul sito di Giunti e un estratto dal libro.

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Non disturbiamo

Questa mattina ho avuto una discussione sul referendum con un altro pendolare: il tutto è partito dai ritardi, dalle nuove norme sulla velocità dei convogli, che è stata limitata in assenza dei controlli per la sicurezza sulla nostra linea (Trenord, la società mista Trenitalia e regione Lombardia, quella che investe miliardi in autostrade).
Certo, se poi noi votiamo no per tenerci il Senato e continuare a spendere i soldi ...

Posso accettare tutte le critiche, ma non quelle false e nemmeno la gente che ti mette le parole in bocca.
Tu voti no perché vuoi far cadere Renzi ..
Non esiste altra nazione con un Senato come il nostro ..
Se per te la governabilità non è un valore ..
Si vota sulla riforma e non sul governo ..
Ma il Senato non c'è più ..
Ma il Senato non si occuperà più di leggi importanti ..

Tutti argomenti che, per essere smontati necessitano di una argomentazione e, soprattutto, di gente disposta ad ascoltarti.
Se però la gente ti ripete, senza ascoltarti, senza voler capire (che è stato Renzi a personalizzare, a legare riforma e governo, che il Senato rimane e si occuperà pure di leggi importanti, che la governabilità l'aveva anche Berlusconi e Monti e ora stiamo sacrificando la rappresentatività degli elettori ..), rischi pure di far la figura del passionario.
Di quello che si infervora. Che diventa rosso per la rabbia.

Di quello che sa dire sempre di no. Che non gli va mai bene niente. D'altronde uno che legge Il fatto quotidiano, il giornale di Travaglio.
La "conversazione" è proseguita saliti sul treno, finché una signora, sul sedile dietro si è girata è a detto "Che palle .. potete parlare a bassa voce ?".

Non stavamo gridando ma solo parlando ad un tono normale. Che dava fastidio alla signora e alle altre persone.
Allora ho preferito riprendere in mano il libro che sto leggendo "Il rumore della pioggia" di Gigi Fiore.
E ho lasciato la signora a leggersi Repubblica, l'articolo sulla triste vicenda di Lapo Elkann.
Non disturbiamo ..

Mancano pochi giorni ancora.

PS: parliamo di questo, della complessità del descrivere come saranno eletti i nuovi senatori (oggi ci prova Gilioli con lungo e dettagliato post) quando sai che dall'altra parte ti rispondono ma allora non vuoi cambiare .. vuoi lasciare le cose così ..

29 novembre 2016

Anti bufale

La riforma farà risparmiare 500 ml (altro che gli 80 ml restituiti dal M5S).
Per le pensioni basse daremo dai 30 ai 50 euro.
Se non si fanno le riforme ora, non le faremo mai più.

E per fortuna che stanno distribuendo il kit anti bufale.

Sempre dalla home dell'Unità, Rondolino fa le pulci ad un'intervista di Zagrebelsky "noista".
Come un grillino qualsiasi, il Noista emerito torna infatti a sostenere una tesi che non ha, non può avere alcun fondamento: “E’ stato violato l’articolo 1. […] La riforma è stata approvata da un Parlamento eletto con una legge incostituzionale. […] C’è stata un’usurpazione della sovranità popolare. La riforma è viziata ex defectu tituli”. Ma ancora qui stiamo? Ancora a discutere di illegittimità delle Camere?Com’è noto anche ai sassi la Consulta, bocciando una parte del Porcellum, ha contestualmente ribadito la piena legittimità del Parlamento in carica. Del resto, non avrebbe potuto fare altrimenti: con il Porcellum sono stati eletti non uno ma tre Parlamenti, e se fossero illegittimi sarebbero illegittime anche tutte le leggi approvate dal 2006 ad oggi, nonché i cinque governi che si sono succeduti, nonché i presidenti della Repubblica eletti negli ultimi dieci anni, nonché i due terzi della stessa Corte Costituzionale, che sono stati eletti dal Parlamento o nominati dal Capo dello Stato.Perché il Noista emerito insiste in questa falsificazione della realtà, in questa delegittimazione sistematica dell’ordinamento costituzionale, giuridico e civile del Paese, in questo vero e proprio attentato al sistema democratico? E perché insulta Sergio Mattarella accusandolo esplicitamente di “far finta di niente” e “tacere”?I cattivi maestri sono più pericolosi dei loro peggiori allievi, perché giocando con le parole confondono le menti e seminano sfiducia e rabbia. E’ davvero un peccato che Zagrebelsky abbia scelto di concludere così la sua carriera pubblica.
Non solo noista, pure cattivo maestro (che a me fa subito pensare ad altri scenari) il presidente emerico della Consulta.
Le Camere sono pienamente legittime, ma queste sono composte in base ad un premio di maggioranza che la Consulta ha dichiarato illegittimo.
Falsificare la realtà è raccontare che questo governo e questa maggioranza sono legittimati a fare quello che vogliono a colpi di maggioranza (non pienamente legittima), senza nemmeno avere un mandato popolare.
Visto che alle passate elezioni nel programma del PD (almeno in quello) non si parlava di rendere i senatori non più eleggibili da noi.

20 anni di Report (e altri cento)

Questa mattina quando sono uscito dalla fermata del metrò mi sono trovato di fronte la camionetta dell'esercito, parcheggiata sul marciapiede.
Con due soldati che imbracciavano un mitragliatore.
No, non mi sono sentito più sicuro, anzi.
I soldati nelle strade mi hanno fatto venire in mente le immagini di Palermo dopo gli attentati a Falcone e Borsellino.
Le immagini in bianco e nero dei posti di blocco dopo il sequestro Moto.

Altri tempi.
Riccorrere ai militari per funzioni di presidio di strade e piazze è una risposta sbagliata ad un problema reale di sicurezza, in cui si mescolano problemi concreti nella vita delle persone, con altri più legati alla percezione del reale.
Ci sono problemi che non si risolvono con l'esercito e con lo slogan strade sicure: la precarietà, le case occupate, la crisi, un sistema del welfare che non copre tutto.

E ci sono altri problemi, le gang giovanili, lo spaccio, la microcriminalità, per cui la presenza dei militari può avere un effetto dissuasivo.
Ma non possiamo avere dei militari in ogni strada, non possiamo avere una pattuglia ad ogni fermata del metrò.
Mentre possiamo pretendere che l'informazione non distorca la percezione di sicurezza di questo paese.
Dobbiamo pretendere che i nostri governanti si occupino della nostra sicurezza anche in termini di trasporto pubblico, di inquinamento dell'aria e dell'acqua, di tutele nel mondo del lavoro, di tutele in termini di sanità e welfare. I soldi per le scuole, per i bambini disabili, per i bambini di Taranto e non solo per le fritture di pesce.

Per questo dovremmo essere grati al lavoro di Milena Gabanelli e dei giornalisti di Report.
Ieri Milena Gabanelli lasciava la conduzione del suo programma dopo 20 anni, affidandola a quella del suo coautore Sigfrido Ranucci.
Se in questi anni siamo stati cittadini più consapevoli e meno vulnerabili alle promesse che ci hanno raccontato, lo dobbiamo a queste persone.
Ieri, per la cronaca (mentre nei bar ci si accusava su casta, risparmi e riforme), Report ha raccontato come sono andate a finire le inchieste su Anas, sugli investimenti in diamanti, sui gettoni della Rai e la zecca, il marchio Ferrari, sulle antenne abusive piazzate sopra una torretta a Verona (patrimonio dell'umanità, le torri non le antenne) e sul modello per gestire l'immigrazione.

28 novembre 2016

Meno sei giorni al diluvio

Una premessa: era l'estate del 2011 e la BCE (e forse qualcuno a Roma) ci scriveva la lettera con le riforme da fare. Quelle che poi i governi Monti (e poi Renzi) avrebbero fatto.
Era l'avvento della tecnocrazia, lo spauracchio della troika.
L'allora sindaco di Firenze, mentre preparava la Leopolda, raccontava
Non mi ha risposto, concorda con le riforme che chiede l'Europa? E il Pd è in grado di sostenerle? Mi ritrovo nella lettera della Bce. E non condivido l'atteggiamento prevalente del Pd che invoca l'Europa quando conviene e ne prende le distanze se propone riforme scomode. Dobbiamo essere coerenti: sulle pensioni è stato un errore del Governo Prodi abolire lo scalone-Maroni. Ora ci ritroviamo al punto di partenza. Sono per estendere a tutti il contributivo: non è pensabile che a fronte di un allungamento della aspettativa di vita non si faccia nulla.
Per cui, quando uno legge: "C'è il rischio del governo tecnico, solo il Sì può scongiurarlo" dallo stesso politico, viene da chiedersi se siamo in presenza di uno sdoppiamento di personalità o cosa.

Premesso ciò, prepariamoci all'ultima settimana prima del voto.
La cosa buona è che forse, dopo, parleremo d'altro (i fiumi che esondano, la disoccupazione giovanile, le mafie) e forse si riuscirà a vedere il clientelismo con occhi diversi.
Non un "così fan tutti" (leggete quello che scrive Lavia su De Luca), ma una delle palle al piede che impedisce al sud di uscire dall'arretratezza di cui questa classe politica è responsabile.


La vignetta di Disegni del 27 novembre - Supporters
La cosa cattiva è che ne sentiremo altri di insulti. E quelli vanno condannati (guardatevi la vignetta di Stefano Disegni sul FQ di ieri).
Il problema sono anche le balle che raccontano: la sanità che, dopo la riforma, permetterà di curare il cancro e l'epatite C allo stesso modo e in tutte le regioni.
Falso, perché i livelli essenziali di assistenza sono regolati da una legge del 2003 e non vengono toccati dalla riforma.
Se in alcune regioni non si hanno le stesse cure è colpa dei governatori delle regioni, come sono organizzate, in che modo erogano i fondi e come controllano il loro utilizzo.

I risparmi della riforma, stimati in 500 ml, quando sappiamo che tagliando le indennità, si arriva ad un risparmio di 48 ml.
Falso affermare che è il bicameralismo perfetto che blocca questo paese, che rende troppo "burocratico" l'iter di approvazione delle leggi.


La vignetta di Staino sulla Consulta
Falso raccontare agli italiani che la Consulta ha bocciato la riforma Madia salvando i furbetti del cartellino. La riforma Madia e i decreti attuativi non rispettavano il principio di leale collaborazione tra stato e regioni. Anche sulle nomine dei dirigenti. E la riforma Boschi non tocca questo punto.
E i furbetti potevano essere licenziati anche prima della riforma,

Così come le altre bufale sui senatori che saranno ancora nominati, sulla riforma che non tocca i poteri dell'esecutivo (non considerando la legge elettorale), che se non passa il si non faremo altre riforme (come a dire, adesso la ministra Madia se ne torna a casa?).
Sono tutti slogan per la pancia del paese (la stessa che invoca Grillo per l'altro canto del tifo). Quella che tuona contro l'Europa.
Quella che contenta le paure del paese, che essa stessa alimenta (le banche che crollano, l'arrivo del governo tecnico) con i soldati per strada.

Report, come è andata a finire – la stagione 2016

Chiude anche questa stagione di Report, l'ultima con Milena Gabanelli che lascia la conduzione a Sigfrido Ranucci, ma continuerà ad occuparsi di giornalismo:
Se c’è una cosa di cui sono orgogliosa è la squadra bella e fortissima che si è creata nel corso di questi anni – aveva detto Milena Gabanelli al Tg1 annunciando la scelta di lasciare – ora è arrivato il momento di premiare la loro professionalità, aiutandoli a diventare più protagonisti anche di una rigenerazione. Per questo ho deciso che sarà la mia ultima stagione alla conduzione di Report”.

Si chiude una stagione e, come consueto, Report tira le somme di alcune delle inchieste portate avanti in questi anni.

Si comincia dai lavori di ricostruzione dell'Anas, nel nuovo corso intrapreso dall'amministratore Armani. Sono cambiate veramente le cose, dopo che se ne ne è andato Ciucci (quello che aveva assicurato “da noi non ci sono tangenti”, infatti si chiamavano ciliegie) o siamo ancora con gli stessi problemi (anche alla luce del crollo del ponte sulla statale 36 ad Annone)?
Anas per l'Italia, di Giovanna Boursier:
Ritorniamo su Anas, a un anno di distanza e dopo le dimissioni dell'allora presidente Pietro Ciucci, sostituito da Gianni Armani. Un mese fa crolla un cavalcavia ad Annone Brianza, c'è un morto. Si scopre che ad autorizzare i trasporti eccezionali in Lombardia è la Provincia su delega della Regione, ma può anche essere quella dove ha sede la ditta del trasporto, non necessariamente quella dove transita il trasporto. Mentre non si capisce bene di chi è quel ponte, è chiaro che la manutenzione spetta ad Anas.
Lo dichiara il presidente Armani a Report e il capo compartimento Anas di Milano dice: “Quel camion era troppo pesante e noi non sapevamo che su quel cavalcavia passassero carichi eccezionali".
Adesso i viadotti li stanno controllando tutti, ne hanno chiusi alcuni in Lombardia e su altri hanno limitato il peso dei camion. Anche noi ne abbiamo segnalati al presidente Armani, che sta provvedendo.

Gli investimenti in diamanti, consigliati dalle banche italiane, che tanto trasparenti non lo sono. Per i risparmiatori (e non per le banche): Consob deve vigilare o se ne deve stare a guardare?
Occhio al portafoglio, di Emanuele Bellano:
Le banche propongono ai risparmiatori di investire i risparmi acquistando diamanti. A venderli, in collaborazione con le banche, sono due società private: Idb Intermarket Diamond Business e Dpi Diamond Private Investment. Un mese fa Report denunciava che questi diamanti sono venduti a un prezzo doppio rispetto al loro valore di mercato. Da allora tanti risparmiatori sono tornati in banca con l'obiettivo di rivendere i diamanti acquistati. Delle tante persone però che si sono rivolte alle associazioni dei consumatori e dei gioiellieri nessuna finora è riuscita a disinvestire il proprio diamante. A controllare dovrebbe essere Consob che nel 2013 però ha detto che le banche possono vendere diamanti senza l'obbligo di fornire ai clienti la garanzia del prospetto informativo. Eppure, proprio alcuni mesi prima della decisione di Consob, la Corte di Cassazione aveva analizzato il caso di un'altra società che proponeva un investimento in diamanti stabilendo che in quel caso si trattava di prodotto finanziario e punendo quindi l'assenza di prospetti informativo. Dopo il servizio di Report Consob ha annunciato che analizzerà di nuovo il caso. Cosa farà?

La mezza frode dei gettoni d'oro della Rai: non è tutt'oro quello che luccica, specie i gettoni che arrivano dalla banca Etruria (sempre lei).

L'anteprima su Reportime:


A caval donato, di Sigfrido Ranucci:
A distanza di sei mesi si torna a parlare dei gettoni d’oro dalle Rai prodotti dalla Zecca. Ad aprile scorso avevamo scoperto che a una vincitrice di Perugia la Zecca dello Stato aveva coniato come oro puro 999,9 dei gettoni che invece, fatti analizzare da un laboratorio legale, erano risultati sotto titolo: 995. Si tratterebbe di frode in commercio, e a essere frodati sarebbero la Rai, che dalla Zecca compra oro 999, e i vincitori. Report ha scoperto un’altra frode che se confermata sarebbe di ben altre dimensioni.

Il modello per l'integrazione dei migranti proposto da Report: chi si sta opponendo? i sindaci lo vogliono o no?
La via d'uscita, di Claudia di Pasquale:
È in atto la più grave crisi migratoria dal secondo dopoguerra, la risposta dell'Europa è stata quella di firmare un accordo con la Turchia per bloccare la rotta balcanica, mentre i vari stati europei hanno chiuso le frontiere. Qual è stato l'effetto di queste politiche per l'Italia? L'aumento dei migranti che sbarcano e restano nel nostro paese.Per evitare l'instabilità, nella scorsa edizione abbiamo provato a costruire un progetto pragmatico a gestione pubblica e con supervisione europea, che consenta di organizzare in modo rigoroso l'identificazione, la formazione e lo screening dei richiedenti asilo. Cosa ne pensano i sindaci? Ne abbiamo parlato con sia con quelli che "accolgono" che con quelli che in questi mesi si sono opposti all'arrivo dei migranti nei loro territori.

La storia della torretta storica di Verona, riempita da ripetitori tv abusivi.
Telescrocco, di Sigrido Ranucci e Giulio Valesini
Report torna dopo un anno a Verona per occuparsi ancora dell'incredibile storia di abusivismo delle Torre Massimiliana occupata da circa quaranta antenne di ripetitori radio-televisivi. Chi li ha installati ha violato il vincolo di tutela per i beni storici e culturali e non ha mai chiesto un'autorizzazione al demanio, proprietario dell'importante monumento. Tra gli abusivi c’è il gruppo Athesus, presieduto da Gianluca Rana, figlio di Giovanni, e di proprietà dei più importanti industriali di Verona e Vicenza e Telenuovo tra le più importanti realtà editoriali della provincia di Verona. A oggi una soluzione per liberare il monumento dalle antenne abusive ancora non è stata trovata e nessuno degli editori ha ancora pagato gli indennizzi richiesti dal Demanio.

La guerra dei brevetti di Luca Chianca:

Dove c'è un marchio riconducibile al Made in Italy c'è Luca Cordero di Montezemolo. Lo troviamo ospite ai convegni che promuovono il brand Italia, presidente del comitato promotore per la candidatura alle olimpiadi di Roma 2024. E come dimenticare Italia '90 e i suoi 19 mondiali vinti con la Ferrari. Ma da presidente della Ferrari, oltre alle vittorie della Formula 1, come ha gestito il marchio del Cavallino rampante, dal valore di oltre quattro miliardi di dollari? Nel 2002 lo ha affidato al cognato Lorenzo Bassetti che ha aperto fino a 18 punti vendita in tutta Europa ma dopo 14 anni di contratti qualcosa è andato storto. In ballo c'era la fusione tra Fiat e Chrysler e Ferrari voleva risolvere tutti i contenziosi e a scoperchiare le carte di questa storia c'è una causa civile presso il tribunale di Milano in cui l'avvocato Giulio Azzaretto, che ha portato a conclusione la chiusura dei contratti con il cognato di Montezemolo, fa causa proprio alla Ferrari per il mancato pagamento di ben 2,7 milioni di euro per il lavoro svolto.

27 novembre 2016

La paranza dei bambini, di Roberto Saviano

L'incipit
– Me staje guardanno?  
– Neh, ma chi te sta cacanno.  
– E che guard’a fà?  
– Guarda, frate’, che mi hai preso per un altro! Io nun te penzo proprio. 
Renatino stava tra gli altri ragazzi, era da tempo che lo avevano puntato in mezzo alla selva di corpi, ma quando se ne accorse lo avevano già circondato in quattro. Lo sguardo è territorio, è patria, guardare qualcuno è entrargli in casa senza permesso. Fissare qualcuno è invaderlo. Non voltare lo sguardo è manifestazione di potere.Occupavano il centro della piazza. Una piazzetta chiusa tra un golfo di palazzi, con un’unica strada d’accesso, un unico bar nell’angolo e una palma che da sola aveva il potere di imprimerle un marchio esotico. Quella pianta ficcata in pochi metri quadri di terriccio trasformava la percezione delle facciate, delle finestre e dei portoni, come se fosse arrivata da piazza Bellini con un colpo di vento.Nessuno di loro superava i sedici anni. Si avvicinarono respirandosi i fiati. Erano ormai alla sfida. Naso contro naso, pronta la testata sul setto nasale se non fosse intervenuto ’o Briato’. Aveva frapposto il suo corpo, un muro che delimitava un confine.  
– Ma ancora nun te staje zitto! Ancora vai parlanno! ’Azzo, e manco abbassi gli occhi.
Il titolo La paranza dei bambini deriva da un'inchiesta del procuratore Woodcock, sulle nuove leve della criminalità, ragazzini che imbracciano armi da guerra, in una guerra per contendersi le piazze. Ragazzini che a mala pena hanno l'età per guidare un motorino, che conoscono il mondo solo attraverso youtube, hanno ricevuto l'educazione sessuale su youporn, mandano cuoricini alle fidanzate che le aspettano dopo una “stesa”.
"Fare le stese" significa correre sui motorini e sparare a tutto e tutti, che si buttano a terra, stesi, perché terrorizzati, pietrificati. Poi se qualcuno lo stendi davvero, se lo ammazzi, è un danno collaterale che se possibile è da evitare, perché le stese riuscite meglio non dovrebbero provocare danni collaterali. Ma se accade, accade.
Dopo tante inchieste, Roberto Saviano esordisce con un romanzo che è duro alla stessa maniera: dopo una pagina introduttiva sulle paranze (le banche che escono la notte per pescare attirando i pesci in superficie con la luce artificiale), sbatte il lettore dentro il mondo di questi ragazzini napoletani, per lo più figli della borghesia, con dei soprannomi che fanno quasi ridere (Maraja, Dentino, Biscottino, Lollipop, ..).
Ma passa subito, la voglia di ridere, giusto alle prime pagine, con l'episodio di bullismo nell'incipit: la tremenda umiliazione cui è costretto un coetaneo, colpevole di aver messo dei like sulla pagina della ragazza del capo. Nicolas, detto 'o Maraja.
Roberto Saviano ci accompagna nelle strade dei quartieri di Napoli, da Forcella (dove questi ragazzi vivono) a Gianturco, il quartiere dei cinesi, da Ponticelli alla Sanità. Ci butta dentro questo mondo, senza risparmiarci niente, senza darci modo di prepararci alla caduta. Come i “paranzini”, anche al lettore non è dato tempo di imparare a conoscere il mondo.

“A Napoli non esistono percorsi di crescita: si nasce già nella realtà, dentro, non la scopri piano piano”.
E questo è un mondo dove agli adolescenti è stato tolto il tempo, il tempo passato e il tempo futuro: solo un eterno presente in cui attraversano i momenti della loro quotidianità, la scuola, la cena in famiglia, le uscite con le ragazze senza che questi lascino loro qualcosa addosso. Non c'è spazio per pensare ad un futuro: questi ragazzi hanno imparato subito che è inutile impegnarsi nello studio e nella vita, l'importante è fare i soldi, ora e adesso. Sanno che se pensi che alla fine dei giorni otterrai qualcosa, sbagli. La paranza è la metafora giusta, lo ha raccontato l'autore in una intervista
“i ragazzini che vanno a sparare, ad ammazzare, anche loro vengono ingannati, come i pesci pensano che quella luce che vedono in fondo sia per il cibo, quindi per arricchirsi, in realtà vanno a morire”.
E, ancora:
“Il loro pensiero è: 'non raccontiamocela, è impossibile che io possa realizzarmi con le mie forze. Ci sarà sempre un raccomandato, un protetto che ce la farà. E allora meglio sparare prima di essere sparati. E questo è quello che sta accadendo in queste ore, Napoli è una grande metafora del mio tempo”.
Non c'è futuro, non c'è un'idea di speranza.
Nel racconto la vediamo nascere questa paranza, composta da questi “muccasielli”, come vengono chiamati dagli adulti: la prima pistola comprata dai cinesi, un ferro per poter far paura
“Un evento importante è una corda che ti si lega intorno e stringe a ogni movimento di più, sfrega e lacera, e alla fine ti lascia sulla pelle segni che tutti possono vedere. E Nicolas si trascinava dietro, legato ai fianchi, una corda ancora annodata al garage dei cinesi a Gianturco. Alla sua prima pistola”.
Da una parte il desiderio di un motorino più grosso, le macchine, i vestiti più costosi, le donne, un posto nel privè del Maharaja, un locale famoso dove incontrare i vip e i boss della zona. E dove sentirsi un re:
- Stare nella reggia a fianco a chi comanda vale la pena sempre, io voglio stare vicino ai re, mi so' rotto di stare vicino a chi non conta 'nu cazzo.
Davanti, solo le parole di Machiavelli, imparate a scuola ma declinate presto nella legge della strada, quella che insegna che devi far paura agli altri se vuoi essere rispettato, se vuoi comandare:

- Mi piace Machiavelli- E perché? 
- Pecché te 'mpara a cummannà.
Perché il mondo si divide in fottuti e fottitori, quelli che si fanno comandare e quelli destinati a comandare, altro che legge uguale per tutti. 
Seguendo Nicolas e i suoi paranzini, assistiamo alla prima rapina, la prima estorsione (“era stato tutto così facile, tutto così veloce, come una botta di quelle buone”), gli scontri in famiglia (il padre, che non aveva saputo farsi rispettare) con quel fratellino cresciuto nell'adorazione del fratello più grande.
E poi l'occasione per conquistarsi un posto nel “Sistema”: usare la loro spregiudicatezza nel crearsi nuove alleanze per mettersi al servizio di un boss in declino, don Arcangelo, cui mettere a disposizione la loro ferocia in cambio delle armi. È la Camorra 2.0, quella che non tiene conto del sangue, dell'appartenenza, delle tappe per crescere e delle gerarchie, ma quella per cui il nemico del nemico è alleato: in una casa di un pentito, i paranzini giurano col loro sangue, ragazzini cresciuti nel nuovo millennio che giurano secondo il rito del film su Cutolo “Il camorrista”.
Antico e nuovo, la paura e il rispetto, il cero per ingraziarsi la Madonna a S Maria Egiziaca e la chat per comunicare. Le ali tatuate sulle spalle per simboleggiare il desiderio di volare, gli abiti firmati, i giochi “spara spara”, i video su Youtube per le lezioni di tiro ... 
Vecchio e nuovo. Figli contro genitori:

“Pensavano ai portafogli smunti dei genitori che faticavano tutto il giorno, che si dannavano coi lavori e lavoretti spezzandosi la schiena, e sentivano di aver capito come si sta al mondo più assai di loro. Di essere più saggi, più adulti. Si sentivano più uomini dei loro padri”.
E un arsenale che ora è nelle mano di un esercito di bambini. Che ora possono prendersi le piazze. 
Sparare sui neri, i “pocket coffee”, per farsi 'nu piezzo, perché bisogna far paura, se vuoi comandare. E sparare contro la pantera della polizia, per aiutare la fuga della paranza.
“Veloce si nasce in mare, veloce si è pescati, veloce si finisce nel rovente della pentola, veloce si sta tra i denti, veloce il piacere”.
Ancora la metafora della paranza, la frittura del pesce di paranza: questi ragazzi bruciano tutto in fretta. 
Vuoi comandare? E allora devi far paura. Come l'Isis, come quelli con le barbe lunghe ..
E' la stagione delle stese, le stagione del terrore nelle piazze e nelle strade. Le estorsioni nei negozi e nei confronti degli ambulanti. Altri soldi che come entravano nelle loro tasche, subito uscivano:
“L'idea di metterne da parte non li sfiorava: fare soldi subito era il loro pensiero, il domani non esisteva. Appagare ogni desiderio, al di là di qualsiasi bisogno”.
Per arrivare alla vendita della droga, il business che fa fare i veri soldi. Per vendere la droga devi controllare le piazze:
- La paranza non sta mai sotto a nisciuno, - disse Nicolas.- Ho capito, Nicò, ma mo' ci sta isso, e se ci sta isso e perché 'o micione ha deciso così.- E noi ci pigliamo le piazze. Ce le pigliamo tutte.Il meccanismo non aveva bisogno di essere imparato. Né tantomeno andava andava spiegato. Ci erano cresciuti. Quel sistema in “franchising” era vecchio come il mondo, aveva sempre funzionato e per sempre avrebbe funzionato. I titolari delle piazze erano volti che sapevano distinguere tra mille, amministratori unici della merce che avevano un solo obbligo: pagare, ogni fine settimana, la quota stabilita dal clan che controllava quella zona.
Anche qui, un'altra rottura col passato, vendere quasi in perdita la roba, per crearsi un mercato che poi non potrà fare a meno di te. Come Google:
- Secondo voi, don Vittò, perché tutti usano Google?- Che ne saccio, boh, perché è bbuono..?- Perché è buono e perché è gratis.
Fino alla sfida al nuovo boss di Forcella, Roipnol:
Muccusiè, ma come ti permetti? [..] E ti pare che io mi metto paura di un bambino come te? 
Io per diventare bambino c’ho messo dieci anni, per spararti in faccia ci metto un secondo.
Ci riusciranno i paranzini di Nicolas, 'o Maraja, a conquistarsi il nome, i titoli dei giornali, il rispetto.
- Guagliù, disse ai suoi che gli stavano vicino, - ci hanno battezzato: simmo la paranza dei bambini.
Ma è metafora della paranza, dove la luce della gloria brucia in fretta i pesci piccoli, bruciati in fretta da una vita che è solo l'oggi, solo il presente. Nessun futuro. 
C'è qualche speranza per questa Napoli, che non è solo Napoli ma tutte le città del sud del mondo?
Un mondo che sembra ai margini dell'apocalisse, dove sono solo i gruppi criminali quelli che investono nei giovani. 
Un mondo dove si lega tutto assieme: i riferimenti per questi ragazzi vanno dai rich kids di Instagram, ai mujaeddin dell'Isis che si fanno ammazzare per un loro ideale, da Walter White di Breaking Bad a Cutolo, fino ai giochi su Playstation. Una convivenza paradossale tra vecchio e antico, dove si sono persi certi valori come l'onestà, il merito, l'educazione.
Non è un caso che, in tutto questo romanzo, dove si alternano dialetto e lingua italiana, manca lo Stato, le istituzioni, i rappresentanti dei cittadini, la politica. 
Come ha spiegato l'autore a Che tempo che fa, c'è dentro anche quello che ha insegnato l'elezione di uno come Trump in America. Ovvero la vittoria del principio che si è più credibili nelle persone se si è maleducati, se si insulta l'avversario, se si è scorretti. Se invece sei educato, vieni percepito come ipocrita, come perbenista. 
Anche questi giovani che si bruciano presto, sono vittime colpevoli di un sistema che sembra non avere vie d'uscita. 

Forse ci salveranno le donne, che nel romanzo hanno un ruolo secondario: fidanzate che portano il broncio ma anche ragazze coraggiose. E madri determinate. Forse perché hanno un altra percezione del tempo, come la Madonna sulla copertina, che è una madre che protegge il bambino che ha in braccio.
Per come finisce la storia, dobbiamo aspettarci un seguito a questo racconto. 
La paranza dei bambini ha appena cominciato.

La scheda del libro sul sito di Feltrinelli
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

26 novembre 2016

La stagione delle stese – da La paranza dei bambini

A Napoli si spara e si viene sparati. Ma a sparare o ad essere sparati sono anche dei ragazzini, che messaggiano su Whatsapp mandando cuoricini alla ragazza, dopo aver imbracciato un fucile, dopo aver sparato con una pistola, dopo aver fatto le stese. Cioè correre sui motorini nelle strade di un quartiere e mettersi a sparare a tutto e a tutti.
Con l'intenzione non di uccidere, ma di creare terrore. Così si conquista il territorio.
Lo racconta Roberto Saviano nel suo ultimo libro, La paranza dei bambini:
Era cominciata la stagione delle stese. Terrorizzare era il modo più economico e veloce per appropriarsi del territorio. L'epoca di chi comandava perché il territorio se l'era conquistato vicolo dopo vicolo, alleanza dopo alleanza, uomo dopo uomo, era finita. Adesso bisognava farli stendere tutti. Uomini, donne, bambini. Turisti, commercianti , abitanti storici del quartiere. La stesa è democratica perché fa abbassare la testa a chiunque si trovi sulla traiettoria dei proiettili. E poi a organizzarla ci vuole poco. Basta, anche in questo caso, una sola parola.La paranza di Nicolas aveva cominciato dalle periferie. Da Ponticelli, da Gianturco. Un messaggio nella chat - “andiamo in gita” - e il branco partiva sugli Sh 300, sui Beverly. Nei sottosella o infilate nei pantaloni, le armi. Di tutti i tipi.Beretta parabellum, revolver, Smith&Wesson 357. Ma anche Kalashnikov e mitragliatori M12, armi da guerra con i caricatori pieni fino all'ultimo colpo, ché il polpastrello sul grilletto si sarebbe alzato solo una volta esaurite le munizioni.Non c'era mai un ordine preciso. A un certo punto si cominciava a sparare ovunque e a casaccio. Non si mirava a niente in particolare, e mentre con una mano si davano colpi all'acceleratore e si correggeva la traiettoria per evitare gli ostacoli, con l'altra si faceva fuoco.

Fare le stese.
Farsi un pezzo, ovvero uccidere una persona per dimostrare agli avversari quanto si vale.


Questo succede a Napoli, nel silenzio quasi generale.
A Milano, dopo l'accoltellamento di un ragazzo dominicano a Piazzale Loreto, si è invocato l'esercito. Per placare le paure della gente, per non farsi travolgere dall'onda populista della destra, quella che urla, sbraita, chiede sicurezza, chiede che si sbattano fuori i clandestini.
Passando per la fermata di Loreto, ho visto i fiori lasciati laddove quel ragazzo è morto.

Fa notizia quella morte. I paranzini, i ragazzi che sparano in equilibrio sui loro scooter, nemmeno li sentiamo.

25 novembre 2016

Non tutti i malati sono uguali?

Alla Camera l'emendamento alla manovra per curare i malati di cancro a Taranto (per l'Ilva) è sparito: erano 50 ml per l'assunzione di medici, l'acquisto di attrezzature).
A voler essere maliziosi uno mette assieme il fatto che la Puglia sia governata da un presidente orientato verso il no, al fatto che forse in questa regione il clientelismo alla De Luca non funzionerebbe .. e fa due più due.
Ma questa sarebbe solo dietrologia da quattro soldi perché ora, sono sicuro, questi 50 ml il governo li tirerà fuori. No?
Perché altrimenti uno potrebbe pensare che questo governo che con la riforma costituzionali intende dare a tutti i malati gli stessi livelli di cura, sta solo giocando (e speculando) con la salute delle persone.


Strumentalizzazioni

Hanno usato i malati di diabete e cancro per i loro slogan per il si al referendum.
Raccontando una bugia, l'ennesima, che col si alla riforma i malati potranno curarsi alla stessa maniera al nord come al sud. Al sud dei clientelismi benedetti dall'esecutivo, come quello sbandierato dal governatore De Luca, che sarà anche commissario alla sanità.

Peccato che questi signori non abbiano seguito le previsioni del tempo altrimenti avrebbero infilato nello storytelling l'ennesima promessa: col si, niente fiumi che strariperanno.
Al sud, come al nord nelle regioni dell'eccellenza Lombardia e Piemonte.
Regioni dove sono sufficienti poche giornate di pioggia (nemmeno eccezionale per questo periodo) per far ingrossare i fiumi e creare problemi. 
L'anno scorso era successo a Benevento col fiume Calore che aveva devastato la zona industriale.
Oggi tocca al Tanaro, nella regione del TAV e del terzo Valico.
E l'onda di piena potrebbe arrivare presto nelle zone lombarde: quelle delle inutili autostrade (sul groppone del pubblico) come la Pedemontana e la Brebemi.

Cosa cambierà col sì dopo il 5 dicembre? 
Anziché occuparsi di malati, dei costi della politica (ingrossati dai costi delle grandi opere), la ministra potrebbe occuparsi dei casi di violenza contro le donne.
L'ultimo ieri a Seveso, a Monza.
Un uomo di 56 anni ieri ha strangolato la compagna, nel giorno del compleanno della figlia: era già stato denunciato dalla donna due mesi fa. Dopo l'ennesimo litigio ieri in casa sono anche arrivati i carabinieri, prima che si arrivasse alla tragedia.  
Non è servito a niente: perché in questi casi la legge è ancora troppo articolata, i fondi per i centri per le vittime delle violenze domestiche sono pochi, le regioni fanno ancora poco o nulla per queste donne.

Forse sto strumentalizzando anche io, come uno sciacallo. Sperando che, magari, questa tragedia (di fronte ai bambini) serva a qualcosa.

23 novembre 2016

Il 5 dicembre

Il fronte del no è unito solo nell'odio per Renzi ..
Non ha una comune idea e una comune visione politica ..
Non hanno una proposta politica ..

Queste alcune delle accuse che il fronte del si fa agli avversari del no. Obiezioni sbagliate: parte di chi voterà no, lo farà anche per "mandare a casa" Renzi.
Ma parte soprattutto per dire no a questa riforma, il DDL Boschi.
Chi voterà no al referendum non sta proponendo né probabilmente intende proporre alcun programma di governo né una diversa maggioranza.
Si voterà si o no semplicemente sulla riforma della Costituzione, una riforma che deve essere orientata al futuro, non al solo domani.
Una riforma che deve pensare all'Italia dei prossimi anni.
Non stiamo votando su un governo e nemmeno su un presidente che verrà giudicato alle prossime elezioni.
Chi dice no, semplicemente dice no a questa riforma: come ha detto Landini domenica nel faccia a faccia con Renzi, sui titoli siamo tutti d'accordo, non sullo svolgimento.

Il 5 dicembre ci alzeremo e, qualunque sia il voto, avremo ancora gli stessi problemi di oggi.
Lavoro, salari, dissesti idrogeologici, rischi sismici, la corruzione nei lavori pubblici, le mafie.

Ho voluto scrivere tutto questo dopo le parole di Zucconi a DiMartedì: il presidente del Consiglio non può affrontare questi problemi perchè se perde non avrà maggioranza. Perché dovrà confrontarsi coi cialtroni che ha attorno (parole sue).
Perché la Costituzione lo blocca.

Sono parole già sentite ai tempi, un deja vu. Anche a Berlusconi questa Costituzione stava stretta e la sua riforma andava in una direzione ben precisa.
Non so voi, ma io trovo insultante nascondersi dietro i vincoli e i principi delle norme costituzionali per nascondere i propri errori.
Salari bassi, crescita bassa, le mafie, i clientelismi locali, la corruzione, la guerra tra poveri tra italiani e immigrati, la crescita delle diseguaglianze.

22 novembre 2016

Aberrante

Ci sono le considerazioni e le valutazioni dell'ex presidente Napolitano
VOTO NEL 2018 – La premessa è che “Non si vota pro o contro questo governo. Si vota quello che è scritto nella legge. L’occasione per giudicare Renzi ci sarà con le prossime elezioni che al momento si terranno nel 2018“. E aggiunge, sul punto, che quella sul referendum “è diventata una sfida largamente aberrante“. Su cosa? Napolitano insiste che l’oggetto del referendum non è l’esecutivo di Renzi, che egli stesso ha incaricato. “Non si vota né per questo governo né contro, ma su quello che è scritto nella legge: limitare i dl, non fare con leggerezza fiducia e maxiemendamenti in uno spirito in cui il potere del Parlamento si rafforza e con esso la democrazia. Si vota su quello, non sulle motivazioni di Renzi”, sostiene.
I PADRI RICOSTITUENTI – “Io – rileva Napolitano – mi sono speso moltissimo da presidente della Repubblica in termini rispettosi delle mie prerogative nell’interesse del Paese. Vi trasmetto il mio messaggio: in serena coscienza ed in coerenza con le mie posizioni voterò sì” al referendum. Sì perché “con questa riforma non si fanno miracoli ma si fanno passi avanti“. In particolare è “funzionale alla democrazia che i poteri locali possano essere rappresentati ai vertici delle istituzioni. Oggi – aggiunge – non c’è quasi più in Europa un Senato che sia eletto dalla totalità degli aventi diritto al voto”. Una riforma che, per Napolitano, “nel suo contenuto ha molti punti simili a quelle precedenti, compresa quella di Berlusconi“. Che all’epoca, però, il centrosinistra aveva duramente avversato.
E ci sono anche quelle degli artisti (ed ex calciatori):
“Il cambiamento della Costituzione è un gesto logico e naturale (…). Obiezioni ai singoli punti della riforma sono fondate e vanno rispettate. Ma la somma di queste obiezioni non ci pare tale da giustificare un ‘no’. Che metterebbe una pietra tombale su ogni ulteriore possibilità di cambiamento, per anni”.
Peccato che, si voti sul governo proprio per il modo in cui il governo ha imposto la campagna.
Che nel malaugurato caso in cui non passasse, non è vero che non ci saranno altre possibilità di cambiamento.
Dopo la bocciatura della riforma Berlusconi (che Napolitano dice essere simile a questa), ci sono state due riforme della scuola, una riforma della giustizia, una riforma della Rai, due riforma sul lavoro, una sulle pensioni, la legge sul pareggio di bilancio, la finta abolizione delle province, la delega fiscale e la rottamazione di Equitalia, l'abolizione dell'Ici ...

E' vero la sfida è diventata aberrante: ma meno aberrante della vita di tanti italiani che dallo stato hanno ricevuto poco o nulla.
Quelli che un domani probabilmente faranno fatica ad avere una pensione. Quelli che per avere delle cure devono spostarsi di regione (e non è detto che col sì tutto si aggiusti).
Insomma, il 5 dicembre per molti sarà un altro giorno.

Report – caviar democracy

Cos'è la democrazia al caviale, dove un politico è accusato di corruzione e riciclaggio?
Ma prima l'appuntamento con Sabrina Giannini:

Indovina chi viene a cena: baby boom
L'inchiesta sul cibo per bambini è partita con l'uomo Plasmon, quello della pubblicità del 1964: l'immagine del gladiatore serviva a far passare l'idea che per diventare così forzuto, serviva Plasmon.
Ma l'uomo Plasmon è cresciuto con le proteine vegetali: il fascino del progresso e della comodità ha soggiogato le nostre mamme negli anni '60.
Oggi i genitori seguono i consigli del pediatra: il convegno di pediatria è stato tenuto alla reggia di Caserta, che ballano il valzer.
Gli sponsor sono le multinazionali che qui promuovono i loro prodotti per l'infanzia.
I prodotti che hanno accompagnato fedeli i bambini: i biscotti Plasmon, gli yougurt per curare i disturbi intestinali dei bambini, il latte artificiale di Nestlè.
Il mercato del cibo per bambini vale nel mondo 35 miliardi di dollari nel mondo: una parte è investita in pubblicità, alcuni dai contenuti sbagliato. Come lo slogan che diceva che la carne è un alimento essenziale nei bambini.
Per ogni tipo di mamma, c'è la giusta pubblicità: la Plasmon accoglie le mamme blogger che dispensano i loro consigli su internet ad altre mamme. Tutto legale, basta leggere la specifica che dice che quegli articoli, sul blog, sono a pagamento.
Anche il cibo per bambini passa per internet e per le mamme influencer: le mamme blogger prendono circa 100 euro per post.
Per pubblicizzare la visita all'oasi di Latina, della Plasmon: peccato che non sia un'oasi e che la giornalista non è riuscita ad entrare.
E che le inchieste del magistrato Guariniello raccontino del rischio di estrogeni dentro le carni, prodotte dallo stabilimento di Latina: inchiesta archiviata, ma le carte dicono che i controlli erano carenti... E il sospetto è che le carni arrivassero dall'Africa.

Come sono ora i controlli? Non lo possiamo sapere, l'azienda ha rifiutato visita e intervista.
I politici europei hanno fatto un regalo, ennesimo, alle aziende che producono cibi per bambini: si può non indicare il paese di provenienza, la carne.
Ci sono pediatri che sostengono che gli omogeneizzati sono migliori dei cibi freschi: non è sempre vero, raccontava una dottoressa nel servizio, che spiegava come i trattamenti della carne possono far nascere sostanze tossiche, come il “furano”.
Che è stato classificato come potenzialmente cancerogeno: gli stati dovrebbero effettuare dei monitoraggi sistematici sui prodotti per l'infanzia.
La commissione europea ha chiesto ulteriori indagini anche quest'anno: ma solo due regioni hanno risposto e il ministero della Salute rimane a guardare.
Per gli omogeneizzati basterebbe scaldare la pappa, prima di consumarla, ricordando che nei primi mesi bisognerebbe allattare il bambino, mentre la normativa europea consente questi cibi già a 4 mesi. Il comitato di esperti che ha votato per l'etichetta a 4 mesi era in conflitto di interessi: erano medici che lavoravano per le multinazionali del settore.

Chissà cosa avranno mangiato i pediatri alla Reggia, se i cibi confezionati che consigliano ai bambini.

Federica Buglioni è la presidente dell'associazione per il cibo in cucina: basta considerare che il tempo che si passa a cucinare non è tempo sprecato, ma un tempo per stare in famiglia.
Anche queste sono politiche per la famiglia, come i congedi parentali che aumentano, gli asili nido ..

Cos'è la democrazia? Non è un diritto acquisito immobile nei secoli, ma se non stai attento, rischiamo che cambi pelle.
Si parte dal Consiglio d'Europa, un ente nato nel 1949 per difendere le democrazie, i diritti e abbraccia tanti paesi anche nell'est. Chi entra nel Consiglio deve firmare un accordo e rispettare i principi, inderogabili.
I principi non si comprano, si rispettano.

Questa storia parte dall'Azerbaijan, arriva a Panama, fino alla Puglia.
Toccano il deputato Volontè, con l'accusa di corruzione: in Europa avrebbe retto la lobby azera, in Europa, che usava i soldi per comprare il consenso nel Consiglio europeo: 2 milioni di euro, un'inezia per questo paese che vive di idrocarburi e che ha bisogno di comprarsi una buona immagine.

Come si vive in Azerbaijan? Da 23 anni il paese è governato dalla dinastia Aliyev, che detiene i settori produttivi, banche e petrolio, controlla l'informazione.
48 miliardi di dollari sono stati spostati nei paradisi fiscali, a Panama per esempio: in società anonime costituite ad hoc ed emerse dall'inchiesta Panama papers.
A Panama l'evasione fiscale non è reato, dice il presidente degli avvocati: impediscono ai magistrati di conoscere i proprietari di una società su cui stanno indagando, con le loro leggi.
Le tasse arrivano al massimo al 30%: portare i soldi fuori dall'Italia e arrivare qui e nascondere i beni è in fondo semplice.
Il cambio di residenza e la costituzione di una società anonima costa circa 3000 euro: se poi l'ordine di costituzione della società passa attraverso più avvocati, si rende ancora più difficile l'azione dei magistrati, che devono allungare la catena delle rogatorie.

A Panama si trovano i soldi dei narcos, i signori della droga, che trattano i loro affari nei più importanti grattacieli della città.
Lo studio Fonseca, il più grande a Panama, ha curato anche gli interessi della famiglia Aliyev.
Le figlie del presidente fanno beneficenza negli Stati Uniti, mentre le società di telefonia mobile sono intestate a due società panamensi, che dietro hanno loro.
La giornalista che ne ha parlato è finita in carcere, con un'accusa inventata.
Mentre esplodeva lo scandalo dei Panama Papers, in Azerbaijan è partita la guerra, nella zona del Nagorno Karabach: il sospetto è che Aliyev abbia voluto nascondere lo scandalo con la guerra di aprile, che ha prodotto quasi 300 morti.

Secondo la procura di Milano il deputato Volontè avrebbe preso 2 milioni di euro, per orientare la votazione del gruppo popolare contro la relazione del deputato tedesco Strasser, dove si parlava dei detenuti politici in Azerbaijan.
All'eurodeputato Strasser è stato negato l'ingresso nel paese: ci sono centinaia di giornalisti in carcere, eppure l'aula nel Parlamento votò contro la relazione.
Un'aula piena di deputati russi e turchi, che mai erano entrati in aula, che votarono mettendo in dubbio l'esistenza di prigionieri politici.
La lobby azera è stata raccontata da un documento che si chiama “caviar democracy”: racconta il potere della lobby, con favori e ricatti per ingraziarsi i politici europei.
Con prostitute mandate in camera e poi usate come arma di ricatto.
Con doni ai politici come il famoso caviale.

Il Consiglio d'Europa monitora i 47 paesi su giustizia e diritti civili: una condanna del Consiglio pregiudicherebbe gli affari del paese, anche quelli con l'Italia.
Nell'aula è ancora oggi vietato parlare di tangenti e del deputato Volontè e del voto del PPE.
E ancora oggi di aprire una commissione d'inchiesta sul caso non se ne parla proprio.
I soldi all'eurodeputato italiano sono arrivati tramite 4 società anonime, soldi arrivati alla sua fondazione a Saronno dalle Seychelles. Tutto normale per le persone della fondazione in Italia …

Si riparte da Saronno, sede della fondazione di Volonté: i soldi erano legati ad una consulenza, per 1 milione l'anno, frutto di una donazione, dice il deputato Volonté.
2 milione di donazione, e i 300 mila euro sono il frutto di una consulenza: tutte donazioni non tassabili, che si sommavano ai soldi da deputato.
Che fine hanno fatto? Petizioni, iniziative, li abbiamo messi in banca.
I bilanci della fondazione non sono stati mostrati al giornalista ma il deputato li ha mandati alla Prefettura: ma i bilanci sono pubblici così si scopre che tra il 2013 e il 2014 l'attivo cresce per milioni di euro, tutto merito degli azeri.

L'indagine è partita dalla banca di Barlassina, a cui sono arrivati i soldi: tutto colpa di un qui pro qui, si è difeso Volonté.
Lui si fidava, dice a Mondani, ma la banca no e dalla sua denuncia è partita l'inchiesta: così si scopre l'esistenza di soldi movimentati dalle banche azere, che finiscono in società anonime passando per la comunità europea.

Il codice di comportamento dell'assemblea vieta regali, soldi, qualsiasi situazioni da conflitto di interesse: Volonté ha preso una donazione da 1 ml l'anno, da un paese su cui doveva poi prendere una decisione importante.
Quanto è credibile ora il Consiglio Europeo?

In quei mesi, quando si è votato sui diritti civili in Azerbaijan, si è deciso anche l'accordo commerciale sul TAP in Puglia: nel 2013 il rapporto Strasser è stato bocciato, e pochi mesi dopo Letta è andato in Azerbaijan a firmare un accordo. Non è un caso.
Il gasdotto costa 45miliardi di dollari, parte di questi ricadono sull'Italia e non sono noti: obiettivo del gasdotto è renderci indipendenti dal gas russo.
Gas che dovrebbe sbucare sulle spiagge pugliesi, fino a Melendugno, dove ci sarà una centrale.
Dalla centrale si arriverà fino a Brindisi: la spiaggia è difesa dal presidente della regione, che ha bisogno del gas per riconvertire le centrali al nord della regione ancora a carbone.
Ha proposto di spostare il percorso a nord, verso Brindisi, ma inascoltato: non avendo ancora ricevuto la VIA, ha bocciato l'opera.
Il country manager del TAP sostiene che non sono riusciti a controllare i documenti della regione.
Di chi è la colpa?
I 55 km del percorso del TAP, a carico della Snam, dovremmo tagliare degli ulivi: se invece il TAP attraccasse a Brindisi si risparmierebbero ulivi e soldi.
La logica dello Sblocca Italia ha portato regione e Stato a non parlarsi: non si è tenuto conto della sismicità dell'area, dicono quelli del comitato contro il TAP.

Non solo: l'Oxford institute dice che non ci sono giacimenti sufficienti per la richiesta, di quelli promessi all'Italia. E se nel gasdotto dovesse arrivare del gas russo?
L'importante è che il gas arrivi. Ma l'Eni dice che siamo in over supply col gas, allora chi ha ragione?
E come mai la società del gas ha sede a Zug, dove ci si va a nascondere?
La società TAP è andata a Zug per pagare meno tasse ma ha chiesto 2 miliardi di finanziamenti alla Banca di investimenti europei: alla fine il TAP lo pagheremo noi con le bollette?

Qualche scatoletta di caviale è arrivata anche al deputato pugliese di FI Vitali.
Il presidente Aliyev è generoso: finanzia i musei capitolini e altri lavori a Roma. E firma con Renzi un accordo strategico per dare all'Italia più gas, ma nel frattempo la repressione contro le opposizioni aumentano.
Se insisti a scrivere rischi il carcere o anche la morte – raccontano alcuni giornalisti: Jafarov è uno di questi, che è uscito dal carcere su pressioni dell'Europa.
Tana de Zulueta era una degli osservatori dell'OCSE alle ultime elezioni: c'erano seggi infarciti, ovvero dove prima che iniziassero le votazioni c'erano già le schede.
Nel 2015 il Parlamento europeo non ha inviato i suoi emissari alle elezioni politiche e gli uffici dell'Ocse sono stati chiusi dal governo. Quando non vuoi far vedere quello che succede a casa tua, cacci via l'osservatore.

Volontè vorrebbe diventare commissario per i diritti umani, nel Consiglio Europeo: come è possibile da uno che ha preso soldi da un paese che calpesta i diritti umani.
“E' una buona domanda” - ha risposto.
Tra i politici amici dell'Azerbaigian ci sono Gasparri e la Lanzillotta, perfettamente bipartisan.
Oppure come quel (il senatore Divina) che ammetteva, tranquillamente, che per qualche giornalista qualche mese di carcere non farebbe male …

Che credibilità ha il Consiglio d'Europa che non ha alzato un dito contro la Turchia, contro l'Azerbaijan?
Milena Gabanelli
Comunque il senatore Divina dice: “le nostre democrazie si sono inflaccidite”. Non c’è dubbio, ma secondo noi da un altro punto di vista. Tutto quello che deve fare il Consiglio di Europa è pretendere dai paesi membri l’applicazione dei criteri minimi. Sull’Azerbaigian dove il presidente in carica da 13 anni, nominato dal padre, ha prolungato il limite dei mandati, ha diminuito l’età per poter essere candidati alla presidenza (bastano 18 anni, forse sta preparando la successione per il figlio), un centinaio di oppositori in carcere, il Consiglio d’Europa non ha alzato un dito, come non lo ha alzato sulla Turchia, membro del Consiglio d’Europa. Arrestati i leader dell’opposizione, sospesi o licenziati 130.000 dipendenti pubblici fra giudici, poliziotti, professori, funzionari. Chiusi giornali e tv contrari al presidente Erdogan, che può permettersi di ricattare l’Europa sui profughi siriani, nonostante gli aiuti che
l’Europa ha dato alla Turchia. E dichiara “ho rifondato la democrazia”. Ora, l’organismo nato per presidiare e difendere i valori e i principi per i quali abbiamo versato lacrime e sangue, di fatto sta avallando, il loro di modello, anche con la nostra complicità, quella dei paesi fondatori perché abbiamo smesso di scegliere, di decidere, di sorvegliare. Ora, se tutto questo non ci piace però, possiamo riprenderci la nostra sovranità. Basta volerlo.
Il link col pdf della trasmissione

Gli altri servizi: "Tipico ma non troppo", il pdf con la puntata.
"L'amministratore delegato" di Consip e il pdf del servizio.

Infine un aggiornamento sulla puntata sul biologico "Bio-illogico": Bernardo Iovene aveva segnalato al viceministro Olivero che il suo capo della segreteria (Enrico Maria Pollo) era in una situazione di conflitto di interesse.
Il vice ministro aveva risposto che avrebbe avviato un'indagine. Di giorni ne sono passati 30 dalla puntata (e 70 dall'intervista) e ancora non ne sappiamo nulla.
Ma questo non era il governo trasparente e "agile"?