06 dicembre 2016

E ora?

In caso di sconfitta, la mia carriera politica finisce ..
Me ne vado via, lascio ..

O forse no.
Passato un altro giorno dal referendum, l'opzione di andare ad elezioni subito (come vogliono Grillo e Salvini e pure Berlusconi) non è più roba da retroscenisti:


Alfano – titola il corriere online – vota a febbraio.

A frenare la corsa del “al voto, al voto” ci sono due ostacoli: il primo è la minoranza PD che non ha peso in segreteria ma il no di domenica ha ringalluzzito. Non alzeranno la voce, ma punteranno a tirarla per le lunghe, per logorarne la leadership in attesa di un nuovo cavallo.
Il secondo è il presidente della Repubblica, che ha spiegato bene a Renzi cosa si aspetta.

C'è il gruzzolo del 40% da mettere a frutto (con una brutta espressione), ma non sono voti del PD. Conosco personalmente elettori non PD che hanno votato si al referendum. Il 40% sono voti di un immaginario raggruppamento attorno a Renzi, ma cosa succederebbe in caso di un voto elettorale, per una coalizione, non è facile capirlo.

Renzi e i partitini della maggioranza, sanno però che devono agire in fretta: oggi, appena perdi la poltrona, rischi di non rientrare più nel gioco.
Di certo, con queste premesse, crolla del tutto l'ipotesi di ricucire tutte le rotture nel paese e anche all'interno della sinistra.
Nel discorso di “addio” Renzi ha detto una cosa che dovrebbe far capire quelle che sono le sue intenzioni: “Al fronte del No che ha vinto il referendum oneri o onori”.

Se in questa fase ci saranno degli oneri (e pochi onori in verità) è anche colpa sua: per aver gestito male i tempi del referendum, per aver basato la legge elettorale sulla riforma, per non aver risolto per tempo i problemi delle banche.
Facile ora andarsene (?) e gufare da fuori.

Due cose: a quanti dicono, Salvini vi ringrazia, rispondo dicendo che i Salvini si combattono facendo politica sul territorio, non seguendolo nel suo territorio di slogan e comparsate tv.
Riprendo quanto ha scritto sulla sua bacheca FB Daniele Sensi:
«Salvini ti ringrazia», dice. No, semmai Salvini ringrazia voi, che appendete l'egemonia culturale non a pratiche politiche diffuse, ma a un verdetto referendario che non attiene al gioco politico, ma alle sue regole. Quel gioco lo si vince sul campo, è sul campo che Salvini va contrastato, opponendogli sintesi culturali e reti di socializzazione che tengano insieme la complessità del reale. sbugiardando semplificazioni che quel reale invece lo atomizzano, mettendo gli uni contro gli altri. Salvini ringrazia voi, che, alla Politica e all'agire politico, avete, o avevate anteposto, pigrizia, comodità e pretestuose scorciatoie. E con quelle, sì, ogni battaglia è persa. Perché le battaglie si vincono battagliando. In politica si vince facendo Politica.  


Secondo, a quelli che, come Serra oggi, dicono che ora a dare le carte sarà l'establishment, rispondo dicendo che anche prima era così.
Ma è così difficile accettare l'esito di un referendum dove si votava su una riforma costituzionale?

Non si votava sul governo né su Renzi, questo si diceva.

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