15 gennaio 2017

Da Gelli a Renzi (passando per Berlusconi), di Aldo Giannuli

Da Gelli a Renzi (passando per Berlusconi): Il piano massonico sulla «rinascita democratica» e la vera storia della sua realizzazione

Va sgombrato ogni dubbio, prima di partire con ogni commento sul saggio di Aldo Giannuli: questo non è un libro sulla storia della Loggia P2, su Licio Gelli e nemmeno sulle cronache giudiziarie relative ai processi che hanno coinvolto il “Venerabile” e la sua Loggia.
Aldo Giannuli è molto chiaro, nell'introduzione al libro: obiettivo è raccontare quale fosse la visione politica dentro il famoso “Piano di Rinascita Democratica” (un documento sequestrato dai magistrati nel sottofondo di una borsa alla figlia di Gelli), dietro la penetrazione nel mondo dei servizi, dell'esercito (nella prima fase tra gli anni '60 e il 1974). E dietro la penetrazione nel mondo della finanza, dell'imprenditoria, delle banche e del giornalismo (nella seconda fase, dopo il 1974).

Che modello istituzionale si prometteva di attuare in Italia la Loggia P2 e le persone che stavano ai suoi vertici (e non era solo Gelli, se crediamo al modello di piramide a base rovesciata, come l'ha descritta la relazione della Commissione parlamentare governata da Anselmi)?

Infine, cosa è rimasto delle sue idee, andando ad analizzare i tentativi di riforma della Costituzione che sono stati proposti (e recentemente bocciati dal referendum confermativo il 4 dicembre) dai politici della prima (Craxi per esempio con la sua “grande riforma”) e seconda Repubblica (Berlusconi e la devolution, Renzi e il DDL Boschi).
Scrive l'autore che “c’è una cultura politica di fondo che accomuna quell’antico progetto e le iniziative di revisione costituzionale che si sono succedute sino ai nostri giorni”: nessuno scoop sulla P2, sui tentativi di Golpe, sui congiurati dunque.

In questo libro l'autore si concentra sui punti salienti della riforma “gelliana”, sul modello di governo che ne usciva fuori, confrontandolo con i modelli proposti negli anni successivi.
Al centro delle quali troviamo il passaggio di potere dal Parlamento verso il governo: è questa la “cultura di fondo” di cui si parlava prima.

Per capire meglio questi concetti, Giannuli parte proprio dalla contestazione del modello bicamerale, non una critica nata in questi anni ma che ha radici ben profonde nella nostra storia: il bicameralismo nasce dall'esigenza di contrastare il potere del Re e dei senatori (nominati dal Re in Senato) con una seconda camera di cui facevano parte originariamente esponenti della borghesia.
Il principio inclusivo, dunque, non elitario che in Italia è stato plasmato su due Camere con funzioni diverse ma perfetta parità per quanto riguarda l'iter di approvazione delle leggi.

A partire dall'inizio del secolo scorso, prese piede in Italia e in altri paesi l'antiparlamentarismo – spiega l'autore: una corrente “che richiedeva un governo forte a capo di un regime militarista, imperialista e autoritario.”

In questo humus ritroviamo la critica alla corruzione, la critica ad un parlamento di inetti, incapaci, incapaci di prendere decisioni in fretta. Vi sta venendo un deja vu perché sono parole che avete già sentito?
Ebbene sono slogan che troviamo non solo nei fautori del modello presidenziale (il leader carismatico eletto direttamente dal popolo e che risponde al popolo, senza avere di mezzo alcun corpo intermedio), ma anche nei documenti di Gelli (il PRD – Piano di Rinascita Democratica).
Il fascismo, avendo tolto di mezzo partiti e la necessità di elezioni, era andato anche oltre ..

La storia di Licio Gelli e la nascita della Loggia P2.
Volontario in Spagna, federale del PNF di Pistoia e poi, negli anni della guerra partigiana, doppiogiochista tra i salotini e i partigiani toscani.
Un uomo pragmatico, di azione che deve le sue fortune forse anche a quel carico d'oro (della banca di Stato Jugoslava) trafugato sotto gli occhi dei tedeschi.
Ma allora qual era il Gelli falso: quello che ostentava la fede fascista o quello che si sarebbe mosso, perfettamente a suo agio, dietro le quinte dell’Italia democristiana?”

Dopo un breve periodo da imprenditore nel settore dell'abbigliamento, e direttore della Permaflex, Gelli comincia ad avvicinarsi alla politica, alla DC e infine alla massoneria: “L’iniziazione massonica di Gelli avvenne quasi contemporaneamente ai primi rapporti con Andreotti, nel 1963”.

Ascesa e caduta della Loggia P2
Il prestigio di Licio Gelli crebbe in quegli anni portando avanti delle operazioni a livello internazionale: il ritorno di Peron in Argentina («operazione Gianoglio»), fino all’Organizzazione Mondiale del Pensiero e dell’Assistenza Massonica, l'OMPAM, che non riuscì però ad ottenere il riconoscimento da parte dell'ONU.
La Loggia P2 ebbe un ruolo importante nel sequestro Moro, nei depistaggi della strage di Bologna e in altri episodi della strategia della tensione.
La P2, attraverso i soldi di Calvi e dello Ior (dunque della mafia) entrò dentro la Rizzoli, il nuovo proprietario del Corriere della Sera e di RCS: dell'influenza della P2 nell'informazione del Corriere ne ha parlato Raffaele Fiengo nel suo libro Il cuore del potere: notizie scomode che sparivano (la situazione in Argentina), interviste senza domande come quella Craxi, gli articoli senza firma tendendi a portare avanti l'idea che governo e partiti erano incapaci a gestire i problemi del paese, che andava allo sfascio.
I militari e i generali che venivano presentati come nuovi manager.
Tutto questo si arresta nella primavera del 1981, con la perquisizione di Villa Wanda ad Arezzo da parte dei magistrati di Turone e Colombo, la scoperta della lista (forse incompleta) dei piduisti, comprendente politici, generali, giornalisti, banchieri (la serie B del gotha della finanza).
Ministri del governo Forlani, che si deve dimettere e, dopo altri mesi, decide di rendere pubblica la lista degli iscritti.
Il 4 luglio 1981, all'aeroporto di Fiumicino, la figlia di Gellli Maria Grazia, verrà perquisita e nel sottofondo della sua valigia verranno scoperti molti documenti
Tra i più importanti, figurava il Piano di Rinascita Democratica e il «Field Manual 30-31», a firma del generale William Westmoreland, che conteneva dichiarazioni assai compromettenti sulle ingerenze americane nei Paesi alleati, anche se è opportuno precisare che gli Stati Uniti disconosceranno sempre quel documento”.

Ma i due documenti più importanti, che raccontano del pensiero politico di Gelli, sono il Piano di Rinascita Democratica e lo Schema R.

Cosa è stata la P2
La domanda che spesso ci si pone sulla P2 è cosa sia stata veramente: un gruppo di golpisti intenti a sovvertire l'ordine democratico, oppure solo un gruppo elitario che intendeva conquistare il potere per un discorso economico?
I giudici hanno sposato la seconda tesi, togliendo di mezzo ogni aspetto legato all'eversione mentre la storiografia si è concentrata sui tentativi di golpe, sui collegamenti con l'estrema destra, coi servizi deviati, con le stragi (Gelli fu condannato per la vicenda del depistaggio sulla strage di Bologna).

L'aspetto politico è stato poco curato fino ad oggi: Giannuli è andato ad analizzare le adesioni e le infiltrazioni della Loggia nella prima fase, fino al 1974 e poi nella seconda fase, col passaggio dal blocco militare a quello economico, politico e finanziario.
Tutto questo ci dice come fosse mutata, dopo l'anno della svolta (il 1974 è l'anno di Nixon, per esempio) la strategia della Loggia: dai golpe violenti, alla conquista dei pezzi del potere tramite l'infiltrazione, visto che la la strategia della tensione in Italia era fallita, anzi aveva rafforzato (diversamente dagli altri paesi europei) i movimenti di contestazione.
E qui veniamo al punto centrale della domanda su cosa sia stata la P2: una camera di compensazione di “poteri forti” che in essa potevano incontrarsi, per cercare di mediare quei conflitti dentro la società, dentro la finanza, dentro la politica.

Tra la fine degli anni '60 e i primi anni '70 a causa della crisi economica, il paese è attraversato da scioperi, rivendicazioni sindacali: di fronte a questa situazione, la tesi della loggia P2 era chiara, serviva un governo forte, in mano ad un gruppo elitario di persone, selezionate in base ad una comune visione politica (il modello presidenziale, l'avversione per i riti parlamentari, per i vincoli della Costituzione, per le sinistre e i sindacati), da finanziare coi soldi della Loggia affinché potessero scalare i propri partiti per diventarne leader e condizionarne le scelte.

Il piano di Rinascita Democratica e il Documento R
Per curare i problemi dell'Italia, la soluzione della P2 era la seguente:
“i mali dell’Italia dipendevano da un sistema che determina un governo debole; da qui la necessità della cura, ovvero una riforma istituzionale”.

Una gestione autoritaria, dunque, della crisi sociale e politica: anziché maggiore partecipazione nella gestione politica, si dava la colpa al «sovraccarico del sistema decisionale», ovvero le discussioni per le leggi nelle commissioni e in aula, il confronto tra maggioranza e opposizione, la mediazione dei conflitti.
Basta con tutto questo: occorreva “blindare il potere decisionale, soprattutto per quanto riguardava il governo”.
Il cuore di questa riforma sta dentro due documenti recuperati, o fatti recuperare, come lo Schema «R» (dove R sta forse per Rinascita) e il Piano di Rinascita Democratica della P2. Il primo un piano preparatorio per la grande riforma costituzionale, il secondo un vero e proprio manifesto politico.
Oltre a questi due, tra i documenti sequestrati fu trovata anche una copia del Field manual 30-31, che forse aveva anche l'obiettivo di lanciare un messaggio agli americani (il gruppo più oltranzista della destra repubblicana, pezzi dell'Ambasciata e della Cia).

Scrive l'autore:
 “l’azione della P2 avrà tre direttrici principali: la conquista dall’interno dei partiti politici, la conquista della proprietà dei giornali, la conquista di posizioni chiave nella finanza”.

Per quanto riguarda gli uomini nei partiti, “la P2 individuava in Bettino Craxi l’esponente più adatto a traghettare il partito verso la sponda desiderata.”
Sui giornali, abbiamo già detto dell'assalto ad RCS e al Corriere. Per la Rai, la P2 proponeva la fine del monopolio informativo con la creazione di un sistema di televisioni private (come quelle dell'amico Berlusconi, che già collaborava col Corriere).
Per quanto riguarda la finanza, la P2 si proponeva l'assalto al polo cattolico che fino a quel momento comandava nei piani alti della finanza, la conquista della Montedison.

In sostanza, si trattava di rivedere l’ordinamento dei poteri dello Stato, la fine dei partiti di massa da sarebbero stati sostituire con club «rotariani» (un qualcosa che ricorda da vicino i club di Forza Italia), la centralità dell’esecutivo e netto ridimensionamento del parlamento, l'abrogazione del sistema proporzionale, il controllo politico dei mass media e disarticolazione della RAI.
E, ancora, la repressione dei movimenti sociali con l'estensione del divieto di ogni sciopero a più vaste categorie lavorative, la fine del bicameralismo, con l'introduzione di un Senato regionale.
Per quanto riguarda la magistratura, la subordinazione della magistratura al potere esecutivo con l'introduzione della responsabilità civile (per colpa) dei magistrati; il divieto di nomina sulla stampa dei magistrati e la responsabilità da parte del ministro dell'azione della magistratura di fronte al Parlamento.
Non un vero e proprio colpo di Stato, dunque: ma la “decomposizione dei principi e della struttura della democrazia parlamentare, creando i presupporti per un progressivo, ma inesorabile, processo di decostituzionalizzazione”.

Quella “cultura di fondo” da Gelli a Berlusconi e Renzi.
Da Craxi, fino a Berlusconi, passando anche per pezzi della sinistra , fino ad arrivare all'ultima riforma del governo Renzi, una parte dello spirito della contro riforma gelliana è rimasto nella nostra politica.
Dal «mantra della governabilità» di Craxi, all'ossessione per il comunismo di Berlusconi (che però non considerava tale l'amico Putin, ex Kgb).
Con molti distinguo, parte della politica di Berlusconi (“il frutto più maturo dell’albero della P2”) prende molti temi del PRD: l'attacco alla magistratura e ai sindacati.
La perdita di distinzione tra pubblico e privato, tra politica e finanza.
Anche l'elettorato di Forza Italia (costruito ed allevato coi programmi delle sue TV) e quello immaginato da Gelli avevano molti punti in comune:
Gelli immaginava un popolo esattamente così: violentemente anticlassista, assolutamente refrattario alle questioni di ordine ideologico [..] sottomesso a un’oligarchia politico-finanziaria che ne cavalcasse gli umori populisti”.

Il passaggio al Maggioritario (cui hanno contribuito l'impegno dei radicali e della sinistra) ha facilitato il discioglimento dei partiti di massa e la crisi della rappresentatività politica.
Ci sono poi gli anni più recenti, con gli scandali P3 e P4, della politica dentro le stanze buie, dei quartierini e dei comitati.
La politica debole e opaca, che ha bisogno di persone come Bisignani per essere consigliata su nomine e altre scelte: «manager del potere nascosto» lo definisce Giannuli in una formula secondo me azzeccata.
La vera forza di Bisignani – spiega l'autore - “stava nella sua grande capacità di tessere relazioni e nel capitale di informazioni che ne derivava”.
Infine l'ex Presidente del Consiglio Renzi: ci sono differenze e similitudini nel suo approccio politico di Gelli e della P2. Tanto Gelli era un personaggio schivo, da burattinaio occulto, quanto Renzi è un leader carismatico che ama comunicare coi suoi elettori, col suo popolo, senza mediazioni di mezzo (vedi il rapporto sui social col “#Matteorisponde”).
Scomparso l'anticomunismo, ad accomunare i due personaggi sono i rapporti col mondo bancario (e in particolare con la Banca Etruria, un istituto che viene spesso citato in questo saggio).
I rapporti con l'intelligence (il pallino della cyber-security per l'amico Carrai), per le nomine ai vertici della Guardia di Finanza, il favore dei poteri forti di finanza e Confindustria (sfociati nel pieno appoggio alla sua riforma).
Gli attacchi ai sindacati (quelli che stanno ancora ai tempi dei telefoni a gettoni), dei corpi intermedi, sia in parlamento che nel suo partito, dove scomparsa ogni visione politico ideale, rimane solo la parola del “capo”.
Giannuli dedica ampio spazio ad analizzare la riforma Boschi, bocciata dal referendum del 4 dicembre con un 60% di no: anche qui, analizzando il modello che stava dietro questa riforma, si scorgono altre similitudini col modello della P2.
La centralità del governo rispetto al Parlamento che, grazie anche alla legge elettorale, garantiva al PDC il controllo della Camera (l'unica a votare la fiducia), del CSM e della nomina del Presidente della Repubblica (per non andando a toccare direttamente i suoi poteri, diversamente dalla devolution di Berlusconi).
La compressione della scelta degli elettori, con la soppressione delle preferenze (i capilista sono bloccati).
La riforma pasticciata del Senato, che avrebbe portato ad altre contestazioni tra le Regioni e lo Stato centrale di fronte alla Consulta.
Per Renzi non si vota per eleggere un parlamento, ma per eleggere un governo di cui il primo non sarà che cassa di risonanza”: un governo che ha tutti i poteri per governare in modo stabile. I ministri e gli esponenti renziani della maggioranza l'hanno ripetuto tante volte questa frase.
Governo forte, ma forte per chi?
Per il governo del paese, per la risoluzione dei suoi problemi, dei conflitti sociali che ora rischiano di scoppiare con effetti disastrosi (il terrorismo islamico, l'arrivo dei migranti e la loro gestione sul territorio, la crisi occupazionale, la crisi del settore bancario ...).
E, poi, forte nei confronti di chi?
Non era una riforma che portava ad un regime, ma si andavano a porre le basi (con questa riforma votata a forza, da una parte del Parlamento) affinché in un futuro, un'altra maggioranza, meno democratica potesse andare avanti per attuarlo veramente un regime.
Quel che conta è che il segretario del PD dica le stesse cose che diceva Gelli quarant’anni fa”.

I capitoli del libro
Introduzione: la P2 tra letteratura e , cronaca giudiziaria e storia
L'uomo e la Loggia
Il pensiero politico di Gelli e il Piano di Rinascita Democratica
Il lungo intermezzo tra Gelli e Renzi
Il pensiero politico di Renzi
Appendice: il Piano di Rinascita Democratica

Qui altri articoli pubblicati sul blog di Giannuli

L'anticipazione del libro uscita sul Fatto Quotidiano
La scheda del libro sul blog di Giannuli e sul sito dell'editore Ponte alle Grazie

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

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