31 gennaio 2017

Presa diretta – salari da fame

Il faccia a faccia con Toni Servillo: un attore che non ha mai lasciato la scena teatrale nemmeno dopo i successi al cinema. Ora a Milano sta rappresentando Elvira, un'opera ambientata nella Parigi occupata dai nazisti, un'opera di Juvet.
Un maestro duro con l'allieva e con sé stesso, che devono rappresentare un'altra opera: niente musiche, solo i dialoghi e l'azione degli attori.
Juvet riteneva che il teatro era il modo per orientarci nella vita: oggi ho la sensazione che questo sia un lavoro un po' prostituito, un qualcosa che non mette in gioco se stessi per perdersi in questa avventura quotidiana, non legata all'ecletticità del funambolo.
Juvet dice ai giovani: voi avrete capito qualcosa quando capirete ciò che siete, in base a ciò che fate. Si va oltre il teatro e si entra nella moralità.
Il teatro, attraverso il massimo della finzione, permette di trovare il massimo dell'autenticità.
Qualcosa che vale per tutti i mestieri: è una battaglia contro la mediocrità, il teatro deve far male, in termini di dedizione al lavoro.
Serve del tempo per fare un lavoro, nel modo migliore: è una cosa quasi eretica oggi, dove il risultato del lavoro deve essere rapido. Ai ragazzi si da l'angoscia del risultato subito, altrimenti sei fallito.
Oggi si insegna che il fallimento è un dramma, quando invece un fallimento insegna a migliorare.
L'abbassamento dei modelli, la mediocrità dei talent, lo spettacolo di una finta disperazione, un analfabetismo culturale e sentimentale.

Il teatro mette al centro la parola, al teatro non si parla inutilmente, è l'opposto dei messaggi che ci attorniano tutti i giorni.
Il teatro in un periodo in cui c'è l'ipertrofia dell'io, accresce il noi, qualcosa di importante per la civiltà.
Nel nostro paese c'è una relazione tra la cultura e un capitolo di spesa inutile: ci sono città europee che investono quanto lo Stato italiano in un anno.

Il lavoro che mi tiene in bolla è il teatro, posso poi scegliere il cinema, facendo opere con registi alle prime armi: non considero il teatro come anticamera del successo.
Quando la sceneggiatura è perfetta, significa che hai fiducia nel racconto, apri le vele e vai – è una frase presa da una intervista a Clint Eastwood.

Il prossimo film sarà con Donato Carrisi e poi Geppetto nel film di Garrone.
Buon compleanno Toni Servillo!

Salari da fame – l'Italia è il paese dove il lavoro vale di meno. Un confronto tra l'Italia e la Svezia, dove i salari crescono ogni anno.
L'acqua privata: in Sicilia l'acqua è stata privatizzata due volte, ai cittadini l'acqua costa di più e il servizio è pessimo. Nonostate il referendum del 2011.

Salari da fame
1572 euro lo stipendio medio in Italia
1050 euro la soglia di povertà

Ieri sera Presa diretta parla di stipendi, nell'inchiesta di Elena Stramentoli: oggi chi parla più di stipendi in questo paese? Oggi parlare di soldi è tabù, basta avere un lavoro, contentarsi.
Marchionne: 54ml
Ferrario 11 ml
Mangoni 53ml
Descalzi 3ml

Alcuni dei manager delle società quotate in borsa, intascano stipendi milionari a prescindere dai risultati, come l'AD di Banca popolare Vicenza Iorio.
L'Italia è un paese dove i ricchi possiedono il 69% della ricchezza nazionale, dice Oxfam: l'aumento degli stipendi è in ritardo rispetto all'aumento della redditività.
In Italia l'11,5% è a rischio povertà, nonostante un lavoro: arrivano con molta fatica a fine mese.

Forlì, stabilimento Marcegaglia: si lavora in condizioni difficili, qui.
Nel 2012 l'azienda ha stabilito che i nuovi assunti dovevano prendere un salario inferiore, un salario di ingresso che non prevede indennità di turno, 14 esima né fissi e variabili.
1122 euro per un operaio al primo lavoro
1500 euro lo stipendio di un operaio assunto da qualche anno.
Si creano lavoratori di serie A e B.

Laboratorio Ikea a Torino: molti qui lavorano a part time, anni fa era un lavoro bello.
L'anno scorso l'azienda ha deciso di incidere sul salario, dopo un referendum: riduzione dei festivi, riduzione del costo per lavorare la domenica, per equiparazione coi negozi (al ribasso).
I dipendenti hanno perso 1500 euro lordi l'anno: lo stipendio part time è di 1100 euro e non si vive facilmente con questi salari.

Porto Marghera: sede Fincantieri, si costruiscono grandi navi nel cantiere, dove lavorano 5000 persone.
Molti lavorano con le ditte in appalto, con orari da 10 ore al giorno: molti di questi si sono fatti intervistare in anonimo, per non avere sanzioni.
Raccontano di un lavoro faticoso, per 9-10 ore, con scadenze a breve, rischi infortuni, senza controlli o con controlli fittizi.
I vestiti non sono ignifughi, dicono, la mensa per i lavoratori in subappalto non esiste: lo stipendio è 5-6 euro l'ora o anche meno.
Si chiama paga globale: il lavoratore non avrà tredicesima e nasconde una frode contributiva, perché si paga di meno delle ore lavorate.

Le cose non vanno meglio per i professionisti: a Roma alla sede degli ingegneri, la giornalista ha ascoltato altre storie.
Dal 2008 al 2016 si è passati da 43mila a 31mila euro l'anno: l'ingegnere alle prime armi prende anche meno, 15 mila euro.
Gli ingegneri hanno preparato una brochure in risposta a quella del governo, “invest in Italy” dove il governo si vantava pure dei bassi salari.
Vergogna.
Un ingegnere guadagna 38mila euro in Italia dice il ministero: sono i meno pagati d'Europa, dice la carta. Così si vogliono attrarre investimenti?

Cantiere della scuola di Rubo di Puglia: qui lavora un archeologo, per i reperti ritrovati sotto il cantiere, ma non è assunto né dalla scuola né dalla soprintendenza.
La media per gli archeologi è al limite dei 15mila euro l'anno: si devono cumulare più lavori per arrivare ad un reddito dignitoso.

Stipendi non adeguati all'aumento del costo della vita: il potere d'acquisto degli italiani è diminuito del 28%, dice Codacons.

I ragazzi di Foodora: le consegne del cibo le fanno dei ragazzi, considerati dei liberi professionisti dall'azienda, con le loro bici e il loro smartphone.
Ma devono rispettare orari e turni: una sorta di caporalato digitale, poiché devono aspettare una chiamata via mail o messaggio.
I fattorini sono pagati poco, nemmeno 5 euro l'ora: 3,6 euro a consegna, a cottimo.
È un lavoretto, si fa in attesa di qualcosa di meglio, dicono: ma qual è il confine tra lavoro e lavoretto? Quale il confine tra lavoro e sfruttamento?
Enrico è uno dei ryders di foodora: consegna pasti con qualsiasi tempo, un turno di lavoro può costare anche 10km in bici.

Alessio Biondino è un infermiere la cui esperienza lavorativa è un'odissea di sfruttamento, quello dentro il settore dell'assistenza, nel 118
- 800 euro a nero per 54 ore di lavoro a settimana
- 1000 ore in nero, tutti i giorni
Queste le offerte che ha ricevuto, partite iva mascherate, controlli che non ci sono.

Lavori a nero anche a Napoli: qui c'è il record di lavoro nero, in tutti i settori, anche negli asili nido.
Maestre assunte in asili privati, con 20-25 bambini, che devono lavorare tutto il giorno, a 300 euro.
Se succede qualcosa? Si prendono una grossa responsabilità.

In Italia ci sono oltre 3 ml di lavoratori in nero, dice la CGIA di Mestre: un pil parallelo che vale 77 mld di euro.

I voucher: la nuova frontiera del lavoro.
È stato introdotto nel 2003 per i lavori occasionali, entrano in vigore nel 2008 ed eplodono con la Fornero.
Letta elimina il requisito dell'occasionalità, infine Renzi ha innalzato la soglia massima del lavoro, a 7000 euro.
Dovevano tirare fuori dal nero, tutti i lavori occasionali: questo è quello che raccontava Poletti difendendo i voucher.

Giuliano lavora coi voucher dal 2014, da quando è stato licenziato: fa turni pesanti, nei ristoranti, con parte delle ore a nero. I voucher coprono solo una parte del lavoro: si ricatta la persona, se non ti sta bene vai via che tanto ci sono altre persone disposte a lavorare così …
Sono mai venuti i controlli, a Pisa? Mai.
La giornalista ha girato molti locali, raccogliendo le stesse storie: meglio che niente, i voucher, .. in Italia è così, non si può campare ..

Veneto: nelle campagne dove si produce il vino, trovi altri lavoratori a voucher.
Anche se spesso i lavoratori sono pagati su carta, con dei pizzini: nemmeno i voucher qui, solo carta buona per il bagno.
Il voucher si tira fuori solo se c'è un controllo: il nero non è affatto diminuito coi voucher, anzi.
O ti accontenti o non mangi – dicono i lavoratori nell'agricoltura: il lavoro non vale niente, meno che niente. Siamo tornati alla schiavitù.

La Consulta ha dichiarato ammissibile il referendum sui voucher: le posizioni dei sindacati non sono uguali, la CGIL chiede l'abolizione mentre la Cisl chiede una loro revisione.

Qual è il valore del lavoro?
La svalutazione del lavoro la stanno pagando le generazioni più giovani.
Si lavora di più e si guadagna di meno: in Europa Mc Kinsey ha confrontato gli stipendi.
Dal 2008 i redditi sono diminuiti per il 97% degli italiani: al polo opposto c'è la Svezia, dove l'80% della popolazione ha visto i propri stipendi aumentare, nello stesso stipendio.

In Svezia la parola sindacati non è considerata un'offesa.

Il viaggio in Svezia di Riccardo Iacona: si incontrano molte famiglie giovani, a Stoccolma. Qui pure è arrivata la crisi, ma sono usciti in fretta e oggi la crescita del PIL è al 4%.
Lo stipendio medio è 55mila euro: i soldi in tasca per spendere ci sono, e sono soldi che arrivano grazie all'impegno dei sindacati.
I lavoratori sono molto sindacalizzati, in tutte le categorie: si sfiorano percentuali bulgare nel pubblico, quasi l'80%.
I sindacati hanno un ottimo rapporto con gli imprenditori, tutti puntano allo stesso obiettivo della competitività, collaborano bene col governo senza dover scendere in piazza.
Non sono parte del problema ma una risorsa: tutti assieme si assumono le responsabilità, per un futuro migliore.

Nella TV pubblica svedese: sedi moderne, il trionfo della tecnologia, i 2100 dipendenti della tv sono nella quasi totalità iscritti al sindacato della TCO.
Più siamo e più siamo forti: hanno ottenuto il 2,2% in più, rispetto all'anno passato e si lamentano per aver ottenuto poco.
Ma i soldi sono solo una parte: i sindacati sono nel consiglio di amministrazione della TV e possono discutere di investimenti e di direzione strategica.
Il piano di digitalizzazione, previsto dall'azienda prevede degli esuberi? I sindacati si siedono al tavolo con le loro idee per trovare una soluzione che siamo migliore per tutti.
Niente scioperi, niente manifestazioni. Si lavora insieme, questo è il messaggio.

Altra realtà visitata da Iacona, quella di un ospedali a Stoccolma: anche qui i sindacati sono presenti e riescono ad ottenere salari più che dignitosi (un medico appena assunto prende 3000 euro) e con meno contratti a tempo determinato.
La SACO difende i diritti delle persone più istruite, quelle che hanno studiato di più, devono meritare di più, per vincere le sfide della globalizzazione.

LO è un'altra organizzazione sindacale, schierata coi social democratici: i contratti collettivi qui sono ancora moderni e non sono dei ferrovecchi come invece pensano i nostri prenditori (non è un refuso) e i nostri economisti col sedere al caldo.
Le aziende non sono meno competitive pur avendo salari alti e contratti collettivi: con la crisi, nel 2008, gli stipendi sono stati sì tagliati per aiutare le imprese, ma poi quando le cose sono andate migliorando, i salari sono cresciuti.

A Boros, le aziende tessili, come in altri paesi, sono state spostate all'estero, per la crisi: come ne sono usciti? Grazie al textile fashion center: è un centro di ricerca (con fondi pubblici) per designer, scienziati, che lavorano per aggiungere valore nell'azienda tessile.
We connect è uno strumento per la crescita, per la ricerca di nuovi mercati ad esempio.
Esiste un ufficio che aiuta gli studenti a far partire nuove startup nel tessile.
La soluzione non è abbassare gli stipendi, ma fare prodotti di qualità, l'innovazione, il sapere.

Eton è una multinazionale del tessile: le sue camice sono vendute in tutto il mondo.
I guadagni sono investiti nella maggior parte in ricerca e design, anche se la produzione è all'estero: la cucitura a mano è stata riportata in Svezia dall'Italia, pur pagando salari più alti.

Gli imprenditori parlano di innovazione, di responsabilità sociale nei confronti del loro paese, delle famiglie.
Eppure non è sempre rose e fiori: alla Ericsson, sono previsti esuberi per la delocalizzazione.
Ma l'azienda si è presa le sue responsabilità, per aiutare le persone.
Ma oltre all'azienda, c'è il welfare a prendersi cura dei lavoratori che, con la chiusura della Ericsson, potranno trovarsi lavoro in un'altra azienda, con una buonuscita di 23 mesi di stipendio.
L'azienda si preoccupa di riqualificare i dipendenti licenziati, assieme allo Stato.

Il modello svedese punta alla qualità, alla formazione, all'istruzione e ad abbattere la diseguaglianza, che è considerata una minaccia alla società.
Contratti collettivi e salari alti e sindacati uniti.

Ci sono le pressioni dei rifugiati, per cui il paese ha dovuto chiudere le frontiere per non mettere in crisi il suo welfare.
Ma in Svezia il valore del lavoro è condiviso da tutti: dal governo, dai sindacati, dalle imprese.
Così la Svezia, dice Bloomberg, è il secondo paese per competitività.

Altro che lavoretti e lavoro nero....

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