21 febbraio 2017

La scissione tra politica e paese

Prima hanno destrutturato il lavoro nei call center e io me ne sono fregato, perché è solo un lavoretto.Poi hanno destrutturato il lavoro alla catena di montaggio e non mi sono preoccupato, perché io faccio un lavoro di concetto.Poi hanno destrutturato i tassisti e ho esultato, così pagavo meno.Poi hanno iniziato a destrutturare il mio lavoro, di concetto e d'ufficio e allora era troppo tardi.

Ho cercato di riassumere, usando le parole del pastore Niemöller (o di Brecht), le profonde trasformazioni in corso nel mondo del lavoro e dei rischi che corriamo se lasciamo tutto in mano al mercato. Che, dovremmo averlo ormai capito, non è libero né democratico e nemmeno giusto (alla faccia dei signori del liberismo e poi vediamo come va a finire).
Già, la politica.
Oggi cavalca la protesta dei tassisti, per convenienza forse.
Mentre dall'altra parte politica (quella che si sta scindendo senza un perché) si dice(va) che uber è bello.

Scrive Gilioli:
Occuparsi di politica oggi è pensare a come proteggere le persone che sono già state divorate, quelle che sono in procinto di esserlo, quelle che lo saranno domani o dopo. Occuparsi di politica è accompagnare le persone nel passaggio strutturale ed epocale che stiamo vivendo. Tutte.
Se non si saprà proteggerle - garantendone gli strumenti per un'esistenza decente e dignitosa dalla culla alla tomba, proprio come nelle vecchie socialdemocrazie scandinave - queste persone cercheranno inevitabilmente altro. Come un capo autoritario, ad esempio. Come la guerra agli altri popoli. Come la guerra interna a ogni popolo.
È paradossale, ma forse anche un po' criminale, che mentre dalla società si alza questo urlo di solitudine e disperazione - se volete, pure di follia, ma di causata follia - tutta la politica o quasi parli di se stessa e si occupi di se stessa: gruppi, cordate, correnti, voltafaccia, ambizioni, personalismi, litigi, ammiccamenti, posizionamenti e così via all'infinito. E non solo attorno al Pd, s'intende: dappertutto o quasi. Con poche, pochissime eccezioni.
Questa sì è una vera, drammatica scissione: quella tra il dibattito politicienne e l'urgenza di protezione delle persone sballottate dal reale, dai suoi mutamenti strutturali, dalla sua forza veloce e bulimica che non guarda in faccia a nessuno.
E allora forse questo è quello che ciascuno di noi dovrebbe chiedere al politico e al partito a cui si sente oggi più vicino: basta occuparvi di voi, occupatevi di noi. Senza alcun "populismo", senza alcun qualunquismo: ma occupatevi del reale, per favore, delle cose vere. E fatelo prima che sia tardi.

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