20 febbraio 2017

Presa diretta: Il business delle adozioni e il traffico di bambini

Questa sera a Presa diretta altre due inchieste su temi importanti (e che non troverete sulle prime pagine dei giornali, oggi troppo occupati con la scissione fredda del Pd..).
Le adozioni internazionali: chi sono gli enti privati che mettono in contatto le famiglie e i bambini e chi le controlla.
I ladri di bambini e bambine in Ghana: come si alimenta il traffico di adolescenti verso l'Europa e i paesi arabi.

Ma prima dei due servizi, il consueto appuntamento con le intervista di "Iacona Incontra": questa volta tocca al presidente dell'Inps Tito Boeri.
L'attuale meccanismo pensionistico è sostenibile, ha spiegato il presidente, ma pesano le baby pensioni degli anni 80-90: come a dire, cari politici state attenti alle scelte (elettorali) che fate. Perché potrebbe aumentare il debito del nostro paese (in aumento nonostante le promesse fatte all'Europa): il rischio è che si crei una discriminazione tra i pensionati di oggi (tutelati dalla Consulta anche per i tagli alle super pensioni) e quelli di domani
"Uno scambio a tutto campo tra Riccardo Iacona e il presidente dell’Inps Tito Boeri. Sul tavolo i temi più attuali: la riorganizzazione dell’Istituto di Previdenza portata avanti dal presidente Boeri, una riflessione sulle strade per rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione, le novità sull’Anticipo pensionistico e le domande ancora aperte sul futuro delle nostre pensioni".

Genitori a tutti i costi.


L'Italia è il secondo paese al mondo per adozioni internazionali, un giro d'affari di 30 ml di euro l'anno gestito per lo più da enti privati: un sistema in cui i genitori devono aspettare anche anni in attesa di poter adottare un bambino, generando delle sofferenze e delle fatiche nei confronti dei genitori adottivi.
Il servizio di Presa diretta cercherà di far luce sul sistema dei controlli su questi enti.
Controlli che, alla luce delle inchieste internazionali, si sono rivelati molto carenti: nell'anticipazione del servizio si raccontava la storia di Gessica e Fabio (due di questi genitori), che hanno speso 15mila euro per adottare un bambino dal Kirghizistan e sono strati truffati.
Nel racconto, Fabio spiegava come l'udienza per l'adozione sia stata una farsa, che i giudici erano solo dei figuranti.
Per l'adozione la coppia si era rivolta all'associazione Airone, che nel 2012 gli dice che c'è un bambino pronto per l'adozione: sono così andati in Kirghizistan per incontrarlo e per passare del tempo con lui, come fossero una famiglia.
Ma a luglio del 2012 viene arrestato il ministro per lo sviluppo economico kirghiso e scoppia così lo scandalo delle adozioni internazionali.
Si scopre così che venivano promessi a più genitori gli stessi bambini, alcuni dei questi già adottati: Fabio e Jessica scoprono anche che tutto quello che avevano fatto non aveva alcun valore legale, i documenti erano spariti o inesistenti e la maggior parte dei bambini non erano nemmeno adottabili.
Non avevano cioè nemmeno un certificato di adottabilità, una famiglia d'origine.
"Non è accettabile che l'adozione sia sofferenza" - il commento di Fabio, "ce n'è stata già abbastanza di sofferenza nel bambino prima, l'adozione è gioia, è un incontro, è l'inizio di una nuova vita, un bambino che trova una famiglia e una famiglia che viene accolta da un bambino".

Sul sito de La Stampa un'anticipazione, con la storia di una seconda coppia di genitori che ha cercato di adottare un bambino dal Congo:
Alba e Alessandro sono i genitori di Angel una bimba congolese di 3 anni. Hanno aspettato 2 anni e mezzo l’arrivo della loro figlia adottiva. Durante il Blocco del Congo hanno ricevuto pochissime informazioni dalla CAI sull’evoluzione delle vicenda. E anche dal loro ente. Nonostante avessero già pagato 14 mila euro, quando Presadiretta li ha intervistati, avevano ricevuto solo cinque fotografie della bambina.  

Qui invece il comunicato dell'associazione nazionale famiglie adottive, a commento delle inchieste e degli articoli usciti su l'Espresso a firma di Fabrizio Gatti.

La scheda del servizio:
GENITORI A TUTTI I COSTI di Giuseppe Laganà. Quanto ci costa, in termini emotivi ed economici, intraprendere la strada dell’adozione internazionale?PresaDiretta entra nel complesso mondo delle adozioni internazionali all’indomani della denuncia della vicepresidente della Commissione Adozioni Internazionali sulla controversa vicenda dei bambini bloccati per quasi tre anni in Congo.Un’inchiesta che ha portato le telecamere di PRESADIRETTA tra l’Italia, il Congo e la Bulgaria, per raccontare quanto può essere difficile il percorso delle coppie che vogliono adottare un bambino che arriva da un altro paese.E sono tanti, l’Italia infatti è il secondo paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, per numero di adozioni internazionali.Se si vuole adottare un bambino di un altro paese, ci si deve rivolgere obbligatoriamente a un Ente autorizzato dalla Commissione per le Adozioni Internazionali, che è l’organo di controllo che fa capo alla Presidenza del Consiglio. Il nostro è il paese con il più alto numero di Enti autorizzati, forse troppi. Sono 62, quasi tutti privati e dovrebbero assistere la coppia in tutte le fasi dell’adozione. Ed è proprio sulla qualità dei referenti esteri che si gioca la grande partita. Una partita che ha un bel valore economico se pensiamo che il giro d’affari delle adozioni internazionali è di circa 30 milioni di euro l’anno ed è un calcolo a ribasso, perché tiene conto solo dei costi per le procedure.Qualità, serietà e trasparenza sono requisiti fondamentali affinché l’esperienza unica dell’adottare un bambino che viene da un altro paese sia positiva per tutti. Ma non è sempre così.

Ghana stop tratta.


Il Ghana è diventato il punto di transito dei trafficanti di bambini: li prendono anche dai paesi confinanti, li preparano e li portano all'estero per sfruttarli come forza lavoro, molto spesso nei paesi musulmani, come Kuwait, Arabia Saudita, Qatar.
Questi trafficanti di bambini convincono i genitori dicendo che troveranno un lavoro per i figli, ma in realtà vengono solo sfruttati, lavorano dalla mattina alla sera come schiavi, un solo pasto al giorno, i loro passaporti sono distrutti così non possono scappare.
Queste le storie che raccontano quelli che sono riusciti a tornare dai paesi del golfo.
Le bambine invece finiscono nell'inferno dello sfruttamento sessuale, usando delle agenzie per il lavoro come schermo, che preparano loro dei falsi documenti.

A spingere le famiglie a lasciare i bambini nelle mani di queste persone c'è anche l'estrema povertà di questo paese africano, composto in maggior parte da contadini: il 75% delle persone praticano un'agricoltura di sussistenza che è l'anticamera della povertà. Quando il raccolto va male, anche a causa dei cambiamenti climatici, soffrono la fame e allora scappano e finiscono della capitale Accra a fare gli ambulanti o a lavorare nella mega discarica dei rifiuti elettronici che arrivano dall'occidente (di cui si era occupano un precedente servizio di Presa diretta).
Da qui partono poi verso l'Europa: Accra è infatti il principale centro di raccolta dei migranti per il viaggio verso l'Europa.
Un viaggio che, quando si conclude, può durare anche diversi mesi: un viaggio costellato di sfruttamento e di sofferenze.
Se vogliamo fermare l'emigrazione di massa da questi paesi africani, dobbiamo iniziare a capire come fermare la tratta dei bambini e come risolvere i problemi di fame e di povertà.
GHANA STOP TRATTA di Riccardo Iacona. Uno straordinario viaggio per capire come si può fermare o ridurre l’emigrazione e abbattere la tratta in uno dei paesi più poveri del continente africano, diventato uno dei principali hub da cui partono ogni anno centinaia di migliaia di migranti, il Ghana.La sfida di aiutarli “a casa loro”, senza distruggere il loro ambiente e senza sfruttarne le risorse, è l’obiettivo del VIS, il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, una ONG che insieme alle missioni Don Bosco dell’ordine dei Salesiani hanno messo in piedi il progetto STOP TRATTA.Il Ghana oggi è un paese dove la vita è sopravvivenza, intere zone sono senza acqua, senza corrente elettrica, senza strade, scuole, ospedali. Un paese dove ogni famiglia ha due o tre figli che sono dovuti andare via, che sono fuggiti per cercare un lavoro e aiutare i parenti. Le telecamere di PresaDiretta sono andate a raccogliere la testimonianza e l’esperienza di chi sta cambiando le cose.GENITORI A TUTTI I COSTI”, “GHANA STOP TRATTA”, sono un racconto di Riccardo Iacona con Giuseppe Laganà con la collaborazione di Marco Della Monica, Elena Marzano, Raffaella Notariale, Massimiliano Torchia, Andrea Vignali

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