07 febbraio 2017

Presa diretta – Popolari: i social, gli adolescenti e il mondo degli influencer

L'incontro con Emma Bonino avviene in Giordania, cinque mesi dopo l'annuncio della malattia, sconfitta.
Nel campo profughi di Zaatari si è registrata una esplosione demografica, per l'arrivo dei rifugiati: nel 2013 c'erano le tende mentre oggi vivono in prefabbricati, le acque reflue sono trattati.
Tutto questo grazie alle agenzie umanitarie e alla Giordania: il fiore all'occhiello è la scuola.
Ci si prende cura dei bambini ma anche delle donne che oggi devono portare avanti le famiglia.

Un paese di 6 ml di abitanti ospita 650mila profughi: “di campi ne ho visti tantissimi, ma io ci vedo delle persone, che vogliono vivere, andare a scuola..”.
Per le sue battaglie per l'emancipazione delle donne, Emma Bonino qui è ospite d'onore: ha parlato della battaglia per la legalizzazione dell'aborto, 50 anni fa nemmeno il nostro paese riconosceva questo diritto alle donne.
Con quali forze ha affrontato la malattia: ho scoperto che possono essere paziente, ho cercato di seguire la mia passione, la politica, la passione di cambiare il mondo attorno, l'unico significato della mia vita.

La questione femminile nel mondo arabo è centrale: l'esplosione della popolazione nel mondo arabo passa per l'emancipazione delle donne, la possibilità di scegliere.
Ci sono stereotipi sulle donne arabe: in questi paesi ci sono anche donne ai vertici di giornali, poche, come anche in Italia.
Ci sono due tendenze nell'estremismo: quella Wahabita, dei paesi del golfo, che ha creato Al Qaeda, Daesh e l'ala dei fratelli musulmani.
In Medio Oriente ci sono queste faide locali che rendono difficile l'arrivo della pace: sappiamo cosa abbia significato arrivare con le armi, deporre un dittatore e andarcene,.

Non facciamo la voce grossa con la Turchia perché questa usa l'arma del ricatto dei migranti: l'accordo con questo paese ha messo fine ad una emergenza che non sapevamo gestire.
È pericoloso appaltare ad altri il controllo delle frontiere: la manipolazione politica ha reso impossibile risolvere il problema dei migranti facilmente.
Le paure per i migranti hanno gonfiato di voti molti partiti: eppure una buona integrazione ci aiuterebbe a vivere meglio, per i lavori che gli italiani non vogliono fare, perché ci pagano le pensioni.

Non esiste una legge di integrazione, siamo ancora allo ius soli, al reato di immigrazione di clandestini e continuiamo a creare migliaia di irregolari che non pagano le tasse.
Senza una leadership ferma, basta un attentato per cambiare le carte della politica: Merkel tiene il punto a fatica, ma per il resto non ci sono leader.
L'Italia salva le vite, centinaia di comuni che aderiscono allo Sprar fanno molto, ma a furia di non mettere ordine, gli italiani fanno la loro parte.

L'esito del referendum: ero convinta nel richiamare allo Stato centrale competenze passate nel passato alle regioni, diventate centri di spesa.
Spero di non passare dal danno alla beffa, con due leggi diverse alle Camere o peggio con una legge proporzionale.

- I social, la ricerca della popolarità, i soldi della nuova frontiera della pubblicità.
- Gli elettrodomestici, la obsolescenza e lo smaltimento illegale dei loro componenti.
Infine la più grande discarica di spazzatura di materiale elettronico che arriva dall'occidente.

Presa diretta – popolari.
Quanti importanti e fondate sono le preoccupazioni sull'utilizzo dei social, per i ragazzi. Chi sono i loro idoli e come è organizzata l'industria della rete.

Andiamo a comandare ..
Un singolo esploso su youtube, un video visto 100ml di volte: l'autore si chiama Fabio Rovazzi ha 22 anni ed è diventato una star.
Sulla rete nascono le star e i modelli: Francesco Facchinetti è il manager di molti di questi, spinti dalla massa della rete.
Sono ragazzi come i Mates, youtuber con 6 ml di fan che nei loro show fanno il tutto esaurito, da tutta l'Italia, con genitori che accompagnano figli che non hanno nemmeno 10 anni.
“Abbiamo registrato dei video su internet, per noi è un lavoro”: dietro c'è un'industria che cura l'immagine, il brand, le magliette e libri.
Il 96% dei giovani, sotto i trent'anni usa internet, molti usano lo smartphone: i social la fanno da padrone.

L'industria che c'è dietro: Show reel è una delle prime società che lavorano in questo settore.
Si lavora sulle immagini, sul tentativo di catturare l'attenzione subito dei navigatori:
le web star non le chiamano influencer ma creator.
Scandagliano i social cercando i nuovi trend: offrono ai ragazzi quelli che stanno cercando.
Ragazzi che guadagnano con la pubblicità caricata all'inizio del video, coi marchi che scelgono queste persone famose per fare pubblicità.
Il giro d'affari in Italia è in crescita, è la nuova frontiera: anche Facebook ha incominciato a pagare le sue star.
Il WSJ ha stimato in 7ml di dollari il valore di Pewdiepie: è un gamer che recensisce giochi e ha 50 ml di iscritti al suo canale.
Il campione in Italia si chiama Favij: ogni giorno pubblica un video dove si parla di internet, un vero e proprio lavoro.
La pubblicità viene inserita nei suoi video ed è così che guadagna, oltre ai merchandising venduto dalla sua agenzia.
Si parla di un lavoro da 1,5 ml di fatturato, seguendo diversi creator che hanno milioni di follower su FB, Youtube e Snapchat.

Ragazzi che seguono come in ipnosi questi contenuti: influenzabili per un mercato che vuole vendere loro stili e mode.
Ci sono di mezzo le fragilità, la competizione coi coetanei, il rapporto con le donne: così capita che a volte la seconda vita, quella online si mangi la prima.

Cosa attrae di questi contenuti? La vita, che è la vita degli altri, che ogni giorno va in scena.
Sono diari pubblici dove i creator mostrano la loro vita: Sofia Viscardi ha pubblicato per Mondadori il suo primo romanzo ed è stato subito un successo.
Essendo un personaggio famoso, i grandi marchi la cercano per la pubblicità: ma a cercarla sono anche altri coetanei che le raccontano di amori, scuola .. Della vita.

Alice Campello è un'altra star da decine di migliaia di visualizzazioni a post: ha ora una sua linea per le borse e abbigliamento.
Assieme al fidanzato, il calciatore Morata, è una coppia della rete: un modello che fa presa, ha influenza sui ragazzi.

Maura Manca, psicologa ha raccolto in un libro i dati del rapporto tra gli adolescenti e la rete: vivono immersi nella tecnologia, almeno il95% ha un profilo, alcuni anche più di uno.
Passano almeno 7 ore al giorno col telefono in mano: ore per guardare video anche sconcertante, come i video estremi e i selfie estremi.
Sfide dannosissime, come bere una bottiglia di vodka in pochi secondi, darsi fuoco usando l'alcool etilico, la sfida con l'acqua bollente …
Mode e sfide si diffondono in modo globale: con internet i ragazzi possono sfidarsi tra loro da tutto il mondo.
Ore passate a giocare, davanti un monitor: significa un giro d'affari di 1 miliardo di euro, in Italia solamente. Il 50% della popolazione italiana con più di 14 anni gioca quotidianamente.

Costum play è la pratica di interpretare i personaggi del gioco: i ragazzi sono riconosciuti e trattati come i personaggi che amano.

Ma cosa succede quando la vita virtuale prende il sopravvento? Un ragazzo ha raccontato la sua dipendenza. Si vive passando da un sito, ad un forum, senza fare niente.
Come tutte le dipendenze non te ne accorgi: stava 12-13 ore al giorno, in rete. Isolato.
Senza identità.

Al Policlinico Gemelli curano questa malattia: internet ha cambiato il modo di vivere il tempo, si pensa di fare tante cose assieme, ma questo crea grande distrazione e frustrazione perché non si può più attendere.
Il web è un sostituto dei rapporto genitoriale: online, mentre si chatta, due adolescenti non diventano rossi, è un barriera per malattie insopportabili.

Tutto l'interesse per il computer e i giochi online e niente per i viaggi, per il mondo fuori, per la realtà. Tutto il mondo si riconduceva al mondo inesplorato dentro il computer.
Si condivide subito un'emozione, senza viverla, per i like.

Nel dicembre 2015, a Città di Castello Anna Maria fu uccisa in casa dal figlio Federico: si era isolato dal mondo da quasi due anni, passando le giornate in internet.
Al processo è stato dichiarato incapace di intendere e così ora anziché in carcere è rimasto in ospedale.
Il padre ha raccontato la sua storia: la delusione per i provini non andati bene, per la TV, la dieta, il chiudersi in casa per mesi, nel 2015.
Fino a quel dicembre.
Se fosse stato visitato per tempo da uno specialista, si sarebbero accorti del suo isolamento e di quanto questo fosse pericoloso: si chiamano “ritirati sociali” questi ragazzi.
La difficoltà nell'affrontare i problemi dell'adolescenza porta a questo isolamento: una frase a scuola, un'offesa, così i ragazzi si rinchiudono in casa.
Oggi è importante essere popolari a scuola e anche nel mondo: bisogna aiutare i ragazzi a rientrare nel mondo reale.
Questi ragazzi contestano questo mondo basato sulla popolarità, sull'immagine e poco sui meriti e sulla competenza, dice il dottor Lancini, uno psicologo che ha studiato questo fenomeno.

Chi ha problemi di insicurezza, usa i social networks per parlare con altri ragazzi – racconta un altro adolescente, in una intervista via Skype.
Danilo ha raccontato invece di un altro aspetto: quello dell'autolesionismo, ovvero i ragazzi che si tagliano, con una lametta, come una forma di ribellione.
Ragazzi giovani, anche di 13-14 anni: un taglio e una foto, da postare in rete come sfogo, per problemi della vita. Il bullismo, la rabbia, anche questioni amorose.
Se non trovi una soluzione, ti sfoghi così.

Diario di una autolesionista è il nome di un diario su Tumblr: parlare dei propri problemi era più facile con un blog che con le persone, racconta Marina, l'autrice del diario.
L'ho visto fare su internet – ha risposto alla domanda della giornalista sul come hai iniziato.
Un'arma a doppio taglio, la rete: mostra anche il peggio del mondo. E con le persone in rete sembra sia più facile parlare dei propri problemi, che non con quei genitori...

Si deve tornare a parlare, tra genitori e figli, tra adolescenti e adolescenti, nel mondo reale.
E si dovrebbe responsabilizzare anche i social stessi, che dovrebbero controllare i contenuti che vengono postati.
Grande assente la scuola, aggiungeva Riccardo Iacona che non parla dell'affettività, della gestione della rete.

Purtroppo.

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