06 febbraio 2017

Scolpite sulla sabbia

L'euro è irreversibile.
Dall'Euro non si esce.
Dall'Europa non si esce.

La Grecia nel 2015 aveva osato sfidare l'Europa e gli economisti (quelli col sedere al caldo) e tutti ripetevano le stesse cose: prima pagate tutti i debiti poi forse negoziamo. Non sono riusciti a pagare i debiti e stanno ancora peggio di prima.

Ma le regole, i dogmi, a cui tutti si sono inginocchiati sono rimasti lì, scolpiti sulla sabbia.
Prima le regole: non quelle dei diritti civili, nei confronti dei cittadini interni, nei confronti dei profughi e dei migranti.
Mentre da una parte si combatteva la guerra nei confronti dei ribelli (le tigri di carta come Renzi), dall'altra si alzavano muri, non si rispettavano gli accordi sulle quote di migranti da accogliere, pure la Germania ha continuato a fare i suoi comodi sulle esportazioni.

Così i cittadini dei paesi europei, che da questa Europa del dumping salariale, hanno ricevuto poco o nulla, alle urne hanno disubbidito agli ordini.
"Voi istituzioni non mi ascoltate più? E io voto contro".

E ora che si vota in Germania e in Francia, ora che si teme l'arrivo della mareggiata come in America, le regole sulla sabbia iniziano a cancellarsi.
L'Euro a due velocità, l'Europa con serie A e B.
Abbasso l'Europa, viva l'Europa dei confini e degli omini forti.

Sul suo blog Piovono Rane, Alessandro Gilioli fa poi notare come oggi la ricetta dei neo-trumpisti sia la parola chiave "protezione", una parola che fa pensare allo statalismo da paesi dell'est, qualcosa che abbiamo messo in soffitta in favore della competitività, del libero mercato, del capitalismo:
Si sa che la pulsione alla protezione è propria delle epoche in cui le cose non vanno bene (e allora si sente l'esigenza dell'intervento dello Stato) mentre quando tutti pensano di poter migliorare la propria condizione, ecco che lo Stato non lo si vuole più tra i piedi, "basta lacci e laccioli".Quindi questa prevalenza della protezione sulla competizione è anche dovuta a fattori contingenti, cioè la crisi iniziata nel 2008.È tuttavia opinione abbastanza comune che gli effetti di questa recessione non saranno brevi, anzi dureranno molti anni, quindi è improbabile che la tendenza si inverta sul breve.Quindi, al netto di ogni giudizio valoriale e/o ideologico sulla competizione, credo che una sinistra ancorata al dogma degli ultimi trent'anni - "viva la competizione perché crea più ricchezza" - sia destinata a perdere ancora molto a lungo. E a lasciare spazio ai Trump e alle Le Pen, se questi sono gli unici a rispondere al bisogno di protezione.Ecco perché chi si sente lontano dalle ricette con cui i Trump e le Le Pen pensano di rispondere a questo bisogno - nazionaliste, militariste, autocratiche e xenofobe - farebbe oggi molto male ad arroccarsi nei dogmi competitivisti.E dovrebbe caratterizzarsi invece per una radicale protezione solidale: welfare, casa, scuola, salute, diritti universali e continuità di reddito.È questa, oggi, l'unica alternativa possibile alle estreme destre. È questa l'unica possibilità di offrire agli sconfitti un bivio, l'unica chance per non spedirli a milioni verso i nuovi fascismi.Ed è, credo, l'unica issue su cui valga la pena discutere, invece di stare a fare i violinisti sul Titanic baloccandoci su Emiliano contro Renzi, Raggi contro Lombardi, Fratoianni contro Scotto - e altre simili inutilità.

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