12 aprile 2017

Il sentiero della speranza - incipit

Parigi, marzo 1980: la morte di una baby prostituta thailandese porta alla scoperta di un traffico di droga che dall'estremo oriente arriva in Europa, attraverso le mafie e i gruppi di estrema destra (turchi e bulgari).
Una rete che mette dentro lo sfruttamento dei lavoratori turchi senza permesso, in laboratori controllati da una organizzazione che lega assieme estrema destra, trafficanti di droga e di esseri umani, prostituzione e lavoro nero.
Dal quartiere del Sentier a Parigi, alla Turchia, e ai paesi produttori della droga, l'Iran e l'Afghanistan.
Il sentiero della speranza, primo libro della scrittrice Dominique Manotti è un noir che è anche una spy story internazionale dove ci sono i cattivi e, dalla parte della legge, Daquin, un poliziotto dai metodi spicci che ama la bella vita ma anche poliziotti corrotti. 


Qui l'incipit:
Libération, 15 gennaio 1980:
L’eroina adesso arriva dall’Iran, dal Pakistan e dall’Afghanistan.L’anno scorso il raccolto iraniano ha prodotto 1.500 tonnellate di oppio grezzo. L’oppio raffinato in quei paesi, e soprattutto in Turchia, viene poi trasportato via terra verso l’Europa occidentale. Ma attenzione: questa eroina, a differenza di quella prodotta in Messico, è pura al 20 per cento (anziché al 3,5). In Germania, nel 1979, ci sono stati seicento casi di overdose causate da questa nuova eroina.
 
La ragazzina è lì, infantile e già smagata, seduta nuda sul bordo del lettone bianco al centro della stanza tappezzata di specchi. In un angolo, una bergère Luigi XV; in fondo, un frigo non più alto di un tavolo. Sopra, bicchieri, flûte, coppe e altro. La ragazzina fa dondolare mollemente le gambe, canticchiando. Entra l’uomo. Nudo a sua volta. Lei lo guarda attentamente, lo studia. Sui quarantacinque anni, collo taurino, grasso, culo piccolo e gambe magre, un po’ calvo, ma con una foresta di pelo rosso sul petto. Lei gli sorride e fa un cenno nella sua direzione. Lui, l’occhio ingordo, cammina come se scivolasse al rallentatore, si dirige verso il frigo, lo apre, si versa un whisky molto abbondante.«Vuoi bere, piccola?» e alza il bicchiere verso di lei. Il gesto un po’ troppo ampio fa rovesciare un po’ di whisky sulla moquette bianca. Lei fa cenno di no con la testa, senza parlare, e sempre sorridente.Lui beve, lascia cadere il bicchiere sulla moquette, le si avvicina, si accascia sul letto ridendo. La ragazzina lo fa sdraiare sulla pancia, gli si siede sulle reni; è incredibilmente fragile accanto a lui. Comincia a massaggiarlo, canticchiando sommessamente per darsi un ritmo. Lui la lascia fare, mugola di piacere, la incoraggia: «Un po’ di coccole al tuo paparino».La ragazzina si stende su di lui, gli mordicchia il collo, le orecchie. L’uomo si dimena lentamente, emette qualche suono indistinto, afferra la moquette con le dita.Lei lo fa girare sulla schiena. Ha l’aria rilassata. Gli massaggia lentamente il sesso. L’uomo si alza sui gomiti. Guarda quel corpicino che riesce a stento a stare in equilibrio sul suo, si volta verso gli specchi e sorride.Fa le fusa. Lei è concentrata nel suo compito; silenziosa, adesso si applica con serietà. Il suo volto è più attento, il sorriso un po’ forzato; con lo sguardo, scruta le reazioni dell’altro.D’un tratto, l’uomo si sente osservato. Sembra destarsi da un lungo sonno, ma i suoi occhi sono vitrei.La ragazzina raggiunge lentamente con le mani i capezzoli dell’uomo e comincia a titillarli piano. Le fusa si trasformano in un lungo gemito. Lui si raddrizza, la ragazzina cade sul letto. L’uomo è in preda al panico. Ha gli occhi dilatati. Urla: «Mi ucciderà». Le mani davanti agli occhi, si raggomitola, poi si mette a scalciare in direzione della ragazzina che domanda: «It’s a game?». Sorride ancora, ma sembra un po’ preoccupata.Evita i calci e cerca di calmare l’uomo attirandolo sul letto, accarezzandogli le spalle e il petto: «Remember, I am your baby». Ma lui urla di nuovo: «Non crescere, non crescere». Poi la prende per il collo, la scrolla, la rovescia sul letto, e stringe, stringe. «Non mi avrai». Lei si dibatte un po’, non molto, è completamente schiacciata dalla massa dell’uomo. Non può più gridare.Uno, due minuti, non si dibatte più...

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