16 aprile 2017

La prossima guerra

La guerra che verrà di BertoltBrecht
La guerra che verrànon è la prima. Primaci sono state altre guerre.Alla fine dell’ultimac’erano vincitori e vinti.Fra i vinti la povera gentefaceva la fame. Fra i vincitorifaceva la fame la povera genteegualmente.

La storia si ripete, in forme e modi diversi, ma uguali nella sostanza.
La guerra come prosecuzione della politica con altri mezzi, immantata da missioni umanitarie o missioni di pace.
La guerra come strumento per combattere il terrorismo, per abbattere regimi quando diventano scomodi (e se non hanno l'atomica).
La guerra sola igiene del mondo, come declamavano i futuristi (che almeno in guerra, nella grande guerra, c'erano andati).
Perché siamo in guerra, ci dicono. Come vuoi combattere l'Isis? Coi gessetti, con le preghiere, con la diplomazia, col buonismo?

Da una parte lasciamo crescere i regimi antidemocratici, in nome di una finta ragione di stato che nasconde semplici ragioni economiche che di volta in volta sono petrolio, armi, opere di ingegneria, flusso di migranti (usati come arma di ricatto).

Dall'altra parte continuiamo a sbandierare questi valori europei, di civiltà, che nemmeno sappiamo più cosa siano. Non sono l'accoglienza, non sono il rispetto della dignità delle persone, nemmeno l'eguaglianza sociale.

Oggi si vota in Turchia per incoronare, una volta per sempre, il sultanato di Erdogan. Dopo lo zar Putin (e gli altri zarini come Alyiev) e il generale Al Sisi. Tutti amici nostri, come l'Arabia cui vendiamo le armi poi usate per bombardare i ribelli yemeniti.
Tra pochi giorni si vota in Francia, dove si dovrà scegliere tra una destra fintamente liberale, che porta avanti le politiche economiche che hanno creato diseguaglianze e preparato il terreno per i populismi.
Come Marine Le Pen.

In Italia si fa finta di discutere di legge elettorale (peggio della tela di Penelope), della manovra correttiva da qualche miliardo, con tanti propositi ma nessuna sostanza. Rimaniamo, come al solito, osservatori silenti di quello che succede nel mondo: Trump che minaccia la Corea del nord, dopo aver sganciato la madre di tutte le bombe (da milioni di dollari) sopra un bunker usato dai terroristi che risale ai tempi dell'invasione russa in Afghanistan.
Osserviamo la politica internazionale come se discutessimo di una partita di calcio, schierati come tifosi allo stadio. Gli amici di Trump. Gli amici di Putin. Perché bisogna schierarsi da una parte o dall'altra.

La guerra, la minaccia della guerra, la soluzione della guerra. La guerra che sembra inevitabile, come la crescita di questi movimenti sovranisti che pensano veramente che un'Europa divisa possa contare qualcosa nel mondo.

E cosa cambierà, dopo questa guerra? I poveri (anche in America, come ai tempi della guerra al terrore di Bush) saranno sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi e felici. Sia tra i vincitori che tra i vinti.
Come aveva scritto Brecht tanti anni fa.

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