19 giugno 2017

La guerra attorno al caso Consip

Ieri Liana Milella scriveva su Repubblica come la centrale unica di acquisti Consip, anziché far risparmiare soldi allo stato, si sia trasformata in una fabbrica delle clientele (se ne parla anche qui e sul sole 24 ore).
A vincere sono quasi sempre le stesse imprese, per esempio nel mondo dei global service, quell'Alfredo Romeo da Napoli finito nell'inchiesta Consip.
Quella che, a seconda dei punti di vista, viene vista come un colpo di stato contro Renzi (dunque il PD, dunque lo Stato).
Oppure, come la storia di una presunta tangente fatta fallire per la rivelazione delle indagini (e delle cimici) ai vertici della società del Tesoro.

Nella pagina a fianco dell'articolo di Milella il lettore ne trovava un altro, di Tommaso Ciriaco, dove si parlava delle mozioni di sfiducia a Marroni, AD Consip e teste accusatore del ministro Lotti e dei due generali dell'arma. Sono loro, dice Marroni, ad avermi parlato delle cimici.
Nulla scorre via liscio, in questa storia. La miccia è una mozione di Gaetano Quagliariello, che si propone il reset dell' intero vertice Consip. Quando la discussione viene fissata per martedì prossimo al Senato, nel Pd scatta l' allarme. Il testo, anche grazie al possibile sostegno di Mdp, rischia di essere approvato. Per sminare il caso, il Pd decide di presentare una propria mozione che chiede la testa di Marroni.
Nella mozione di sfiducia del PD, firmata Zanda, Martini, Lepri, Maran, Maturani, Borioli, Marcucci e Mirabelli, c'è scritto: “Dall’analisi dei dati del bilancio consuntivo relativo all’anno 2016 emergono dati positivi sull’operato della Consip con il sostanziale raggiungimento degli obiettivi prefissati”. 

Non si capisce: l'AD ha lavorato bene (a differenza di quanto dice la Corte dei Conti) ma Marroni se deve andare 
"... al fine di garantire la piena funzionalità della società e il raggiungimento degli importanti obiettivi ad essa affidati; ad esercitare tutte le funzioni e le prerogative di vigilanza e di indirizzo di competenza dell'azionista di riferimento al fine di garantire un rigoroso rispetto della legalità da parte degli amministratori della Consip, di salvaguardare l'immagine della società, anche tutelandone il profilo di azienda pubblica"

L'immagine è stata rovinata dalle accuse ai PM o dalle (presunte) mazzette? O da quella gestione dei contratti che hanno favorito pochi e che si sono rivelati pure costosi?
Forse più che del colpo di stato (anche questo presunto), dovremmo preoccuparsi di riformare Consip, perché il paese non può essere paralizzato da queste clientele e lobby (vicine ai vertici dei partiti).

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