10 settembre 2017

La politica e l'informazione

A cosa si è ridotta l'informazione oggi? E a cosa si è ridotta la politica, in questi anni?
L'informazione che segue le mode, che racconta le notizie che la gente vuole sentirsi (e nascondendo quelle che non interessano) e la politica che usa l'informazione per validare le proprio teorie e lanciare i propri slogan.

Informazione e politica, politica e informazione: due mondi che si reggono l'uno con l'altro; la politica ha così bisogno di controllare l'informazione affinché nessun giornalista stecchi e se ne esca dallo spartito.
L'informazione, d'altro canto, si presta bene a fare da cassa da risonanza alle promesse, alle proposte di riforma, ai numeri tirati fuori dal cilindro senza alcun commento, analisi, fact-checking.

Prendiamo alcune delle notizie di queste settimane, per come sono state raccontate: mentre a Mortara bruciava un sito di stoccaggio rifiuti, l'Italia si allarmava per un caso di malaria che, purtroppo, ha portato alla morte di una bambina.
Ogni anno capitano casi di malaria, magari non mortali, causati da persone (anche italiani) che hanno viaggiato all'estero.
Come è morta la bambina italiana? Questa era la domanda. La non domanda e il sottinteso di una buona parte del giornalismo è stato, in che modo le bambine immigrate hanno causato la morte della bambina a Brescia?
Chissà, forse un giorno scopriremo che è stato un errore medico. Oppure, passata un'altra settimana, sarà tutto dimenticato.

Come tutto dimenticato sarà il caos di questi giorni nelle scuole, per la legge Lorenzin, che obbliga i genitori a vaccinare i figli per iscriverli alle scuole.
Tutta la questione vaccini è stata trasformata nello scontro pro-vax vs no-vax.
Uno scontro tra tifosi dove il principio di trasparenza sull'efficacia dei vaccini è sparito dall'orizzonte.

Uno stupro è diverso dall'altro: diversamente dal punto di vista delle vittime (per cui una violenza è sempre una violenza), per il giornalismo ci sono stupri e stupri.
A Rimini erano e sono bestie: i ragazzini (immigrati, con qualche reato sulle spalle) che soggiogati da un maggiorenne (immigrato anche lui) hanno fatto violenza contro la coppia di ragazzi polacchi.

A Firenze, purtroppo, un altro episodio di violenza contro delle donne: vittime delle ragazze americane, presunti violentatori, due carabinieri.
Sono fioccati i distinguo: erano drogate, avevano anche una assicurazione (una bassa speculazione fatta da chi ha scritto quelle parole), le ragazze erano consenzienti.
Il fatto che fossero persone in divisa, armati, in servizio, non era importante, per chi ha raccontato questo fatto di cronaca.
Colpa dei ragazzi che si divertono: il sindaco di Firenze ha proprio scelto male le parole per commentare questa brutta storia.
Mentre Salvini ha invece tirato fuori la teoria del complotto: strano eh, un caso di stupro dove i colpevoli sono italiani, proprio per distrarre gli italiani dal caso di Rimini..

Così, dei roghi nei siti di stoccaggio rifiuti, dei terremotati in centro Italia, del disastro ambientale a Taranto, in Sicilia, in Basilicata, della crisi delle banche, dei controlli di Bankitalia, nessuno ne parla.
Come anche degli altri casi di violenza contro le donne.
C'è di mezzo un immigrato? Allora la notizia serve alla narrazione politica che l'informazione delle fare.
E lo stesso vale per i flussi degli immigrati verso l'Italia: li abbiamo bloccati lontano dalle nostre coste, nei lager libici (in alcuni non ci può mettere il naso nemmeno l'Onu) e negli altri paesi africani (con cui abbiamo fatto accordi, dando dei soldi a dei trafficanti patentati) che si trovano lungo le rotte migratorie.
Noi, che ci siamo inalberati per la difesa dei nostri valori (il presepe? La busecca? ..) di buoni cristiani, abbiamo messo così a posto la nostra coscienza.
L'importante è che stiano lontano da noi.

Ieri, chi ha avuto la forza di seguire il TG1 dell'edizione delle 13.30, ha sentito le parole del Presidente Gentiloni a Bari: siamo fuori dalla crisi, la ripresa va meglio di quanto ci aspettavamo, abbiamo recuperato i livelli dell'occupazione (quei 23 milioni di occupati).
Numeri dati senza alcun filtro, senza alcun commento. Numeri che sono usati anche da Renzi nella sua campagna elettorale (che ogni mese diventa sempre più complicata).
La CGIA di Mestre ha fatto la tara: ci sono è vero i 23 milioni di posti di lavoro, ma c'è anche più di 1 miliardo di ore lavorate in meno, c'è il 5% di occupazione stabile in meno e, soprattutto, c'è il dato sui salari, che sono diminuiti.
Colpa di come Istat rileva i dati dell'occupazione. Il risultato? Un paese in cui la luce in fondo al tunnel è ben lontana da vedersi.

Così, se l'informazione non ha più il compito di raccontare, verificare, controllare, se la politica è diventata immagine e non più sostanza (si pensa all'oggi e non al domani, si ragiona per messaggi brevi), ecco spiegato due cose: l'insofferenza verso giornaliste come Milena Gabanelli (che non trova posto in Rai) e il proliferare di copertine di quotidiani di gossip che ritraggono i nostri rappresentanti.
Il culto dell'immagine è un qualcosa che arriva da lontano, quello sì, fascista. Il culto del capo, le corporazioni, il motto, il nemico esterno..

Ecco una carrellata:






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