30 novembre 2017

Il gran polverone

Il network sulla rete che pubblica notizie false, su siti pro Lega e pro M5S è tutto da verificare.
L'unica cosa certa sono i Google ID e le persone, le stesse dietro.
Mescolare assieme l'impeachment (futuro) a Trump coi siti nostra significa solo voler fare un polverone.

Ma la crescita dei movimenti neofascisti, la loro continua legittimazione invitandoli in TV, consentendo loro le incursioni nelle sedi di altri movimenti (come successo a Como) banalizzata a folklore, questa non è fake news.

Le sparatorie e le gambizzazioni tra i clan ad Ostia non è una fake.
Come anche le condizioni dei migranti nelle carceri in Libia.

Le persone che si ammalano per l'inquinamento dell'Ilva a Taranto per quelle prescrizioni sempre promesse che si dovevano completare nel 2015 e che ancora attendiamo.

In questo momento di confusione bisogna stare attenti a non confondere notizie e notizie, nel gran polverone che si sta sollevando

29 novembre 2017

Si fa presto a dire fake

Oramai si usano su tutto, le fake news e qualcuno le sta pure usando per pulirsi la coscienza e magari per togliersi qualche sassolino.
Penso a Il giornale, che nella home page mette subito in chiaro la sua linea editoriale


Nell'editoriale di oggi, Sallusti per esempio se la prende con le bufale che avrebbero fatto cadere Berlusconi:

È oggi accettato scientificamente che furono delle fake news sponsorizzate da La Repubblica le notizie che fecero cadere il governo Berlusconi nel 2011. Non è vero, infatti, che l'Italia era sull'orlo del default e che non c'erano i soldi in cassa per pagare gli stipendi pubblici; è risultata assolutamente infondata l'inchiesta giudiziaria-mediatica sulle notti di Arcore, tanto che Berlusconi è stato poi assolto in tutti i gradi di giudizio.
Già la parola scientificamente in bocca a questi giornalisti fa impressione, comunque:
- Berlusconi si è dimesso dopo aver perso la sua maggioranza (al voto di fiducia sul rendiconto generale del bilancio dello Stato alla Camera)
- la guerra sullo spread nasceva dalla scarsa fiducia degli investitori nell'Italia e nel suo governo
- sulle notti di Arcore (Bunga bunga, Ruby rubacuori, la nipote di Mubarak): Berlusconi è stato assolto, ma citando Wikipedia 
“ci fu prostituzione ma conoscenza età non assistita da adeguato supporto probatorio”[147]. Nessuna prova è stata accertata sul fatto che Berlusconi avesse esercitato un atteggiamento intimidatorio o quanto meno un'induzione indebita nei confronti del responsabile della questura milanese affinché rilasciasse la minorenne marocchina, né che fosse a conoscenza dell'età della ragazza all'epoca dei rapporti sessuali

Oramai stiamo usando la parola fakenews come tana libera tutti, tutto è una fake. E se tutto è fake, nulla lo è veramente ..
E uno può veramente credere che Ruby rubacuori fosse nipote di Mubarak. 

Da Platone ad Aristotele a Berlusconi passando per Machiavelli

Da Platone ad Aristotele a Berlusconi passando per Machiavelli: il volo pindarico (e anche un filino imbarazzante) è concluso.
Ce lo dice Scalfari, il fondatore di Repubblica, quello che voleva diventare padre nobile della terza Repubblica e che è finito solo per fare il tifo per Monti, Renzi e ora Berlusconi (hai visto mai che arrivi un Di Maio incompetente).
Scalfari, il grande saggio del giornalismo, mica uno che crede alle scie chimiche o un no-vax.

Ecco, teniamocelo stretto questo Berlusconi, uno che sarà anche quello che è (e nessuno lo deve più ricordare) ma che sa come funziona la macchina dello Stato, che sa come si governa. 
"La politica non è un fatto morale, è un fatto di governabilità, questa è la politica. Non lo dico io, l'ha detto Aristotele e prima ancora di Aristotele l'ha detto Platone. Per Platone quelli che facevano la politica di una città, di un Paese erano i filosofi, che cosa poi i filosofi fossero moralmente era un problema che né Platone né Aristotele prendevano in considerazione. Aristotele fu insegnante della politica sapete di chi? Di Alessandro Magno. Il quale Alessandro Magno della morale se ne fotteva nel più totale dei modi".
Che cos'è questa morale che tutti tirano fuori? E' una cosa che si mangia? Che ci fa campare?
Viva Machiavelli e viva Berlusconi, meglio è Pelè non lo sappiamo, ma meglio del movimento 5 stelle ("chissà perché movimento .. e chissà perché 5 stelle" - non era Crozza, era proprio lui).

Questo cinismo, questo machiavellismo ci ammazzerà tutti quanti, un poco alla volta e ce ne accorgeremo alla fine.
O forse ce ne stiamo accorgendo ma non ne siamo coscienti.
A furia di "fottercene" della morale, dell'etica pubblica, del bene comune, di pensare alle generazioni future questo è diventato un paese di vecchi dove non si fanno figli (nemmeno al sud, nemmeno più gli immigrati).
I nostri signori politici difendono la famiglia, la loro, difendono il presepe, il crocifisso nelle scuole, ma non la dignità sul lavoro, un salario dignitoso per tutti.

Succede in questa Italia della non morale:
"Donna di 39 anni licenziata dopo diciassette anni in azienda e un cambio di mansioni che non era in grado di rispettare: «Ho due bambini, il più piccolo disabile per cui ho la 104» spiega".

"Lavoro, effetto Jobs Act. Crollano le cause per licenziamento"

"Taranto, è ancora wind day: "Rischio polveri sulla città, scuole chiuse per due giorni" .."

(prima il profitto dell'Ilva, poi la scuola)

E non stiamo parlando di fake news e della Spectre che avrebbe influenzato la politica italiana (e il voto del referendum).
Come se Marta la precaria non avesse abbastanza cervello sa sola per distinguere una fregatura da altro ..

28 novembre 2017

Le molliche del commissario, di Carlo F. De Filippis




«E tua moglie?» 
«Sempre uguale.» 
G. Simenon, I fantasmi del cappellaio 
Lunedì 12 marzo 17.50 
Chiesa della Santissima Trinità 
Il rumore dei passi e il fruscio della veste producevano un’eco soffocata. Quasi un brusio che riverberava dal colonnato fino in fondo, verso l’abside. Vicino a uno degli inginocchiatoi accantoal confessionale una donna pregava. 
«… cognovimus, per passionem eius et crucem, ad resurrectionisgloriam perducamur. Per eundem Christum Dominumnostrum. Amen.» 
Don Costantino non le badò, era di fretta, sfilò a passo svelto nella penombra, fece un inchino davanti all’altare e sparì dietro al coro. 
Nella chiesa tornò un silenzio immobile, appena velato dall’eco dell’altissima volta. Nell’aria stagnava il sentore di frescura umida, di incenso, soltanto un accenno degli odori della mensa nell’edificio confinante. Del resto, a quell’ora cominciava la coda di disgraziati in cerca di un pasto caldo, e i fornelli della cucina giravano al massimo.La donna strascicò i piedi fino alla cappelletta di San Giovanni Battista, accese una candela, sistemò il velo e si raccolse. 
«Pater noster, qui es in caelis, sanctificetur nomen tuum,adveniat regnum tuum.»

Sono sempre contento quando mi capita di incontrare nuovi scrittori, in special modo nuovi giallisti, come successo ora con Carlo De Filippis, padre del commissario Vivacqua, siciliano trapiantato al nord, prima a Bergamo poi a Torino.
Come il più celebre commissario Santamaria, nato dalla fantasia della coppia Fruttero e Lucentino, che ha raccontato in modo lucido della Torino che cambiava a metà anni settanta, con la borghesia torinese con la puzza sotto il naso, che si scannava per una parola inglese pronunciata male, ma che non si faceva scrupoli di lottizzare i loro terreni per costruire le case destinate per i terroni dal sud..

Anche il commissario Salvatore Vivacqua, siciliano verace, in questo giallo dovrà investigare nel mondo della ricca borghesia, scoprendo i loro altarini e i loro segreti.
Come Montalbano, Vivacqua è un siciliano verace, sebbene sia sposato con prole con una moglie che forse è pure una santa, per quanto è disposta a sopportare i suoi orari, i rischi del suo mestiere, il suo essere poco loquace nei riguardi del lavoro di poliziotto.
Salvatore Vivacqua. Cinquant’anni, quasi cinquantuno. Nato a Palermo, secondo di cinque figli. Un cubo di un metro e settantacinque per novanta chili, non un filo di pancia. Laurea in giurisprudenza presa lavorando sulle volanti. Commissario di polizia. Capo della Omicidi. Medaglia al valore nel 1999 a Bergamo. Tre lettere di encomio del ministero. L’ orecchio sinistro tranciato a metà da una pistolettata. Cicatrice da arma da fuoco al torace. Ferite diverse da arma da taglio. Costole del lato sinistro fratturate a causa di una pallottola di magnum contro il giubbotto antiproiettile: vivo perché non toccava a lui. Soprannome Niky Lauda, o Siciliano di merda, o Scassacazzi; per pochissimi Totò. Sposato da ventidue anni con Assunta Bellomo, psicologa dell’età evolutiva part time e casalinga. Padre di Fabrizio e Grazia. Capobranco del setterdi casa: Tommy. Nessun hobby. Il questore, dottor Vincenzo Renier, detto il Doge, parlando con il Prefetto aveva descritto Vivacqua dicendo: un uomo atipico che vede le cose per quelle che sono, anziché come dovrebbero essere. E questa era forse la miglior definizione.

Poliziotto atipico, abituato a girare senza pistola, nonostante le cicatrici sulla pelle e abituato pure a prendere le sue decisioni senza passare per le vie gerarchiche, ovvero per il “doge”, il Questore veneziano che, come tutti gli alti dirigenti della Polizia, si deve preoccupare più delle rogne e dei piedi che si vanno a pestare nelle inchieste.

In questa inchiesta i piedi che Vivacqua e i suoi uomini andranno a pestare porteranno diritto alla curia torinese: il primo morto è appunto un prete anziano, don Corrado, ucciso dentro la chiesa della Santissima Trinità all'uscita del confessionale.
Picchiato a sangue da una persona che è rimasto dentro la chiesa ad osservarlo e che non lo voleva solo spaventare, voleva proprio ucciderlo.

«Cosa mi sai dire di questo poveraccio?» 
«Come prima impressione direi che l'aggressore non voleva dargli una lezione. Perché, se proprio ti è rimasto qualcosa sullo stomaco, un credito da riscuotere supponiamo, gli dai una botta, una sprangata, e te ne vai, mi segui? Questa sembra più una vendetta. Come dite voi vendetta?» 
«Dalle mie parti i vecchi dicono: 'a scurdata.» 
«Sarebbe?» 
«Che una vendetta si serve fredda, quando il debitore non se ne ricorda più, 'a scurdata, appunto: quando l'altro se n'è dimenticato.»

Quali piste seguire? Don Corrado era riconosciuto da tutti come un prete integerrimo, non aveva nemici. O forse no: aveva allontanato dalla struttura, che ospitava anche un refettorio e un dormitorio che accoglie anche immigrati, proprio due di loro, per un litigio.
Un albanese e un senegalese.

Ma è una pista difficile da seguire, perché i suoi uomini, che hanno imparato da Vivacqua a preoccuparsi poco delle procedure, finiscono in un brutto agguato, in un locale dove dovevano seguire proprio questo albanese. Agguato in cui due di loro finiscono feriti e pure sotto inchiesta da parte della commissione interna.
Ma pure la curia e il vescovo si dimostrano poco inclini a collaborare, tanto da contattare il prefetto (che non vede di buon occhio la squadra omicidi e i suoi uomini).

Il secondo omicidio riguarda una donna, Jolanda Petrini, morta soffocata nel suo appartamento forse a seguito di una rapina. Rapina che in realtà è solo una messinscena dell'assassino: la Petrini, brillante musicista con la paura del palco, era una donna che amava incontrare altri uomini, senza però voler instaurare con nessuno di loro alcun vero rapporto.
« Piuttosto tu, con la faccenda Petrini?» 
«Siamo che la signora Jolanda Petrini non l’ha ammazzata nessuno: è morta trattenendo il fiato.» 
«Santandrea ti sparo. Poi dico come sono andate le cose e mi assolvono di sicuro.»

Se non è stata una rapina, cosa potrebbe essere? Un gioco erotico finito male? E quale delle sue amicizie potrebbe essere l'assassino.

Vivacqua è un investigatore non troppo pacato, come Maigret, ma è uno sbirro razionale: sa che dietro ogni delitto, dietro ogni assassino si devono cercare le molliche, le tracce che l'assassino ha lasciato dietro.
Un pazzo se è lucido non fa molliche. È l’assassino peggiore. O lo pigli subito perché in quanto fuori di testa sbaglia le mosse, oppure rischi di girare a vuoto per molto tempo, perché mangia e non fa molliche. 
Ma una, magari piccola, c’è sempre. Si tratta di avere occhi buoni per trovarla. 
Cu mancia fa muddiche! Per forza.Dove hai lasciato le molliche? In chiesa?”

L'importante, dunque, è saperle vederle queste molliche: così, per non perdersi nulla, il commissario è abituato a scrivere i suoi pensieri su dei “pizzini” di carta, cercando di dare loro un senso.
Magari mettendoli in un ordine apparentemente casuale. E vedere l'effetto che fa:
Iniziò con Donna anziana che prega in latino e lo sistemò al centro della scrivania; proseguì con vittima morta vicino al confessionale e affiancò il ritaglio.Prima congettura ..”

Ma nonostante tutto, i pizzini non riescono ad incastrarsi in uno schema che porta qualche spiraglio di luce nell'indagine, né quella del prete, che forse potrebbe riguardare una questione di spaccio, e nemmeno quella della bella musicista dove in casa, addirittura, viene trovata l'impronta di un morto.
Come è possibile?

Devono muoversi con cautela, Vivacqua e il suo vice, il “giraffone” Santandrea: senza i due ispettori feriti nell'agguato, con l'indagine interna portata avanti (anche per una questione personale) dal prefetto e con la stampa. Lo sguardo della moglie che sembra rimproverargli quel lavoro così pericoloso
Tutti prendevano esempio da lui, e adesso era suo dovere toglierli dai guai. A se stesso non poteva mentire: le lamentele di Santandrea, la paure di Gargiulo, l'ansia di Assunta che sobbalzava ogni volta che una telefonata piombava in casa senza una ragione apparente, non erano isterismo. Ma sarebbe riuscito a cambiare se stesso? 
Poi c'erano i due casi aperti. 
«Cacciatori ca assicuta a ddu cunigghia unu ci scappa e l’autru n’u pigghia!»”

Ma il cacciatore riuscirà, seguendo le molliche e le sue intuizioni, a trovare il filo dei due delitti, che forse dietro hanno qualcosa in comune, come verrà svelato nel finale: una storia di ricatti, di avidità e di crudeltà, che lega assieme un parroco, una donna bella e indipendente e una donna anziana, che rivive nei suoi ricordi le bambine con cui passava le estati tanti anni prima.

Tutto troverà una sua spiegazione.
Anche quella frase all'inizio, un omaggio a Simenon e al romanzo “Ifantasmi del cappellaio”. Uno scrittore che aveva saputo raccontare bene quanto fosse sottile la linea che separa la pazzia dalla normalità ..

La scheda del libro sul sito di Giunti editore

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

27 novembre 2017

Report – un progetto per l'Europa


Lo sapevate che la sede di Strasburgo è vuota per 317 giorni l'anno? E che l'Unione ha due sedi, coi relativi costi: in appalti ha speso 349 miliardi di euro, soldi nostri su cui la Corte dei conti vuole fare luce.
In totale sono tre le sedi: Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo: spendiamo quasi 2 miliardi per il mantenimento delle sedi, il doppio quasi del nostro Parlamento.
Spendiamo soldi per spostare persone e il loro materiale tra le due sedi: solo per spostare il personale spenderemo nel 2018 29 ml di euro.
Poi c'è il trasloco dei documenti cartacei, caricati in baule che sono spostati da colonne di tir: più volte gli Europarlamentari hanno provato a unire le due sedi.
Servirebbe un voto unanime in Parlamento, ma basta il no di un paese, magari la Francia, per tenere le sue sedi.

Poi ci sono le spese per le abitazioni dei dipendenti e dei parlamentari: tutte voci dove c'è il sospetto di sprechi e abusi.
E le spese di rappresentanza dei nostri rappresentanti a New York? Ci sono anche quelle, case da 600 metri quadrati per i delegati dell'Unione Europea alle Nazioni Unite.

Nel 2014, il rappresentante della Corte dei Conti europea, Vitor Caldeira aveva lanciato l'allarme: ci sono soldi spesi laddove non era necessario, conti sbagliati.
Errori che assommano a miliardi: nel 2015 gli errori sono stati riscontrati nel settore che conta più fondi, l'agricoltura.
Soldi finiti per terreni seminativi che invece erano piste da motocross: il 50% dei fondi per terreni agricoli sono inficiate da errori.

Errori anche nei fondi europei per lo sviluppo, come i soldi per i migranti: parliamo di oltre 47 miliardi di euro, fino ad oggi.
I FES hanno un errore su tre operazioni: 54 operazioni su 156 pagamenti, una percentuale enorme, in molti casi mancano anche i documenti per giustificare la spesa.

Il 40% degli appalti pubblici europei è viziato da errore: la Corte dei Conti qui mette in discussione 349 miliardi di euro stanziati dall'Europa.
Gli appalti in Europa sono fuori controlli, parlare di problemi è un eufemismo.
Vero però che districarsi nelle regole europee è complicato: la somma delle regole europee, quelle nazionali e quelle regionali è spaventosa, ci si perde dentro.

Il giornalista Roberto Ippolito commentava così: se gli europeisti vogliono continuare a gridare viva l'Europa, devono combattere tutte le inefficienze che stiamo vedendo.

A controllare il bilancio dell'Europa è un tedesco: per fortuna, verrebbe da dire, visto che anche i tedeschi hanno fatto i furbetti. Per finanziare le loro autostrade, come quelle della Sassonia, dove hanno incrementato il numero di abitanti, mettendoci dentro 1 ml di abitanti in più.

In una inchiesta a staffetta Paolo Mondani e Michele Buono raccontano l'Europa che c'è e quella che potrebbe essere.

Paolo Mondani è andato a fare in viaggio in Germania: nei negozi della Lidl, dove non si rispettano i contratti collettivi. Dalla Mercedes, che pagherebbe mazzetta per fare immatricolazioni fittizie delle loro auto.

Michele Buono si è immaginato cosa accadrebbe se si mettesse assieme l'energia dei paesi europei: l'eolico dal nord e il fotovoltaico dai paesi del sud.
E se ogni paese mettesse assieme ciò che di meglio ha da offrire.
Se ci fosse un welfare unico, un esercito unico …
Se si desse un senso all'Unione.
E invece no, questa Europa è a favore della Germania e a discapito dei paesi del sud.

Paolo Mondani – l'occupazione tedesca

Pure la mozzarella arriva dalla Germania: almeno il 50% della mozzarella sulla pizza arriva dalla Germania, che riesce a vendercela a meno prezzo rispetto a quella italiana.
La nostra mozzarella è migliore, fatta col latte prodotto dalla mucca nelle 24 ore. Diversamente dal prodotto tedesco: il loro prodotto costa meno perché in Germania il lavoro costa meno e pure l'energia.
In Italia si è fatto il jobs act per rendere più semplice mandare a casa il lavoratore.

Mondani è andato dalla Marchesini, un'azienda di packaging leader in Europa, al pari con le aziende tedesche: rispetto a loro si paga più tasse e si paga di più l'energia.
Ma nonostante il nostro gap, il nostro prodotto vale di più: facciamo però fatica ad entrare in Cina, dove la Germania riesce a lavorare.
I tedeschi hanno un surplus commerciale del 9% mentre il limite è del 6%: sono i padroni d'Europa e fanno quello che vogliono, anche pagare meno l'operaio tedesco a seconda di come va il mercato, cosa che non si può fare da noi.

E poi ci anche altre questioni: come quella raccontata dal rappresentante di Confindustria Grosseto, che era anche un venditore Mercedes. Che è stato cacciato dopo aver denunciato una storia di stecche, per figurare maggiori immatricolazioni di auto con questo marchio.
L'ispettore di Mercedes accusato da Salvestroni ha patteggiato una condanna: vinceva premi di produzione non dovuti, per immatricolazioni fittizie.
Significano costi per la Mercedes su cui non pagano tasse …
E quello di Grosseto non è un caso singolo: Mondani ha raccolto altre testimonianze, di concessionari che non hanno denunciato negli anni questo andazzo.

In questo sistema ci hanno guadagnato i dirigenti di Mercedes, i concessionari ma solo al breve termine: l'unico che è stato licenziato è stato solo l'ispettore di Grosseto.
E la Mercedes in Germania sapeva di questa situazione? Salvestroni racconta di aver scritto alla casa madre ..

Che però risponde a Report dicendosi estranea alla vicenda.
E' il momento di fargli veramente male male male” - così diceva intercettato un manager di Mercedes Italia con Branconi, riferendosi a Salvestroni, dopo la sua denuncia.

Dalla macchina tedesca alla locomotiva tedesca: nonostante il record del surplus commerciale, sforato dal 2012, la Germania ha problemi interni.
Com'è accaduto?
LE merci tedesche si vendono di più per i bassi salari e il basso costo: con questo modello stanno però disgregando l'Europa e l'economia mondiale.
Schroeder ha bloccato i salari, nel 2010: da qui è aumentato il surplus, oltre le regole europee, che i tedeschi stessi non intendono rispettare.

Il caso Lidl: la multinazionale tedesca fattura 38 miliardi l'anno, prodotto di punta sono marchi col nome italiano, con salari bassi, cattivi rapporti coi sindacati.
Aziende agricole che facevano lavorare dipendenti dell'est, senza contributi, sfruttati: ecco come funziona la locomotiva.
In Baviera, roccaforte della CDU: il valore della materie prima è crollato, per colpa dei prezzi bassissimi imposti dai supermercati agli agricoltori.
Siamo in Baviera ma sembra di stare in Sicilia: come nel sud, anche qui la CDU di frau Merkel sembra non voler difendere i suoi contadini.
E tollerare anche gli stagionali polacchi, pagati molto meno dei dipendenti tedeschi: la loro situazione è migliorata un pochino dopo l'introduzione del salario minimo.

IG Metall, il sindacato dell'auto, non può lamentarsi dei salari: ma da qualche anno si sta esternalizzando il lavoro, portando il lavoro a lavoratori dell'est, pagati di meno e meno sindacalizzati.
Ma questo alla Germania non basta.

LA situazione reale in Germania è diversa dal paradiso che immaginavamo: a rischio chiusura ci sono aziende come Vaillant, che pur non essendo in crisi, chiudono.
E se un dipendente viene licenziato, si rischia di entrare nel girone infernale della disoccupazione e dei sussidi.

Merkel da la colpa agli immigrati, ma è una bugia: nei lander dell'est hanno vinto i partiti di estrema destra, dove hanno smantellato le aziende (ex DDR), causando lo spostamento ad ovest di manodopera a basso prezzo.

Debito in tedesco suona come colpa ed è una parola che fa paura: se sei disoccupato ed entri dentro il programma Hartz 4, diventi quasi come un paria. Devi accettare il lavoro che ti danno, anche se hai problemi fisici.
Se non accetti quel lavoro, ti tagliano il sussidio.

Obiettivo della Germania è controllare i bilanci degli stati tramite il fondo salva stati, dove è in maggioranza: questo vuole Shauble, a qualunque costo.
Rischiamo tutti di fare la fine della Grecia che in nome dell'austerità è stata spogliata di tutto.
Un'operazione che è stata un ricatto: alla Fraport hanno dato 14 aeroporti greci, senza dare alcun euro, pagherà tra qualche anno quei 1,2 miliardi per lo stato greco, anticipati dalle banche.

Chi privatizza in Grecia è la Taiped, dentro cui lavora anche la Lufthansa, un bel conflitto di interesse.
Nel contratti di concessione della Fraport c'è scritto che i lavoratori possono venire da fuori dell'Europa, anche dal Pakistan.

Il debito greco ammonta a 330 miliardi di euro: la politica del rigore che risultati ha ottenuto?
50% di disoccupazione giovanile, aumento dell'Iva, del prelievo fiscale, costo del lavoro bassissimo. La Germania vuole di più: non si accontenta di tagliare il debito alla Grecia a meno di altre riforme.

Mondani ha raccontato la storia di un paese sotto Lipsia che sta per essere evacuato, perché nel sottosuolo c'è il carbone.
La politica verde della Merkel va bene ad ovest ma non in Sassonia, all'est: il carbone pesa nelle emissioni della CO2, rispetto ad altre fonti di energia.
La Germania contribuisce molto nell'inquinamento del pianeta: prendevamo in giro Trump perché difendeva i minatori, ma la Merkel sta facendo lo stesso.
Le società di carbone sono in mano ai Land, che significa voti, da strappare all'estrema destra.
E così si radono al suolo paesi per sfruttare il carbone e andare ancora più verso il passato.
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIOSe esasperi la strategia rischi che il paradiso tedesco, che in questo momento è ancora frequentabile, abbassi la saracinesca. La spia si è accesa durante l’ultima tornataelettorale dove la Merkel, la Cancelliera è uscita zoppa, dove la Grande coalizione socialdemocratici e democristiani, che per lungo tempo ha governato il paese, è uscitapunita dalle urne, dove invece ha avuto successo, come terzo partito l’estrema destra populista, che evoca certi fantasmi del passato. La colpa è l’arrivo di troppi migranti,così dice almeno la Merkel. E invece la destra prende i voti elettorale laddove ce ne sono di meno: nell’est, dove è stato abbattuto il muro della guerra fredda, e alzato quello dell’emarginazione. 6 milioni di persone che vivono con il sussidio sociale. Prende i voti, la destra, tra quelli che hanno il basso salario, almeno per quei posti, e tra i fuoriusciti di quelle fabbriche che hanno chiuso, per far posto ai prodotti cinesi. Hanno lasciato a piedi quelle competenze che hanno sfornato prodotti di alta qualità. Tutto questo in nome dell’esportazione. Ecco hanno esportato anche la parola “schuld”, “debito”, che significa, l’etimologia, colpa. Forse per inculcarci quel disagio che dovremmo provare se non stiamo attenti a rispettare i criteri dell’austerità o forse anche per prepararci a ingoiare una medicina amara: cura greca per tutti. Se dovesse passare la linea dell’ex ministro delle Finanze, Schauble, cioè che vuole togliere la vigilanza sui bilanci dei paesi membri dalla Commissione europea, che è giudicata troppo molle, per trasferirla a chi controlla il fondo “salva stati”, cioè alla Germania. Significherebbe che un solo paese, deciderebbe 18 la vita e la morte degli Stati, deciderebbe la qualità della vita e delle cure di tutti gli altri.Ecco effettivamente ci sembrerebbe un po’ troppo. Eppure a sentir loro ci convieni a noi italiani che la Germania sia così ricca, perché poi vengono in vacanza da noi!! Ecco dopo la pubblicità proveremo a dare invece la visione di un’Europa diversa, dove tutti remano verso un bene e interesse comune, senza lo spread e con mille miliardi di euro da investire in sviluppo e occupazione. 


(Qui il pdf con la trascrizione della puntata)

State uniti di Michele Buono
Il servizio di Michele Buono da la visione di una Europa diversa, senza lo spread con miliardi di euro da investire in ricerca e sviluppo: è un'Europa che si trasforma in Stati Uniti d'Europa: regole uniche per lavoro, energia, politica estera.

Abbiamo una moneta unica ma non un'unica politica economica: ai consigli europei non si prendono decisioni tutti assieme, ma sembrano dei ring.

Nel 2011 in America c'era la crisi degli stati federali, come il Minnesota, andati in shutdown. Nello stesso momento in Grecia la finanza speculava sulla fine del paese.
L'accordo politico sul bilancio fu trovato, in America, e così nessun servizio pubblico fu chiuso: il sistema è al riparo dalla speculazione perché non c'è da scommettere su nessun crollo, garantisce Washington.
Il governo americano può mettere miliardi di dollari sul mercato per stimolare l'economia: in Ohaio si finanziò la ristrutturazione di case, in California furono finanziate aziende come la Tesla. In Minnesota i soldi li hanno usati per costruire autobus, ammodernati.
Se la Grecia fosse stata la California avrebbe potuto prendere finanziamenti dall'Europa, senza subire ricatti.
Nell'Unione Europa il bilancio è solo l'1% del PIL, mentre in America è pari al 20%: qui sta la differenza.
Potremmo mettere a fattor comune i nostri bilanci, e usare la liquidità per fare investimenti mirati.
Nel Parlamento europeo non si fanno leggi, ma si discutono dossier da presentare alla Commissione Europea, che non è un governo controllato da altri organi, ma che ha un potere esecutivo.

L'idea degli Stati Uniti d'Europa è arrivare ad un governo europeo, ministri europei, avere una liquidità fino a mille miliardi di euro, per avere una politica industriale comune, per avere una ricerca comune.
Creare occupazione qualificata in Europa, rilocalizzare la produzione nei nostri paesi, con salari dignitosi: “far alzare la marea” usando le parole del presidente Kennedy, creare benessere per tutti e non solo per pochi.

Invece ogni paese va in competizione con gli altri e non si colgono quelle sinergie che si avrebbero mettendo a fattor comune tutte le migliori competenze, tutte le eccellenze da mettere in rete.

Reggio Emilia – alla Elettric 80 hanno avuto l'idea di produrre non per il magazzino ma direttamente per il mercato: si creano macchine per collegare il magazzino e la produzione, visionando il tutto dai pc della sede in remoto.
Informatici, fisici, montatori video: tutte figure professionali che qui sono impiegate, di alto livello.

Empoli – Cericol: qui si lavora con le nanotecnologie, manipolano la materia a livello atomico, per creare edifici con superfici che assorbono l'inquinamento delle strade.
Queste cellule iniettate nel corpo, possono essere usate in funzione antitumorale, per ora solo in sperimentazione.

Se mettessimo tutte queste scoperte a fattor comune?
In Germania, sempre lì, ci sono istituti come il Fraunhofer institute che fanno da ponte tra imprese e ricerca: si ottimizzano le risorse, senza concorrenza.
Le aziende del Silicio della Sassonia hanno battuto le aziende dell'est asiatico: sono imprese che lavorano con i centri di ricerca (come l'università di Dresda), prendono fondi pubblici e creano posti di lavoro.
È un modello che funziona - dice il giornalista - sebbene il servizio di Mondani di pochi minuti prima avesse raccontato della disoccupazione dell'est che poi porta alla crescita dei partiti della destra xenofoba.


Potremmo applicare questo modello anche in Europa? Michele Buono ha sottoposto l'idea a Confindustria e alla banca di investimenti europea in Lussemburgo.
Se arrivassimo a questa unione abbatteremo gli spread, le differenze tra i paesi: oggi le aziende italiane pagano di più il denaro rispetto alle equivalenti tedesche.
Un unico contratto europeo, un costo unico del denaro, titoli di Stato europei e non italiani..

E invece ogni paese si tiene stretto il suo esercito, le sue ambasciate, le sue centrali, la sua politica energetica.
Spendendo di più nella produzione di armi, per mantenere le ambasciate, per l'energia: se ci mettessimo assieme per un'unica rete energetica, dove si scambia l'eolico del nord col fotovoltaico dei paesi del sud, potremmo arrivare all'indipendenza energetica.

Arriveremmo ad un mercato unico dell'energia, per le famiglie e per le imprese: energia a buon mercato che faciliterebbe sia i grandi che le piccole imprese.

Dovremmo fare gioco di squadra e invece: invece l'austerità, che aumenta le differenze tra i paesi, le diffidenze con la Germania, le paure verso gli immigrati perché temi che ti portino via quel poco che rimane.
Dal solo mercato unico dell'Energia si alzerebbe il PIL di 1 punto, si creerebbe 1 milione di posti di lavoro. E invece qui ci arrocchiamo sul debito, sull'austerità ..

Report – gli Stati Uniti d'Europa, la locomotiva tedesca e il nostro debito

Parliamo di Europa, l’area più ricca del mondo. Insieme, i paesi europei potrebbero andare ben oltre l’unione monetaria, competendo con chiunque su democrazia ed economia. Ma non è così.

Questa sera Report si occupa di Europa, quella che è ora e quella che potrebbe essere, immaginandosi un nuovo stato federale, l'unione di Stati Uniti Europei, come l'America: il servizio è diviso in due parti, la prima a cura di Paolo Mondani spiegherà cosa non funziona dell'Unione oggi, chi ne osteggia una maggiore unificazione tra i paesi (e non sono solo i populisti) e infine chi ci ha guadagnato da “questa” Europa.
La seconda parte del servizio è una previsione, come potrebbe essere un'Unione dove si mettono in comune le funzioni e le politiche: che Europa sarebbe?
Una staffetta tra Paolo Mondani e Michele Buono: la diagnosi e la cura. Perché l’Europa langue? E come potrebbe risollevarsi?

L'anteprima della puntata è comunque dedicata all'Unione di oggi: il servizio di Giorgio Mottola farà le pulci all'Unione che ci dice cosa mangiare, le dimensioni dei prodotti. Che ci controlla i conti e le manovre economiche (in questo momento in discussione al Senato e alla Camera).
Ma “Chi controlla il controllore ”?


Per esempio: Solo per gli spostamenti tra le sedi di Strasburgo e Bruxelles il Parlamento europeo prevede di spendere nel 2018 29 ml di euro, 4 in più dell'anno precedente.
Si spostano i parlamentari e anche le carte di cui ha bisogno per il suo lavoro, riempiendo bauli che viaggiano in parallelo al personale.
Più volte si è provato ad unire le due sedi, per tagliare i costi – racconta l'europarlamentare Lavia del Partito Popolare – peccato che la sede del parlamento sia stabilita dai trattati, dunque per cambiarla servirebbe l'accordo di tutti i paesi, basta un solo paese contrario (magari quello che perderebbe la sede) per annullare tutto.

La scheda del servizio: Chi controlla il controllore? Di Giorgio Mottola (l'anteprima su Raiplay)
Collaborazione di Alessia Marzi e Raffaele MancoL’Italia è spesso sotto la lente dell’Europa per sprechi e problemi di bilancio. Ci viene chiesto, quasi sempre a ragione, maggiore rigore e attenzione. Ma quanto è rigorosa l’Unione europea rispetto ai propri bilanci? Molto poco, secondo la Corte dei conti europea, che nell’ultimo decennio ha riscontrato errori gravi e rilevanti nei pagamenti effettuati dalle istituzioni comunitarie. Nel solo 2015, le irregolarità hanno pesato per oltre 6 miliardi di euro sul bilancio europeo: soldi, secondo la Corte dei conti, spesi in modo non legittimo. Ma fuori controllo è l’intero sistema degli appalti: oltre il 40% delle gare pubbliche svolte dall’Ue è irregolare.


L'Europa che è e l'Europa che potrebbe essere: i servizi di Michele Buono e di Paolo Mondani

L'Europa a trazione tedesca ha applicato ai paesi dei sud, quelli a rischio debito, la linea del rigore: con quali risultati? La cura dell'austerità non ha portato benefici ai greci che hanno dovuto privatizzare ferrovie, terreni, aziende del gas e dell'elettricità.
E cedere degli asset strategici per il paese: la società tedesca Fraport ha avuto in concessione per 40 anni 14 aeroporti turistici e sappiamo quanto sia importante per l'economia greca il turismo.

A 25 anni dal trattato di Maastricht è arrivato il momento di fare un bilancio dell'Europa che è stata: alcuni paesi si sono arricchiti con questa Europa altri sono finiti sul lastrico (per esempio la Grecia).
Come ha fatto la Germania a diventare la numero uno? Ce lo racconta Paolo Mondani


La scheda del servizio: L'occupazione tedesca di Paolo Mondani
In Europa vince la linea di austerità tedesca che ha condizionato i paesi del Sud. Da parte sua, la Germania non fa abbastanza per ridurre il suo surplus commerciale, che fin dal 2012 continua a sforare la soglia raccomandata dall'Europa. Compete abbassando il costo del lavoro e riversando le sue merci a basso prezzo su tutto il continente. Scelte che separano anziché unire, che fanno deperire l’occupazione e la produzione degli altri paesi, che spengono le speranze di una Europa unita. Report è stata tra i lavoratori della Ruhr, della grande distribuzione alimentare, tra gli agricoltori della Baviera, nelle miniere di carbone dell’Est. Ha ascoltato le voci di un paese che non è più un paradiso e i risultati delle ultime elezioni lo stanno a dimostrare.

State Uniti di Michele Buono
Un’inchiesta in forma di simulazione: siamo gli Stati Uniti d’Europa. Un governo federale con un ministro degli esteri, un sistema di difesa unico, una sola politica fiscale e regole comuni su lavoro, previdenza e formazione. Un’area con un mercato unico dell’energia, con un euro che non genera più condizioni sfavorevoli per alcuni paesi e favorevoli per altri, una politica industriale e un sistema di ricerca di scala continentale. Quale sarebbe l’impatto sulla crescita e l’occupazione?


Il nostro debito pubblico.
L'ultimo servizio riguarda il nostro debito pubblico che, nonostante le cure dei tecnici, nonostante la flessibilità concessa dall'Europa, nonostante abbiamo fatto tutte le riforme che l'Europa ci ha chiesto, è in crescita.
Ma all'Europa abbiamo promesso la sua riduzione e coi vincoli che ci siamo imposti (come il pareggio di Bilancio) non si scherza: rischiamo di arrivare ad una nuova procedura di infrazione.
Ecco che spuntano le clausole di salvaguardia, una specie di cambiale in cui barattiamo un pezzo di spesa oggi con una voce in incasso domani (con la copertura dell'aumento dell'IVA, ovvero altre tasse che aumentano se non si trovano i soldi per coprire l'uscita).
Finché il gioco dura va bene.

IN GUARDIA DALLA SALVAGUARDIA DI Antonella Cignarale

Il debito pubblico è sempre più grande, siamo a quasi 2300 miliardi di euro. Se l’Italia fosse una famiglia si direbbe: “Forse è meglio non prendere altri soldi in prestito e tirare un po’ la cinghia”. Invece le forze politiche non hanno dubbi: “Basta tagli e basta austerità” è la canzone che ripetono tutti. E visto che i soldi non ci sono, lo stratagemma che si sono inventati gli ultimi governi è quello delle “clausole di salvaguardia”. Già la parola inganna, perché sono piuttosto una specie di “pagherò” fiscali, una spada di Damocle da 19 miliardi che pende sulla testa del contribuente, pronta a trasformarsi in aumenti d’iva e delle accise da qui al 2020. Un sistema opaco che scarica il peso del debito su chi verrà dopo, i giovani.

E' tutto perdonato

Tutto è perdonato per Silvio. 
Riamesso al centro della politica, invitato a tutti i talk come un candidato qualsiasi (anche se incandidabile), intervistato dai tg in Mediaset e in RAI come se il passato fosse stato cancellato.
La condanna per frode fiscale, l'incandidabilità per la Severino, la perdita del seggio in Senato.
I processi ancora in corso: quello di Torino che è uno dei processi partiti dall'inchiesta su Ruby rubacuori, quello di Firenze sui mandanti a volto coperto per le stragi del 1993, quello di Napoli sulla compravendita dei senatori.
E i processi già conclusi e finiti nel dimenticatoio: le prescrizioni grazie ai suoi avvocati deputati e alla difesa dal processo, le assoluzioni perché il fatto non costituisce reato (grazie alle leggi ad personam).
Io me lo ricordo bene cosa è stato e cosa è Silvio Berlusconi: il conflitto di interessi fatto persona politica; il politico che confondeva cosa pubblica e cosa privata; che ha portato in Parlamento i suoi avvocati e gli uomini di mediaset (dopo averli piazzati in Rai); il politico così liberale che cacciava i giornalisti dalla Rai per sostituirli da yes man (che chiamava dirigenti Rai per chiudere i programmi); l'uomo d'affari che si è fatto costruire da Mills una rete offshore dove nascondere il suo patrimonio. Prescritto l'avvocato e condannato (per un soffio) lui.

L'uomo delle gaffe internazionali, delle barzellette sconce, il politico che aveva dato del Kapò a Schultz all'Europarlamento.
L'amico di Putin, di Bush, di Erdogan, di Gheddafi, di Nazarbaev (in presidente Kazako).

Me li ricordo bene i berlusconiani, i miracolati di Arcore: dalla Gelmini a Gasparri a Brunetta. A quelli che l'hanno tradito ma ora sono pronti a tornare all'ovile: da Lupi a Schifani.
Ieri sera l'ex condannato, ex papi, ha avuto il suo show in prima serata Rai dove ha potuto tirar fuori tutto il suo repertorio: le promesse elettorali, la difesa per Dell'Utri, l'anatema sul M5S e sul candidato Di Maio.
Curioso - eh? - nemmeno una parola contro Renzi, come del resto nemmeno Renzi ha speso una parola contro B. dalla Leopolda.

Tirate indietro le lancette di dieci anni.
Auguri a tutti.

26 novembre 2017

Attenti alle fake




Se non riesci a combattere il tuo nemico, inventatene uno che ne prenda il posto.
Potrebbe esserci questo dietro il quasi improvviso allarme per le fake news, una notizia che merita la prima pagina di due principali quotidiani, La Stampa e Repubblica.
Stesso titolo e stessa impostazione: attenzione, esiste un network di siti ricollegati ad uno stesso sito che fanno propaganda per Salvini e che sono legati al M5S.

Anche in Italia potrebbe succedere quello che (forse) è successo in America? Dove i social sarebbero (usiamo il condizionale) stati usati come arma di propaganda contro Clinton e pro Trump, in un'operazione che porta fino a Putin.

Già qualche settimana fa su Repubblica era stato pubblica un articolo, con poche prove a collaudo, che spiegava come il voto del 4 dicembre scorso sul referendum fosse stato influenzato dall'uso di notizie false, sempre veicolate tramite Facebook e Twitter.

Attenzione, ci dicono i giornali oggi (e Matteo Renzi ieri alla Leopolda) è in gioco la nostra democrazia.
Quella, però, dove stampa, informazione pubblica e politica vanno spesso a braccetto.
Dove i TG sono usati come cassa di risonanza dei governi.
Ieri si celebrava la giornata in difesa delle donne, con tanto di primo piano della sottosegretaria Boschi: in quanti TG (o servizi sui giornali) hanno ricordato che questo governo a luglio aveva depenalizzato lo stalking, trasformandolo in un reato riparabile con una ammenda?

La lotta contro la fake news consente dunque di non parlare delle banche popolare andate in crisi (quando si è raccontato per anni che il sistema bancario era solido, ma non è una fake).
Consente di non parlare delle cause dello sciopero dei dipendenti Amazon (quando si è detto che dovevamo attrarre investimenti dall'estero, da multinazionali che poi portano i profitti fuori dall'Italia, ma non è una fake).
Consente di non ricordare che terminati gli sgravi, sono terminati anche i nuovi contratti a tutele crescenti e a tempo indeterminato (quando si diceva invece che il jobs act doveva incentivare i contratti a tempo indeterminato, ma non è una fake).

Consente di non ricordare tante altre piccole storie, piccole vergogne, che è meglio tenere sotto il tappeto.
La condizione dei migranti in Libia, in mano alle milizie, in campi di concentramento di cui anche noi siamo responsabili.
La verità su Giulio Regeni, torturato e ucciso dalla polizia del dittatore egiziano Al Sisi.
Del famoso dopo Expo, che ancora deve partire a due anni dalla conclusione dell'esposizione.


Su questo argomento, le fake, l'articolo del NYTimes scritto basato su Report scritto da giornalisti italiani vecchi di mesi, le proposte di regolare la rete, invito a leggere contributi di Fabio Chiusi e di Valigia Blu (che ha fatto un fact checking al servizio di report di lunedì scorso, per le sue inesattezze).

25 novembre 2017

Lo sciopero nel black friday

Speriamo che alla Leopolda qualcuno spieghi al segretario PD quali sono state le ragioni dello scioperodei dipendenti del polo della logistica di Amazon a Piacenza.
Sarà anche laureato, a differenza di Di Maio, e senza condanne penale che ne pregiudichino le candidabilità, come Berlusconi, ma il non conoscere le cause dello sciopero di dipendenti di una delle multinazionali che vengono in Italia ad investire (quello di cui si augurava proprio Renzi) non fa bene al suo profilo di candidato.
Chissà se tra le 100 idee tirate fuori dai millennials per rilanciare l'Italia da presentare poi al governo, ci sia qualcosa anche per i giovani che oggi stanno studiando o che sono alla ricerca del lavoro.
Qualcosa di diverso e gratificante che non sia il lavoro gratis, a stage, a voucher, a buoni pasto, con contratti a sei mesi o peggio.

Lo sciopero di Piacenza ha coinvolto per lo più chi un contratto ce l'aveva: gli interinali, che nei momenti di picco come a dicembre costituiscono circa il 50% della forza lavoro, sono rimasti a lavorare.
Questo succede nell'Italia che guarda al futuro e vede un qualcosa che sembra molto antico.
I dipendenti cosa chiedevano? Un aumento dei premi di produttività in linea con l'incremento dei guadagni dell'azienda, turni meno usuranti.
A questo l'azienda ha risposto che è disponibile a trattare, ma il singolo dipendente deve parlare col suo manager, tagliando di mezzo sindacati e contrattazione collettiva.
Esclusi gli interinali per i quali scioperare significa di fatto non venire più richiamati.

Mi ha molto colpito l'assenza di commenti da parte della politica: forse il lavoro manuale (che un giorno verrà soppiantato dai robot) non è sufficientemente fashion per il centro sinistra.
Di certo non importa alla destra berlusconiana – salviniana, anche lei in riunione questo fine settimana, che si preoccupa della sicurezza ma non della sicurezza nel mondo del lavoro.
Non mi hanno invece sorpreso i commenti del popolo della rete che, giova ricordarlo, costituisce solo una minima parte del paese, una parte rumorosa, certo, ma sempre minoritaria.
Gli scioperanti sono stati accusati nell'ordine: di portare il paese all'impoverimento, di rovinare l'immagine del paese (scioperano proprio nel black friday), di allontanare le imprese che poi non vengono più ad investire nel paese.
Per queste persone il modello di sviluppo deve essere quello dei padroni delle ferriere: non ti piace questo lavoro? Beh, trovatene un altro e non lamentarti. Così succede in tutto il mondo.

Come se lo sfruttamento in Cina (ma anche negli altri stabilimenti di Amazon, come in Germania ) non giustifica che si debbano accettare condizioni di lavoro come queste. Che si debbano accettare ricatti.
Specie da parte di una azienda che poi i suoi profitti li porta fuori dal paese.


Ma per i signori difensori delle multinazionali queste sono solo ideologie del passato, roba da zecche comuniste, che frenano l'economia di un paese come il nostro che invece può ben tollerare corruzione, evasione, clientelismo, banche che crollano e una politica che pensa solo a sé stessa.