22 novembre 2017

Un paese di vecchi

Il no della CGIL alla trattativa col governo sulle pensioni è stato commentato da molti come la solita difesa degli anziani, i "già tutelati": dunque la CGIL si sta trasformando nel sindacato dei pensionati?
La questione è più sfumata: lasciamo perdere il comportamento degli altri sindacati confederali (solitamente governativi), non ho intenzione difendere la Camusso (anche dalle insinuazioni di voler entrare in politica) che pure hanno tanti errori da farsi perdonare (vedi trattativa per i licenziamenti di Almaviva).
E' che non dobbiamo confondere l'innalzamento dell'aspettativa di vita con la qualità della vita: si va in pensione più tardi perché viviamo di più (e poi i conti della spesa pubblica non tornano), ma che qualità di vita ci dobbiamo aspettare nei nostri ultimi anni?
Le statistiche dicono che ad incidere sulla qualità della vita sono il tenore economico oltre che il tipo di lavoro.

Ovvero delle differenze sociali e delle disuguaglianze (nell'accesso alle cure mediche, nei redditi, nel livello di istruzione) che in questo paese stanno aumentando.
Infine un'ultima cosa: noi siamo un paese per vecchi. Basta vedere il palinsesto della Rai, le notizie sui TG. Basta vedere chi occupa le poltrone ai vertici delle banche, di alcune aziende pubbliche. 
Basta vedere la classe politica di questo paese come è composta, con un centro destra che, esclusi i salviniani forse, attende con trepidazione la decisione della Corte Europea a Strasburgo su Berlusconi.
Berlusconi che, non potendo più usare i vecchi cavalli di battaglia che Renzi ha già sfruttato, ora deve puntare sul ministero degli anziani.

Bisognerebbe ammetterlo, siamo un paese di finti giovani, che hanno una visione che si ferma al domani, dopodomani al massimo e che sta mettendo tante ipoteche sugli italiani di oggi e di domani.
Ma prendersela con Camusso e CGIL è così facile. 

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