06 dicembre 2017

La via della politica

In politica, almeno nel nostro paese, non sempre la via più breve per unire due punti è la retta.
Spesso, sempre a casa nostra, per unire due punti servono linee intricate, difficili da sbrogliare.
Così, per difendersi da quelle che la sottosegretaria Boschi considera delle accuse, dopo aver annunciato (sui giornali e su Facebook) la querela contro il direttore De Bortoli, passati diversi mesi ha deciso di seguire la via della denuncia in sede civile.
Ovvero, chiederà un risarcimento danni per quello che De Bortoli nel suo libro ha scritto nel libro "Poteri forti": nel 2015, l'allora ministra per le riforme aveva chiesto all'amministratore di Unicredit Ghizzoni un interessamento per salvare Banca Etruria, dove il padre era vicepresidente.
"L'allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricòun suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere. 
Passeranno meno prima che ci sia una pronuncia in sede civile, dove forse non si capirà mai come sono andate le cose e così tutti si dimenticheranno quello che è successo.
Eppure bastava seguire la via penale oppure, ancora meglio, chiedere l'audizione di Ghizzoni presso la commissione parlamentare presieduta da Casini dove i renziani del Pd hanno pure un ruolo.
Niente da fare.
Si dirà: ma era corretto che un politico si interessasse ad una banca in crisi (il risparmio delle famiglie, la salute del sistema bancario ..).
Vero: ma a che titolo si è informata dei problemi della banca aretina? Per motivi familiari (facendo valere il suo peso politico, magari) o per questioni istituzionali?
Seconda obiezione: la ministra Boschi si è sempre difeso dicendo di non essersi mai occupata delle banche e nello specifico di questa banca, di non aver mai avuto comportamenti "in conflitto di interesse" (di fronte al Parlamento aveva anche difeso il padre, una brava persona).
"Vediamo di essere chiari: non ho mai chiesto all'ex Ad di Unicredit, Ghizzoni, né ad altri, di acquistare Banca Etruria" (la replica su FB, ormai diventato organo di stampa ufficiale dei nostri rappresentanti, più delle Camere).

C'è un termine usato nella politica americana: si chiama accountability ed è quanto gli elettori chiedono ai loro rappresentanti, ovvero essere trasparenti nei loro atti, non mentire al paese.
Saper rendicontare di fronte al paese come hanno speso le loro risorse.
Senza comportamenti in ottica di trasparenza, tracciabilità, il rischio è che queste vicende diventino poi armi per la campagna elettorale in seduta permanete contro o pro quel politico o quel partito.
Da una parte le accuse di macchina del fango, dall'altro le accuse di essere parte del sistema malsano bancario.

Peccato che nemmeno la commissione di Casini, che è un organo politico, sembri voler mettere chiarezza: il M5S chiede Ghizzoni, e allora io chiedo l'audizione del governatore Zaia e poi anche di una consulente di Veneto Banca, Ippolita Ghedini, sorella di Niccolò Ghedini e moglie del procuratore di Treviso Michele Dalla Costa, anch’esso convocato.
Il che sembra un messaggio del PD a Forza Italia: non tirate troppo la corda, non conviene nemmeno a voi..

E, come in MPS, una mano lava l'altra e tutti vissero felici e contenti.

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