16 marzo 2018

Aldo Moro – la terza parte: che fine hanno fatto i protagonisti




Aldo Moro, cosa rimane 40 anni dopo - prima parte
Aldo Moro, cosa rimane 40 anni dopo – seconda parte

Ad oggi, chi si ricorda più di cosa sia stato l'uomo e il politico Aldo Moro?
Marco Damilano, nel libro “Un atomo di verità” prova a strappare il Moro dal processo di santificazione per restituircelo nella dimensione di uomo politico, che tanto aveva dato al suo partito.
Datemi da una parte un milione di voti e toglietemi dall'altra un atomo di verità, e io sarò comunque perdente. Lo so che le elezioni pesano in relazione alla limpidità ed obiettività dei giudizi che il politico è chiamato a formulare. Ma la verità è la verità”.

Così scriveva Moro in una delle sue ultime lettere al deputato DC Riccardo Misasi.

L'ultimo discorso alla Camera si chiudeva con queste parole:
Se non avessimo saputo cambiare la nostra posizione quando era venuto il momento di farlo, noi non avremmo tenuto, malgrado tutto, per più di trent'anni la gestione della vita del paese. È la nostra flessibilità, più che il nostro potere, che ha salvato fin qui la democrazia italiana ..”

Quanta distanza dai politici di oggi, pieni delle loro certezze, attorniati da yes men che più che consiglieri, appaiono tifosi pronti a battere le mani.

Bene: Moro è stato in parte relegato nel museo dei martiri della Repubblica, assieme a Falcone, Borsellino e tanti altri servitori dello Stato.
Ma che fine han fatto i protagonisti della storia?
Le BR, dopo un non certo lungo periodo di detenzione, sono oggi in libertà.
Mario Moretti lavora a Milano in regime di semilibertà dal 1997
Prospero Gallinari è morto nel 2013 ed era uscito dal carcere per una malattia.
Anna Laura Braghetti è in libertà condizionale dal 2002 e lavora a Roma.
Valerio Morucci lavora come consulente informatico scrive libri e racconti.
Anche Barbara Balzerani è diventata scrittrice.
Germano Maccari è morto per un aneurisma nel 2001
Raffaele Fiore non si è mai pentito ed è in libertà condizionale dal 1997
Franco Bonisoli è uno dei pochi dirigenti delle BR che ha accettato di incontrare Eleonora Moro.
Alessio Casimirri è latitante in Nicaragua
A Bruno Seghetti il regime di semilibertà è stato revocato nel 2001.
Alvaro Lojacono è diventato cittadino svizzero.

Avevamo promesso che avrebbero pubblicato tutto, perché nulla doveva essere nascosto: eppure parti del memoriale furono ritrovate in due momenti distinti nel covo di Milano di via Montenevoso in una camera adiacente a quella dove dormiva Fausto Tinelli, ucciso da assassini ancora ignoti assieme a Lorenzo Iannucci il 18 marzo 1978, la cui morte è ricordata nel comunicato numero 2

Onore ai compagni Lorenzo Iannucci e Fausto Tinelli, assassinati dai sicari del regime.

Cosa manca nel memoriale? Chi ha fatto sparire le carte mancanti? Oltre a Moretti, Maccari e alla Braghetti c'era un quarto uomo ad interrogare Moro? Perché le Br non hanno subito pubblicato tutto quanto in loro possesso, come avevano promesso?
Esisteva un canale a disposizione di Moro per “parlare” con l'esterno e portare alle Br qualche materiale utile per la sua liberazione?
Qualcuno ha usato quelle carte per uno sporco gioco di ricatti tra Br (o una parte di queste) e la Dc, che ha portato a queste non verità (nemmeno i processi e le commissioni parlamentari hanno fatto luce su tutto)?
Sempre nel già citato libro “Complici”, Stefania Limiti e Sandro Provvisionato raccontano del generale Dalla Chiesa e dei suoi uomini che si mettono sulle carte di Moro, per una pista investigativa che il generale seguiva da anni, una pista che mette assieme le stragi della strategia della tensione e Gladio.
La lista completa degli insospettabili che avevano destabilizzato il paese per impedire il cambiamento politico e sociale nel paese.
Forse era questo il segreto da tenere nascosto, per una ragione di Stato, anche a costo di sacrificare Moro?

La nuova Commissione Moro si è messa al lavoro seguendo nuove piste: molti dei protagonisti di questa storia sono morti. Ma c'è ancora modo di arrivare a quella verità che ci renderebbe finalmente liberi.

Il Generale generale Nicolò Bozzo ha dichiarato, a tal proposito, al Fatto Quotidiano:
Generale non crede che avreste dovuto denunciare le vostre informazioni in modo più prepotente durante quei drammatici 55 giorni, pretendendo che almeno si controllasse quell’appartamento?“Penso che Dalla Chiesa e io facemmo il nostro dovere. Tra l’altro non toccava a me riferire alle autorità ma a Dalla Chiesa e io non so se il generale lo fece. Di più non potevamo fare. Riferimmo tutto ai nostri superiori gerarchici. Dirò di più: il generale, con lo scopo di dare man forte al comando generale dell’Arma, mi spedì a Roma. Vi rimasi dieci giorni durante i quali non mi fecero fare nulla. Passavo le giornate con le mani in mano”.
Perché racconta questo episodio solo ora, dopo tanti anni?“Perché ho maturato la convinzione che sia giunta l’ora di spostare un po’ più avanti la ricerca della verità sul rapimento e l’assassinio di Aldo Moro. E credo che la nuova Commissione d’inchiesta possa farlo. Se saltasse fuori ancora qualche piccolo pezzo di verità, sono convinto che verrà giù tutto”. 


La Democrazia Cristiana, finito il governo di unità nazionale, imbarcò i partitini di centro per formare quel “pentapartito” che portò il paese quasi ad affondare sotto i colpo del debito e delle inchieste giudiziarie (era caduto il muro e certi equilibri si potevano cambiare).

Il Partito comunista alle amministrative che si tennero una settimana dopo la morte di Moro, arretrò per la prima volta dal 1953, mentre la DC aumentò i suoi voti.

Craxi, il politico della trattativa e contrario alla linea della fermezza, conquistò poi il comando del suo partito di cui ne divenne leader. Fino alle monetine di fronte all'Hotel Raphael.

Carlo Alberto Dalla Chiesa, Antonio Varisco e Mino Pecorelli, tre persone diverse che però vennero in contatto col memoriale di Moro, furono uccisi.
Come fu ucciso anche Franco Giuseppucci, er negro, capo della banda della Magliana, che su input di parte delle istituzioni, si era messo a cercare il covo delle BR a Roma.
E forse anche le borse di Moro, quelle sparite.

Quelli che dicono che su Moro (come su altri misteri italiani) non c'è niente altro da scoprire si accontentano di una verità che zoppica, che non rispende a tutte le domande, che non fa giustizia ai cinque agenti morti e nemmeno ad Aldo Moro.
La verità vi farà liberi – diceva Moro: liberi dai ricatti, liberi dal buio delle logge segrete, liberi in una democrazia senza misteri in cui veramente la sovranità appartiene al popolo.

Letture consigliate:
Il golpe di via Fani, Giuseppe De Lutiis
Doveva morire, Sandro Provvisionato Ferdinando Imposimato
Complici, di Stefania Limiti e Sandro Provvisionato
L'Affaire Moro, Leonardo Sciascia
Il segreto, di Antonio Ferrari
Il golpe inglese, di Mario Cereghino e Giovanni Fasanella
Aldo Moro, cosa rimane 40 anni dopo - prima parte
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