26 marzo 2018

L'emergenza rifiuti e l'utilizzo degli smartphone – le inchieste di Report


Due le inchieste di cui si occuperà Report questa sera: le dipendenza causate dall'utilizzo degli smartphone da parte degli studenti e l'emergenza rifiuti in molte parti d'Italia.

Un tocco di classe, digitale, di Alessandra Borella
L'anteprima della puntata sarà dedicata all'esplosione della banda larga, che ha modernizzato il nostro paese: Report andrà a misurare la qualità del servizio da parte dei nostri operatori di telecomunicazioni e ci si chiederà quale sia l'influenza dello smartphone sulla vita degli studenti.
Studenti che vivono spesso in simbiosi col loro smartphone: è un'opportunità per crescere, per allargare i loro orizzonti oppure rallenta l'apprendimento e da dipendenza?

Che sia da soli o con gli amici, a casa o in classe, o sotto al cuscino mentre dormono, dello smartphone i ragazzi italiani non riescono più a fare a meno. Il 97% degli studenti tra gli 11 e i 17 anni ne ha uno e trascorre online almeno sei ore al giorno. La scuola italiana apre al suo uso didattico in classe, mentre il ministro francese dell’Istruzione lo bandisce anche nelle pause tra una lezione e l'altra. Elemento di distrazione o strumento di apprendimento? Che impatto ha sulle capacità cognitive dei ragazzi? Gli esperti si dividono: la scuola deve farsi pioniera dell’educazione a un suo utilizzo sano. Al contrario, è l’ultima zona franca, libera da connessioni. Sono uniti nel lanciare un allarme: insonnia, perdita di concentrazione, depressione, isolamento sociale. Sono i tanti disagi emotivi causati dalla dipendenza da internet e dal cellulare.

L'emergenza rifiuti

La seconda inchiesta si occupa di ambiente, uno dei temi poco affrontati dalla recente campagna elettorale:
Ogni anno produciamo 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e siamo solo al 50% di differenziata. Sono trenta milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Dove finiscono? E chi sono i signori dell'immondizia?

Oltre all'emergenza terrorismo islamico, all'emergenza immigrazione, all'emergenza populismo, in questo paese dovremmo seriamente iniziare a preoccuparci dell'emergenza rifiuti. Per anni l'argomento è stato non affrontato, andando a mettere la polvere sotto il tappeto: a Roma si sono gettati per anni i rifiuti senza trattamento nella discarica di Malagrotta, del “re di Roma” Cerroni (oggi sotto processo per associazione per delinquere finalizzata al traffico dei rifiuti).

In Campania si sono accumulate le ecoballe nella discarica di Acerra: una vergogna che ci trasciniamo dai tempi del secondo governo Berlusconi; il governatore campano De Luca due estati fa aveva presentato un piano per lo smaltimento che ancora non vede luce.

Il governo Renzi aveva presentato un piano per la costruzione di tanti inceneritori, in modo da rende ogni regione autonoma. Come se gli inceneritori fossero una soluzione sostenibile al problema rifiuti e non solo un palliativo.
Si dovrebbe puntare tutto sulla raccolta differenziata, in modo da mandare nell'inceneritore il minimo indispensabile, eppure in molte regioni, specie al sud, siamo molto indietro e all'orizzonte non si vede (forse anche per una cattiva volontà politica) alcun cambiamento.
Ci sono troppi interessi economici dietro i rifiuti: troppi imprenditori con pochi scrupoli sulla coscienza fanno del business sulla monnezza, trovando una complicità in quegli amministratori locali che si accontentano di spuntare prezzi bassi per la gestione dei rifiuti, non controllando poi se i rifiuti sono smaltiti in modo da non mettere a rischio la salute delle persone, la qualità dell'aria e dell'acqua.
Troppi roghi in impianti di smaltimento rifiuti sono avvenuti in questi mesi, al nord, per non pensare che dietro ci sia sempre la mano delle ecomafie. Pronte ad inserirsi nella gestione dell'immondizia laddove il controllo dello Stato viene meno.

Claudia Di Pasquale è andata in giro per l'Italia andando a mostrare alcune situazioni a rischio, dal nord al sud: Genova, Brescia, Palermo.

La discarica di Scarpino

#Genova produce quasi 300.000 tonnellate di #rifiuti urbani all'anno. La differenziata è al 33%. Dove finisce tutto il resto? Per oltre 45 anni in una valle a 600mt slm: nella discarica di Scarpino. (qui l'anticipazione su Raiplay)

A Genova c'è una discarica che è nata quasi per caso, doveva essere provvisoria, ma poi per 40 anni hanno continuato a portare rifiuti a Scarpino, in una valle in mezzo ai monti, a oltre 600 metri di altezza, lontano da sguardi indiscreti, racconta il signor Enzo Castello del comitato per Scarpino.
Quella che una volta era una valle meravigliosa, dove c'era acqua potabile, è diventata oggi una discarica, dentro cui si trovano le sorgenti del torrente Cassinelle.
Qualsiasi pioggia che cadeva nella discarica diventata percolato – sono le parole del direttore della discarica Carlo Senesi: non è un buon posto per i rifiuti questa valle, in una zona dove sotto ci sono delle sorgenti.
Però l'amministrazione comunale ha annunciato che il prossimo maggio, Scarpino, dopo che era stata chiusa, sarà riaperta, nonostante non sia ancora attivato un impianto di trattamento per i rifiuti indifferenziati.
La nuova discarica si chiamerà Scarpina 3 e sarà realizzata sopra Scarpina 2, mentre l'impianto di trattamento sarà situato sopra.


Dopo Genova, Palermo: Claudia Di Pasquale è andata a vedere cosa succede alla discarica di Bellolampo. Nel video che potete vedere nell'anteprima,un compattatore scarica i rifiuti così, come sono stati raccolti, cosa vietata per legge. Una pala meccanica si preoccupa di spianare i rifiuti come fosse una tavola imbandita per i gabbiani che, qui, fanno festa..
Le mucche, nei pascoli attorno, un po' meno.
La giornalista è andata dal sindaco di Palermo Orlando, a mostrare le immagini raccolte: ha rassicurato che farà tutti gli accertamenti e "chi ha sbagliato paga".
Allora la giornalista ha portato il video al responsabile della discarica, che non sa, che dovrebbe controllare, perché dalle immagini non si capisce bene (se sono rifiuti urbani).
Ma chi deve controllare quello che succede a Bellolampo? "Può darsi che ci sia stata una violazione" ammette alla fine.

La terza anticipazione: la discarica di Brescia

#Rifiuti: nel termoutilizzatore di #Brescia entrava, col trucco, anche quel che non doveva.

Paolo Bonacina è l'imprenditore che, secondo la procura di Brescia, sarebbe al centro del traffico di rifiuti dalla Campania verso il nord, per un giro d'affari da 10 ml di euro.
Bonacina aveva vinto diverse gare in Campania per prendersi i rifiuti che però - racconta un ufficiale del NOE alla giornalista - non venivano trattati, gli veniva cambiava il codice (che identifica il tipo di rifiuto), per abbattere così i costi di smaltimento.
Questi rifiuti venivano portati così agli impianti del nord per essere bruciati: tra questi anche quello di Brescia del colosso A2A: dove arrivavano non come rifiuti campani, ma con un codice contraffatto, spiega Lorenzo Zaniboni direttore dell'impianto. Un codice che era conforme alle loro autorizzazioni: A2a, spiega il dirigente, non è tenuta a rispondere per quello che hanno fatto altre società.

In Italia produciamo più di trenta milioni di tonnellate di rifiuti urbani ogni anno. La plastica, il metallo, la carta, il vetro e l’umido dovrebbero essere differenziati e riciclati. Per legge, nel 2012 avremmo dovuto raggiungere l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata. Ma siamo ancora fermi al 52,5%. Una volta buttati nella pattumiera di casa, dove finiscono tutti i rifiuti urbani indifferenziati? Claudia Di Pasquale li ha seguiti, in lungo e in largo, per tutta l’Italia. Da Palermo a Venezia, passando per Napoli, Roma, Genova, Alessandria scopriremo come non sia sempre facile seguire il percorso che deve fare un sacchetto della spazzatura per essere smaltito.

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