20 marzo 2018

Maigret e la giovane morta di Georges Simenon



E' stata una lunga notte per il commissario Maigret: lunga e faticosa, per cercare di incastrare i tre uomini della “banda del buco”, tre ladri che entravano nelle case di persone anziane per rubare i loro averi.
Gli imbecilli, generalmente di natura testarda, sono sempre i più restii a confessare. Pensano che se non rispondono, o rispondono a casaccio, a costo di contraddirsi ogni cinque minuti, riusciranno a cavarsela. Si credono più furbi degli altri, e iniziano immancabilmente a fare gli spacconi.

Quando, ottenuta la confessione dei tre truffatori, potrebbe andarsene a casa o in un locale per riscaldarsi con una bella zuppa di cipolle, arriva una chiamata dal commissariato di rue Grenelle:
«Jussieu è andato via» disse. «Avevi qualcosa in particolare da dirgli?»«Solo che è stato appena trovato il cadavere di una ragazza in place Vintimille».

L'istinto del commissario è sempre lo stesso, anche dopo una lunga notte in commissariato: non riesce non interessarsi a questo omicidio, forse per curiosità, spirito di servizio o chissà che altro, visto che proprio in quel commissariato aveva iniziato la sua carriera, non come poliziotto ma come segretario

Maigret infilò il cappotto e prese il cappello.«Andiamo?»Scesero le scale uno dietro l'altro. La consuetudine voleva che andassero a Le Halles a mangiare la zuppa di cipolle, ma davanti alle utilitarie nere di servizio allineate nel cortile Maigret ebbe un attimo di esitazione.«Hanno appena trovato una ragazza morta in place di Vintimille» disse.Poi, come chi cerca un pretesto per non andare a dormire:«Se dessimo un'occhiata?»

Sul marciapiede si trova di fronte il cadavere di una ragazza giovane, vestita con un abito da sera azzurro, sebbene di qualità scadente. Niente borsetta e niente documenti, manca anche una scarpa.
Unica traccia, un indicazione di un negozio che affitta abiti ed accessori.
Forse una delle tante prostitute che girano in quel quartiere, Montmartre, aggredita e scippata da un borseggiatore notturno.
O forse no.
Ancora una volta l'istinto del commissario, lo porta a non fidarsi delle apparenze: come mai mancano un cappotto e una scarpa? E se è stata uccisa e poi spostata qui, in piazza, come mai l'assassino ha scelto proprio questo posto?
Maigret non voleva ammetterlo, ma quello che lo lasciava più perplesso era il volto della vittima. Per il momento, ne conosceva un solo profilo. Che fossero le contusioni a darle quell’espressione imbronciata? Sembrava una bambina, una bambina di cattivo umore. I capelli scuri, morbidissimi, buttati indietro, erano naturalmente ondulati. Sotto la pioggia, il trucco si era un po’ sciolto, e questo, anziché invecchiarla o imbruttirla, la rendeva ancora più giovane e attraente.

E poi c'è l'ispettore Lagnon, l'ispettore “Lagnoso”: sarebbe zona sua, quella, e l'intromissione di Maigret e della sua squadra di polizia giudiziaria non l'avrebbe presa a piacere.
Era chiaro che Lognon lo avrebbe ancora accusato di averlo fatto apposta. Quello era il suo quartiere, il suo territorio.Un delitto era stato commesso proprio mentre lui era di turno, fornendogli forse l'occasione per mettersi in luce,come aspettava ormai da anni. Ed ecco che un casuale susseguirsi di eventi portava sul posto Maigret quasi contemporaneamente a lui!

Maigret porta avanti l'inchiesta cercando di scoprire come prima cosa l'identità della vittima. Arriva a pubblicare una foto della ragazza, ottenuta camuffando il volto da morta, per cercare un aiuto da un amico, da un parente, da qualcuno..
«E' bella vero?».Non era esattamente quello che cercava di dire, e la parola non corrisponde alla realtà. Senza dubbio la ragazza era bella, ma c'era in lei qualcosa di più, difficile da definire. Il fotografo era persino riuscito a ridare vita al suo sguardo, che sembrava porre un quesito irreversibile.

Ci sono delle domande cui Maigret non riesce a trovare una risposta: nonostante fosse una bella e giovane ragazza, pare che nessuno la conoscesse.
Eppure, a meno che non fosse rimasta sempre chiusa in casa, qualcuno doveva averla incontrata per strada, in un negozio, in un locale. Doveva avere degli amici, dei parenti, almeno dei genitori.
E poi, perché aveva indossato un abito da sera per uscire quella sera? Era invitata ad un ricevimento? Ad una serata speciale? Oppure, come gli racconta la signora Maigret, per un matrimonio ..

Muovendo le sue pedine, qualche informazione inizia ad arrivare, dagli altri uffici di polizia giudiziaria. Così l'inchiesta fa qualche passo in avanti, pur procedendo su due binari paralleli, come fosse una sfida personale: da una parte Maigret e la squadra di ispettori, Lucas, Janvier, Torrente e il giovane LaPointe. Dall'altra il povero Lagnon, il lagnoso, che non dispone di tutte la rete di informazioni della polizia giudiziaria, ed è costretto, per la sua cocciutaggine, a girare per le strade di Parigi a piedi, sotto l'acqua di quell'inizio primavera.

Fra tutti gli ispettori non ce n'era probabilmente un altro capace di sgobbare a quel modo, senza dimenticare un dettaglio, senza lasciare niente al caso, e tuttavia il povero Lognon non avrebbe mai visto realizzarsi il sogno che coltivava da vent'anni: entrare al Quai de Orfévres.Questo dipendeva in parte dal suo brutto carattere. Ma dipendeva anche dal fatto che non possedeva l'istruzione di base indispensabile per riuscire a superare gli esami.

La ragazza si chiamava Louise, veniva da fuori da Parigi e aveva vissuto per qualche tempo assieme ad una sua amica in affitto, amica che aveva conosciuto in treno.
Due caratteri diametralmente opposti: l'amica determinata e che sapeva quello che voleva, essendo riuscita a sposare un uomo ricco, commerciante in Vermouth.
Louise invece era scappata da una famiglia che non si era presa cura di lei, con pochi soldi in tasca: aveva trovato qualche lavoro che però non riusca a tenere. Da sola girava per la città, almeno così raccontano le poche persone che l'avevano vista negli ultimi tempi
Louise, che non aveva mai saputo organizzare la sua vita, e che, per aggrapparsi a qualcosa, aveva trovato solo una ragazza incontrata sul treno, camminava in fretta, tutta sola sotto la pioggia sottile, quasi impaziente di andare incontro al suo destino.

Ora che sapeva chi fosse la giovane morta, Maigret poteva anche iniziare a domandarsi chi fosse il suo assassino.
Una ricerca che diventa quasi una sfida con Lognon (sfida che il commissario si sogna sotto forma di partita a scacchi): ma nonostante la buona volontà del lagnoso e cocciuto Lognos, verrà vinta da Maigret.

In questo romanzo c'è tutto il Maigret che conosciamo: un poliziotto che gira per le vie di Parigi, interrogando le portinaie, i tassisti, gli avventori dei bistrot e dei locali notturni.
Che ascolta tutte le persone, andando a cogliere tutte le sfumature dalle loro parole.
E che si perde nelle sue riflessioni personali sulla ragazza (chi fosse, dove passasse le giornate, da dove venisse), sia al lavoro che a casa, a fianco di una signora Maigret abituata a vederlo così taciturno e perso nei pensieri.

Maigret riesce a scoprire chi sia l'assassino perché alla fine aveva conosciuto la ragazza: non quando era viva, ma dopo, dopo morta.
Aveva imparato ad intuirne i pensieri, cosa avrebbe detto o fatto in un determinata situazione.
Tutto ciò, la sottile analisi psicologica delle persone, non lo insegnano ai corsi di polizia ed è anche per questo motivo per cui lui era commissario capo, mentre uno come Lognon, che tecnicamente non aveva sbagliato nulla nella sua indagine e che si era dato anche molto da fare, sarebbe rimasto ispettore.

.. a nessun corso di polizia insegna a mettersi nei panni di una ragazza cresciuta a Nizza e allevata da una madre mezza matta.Per anni Louise si era ostinata a cercare la sua strada, senza trovala. Smarrita in un mondo per lei incomprensibile, si era aggrappata alla prima persona che aveva incontrato e che, alla fine, l'aveva abbandonata.


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