31 maggio 2018

La voce del violino, di Andrea Camilleri



Incipit

Che la giornata non sarebbe stata assolutamente cosa il commissario Salvo Montalbano se ne fece subito persuaso non appena raprì le persiane della càmmara da letto. Faceva ancora notte, per l’alba mancava perlomeno un’ora, però lo scuro era già meno fitto, bastevole a lasciar vedere il cielo coperto da dense nuvole d’acqua e, oltre la striscia chiara della spiaggia, il mare che pareva un cane pechinese.
Dal giorno in cui un minuscolo cane di quella razza, tutto infiocchettato, dopo un furioso scaracchìo spacciato per abbaiare, gli aveva dolorosamente addentato un polpaccio, Montalbano chiamava così il mare quand’era agitato da folate brevi e fredde che provocavano miriadi di piccole onde sormontate da ridicoli pennacchi di schiuma. Il suo umore s’aggravò, visto e considerato che quello che doveva fare in matinata non era piacevole: partire per andare a un funerale.

Una storia di scangi, di scambi, quella che ci racconta Andrea Camilleri in questo romanzo (uno dei primi con protagonista Andrea Camilleri).
Un ragazzo con problemi scambiato per un assassino, una scarpa per una bomba, un ragazzino, Francois, che addirittura scambia famiglia.
E un violino di poco prezzo che viene scambiato per un violino dal valore incommensurabile:

Tutto era stato, fin dal principio, uno scangio dopo l'altro. Maurizio era stato scangiato per un assassino, la scarpa scangiata per un'arma, un violino scangiato con un altro e quest'altro scangiato per un terzo ..

Sarà proprio la voce del violino, di quel violino che è lì dove dovrebbe stare ma che è incongruo rispetto al contesto, che sarà di spunto per Montalbano, per capire cosa non torna nella morte di Michela Licalzi.
Una donna bellissima che da Bologna si era innamorata della Sicilia e che qui stava costruendo la sua villetta.
Un delitto scoperto per caso, per un incidente in cui la macchina del commissario va a scontrarsi proprio con la Twingo di Michela: come mai dopo una giornata intera, nessuno è andato da loro a reclamare il danno?
E la curiosità, o senso dello sbirro, fanno sì che una notte Montalbano scopra quel corpo, strappato alla vita
.. al contrario di quello di sotto, qui regnava un notevole disordine. Un accappatoio di spugna, rosa, era stato gettato a terra, come se chi lo portava se lo fosse levato di prescia. La terza era la càmmara da letto padronale. E certamente della giovane e bionda padrona era il corpo nudo, quasi inginocchiato,, con la pancia appoggiata al bordo del letto, le braccia spalancate, il viso sepolto nel lenzuolo ridotto a brandelli dalle unghie della donna che l'aveva artigliato negli spasimi della morte per soffocamento.

Un delitto scoperto per caso e che viene scippato al commissariato di Vigata per un puntiglio di Montalbano, sbirro vecchio stile che non sopporta i modi della scientifica e nemmeno l'astio del nuovo Questore Bonetti Alderighi

Il commissario contemplò l'inquietante capigliatura del suo superiore, abbondantissima e con un grosso ciuffo in alto, ritorto come certi stronzi lasciati campagna campagna..
Scippato del caso e scippato anche del piccolo Francois (il bambino protagonista del precedente romanzo Il ladro di merendine), che ora non vuole più abbandonare i nuovi fratellini, dopo il trauma subito:
«Ma che te ne fotte? L'indagine non ti appartiene più!»Spense la luce, si ricoricò.«Come Francois», aggiunse amaramente

In questo romanzo troviamo Montalbano alle prese con le sue paure sulla sua paternità, le difficoltà nel rapporto a distanza con Livia.
Un rapporto fatto di “sciarriatine” al telefono e di riappacificazioni.

Ma a farla da padrone è il Montalbano investigatore, vero deus ex machina di tutti gli eventi che ruotano attorno all'omicidio della bella Michela, bionda come bionda è il ricordo madre
«A mamà era biunna?» aveva domandato una volta il piccolo Salvo al padre.«Frumento sutta u suli» era stata la risposta

Non sarà la scienza a risolvere il caso ma, come detto prima, la voce di quel violino trovato dentro il villino della signora Licalzi.
La capacità di seguire il filo del caso senza seguire la via dell'ovvio, della soluzione più semplice.
La capacità di leggere nell'animo umano.
Di sfuggire agli agguati del caso e dei ricatti della mafia, osservatrice non indifferente di investigatori superficiali e cinici.
Di sfuggire al fascino di belle donne, come Anna, l'amica di Michela, insegnate di fisica, che rischia di mettere in crisi il suo rapporto con Livia.
Passato il ponte fermò l'auto, ma non scese. C'era luce nella casa di Anna, sentiva che lei lo stava spettando. Si addrumò una sigaretta, ma arrivato a metà la gettò fora dal finestrino, rimise in moto, partì. Non era proprio il caso di aggiungere un altro scangio.

La scheda del libro sul sito dell'editore Sellerio
Il sito di Vigata.org
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