05 giugno 2018

Nel programma di Conte

Nel programma di Conte, almeno in quello che ha presentato al Senato, ognuno ci può vedere quello che vuole.
Di destra, populista, secondo Repubblica (sto leggendo i titoli online); di cambiamento secondo il punto di vista diverso del Fatto Quotidiano.
In ogni caso, la mia impressione è che tra i propositi (flat tax, reddito di cittadinanza, immigrazione) e la realtà c'è una certa distanza: il carcere per gli evasori, ad esempio, non vuol dire nulla.
Evasione vuol dire paradisi fiscali, vuol dire elusione, vuol dire una platea di professionisti che aiutano le persone a nascondere i soldi al fisco.

La gestione degli immigrati: se si intende cambiare approccio, magari sposando un modello tedesco, questo comporta che lo stato diventi attore principale dell'accoglienza, della formazione.
Ma servono anche gli accordi coi paesi di origine, una gestione unitaria in Europa, per la ricollocazione.
Le sparate alla Salvini di certo non ci renderanno attrattivi in Europa.
Ma non risolvono il problema dello sfruttamento, del lavoro nero nei campi, del caporalato.

Infine la lotta alla corruzione: ricordiamoci sempre che oggi la corruzione conviene e non è facilmente punibile.
Servono leggi chiare, bandi di gara senza inghippi e un discorso di etica che oggi manca.

Vedremo.

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