06 luglio 2018

Se bastasse una bella copertina

Prima era venuta fuori l'idea del fotografo Toscani, una bella foto tutti assieme, Gentiloni Martina Calenda per dire no a questo governo.
Poi è arrivata l'idea del fronte repubblicano di Calenda.
Poi, alle prime uscite di Salvini sui migranti, l'opposizione gli ha rinfacciato di aver fatto le cose che il vecchio governo aveva minacciato (come la chiusura dei porti).
Arrivati al decreto dignità, con le lievi modifiche proposte, hanno difeso il jobs act e il milione di posti di lavoro (ancora non hanno capito che lo storytelling e i dati dell'Istat funzionano solo sui social ma non nella vita reale).
Scoppia lo scandalo dei rimborsi della Lega, Salvini attacca i magistrati e si scoprono difensori della giustizia e dei magistrati (mica sono tutti come Woodcock..)
Ora siamo alla copertina di Rolling Stone.
Tutto bello, certo.

Ma non si fa così opposizione: ci sono le inchieste gionalistiche (vere), come quella de l'Espresso sui rimborsi elettorali della Lega e su quel filo che da Bossi porta a Maroni e Salvini (autori Tizian e Vergine)

Soldi della Lega, ecco i documenti che incastrano Matteo Salvini«È un processo politico, che riguarda fatti di 10 anni fa su soldi che io non ho mai visto». Matteo Salvini si è difeso così dall'accusa di aver beneficiato dei quasi 50 milioni di euro frutto della truffa firmata Bossi e Belsito. La tesi del ministro è quindi semplice: tutta colpa del vecchio leader, io non c'entro niente. I documenti ottenuti da L’Espresso dimostrano invece che esiste un filo diretto tra la truffa firmata dal fondatore e i suoi successori.
Tra la fine del 2011 e il 2014, infatti, prima Maroni e poi Salvini hanno incassato e usato i rimborsi elettorali frutto del reato commesso dal loro predecessore. E lo hanno fatto quando ormai era chiaro a tutti che quei denari rischiavano di essere sequestrati. Il nostro giornale lo aveva già scritto in una lunga inchiesta nell'ottobre 2017. Qui sotto riprendiamo alcuni stralci di quell'articolo e pubblichiamo i documenti che dimostrano quanto da noi ricostruito già dieci mesi fa.

Se bastasse una bella copertina, o una foto, per fare opposizione, saremmo a posto.
E invece non è così: sempre sull'Espresso oggi trovare un articolo sugli operai di Terni che oggi votano Lega.
Ottimo spunto di riflessione sugli oppositori da tastiera che si sentono pure fieri dei loro hashtag.

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