16 settembre 2018

Negli occhi di Timea, di Luca Poldelmengo



Incipit

I cunei fonoassorbenti scendevano dal soffitto, sporgevano dalle pareti prive di finestre. Il ronzio delle apparecchiature rimaneva intrappolato tra le mura insonorizzate. La gelida luce al neon saliva dal pavimento, intaccando appena l’oscurità. Nella penombra si distingueva la lastra di metallo sollevata ad un metro da terra. Una donna bionda vi era sdraiata sopra, aveva i polsi sottili e le ossa sporgenti.

La stessa metropoli con la ruota panoramica arrugginita, l'immondizia per strada ora portata via dal nuovo governo.
In “Negli occhi di Timea” troviamo gli stessi protagonisti del precedente romanzo di Poldelmengo: il giovane rampante presidente del Consiglio Mattia Manera che ha preso il posto del vecchio e navigato Lacroix.
I reduci della squadra Red, l'unità segreta della polizia e tenuta all'oscuro dell'opinione pubblica: una squadra in cui si fa uso dell'ipnosi per contrastare i crimini.
Si sono trasformate le persone, che hanno avuto la sfortuna di essere state vicine ad un delitto, in telecamere umane, corpi di persone prelevate in modo coercitivo, la cui memoria viene scandagliata alla ricerca di un particolare utile per le indagini.
POV, nel gergo asciutto (e gelido) dell'inventore di questa tecnica, il professor Basile: “point of view”, non persone.
Telecamere umane, inconsci sacrificabili, testimoni inconsapevoli.

Con “Negli occhi di Timea” si chiude il dittico di Luca Poldelmengo aperto con “Nel posto sbagliato”: se il primo romanzo vi era piaciuto, per tutti i dubbi di natura etica che la storia faceva emergere (è corretto entrare dentro i pensieri e i ricordi di una persona, pur di salvare altre vite? Fino a dove ci si può spingere nello scandagliare i ricordi, anche dolorosi di una persona?), non perdetevi questo secondo capitolo.
Che riparte da dove ci eravamo lasciati: la fuga dei fratelli Tripaldi, gli ex poliziotti della Red, in rotta col loro capo Basile, dopo aver scoperto le operazioni sporche messe in piedi per compiacere il leader dell'opposizione Manera.
Giochi sporchi in cui Vincent Tripoldi (l'io narrante della storia, uno dei punti di vista del racconto) aveva persone alcune delle persone a lui più care: la collega Naima, Leo l'ispettore della squadra, Sara, l'altra ispettrice (e anche amante, per un certo periodo).
Ma soprattutto si era sentito tradito da Basile e aveva così dovuto fare una scelta su chi salvare: tra i suoi amici e il fratello Nicolas, già uscito dalla squadra per una crisi di coscienza e per questo finito in preda alle droghe..
La ruota panoramica era piantata ancora lì dove l’avevo lasciata, ma non era più arrugginita e fatiscente, la stavano restaurando. Manera ne voleva fare il simbolo della rinascita della metropoli, il feticcio della sua vittoria.

Ad un anno da questi eventi, i sopravvissuti di questa storia si ritrovano sulla stessa scena, con ruoli diversi: Manera ha conquistato il potere, ripulito la città grazie ad un accordo con un mafioso albanese, chiamato il supremo.
Il professor Basile, ricompensato con un incarico di governo, aspetta la prima occasione per rendere ufficiale la sua creatura , la RED, perché ancora si illude che solo rendendo tutto trasparente la si renderà un vero strumento per difendere i più deboli, per fare giustizia.
I fratelli Tripaldi, dopo la latitanza, sono tornati per avere la loro giustizia, non quella della legge però, quella della vendetta.
Con un piano che li vedrà allearsi col vecchio politico, forse in declino, Lacroix.
Il potere per il potere. Manera e il professor Basile avevano preso vite, corrotto esistenze, usato persone. Ma soprattutto avevano usato me.

Sullo sfondo, come coprotagonisti, un giornalista prono ai desiderata del governo, quale esso sia, perché ricattabile.
Una guardia del corpo, l'albino, che deve compiere il lavoro sporco per conto del Presidente del Consiglio. Fino a quando si potrà fidare, del presidente. Fino a quando sarà utile, al presidente.
Un giovane politico che sta per vincere le elezioni in Albania, battendo proprio il tasto della legalità e della lotta alla corruzione. Tasto che sta dando dei pensieri al mafioso, ma anche al politico
L’Albania ci è indispensabile per lo smaltimento dei rifiuti, se le cose da noi dovessero cambiare la tua città tornerebbe a essere invasa dall’immondizia, e noi…».

E poi un prete e una bambina. Vittime innocenti di questi giochi di potere, di queste guerre non dichiarate ma non per questo meno violente.
Don Domizio e Timea, la bambina col peluche in mano della copertina, trasformata in un'arma di ricatto perché i suoi occhi, in modo involontario, hanno assistito a qualcosa che non dovevano vedere.

Infine, una fedele zingara da un occhio solo, la devota moglie del presidente, la giovane amante, l'ultimo discendente di una famiglia nobile albanese con tanto rancore dentro e via via, tutti gli altri..

Scordatevi ogni regola del giallo classico: non troverete in questo romanzo lo scontro tra buoni e cattivi. In questo romanzo si gioca su un nuovo piano, dove gli scrupoli della coscienza sono un lusso che ci si può permettere.
Non se li può permettere Vincent, il punto di vista principale del racconto, che per questa vendetta dovrà discendere fino alla fine tutta la scala dei suoi valori.
E se non se li possono permettere nemmeno Manera e Lacroix, i due politici del racconto, che basano la loro strategia su alcune regole non scritte ma sempre valide:
"Chi non è ricattabile non può sedersi al tavolo del potere, mai. Questa è la prima regola. La sola".

Quelli che puoi ricattare, li puoi anche controllare e usare contro i tuoi nemici.
E l'altra regola, la manipolazione delle masse: manipolazione che si ottiene con la paura, instillata nelle masse goccia a goccia, giorno dopo giorno.
«Le edizioni online dei giornali di tutto il mondo lo massacrano. Non mi credete?». Le dita paffute del giornalista danzavano sul vetro, lasciando una scia di sudore. «C’è chi lo taccia d’incompetenza».

Come gli attentati e le bombe con cui si apriva il precedente romanzo.
Come gli altri omicidi organizzati in questo, come arma per piegare l'avversario, per metterlo in difficoltà.
A qualsiasi latitudine, che si trattasse di far uccidere un dittatore o eleggere un presidente della Repubblica, la massa era una risorsa che andava guidata ricorrendo odio, paura, amore. Quelle stesse emozioni primordiali che chi detiene il potere non si può permettere di assecondare”.

Né eroi, né demoni, almeno non del tutto demoni: i protagonisti di questo racconto sono solo persone alla ricerca disperata di qualcosa che non otterranno mai.
Il potere, che non è mai eterno né duraturo, se è il potere per il potere, se è il potere ottenuto col ricatto, con l'intrigo.
Una vendetta per poter far tornare indietro qualcosa che non tornerà più.

Un noir che, dopo un inizio in cui si va avanti e indietro col tempo, prende un'accelerazione fino ad un finale in cui tutto il mondo troverà nuovi equilibri.
La manipolazione delle masse tramite il controllo dell'informazione e la paura.
Traffici internazionali di rifiuti da parte di mafiosi che avvelenano il loro paese.
Fantapolitica, desiderio di vendetta a prezzo di enormi compromessi.
L'utilizzo dell'ipnosi dentro i laboratori della RED in cui per anni si è scrutato “il ventre molle della città, .. i meandri più oscuri, gli istanti di gioia, la noiosa normalità”, per arrivare a scoprire che “nel profondo dell’animo nessuno è innocente”.

Un bellissimo romanzo di Luca Poldelmengo, che farà nascere in chi legge, tante riflessioni, a fine libro. Libro in cui, ogni riferimento a fatti reali forse non è puramente casuale..
Il booktrailer


La scheda del libro sul sito dell'editore Edizioni e/o
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