31 ottobre 2018

La passione per il delitto (2018) Ore 15.00: tre gialli per tre giornalisti

Franco Vanni,Paolo Moretti,Paolo Colonnello e Manuela Lozza


Tre giornalisti che raccontano di omicidi, intrighi e misteri da risolvere: ha moderato l'incontro una scrittrice prestata al giornalismo, Manuela Lozza, in una specie di scambio dei ruoli.

Paolo Colonnello e Antonio Aloni, Operazione Mercurio, Sem

Il commissario Maki Markaris ha due grandi passioni: il mare e la caccia al polpo, che conserva nel congelatore dei reperti organici del commissariato di Chania, sull'isola di Creta. Markaris però ama anche il raki, l'acquavite ottomana al profumo di anice, e le dee. Proprio come Afroditi, la giovane archeologa rimasta orfana di un padre che custodiva il segreto più straordinario di quell'isola.

Paolo Moretti, La bambina che disegnava i draghi, GoWare

Non furono le onde o il movimento del peschereccio a rischiare di far cadere un marinaio esperto come lui. Bensì ciò che vide tra quelli che sembravano stracci gettati nell’oceano: gli occhi sbarrati di una bambina. Un corpo trovato nelle acque della Manica. Un tubetto di vernice e un pennello come unici indizi per identificare la vittima. Un cronista curioso e fuori dagli schemi che, con l’amica fotografa, si appassiona al caso.

Franco Vanni, Il caso Kellan, Baldini+Castoldi

Milano, oggi. Steno Molteni, giornalista di ventisei anni, scrive per il settimanale di cronaca nera «La Notte». Vive nella stanza 301 dell'Albergo Villa Garibaldi, dove la sera lavora come barman. Guida una Maserati Ghibli del '70. L'amico Scimmia, poliziotto alla Squadra Mobile, gli fa sapere che Kellan Armstrong, figlio diciannovenne del console americano, è stato ucciso in circostanze misteriose.

Paolo Colonnello e Antonio Aloni, Operazione Mercurio, Sem

Si è partiti da Paolo Colonnello e dal suo romanzo ambientato a Creta in due epoche storiche, con un richiamo al periodo della Grecia antica. “Ma la trama è semplicissima però” – ha assicurato l'autore: “è una caccia al tesoro e si ispira al personaggio di Indiana Jones”.
Il romanzo è stato scritto assieme al dottor Aloni, che aveva casa a Creta e che è venuto purtroppo a mancare: Creta è una delle culle della nostra civiltà, terra di conquista da arabi, egiziani e da ultimi dai nazisti.
I cretesi sono come i corsi e i sardi: li puoi conquistare per un certo tempo, puoi conquistare la terra ma non la loro anima.
Sanno essere persone aperte ma sanno mantenere la loro identità, che si rafforza col mescolarsi dei popoli.
E' un romanzo con tanti personaggi, ispirati dalle mie letture, con la volontà di farli aderire alla mitologia greca: la bella archeologa che si chiama Afrodite ed esce dal mare per irretire il commissario e il suo vice.
C'è anche una dea meno buona, e poi il commissario, ispirato ad Aloni.

Paolo Moretti, La bambina che disegnava i draghi, GoWare

Il romanzo parte con la scoperta del corpo di una bambina, trovato da un pescatore: la scelta del luogo in cui ambientare la storia è legata al fatto che ho visitato quei posti, la costa francese e quella inglese della Cornovaglia, durante una vacanza.
Più che scoprire chi ha ucciso la bambina, il cui corpo non viene reclamato da nessuno, mi interessava raccontare chi fosse stata, la bambina.
C'è una giornalista fa una sua inchiesta, parallela a quella della polizia, per rispondere a queste domande e che si trova a lavorare in un luogo che non conosce, dovrà fare lo sforzo per conquistare la fiducia delle persone che incontra.

Paolo ha raccontato dei suoi esordi come giornalista, quando ha cominciato a lavorare nella radio, per Radio Popolare: il passaggio alla scrittura deriva dalla necessità di voler raccontare la realtà, come quella di oggi con la sequela di episodi di razzismo.

Franco Vanni, Il caso Kellan, Baldini+Castoldi

Come nel precedente romanzo di Paolo Moretti, anche qui un giornalista che lavora per un settimanale che si occupa di crimini violenti: un cane sciolto, perché lavoro per un settimanale e non per un quotidiano. Muore il figlio dell'ambasciatore americano a Milano, una Milano giovane e immatura e coperta dalla neve.
Il protagonista, Steno Molteni, si deve muovere nel mondo dei "fighetta" milanesi, ragazzini viziati che sono descritti in modo molto urticante: è nato a Bellaggio e poi si è spostato a Milano, in un hotel dove ha una camera sua per le amicizie del padre portiere, e guida una Maserati Ghibli.
Il racconto parte dalla morte del figlio dell'ambasciatore in un posto che è luogo di incontro per omosessuali, il bosco vicino a Cadorna.
L'idea per il libro è nata da una telefonata vera ricevuta dall'autore di un ragazzo che raccontava di un'aggressione ricevuta da una banda che dava la caccia agli omosessuali.
"Queste cose non succedono nella mia città" ho pensato: mi aveva stupito che queste storie non venissero nemmeno denunciate, per la vergogna delle vittime.
Gli amici del morto sono i fighetta del centro: li ho raccontati in modo caricaturale, enfatizzandone gli aspetti negativi. In cui ho messo anche del mio, quando ero studente.

Anche Franco ha raccontato del suo lavoro come giornalista: scrivere per un giornale è diverso dallo scrivere un libro – ha spiegato - gli omicidi nella realtà non sono affascinanti, i grandi gialli nel mondo reale nascono da investigazioni nate male.
Nel romanzo si parla della preparazione del delitto, del progetto.

In attesa del cambiamento

Oggi sul FQ, il direttore Travaglio si lancia sull'ennesima difesa del M5S, dall'attacco dei "giornaloni".
Sul TAP, sul TAV, sullo stadio di Roma.
Eh, no, sullo stadio di Roma no: la candidata Raggi e Grillo in persona avevano criticato proprio il progetto di uno stadio in quella zona a rischio idrogeologico (se ne è occupata Report in una inchiesta la settimana scorsa). 
Lasciamoli lavorare, dice Travaglio, anche se hanno promesso cose che non potevano (o che non sapevano) permettersi.
Peccato che di promesse non mantenute se stiano collezionando molte: le nomine Rai, la sfida al precariato, la lotta alla povertà.
Nel DL dignità è rimasta una norma sui co co co nel mondo dei giornali.
Nella Rai sono rimasti i partiti. Come pure gli attacchi ai giornali, in continuità coi precedenti inquilini di Palazzo Chigi.
Il decreto sicurezza (caro a Salvini) probabilmente rimarrà così e la fronda del no dovrà votare come vuole il partito.
Il condono per Ischia e il condonino pure al momento sono rimasti.

Lasciamoli lavorare, perché quelli che c'erano prima erano peggio.
Non è una bella prospettiva.
Le politiche sull'ambiente, sull'energia rinnovabile, sulla lotta alla corruzione sono rimasti come propositi o lettera morta.

PS: a proposito delle difficoltà nel governare e di come queste di costringano a cambiare posizioni, c'è la foto del povero Salvini in Qatar con un braccio un mitra. Una volta era “Il Qatar fiancheggia i terroristi”.


30 ottobre 2018

Fate i compiti per piacere

Nell'intervista concessa a Ottoemezzo, il procuratore antimafia Gratteri ci spiegava come questo governo si stia occupando di immigrati (ma non di immigrazione), di prescrizione (ma non delle cause che portano a tener fermo un fascicolo per mesi o anni), degli spacciatori (ma non dei grandi trafficanti o broker della droga), di piccola criminalità ma non di mafia.
La mafia, a parte qualche tweet, è sparita al momento da ogni discussione, proposta di legge o decreto da approvare in urgenza.
L'unica urgenza sembrano essere gli ultimi, specie quelli con la pelle scura, la paura e la spinta ad armarsi e le grandi opere.

Di grandi opere se ne parlava ieri al Politecnico di Milano: mentre fuori l'Italia andava sott'acqua, gli alberi bloccavano le strade, frane e alluvioni bloccavano (e uccidevano) persone, gli industriali chiedevano a gran voce altre grandi opere.
Come l'inutile Mose forse, come le autostrade del nord da fare in urgenza.
Chissà se a loro è arrivato alle orecchie il tonfo del muro crollato, alla sede di Bovisa del Politecnico?

Insomma, sembra che in questo paese nessuno voglia fare i compitini per arrivare preparato all'esame (nemmeno questi governanti del governo del cambiamento) e nessuno voglia guardare altro dai suoi interessi.
Grandi opere, clandestini, paura, armatevi e difendetevi, lo spread, i poteri forti che ci attaccano...

Report – il finanziamento ai giornali

Cosa pago, quando compro un tartufo?
Nell'anteprima di Report si parla deltartufo, col servizio di Cecilia Bacci: a volte non c'è il tubero, ma solo il suo sapore, ottenuto artificialmente in laboratorio e spruzzato sul cibo.
Questo aroma sintetico va dosato e andrebbe comunicato ai clienti che pure pagano caro l'oro nero: in certe dosi la molecola artificiale (derivata dal petrolio) risulta pesante da digerire.
La normativa europea non impone di scrivere sull'etichetta dell'olio che si parla di prodotto di sintesi e così è difficile capire cosa si sta comprando o mangiando.

La produzione di tartufo in Italia è calata e così sulle nostre tavole ne arrivano da fuori: pure dalla Cina e dall'Iran. E la frode è dietro l'angolo: a volte i tartufi cinesi o africani sono tagliati con quelli italiani.
Federchimica ha imposto alle aziende del settore di non rispondere alle domande di Report: perché le aziende non pubblicano sull'etichetta i dettagli della molecola?

L'inchiesta sul tifo Juventino e la ndrangheta (qui un'anticipazione)

Il presidente Andrea Agnelli ha risposto all'inchiesta di Report, spiegando agli azionisti come fosse falso che D'Angelo ha aiutato a portare nello stadio striscioni “canaglia” nel giorno del derby.
Chi ha portato quegli striscioni è stato individuato dalla società: chi dice il contrario dice il falso.

Sigfrido Ranucci ha replicato al presidente: nella motivazioni della sentenza dei gidici c'è scritto che la Juventus ha ceduto pacchetti di biglietti a persone legato alla ndrangheta, in cambio della quiete dentro lo stadio.
Protagonisti dell'inchiesta dei magistrati sono il capo della security e un ex ultras, suicida dopo essere stato interrogato dagli stessi pm.
Eppure le intercettazioni fanno emergere le responsabilità di D'Angelo che al telefono parla proprio di quegli striscioni con Raffaello Bucci.
D'Angelo risulta sotto scacco, condizionato da questi ultras e deve assecondarli, per quella “porcheria assurda”.

Sono gli stessi magistrati che parlano di gesti di estrema gravità di D'Angelo: che non è colpevole per la giustizia sportiva perché non è tesserato.
Il reo confesso, quello smascherato dalle telecamere dello stadio, dice di aver portato lo striscione sotto la felpa. Possibile?
E l'altro striscione chi l'avrebbe portato?

In una seconda intercettazione D'Angelo chiede a tutti i capi ultras di non scioperare il giorno del derby (e sentire solo i “bovini”, i tifosi del Toro).
Si mette a disposizione: “l'importante è che non ci sia scritto Superga”.
Ma cosa c'era dentro gli zaini da causare una multa da 200mila euro (di cui parla Bucci nella intercettazione)?

Federico Ruffo ha intervistato la fidanzata di Bucci sulla storia degli striscioni: “questa volta abbiamo fatto una cosa pesante” le aveva detto.
Uno di questi dovrebbe averlo fatto lui – racconta: con Alessandro riesco a fare entrare tutto, aveva detto sempre Bucci.

Un equo finanziamento: il finanziamento pubblico ai quotidiani.

Ci sono finanziamenti diretti (50ml di euro ogni anno) e indiretti (agevolazioni) che arrivano anche a cooperative che non meriterebbero.
Chiudono le edicole e i giornalisti, gli ultimi anelli della catena: ma chi prende questi finanziamenti?

Bernardo Iovene ha condotto la sua inchiesta, partendo da Il cittadino di Lodi che prende i soldi pubblici dallo Stato, per 1,6ml di euro l'anno.
Il giornale è di proprietà della diocesi di Lodi: nella sede lavorano 30 giornalisti tutti in regola e il giornale punta molto sulla territorialità.
Foto di gruppo, voto dei diplomati, lodigiani in ferie. E tanta pubblicità.
I giornali locali devono essere sostenuti, dice il direttore.

L'Avvenire prende 6ml di euro l'anno: i vescovi hanno bisogno di soldi dello Stato?
Secondo il direttore Tarquinio il suo giornale non si inchina a nessuno e quei soldi servono a pubblicare un giornale che è libero.
Ad Avvenire lavorano 90 giornalisti assunti: è uno dei quotidiani più letti in Italia, parla di immigrazione e della parte povera del paese.
Purtroppo è in perdita per diversi milioni: cosa succederà senza finanziamenti?

Libero ha una struttura societaria simile a quella di Avvenire: dietro c'è la fondazione del San Raffaele per una parte, il resto è di Angelucci, il re delle cliniche private.
Tosinvest possiede Libero e testate locali ad Arezzo, Rieti: prende 3,7 ml di euro.
Antonio Angelucci ha una condanna alle spalle proprio per aver preso dei finanziamenti che non gli spettavano.
Senza questi contributi Libero chiuderebbe subito, perché ha anche dei debiti con la Presidenza del Consiglio (da cui prende dei soldi).
Angelucci è anche recordman di assenze in Senato: una cosa surreale il fatto che lo Stato debba finanziare giornali che hanno un proprietario chiaro.

Il Manifesto è il quotidiano comunista: lo Stato eroga 3,4ml di euro, è una cooperativa non profit senza editore.
Soldi che servono come sostegno per far fronte dei costi e della poca pubblicità: ha 50 dipendenti assunti regolarmente che prendono tutti lo stesso stipendio.
Il minimo contrattuale, 1800 euro a tempo pieno.

Italia Oggi ha un finanziamento diretto da 4,8 milioni perché il 50% del capitale è in mano ad una cooperativa, anche se fa riferimento all'imprenditore Panerai, capo di class editori.

Anche dietro Il Foglio c'è una cooperativa e un direttore, Cerasa, che sta portando dietro una sua linea, nonostante le pressioni del proprietario.

Parliamo in totale 52 ml di euro ogni anno, poi ci sono i costi scaricati sulle casse di previdenza: per INPGI sono stati sborsati 170ml di euro, altri 230ml per mancati contributi.
Il gruppo GEDI (Espresso, Stampa) è finito sotto inchiesta per una questione di contributi.

Di Gedi ne parla il sottosegretario Crimi: Gedi ha preso contributi per mandare in pensioni giornalisti prima del dovuto.

Al Resto del Carlino parte dei giornalisti hanno il contratto di solidarietà: è un costo di 60euro al mese per INPGI, ma è poi un danno per le pensioni dei giornalisti.
Ma allora li devo licenziare risponde Riffeser.

Cairo è un editore che possiede La Gazzetta e il Corriere: in 30 mesi ribalta l'utile di RCS, la sua ossessione è sui costi, dicono, tagliando i costi dei fornitori.
Abbiamo tagliato costi, inefficienze – spiega Cairo: abbiamo mantenuto inalterata la forza lavoro, 3200 giornalisti, nessun contratto di solidarietà (prima era presente questo contratto).

I contributi indiretti sono risibili e riguardano aiuti per le spese d'imposta e la distribuzione.

Crimi ha esposto la sua decisione: fine dei contributi entro qualche l'anno, ma dall'altra parte c'è la FIEG che chiede contributi ai giornali, dando la colpa al furto di contenuti da parte di internet.
Riffeser, a capo di Fieg, chiede contributi pubblici per i giornalisti e tutti i lavoratori della filiera.
Si deve incentivare la domanda – spiega Crimi: si tratta di aiuti per abbonamenti per persone anziane.
LA pubblicità condiziona tutto spiega Stefano Feltri del Fatto Quotidiano che dipende dagli abbonamenti in assenza di pubblicità di aziende che non gradiscono gli articoli pubblicati.

Riffeser è presidente FIEG: a lui fanno capo 20 edizioni locali, ma come vengono pagati gli articoli ai lavoratori?
Spese rimborsate, 40 euro ad articolo, questo dice il contratto.

Ma ci sono giornalisti che lavorano senza contratto, solo stretta di mano, che lavorano a pezzo, per poco più di 10 euro a pezzo.
Succede alla Libertà di Piacenza, un giornale in attivo che investe anche sul web: esistono dei contratti “verbali”, ammette lo stesso vice direttore.
Alcuni collaboratori hanno fatto una vertenza con La Libertà per far applicare il contratto: prendono 10 euro per servizio televisivo, 13 euro per un articolo.

Alla Gazzetta di Parma prendevano 5 euro lordi per notizia: a gennaio è arrivata la novità, qualcuno arrivava a prendere 8 euro lordi a pezzo.
Per un pezzo per cui hai lavorato una mezza giornata per cercare le fonti dei tuoi articoli e le spese sono a carico tuo.
Sono giornalisti senza faccia, perché se si facessero riconoscere non laverebbero con LA Gazzetta, il giornale della Confindustria di Parma.

Pizzarotti si era messo a fianco dei giornalisti ma non ha voluto fare la guerra alla confindustria locale.

Al gruppo Gedi appartengono alcuni quotidiani veneti, altri appartengono al gruppo di Caltagirone come Il gazzettino: qui il tariffario è comunque misero, pochi euro per articoli da qualche migliaio di battute.
E ti consigliano di non protestare.
Il Corriere Veneto è del gruppo Corriere della Sera: i collaboratori sono pagati una miseria e anche qui nessuno ha voglia di metterci la faccia.

FNSI ha aperto una trattativa con gli editori, senza risultato perché per molti di loro i collaboratori sono considerati come fornitori di servizio.

In Lombardia, in tutte le provincie c'è un giornale locale, dove si è pagati al massimo 5 euro a pezzo.
In Lombardia come in Sicilia non si rispetta l'accordo dell'equo (come previsto dal contratto nazionale) compenso per il prezzo di un articolo.

In Calabria è sorto uno spirito sindacalista per cui molti di loro hanno iniziato a rifiutare di lavorare gratis.

Crimi ha annunciato che toglierà la possibilità di lavorare con Cococo nei quotidiani: ma nel decreto l'emendamento (proposto da LEU) è stato bocciato dal governo.

Molti collaboratori hanno seguito la strada della causa al giudice e qualcuno è riuscito ad essere assunto.
Riffeser aspetta la posizione del governo, il governo ha promesso di riformare il settore (ma nel decreto dignità il cambiamento positivo non c'è stato per i giornalisti).

E come funziona in Rai?
In Rai il lavoro giornalistico è riconosciuto solo per i telegiornali: non si può essere assunti come giornalisti per altre trasmissioni.
Iovene è andato a sentire il direttore del personale che ha spiegato che c'è un ritardo, per poter applicare l'accordo (che dovrebbe stabilizzare parte dei giornalisti precari) in attesa dei nuovi assetti in Rai (per il nuovo governo).

Ivan Compasso è un ex giornalista precario, ha raccontato l'assedio di Kobane e ora, a 47 anni, ha un contratto a tempo indeterminato: ha sacrificato la famiglia, per guadagnare 1100 euro al mese dentro il quotidiano City news.

Non è un bell'auspicio, per chi vuole avvicinarsi a questo lavoro.

Le notizie si muovono veloci, ma la stampa libera è un presidio della democrazia e il web è un po' come un bibliotecario ubriaco, nel web trovi informazione libera con fake news (che dietro hanno interessi politici).
Per questo serve il contributo pubblico: per non vedere più giornalisti che devono nascondere il volto.

29 ottobre 2018

Le inchieste di Report: i giornali, i dentisti e l'oro nero

Si parla di finanziamento ai giornali, del franchasing per le cure odontoiatriche e dell'oro nero, il tartufo (ma sarà tutt'oro, per quello che paghiamo?).

Esistono ancora finanziamenti pubblici a testare, che ora il sottosegretario Crimi vorrebbe eliminare.
E poi, come funziona il mondo del giornalismo dal di dentro, tra giornalisti a cottimo e sottopagati e quotidiani in crisi.

Le schede dei servizi:
UN EQUO FINANZIAMENTO di Bernardo Iovene, in collaborazione di Michela Mancini e Carla Rumor
I finanziamenti diretti ai giornali vanno a cooperative di giornalisti, come il Manifesto, e a società controllate da cooperative, come Italia Oggi. Sono finanziate anche fondazioni come quella che fa capo alla Cei, nel caso di Avvenire, e come la San Raffaele degli Angelucci per Libero. I giornali che ricevono un contributo diretto sono 54, costano allo stato 60 milioni di euro, ma l’80 per cento dei finanziamenti viene diviso tra 20 quotidiani. Il nuovo governo ha annunciato il taglio di tutti contributi, anche di quelli indiretti, complessivamente parliamo di 180 milioni di euro. Il sottosegretario Vito Crimi spiega alle nostre telecamere come e quando avverrà. Dall’altra parte ci sono gli editori rappresentati dalla Fieg, che invece chiedono un intervento per far fronte alla crisi. In un’intervista esclusiva a Report Urbano Cairo dichiara invece di non chiedere aiuti pubblici. Nel panorama dei quotidiani reggono molto bene quelli locali, che vivono ancora grazie ai propri lettori. Come, per esempio, la Libertà di Piacenza, la Gazzetta di Parma, ma anche il Gazzettino, il Mattino di Padova e la Tribuna di Treviso e le cronache locali di Repubblica e Corriere della Sera, dove però lavorano centinaia di giornalisti collaboratori a 2, 4 ,6, 9 euro ad articolo, ne scrivono anche 5 al giorno con uno stipendio che non arriva a 1000 euro, anche dopo decenni di collaborazione continuativa.
Si può mettere in franchising anche i centri dei dentisti, come fossero supermercati qualsiasi?
E che succede se uno di questi chiude?

GLI SDENTATI di Giuliano Marrucci in collaborazione di Alessia Marzi e Silvia Scognamiglio
Da qualche anno, al fianco dei tradizionali studi professionali dei dentisti, sono cominciate a spuntare ovunque cliniche odontoiatriche appartenenti a piccole e grandi catene. Parliamo di circa l’8% del mercato, che secondo gli osservatori potrebbe diventare il 20% nell’arco di pochi anni. Più o meno come in Spagna, dove l’odontoiatria organizzata ha una tradizione molto più lunga e solida, e dove l’anno scorso è esploso il caso iDental, una catena che ha chiuso i battenti dalla sera alla mattina lasciando migliaia di pazienti sdentati in mezzo a una strada. Succederà anche da noi?
ORO BIANCO, ORO NERO di Cecilia Andrea Bacci

Il tartufo muove ogni anno in Italia 500 milioni di euro. Per renderlo fruibile anche fuori stagione lo abbiamo imbottigliato sotto forma di olio, crema, salsa e molto altro ancora. Ma cosa entra nel barattolo insieme a questo prezioso fungo? L’aroma di sintesi è il metodo più economico per rievocare l’odore del tartufo bianco pregiato, il tuber magnatum pico, l’unico impossibile da coltivare. Ma è tutto oro (nero o bianco che sia) quel che luccica? O che profuma...

Passione per il delitto (2018) ore 14.00: l'incontro con De Marco, Paola Sironi, Novelli e Zarini

Romano De Marco, Paola Sironi, Marco Proserpio e Andrea Novelli, Giampaolo Zarini



A volte ad uccidere è la solitudine: così il giornalista Marco Proserpio ha presentato i 4 scrittori dell'incontro

Romano De Marco, Se la notte ti cerca, Piemme
Il brutale omicidio di Claudia Longo, single cinquantenne, nell'esclusivo quartiere Parioli, a Roma, sembra opera di un amante occasionale. Uno dei tanti che la donna era solita ospitare in casa. L'unica a non pensarla così è il commissario Laura Damiani, tornata nella capitale dopo una devastante esperienza lavorativa a Milano. La poliziotta scopre delle connessioni fra quell'omicidio e le morti di altre donne sole.

Andrea Novelli, Gianpaolo Zarini, L’essenza della colpa, Fratelli Frilli editore
Casi banali per l'investigatore privato genovese Michele Astengo. Piccole questioni di ricatto, tradimenti, controversie economiche. Calma piatta in una vita volutamente avulsa da inutili complicazioni, anche quelle di cuore. Ma una telefonata sta per dare una sterzata violenta alla sua pigra e svogliata esistenza. Arcangelo Argentero, il più grande produttore italiano di profumi, chiede il suo aiuto.

Paola Sironi, Donne che odiano i fiori, Todaro

Il cadavere di Damiano Brancher, stritolato da un anaconda gigante, è rinvenuto in un giardino botanico sopra Stresa e, pochi giorni dopo, la migliore amica dello sventurato si sucida, gettandosi sotto un treno in un quartiere periferico di Milano. Le indagini sulle due disgrazie è affidata al reparto “Problem solving”, più comunemente detto “Desbrujà rugne”, della Questura di Milano

Si parte dallo scrittore Romano De Marco.

La prima vittima, Claudia Longo, è una donna, separata, che si crogiola nel suo dolore, che ha pensato di consolarsi con amanti giovani e con la chirurgia estetica: ma rimane una persona solitaria (e la solitudine è uno dei temi del romanzo).
Ad interessarsi della sua vita, il commissario Laura Damiani, è l'unica che capisce che lei è solo la carnefice di sé stessa ma soprattutto vittima di un delitto.
La solitudine accomuna Claudia con Laura: è una donna giovane che si trova a fare un bilancio della sua vita, si accorge di aver sacrificato tanto per il suo lavoro, come il non essere stata madre.
Si crea una forte empatia tra lei e le sue vittime, persone sole, scelte da un serial killer che si svela solo alla fine.
Il male fa parte della nostra vita: cerco di non fare alcuna giustificazione per il delitto, perché spesso le sue origini sono proprio dentro la nostra vita.
L'immagine della famiglia felice in eterno è solo una bugia, "quanto di più ipocrita esista" dice un personaggio del libro.
Roma è una città impossibile da raccontare, un tessuto sociale che cambia da quartiere a quartiere, Roma è tante città assieme: io racconto la zona che conosco, quella dell'Eur nata nell'epoca fascista, doveva essere la città del futuro ma oggi è un obbrobrio, assediata dallo spaccio.
La stessa protagonista, Laura, ad un certo punto non ci si riconosce più, avendo perse le radici.


C'è chi la solitudine la cerca: come l'investigatore Michele Astengo protagonista del romanzo di Andrea Novelli, Giampaolo Zarini,
"Non è ozio, è conservazione dell'io" dice Astengo: ex poliziotto ora investigatore, che si astiene dalla vita, si impone di non viverla, ma viverla attraverso le vite degli altri.
Non fa nulla per mettere a suo agio i clienti che si rivolgono a lui: ma quando poi viene coinvolto nei casi dimostra molta umanità.
Come in questo, dove l'Essenza del titolo è legata al lavoro della vittima, figlio di un imprenditore nel settore dei profumi.
Genova si presta ad una ambientazione noir, anche per la presenza del porto.
Attorno all'azienda ci sono persone con curriculum ricchi di titoli ma vuoti di contenuti: sintomo di un paese che registra il declino dell'impresa.
Genova ha sempre vissuto nelle difficoltà, per la sua conformazione geografica, ha sempre vissuto al limite, è stata vittima di un saccheggio, nel tessuto industriale e in quello geografico.
Il rapporto dei due autori con Genova è di amore e odio: c'è il problema del traffico, i fiumi che esondano, ma alla fine abbiamo scelto questa città per ambientare il nostro romanzo.

Paola Sironi ha raccontato del suo giallo

Quello della scrittrice Paola Sironi è un giallo classico, di intuizioni raffinate, ma con molte novità: a partire dal primo morto, un uomo stritolato da un anaconda ad inizio romanzo.
Un delitto curioso a cui segue il suicidio della migliore amica della vittima, che era stata chiamata a testimoniare sul primo caso.
Da qui nasce un mistero, con un conflitto di competenza tra due procure e tra polizia e carabinieri.
L'indagine è affidata ad una squadra di "problem solving" che va a pescare dentro un brutto caso di prostituzione nigeriana.
Protagonista è l'ispettrice di polizia Annalisa Consolati: ha una vita spaccata in due, è più a suo agio nella divisa che non quando è nei panni di figlia.
Una donna che lotta contro il tempo, che deve accudire il padre, con una malattia psichiatrica che lo fa vivere nelle fantasie ispirate alla televisione.
Questo rende Annalisa insofferente alla sua vita familiare: attorno alla sua vita altri personaggi in uno stato di equilibrio, come la compagna Minerva, della cui relazione non riesce a parlarne col padre.
In questo romanzo ci sono tante donne: l'investigatrice e la compagna, una professoressa amica della seconda vittima, perché necessarie alla storia che volevo raccontare.
Perché il tema della prostituzione nigeriana?
Avevo intenzione di scrivere un libro sulla prostituzione, evitando i soliti cliché (del killer che uccide queste donne ..): un'amica libraia mi ha consigliato dei libri sulla prostituzione nigeriana.
Donne con dei pregi e dei difetti: sono storie di donne che non esistono, invisibili nella Milano di oggi.

Passione per il delitto (2018) ore 13.00: a pranzo con Frascella, Venturi e Oggero

Christian Frascella, Margerita Oggero, Filippo Venturi e Carmen Legnante



Moderati da Carmen Legnante, alla Passione per il Delitto hanno presentato i loro libri (mentre noi pubblico ci gustavamo un piatto di tortelli in brodo)

Christian Frascella, Fa troppo freddoper morire, Einaudi

Come può essere un quartiere di Torino che si chiama Barriera di Milano? Un avamposto verso il resto del mondo. Infatti, da roccaforte operaia si è trasformato in una babele multietnica. È qui, in una lavanderia a gettoni gestita da un magrebino, che Contrera riceve i suoi clienti. Accanto a un piccolo frigo pieno di birre che provvede a svuotare sistematicamente.

Margerita Oggero, La vita è un cicles, Mondadori

In una gelida mattina d'inverno, nel retro dell'Acapulco's, uno dei peggiori bar di Torino, viene ritrovato un morto ammazzato. Chi è? Ma soprattutto, chi l'ha fatto fuori, e perché? Massimo, giovane laureato in Lettere che per sbarcare il lunario prepara panini e scongela brioches precotte, non sa nulla di quel cadavere con la faccia spappolata, così come sembra non saperne niente neppure Gervaso detto Gerry, il figlio del padrone del bar.

Filippo Venturi, Il tortellino muore nel brodo, Mondadori

Emilio Zucchini, proprietario della trattoria La vecchia Bologna, è uno scapolo impenitente, devoto alla gioia dei suoi clienti e al rispetto ortodosso delle ricette della cucina bolognese. Nicola Fini è il suo amico fraterno che è appena stato abbandonato di punto in bianco dalla moglie. Joe Solitario è un cantautore disperato. Cico Pop e Mangusta sono gli scagnozzi di un boss della malavita locale.

Ha cominciato Christian Frascella, raccontando del suo personaggio:

Contrera è un ex poliziotto che ha un'agenzia investigativa in una lavanderia gestita da un nordafricano: gli viene chiesto un favore da Mohamed, aiutare il nipote a venir fuori da una brutta storia di debiti.
Contrera si trova catapultato in un caso più grande di lui, non le solite storie di corna: c'è di mezzo la mafia nel delitto in cui si trova immischiato. E ora dovrà lottare contro la mafia per un senso di giustizia.

Come nasce il personaggio?
Contrera nasce da una nostalgia dei gialli americani, Marlowe in primis. Nel corso del tempo avevo notato che nei gialli italiani c'erano troppi commissari intelligenti: così ho creato un personaggio che è un commissario stupido.
Contrera ha una storia personale molto incasinata: separato, senza casa propria, vive dalla sorella con un cognato antipatico, un padre poliziotto, famoso nel quartiere Barriera, di cui voleva seguire le orme, ma in polizia si è fatto cacciare.
Nessuno sopporta Contrera, tra le persone che gli stanno accanto: ma ha una certa dose di autoironia.

I luoghi del personaggio: la periferia torinese.
Barriera di Milano è un quartiere senza fabbriche, diventato un mercato di spaccio di eroina, la mafia nigeriana: in questo ambiente pericoloso si muove Contrera, un ambiente che conosce e dove è conosciuto.
Contrera inizia ad indagare e scopre che dietro il delitto c'è la ndrangheta.
Il titolo originale doveva essere "Per non morire", bocciato dall'editor: il titolo è nato da una fredda sera torinese, dove nevicava e "faceva troppo freddo per uscire"..

Margerita Oggero ha parlato del suo giallo, anch'esso ambientato a Torino:

Il cicles è la gomma da masticare: il protagonista è un laureato, Massimo con una laurea che non riesce ad usare.
Lavora in un bar, una mattina entrando nel bar dove lavora trova un morto ammazzato: un ragazzo colto, nel peggior bar di Torino, poca voglia di lavorare in quel posto .. Tanti opposti che si ritrovano anche nel resto del romanzo.

Come nasce il personaggio.
La zona nord di Torino è la zona più brutta: è la zona dove sono avvenute tutte le migrazioni, dal Veneto, dal sud e ora dagli extra comunitari.
E' una zona ex industriale, oggi purtroppo diventata zona degradata, dove c'è la banca più rapinata della città: volevo parlare delle periferie della città urbane che si stanno trasformando in incubatori della criminalità: come disse Renzo Piano, le periferie sono aree da "rammendare", ricucire.
Dove nasce il terrorismo nelle città europee? Nelle periferie.
Il secondo tema è la precarietà dei sentimenti e poi la precarietà del lavoro.
Massimo fa il barista, nel retro del bar e anche il badante, due giorni la settimana.
C'è un uso del dialetto veneto, perché nel quartiere Barriera c'è stata molto immigrazione dal Veneto e queste famiglie sono oggi delle enclave dove si parla questo dialetto.
Dai veneti, ai meridionali ai nordafricani di oggi.
Si parla di droga e di ludopatia, una malattia che sta distruggendo tante persone.
Da dove viene quella parola nel titolo, cicles? Perché la prima fabbrica italiana che ha prodotto i chewing gum si chiamava così.

Tocca ora al ristoratore bolognese nonché giallista, Filippo Venturi

Questo è un giallo degli imprevisti e delle coincidenze: protagonista un oste che si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
Una rapina a Bologna da tre malviventi nello stesso istante: l'amico del protagonista, uno chef, si trova a passare da quelle parti per caso.. Coincidenze.
Mi piace giocare con le contraddizioni prese dalla vita, mi piace sdrammatizzare quando scrivo (sono uno scrittore per caso, sono un ristoratore).

Come nasce il personaggio.
Ho voluto cimentarmi con questa avventura letteraria che, ora, mi ha cambiato: mi sento come una persona che oggi sa ascoltare: Zucchini, il protagonista, è molto autobiografico, è una persona che ascolta i clienti, che a fine pranzo "legge i ragù", è una persona con doti da sensitivo.
Capisce che, se qualche piatto non è uscito bene, sta per succedere qualcosa.
Come quella mattina quando la sfoglia per la lasagna non gli vuole uscire: assiste ad una scena, uscendo dal locale, che gli cambierà la vita.
Questo richiamo alla morte serve per dare la vena di ironia al libro che non è un libro di cucina.

I luoghi della storia
Bologna è anch'essa protagonista: una Bologna autoironica, solare e capace ancora di accogliere ma dove assistiamo a fenomeni di razzismo.

Passione per il delitto (2018) ore 12: aperitivo bis con Brizzi, Colaprico e Regina

Paolo Regina, Deborah Brizzi, Piero Colaprico e Mario Consani
(a fianco l'organizzatrice Paola Pioppi)


Dopo il vulcanico De Giovanni,l'aperitivo a base di delitti e investigazioni alla Passione per il Delitto di Erba è proseguito con tre nuovi autori

Deborah Brizzi, La stanza chiusa, Mondadori
Ritorna Norma Gigli con un nuovo, intricato caso da risolvere. Lasciata momentaneamente la Squadra Volante (o almeno così crede), si trova coinvolta in un'indagine serrata e complessa che ci conduce dentro un condominio milanese, la cui proprietaria - Edda Vargas - regge saldamente i destini di tutti i suoi inquilini. Di tutti, tranne uno.

Milano 1985. Il maresciallo Pietro Binda è in pensione, ma non è rimasto con le mani in mano: ha aperto un’agenzia investigativa nello studio di casa, e continua a inseguire la verità, costi quel che costi. E quando una splendida ragazza russa si presenta da lui con un nuovo indizio su un caso mai dimenticato e solo ufficialmente risolto, l’ex carabiniere dovrà tornare indietro nel tempo.

Paolo Regina, Morte di un antiquario, Sem.
Che cosa distingue l'antiquario dal semplice collezionista? Il gusto della ricerca tra le cose dimenticate alla scoperta dell'oggetto unico e magari irripetibile, prezioso. Ma anche la suggestione per il mistero che avvolge gli oggetti perduti e poi ritrovati: da dove vengono, chi li ha posseduti, quanta passione o dolore hanno “visto”. Testimoni muti delle vite passate, gli oggetti antichi attraversano il corso del tempo con il loro carico di segreti.

Moderatore dell'incontro, Mario Consani, che ha cominciato dalla scrittrice poliziotta, Deborah Brizzi:

Sono una poliziotta per lavoro (come la protagonista dei suoi romanzi): parte del mio lavoro è entrato in questo libro, che è un romanzo corale, ambientato a Milano, con tante storie che ruotano.
Come è nato il personaggio?
Ho lavorato per molti anni in divisa, per le strade di Milano.
Quando lavori in divisa ti rendi conto della discriminazione che esiste: per gli errori dei colleghi che adombrano il lavoro positivo fatto dagli agenti.
Ho scritto di omicidi, perché per il mio lavoro è semplice parlare di questo: la cornice del noir serve per inserire poi delle riflessioni che voglio condividere col lettore.

Parlando con altri scrittori, si diceva che certi libri funzionano perché sono tranquillizzanti: il mio non è cosi, pone delle domande sulla famiglia, sul disfunzionamento all'interno della famiglia.
Quello che noi diventiamo, come noi agiamo, dipende dalla nostra famiglia.
Le persone non nascono violente, la la violenza la assorbi (come nel lavoro del poliziotto) e questo cambia nel profondo la persona: la sovraesposizione alla violenza cambia le persone e gli esiti sono sotto gli occhi di tutti.

Al centro del romanzo c'è il tema della vendetta e della giustizia fai da te, all'interno di un condominio, che è una specie di microcosmo abitato soprattutto da donne.

Piero Colaprico Il fantasma del ponte di ferro, Rizzoli.

Colaprico è un giornalista, inventore della parola tangentopoli: scrive anche gialli, come quello pubblicato per Rizzoli con protagonista il maresciallo Pietro Binda che deve investigare su un morto trovato sotto il Ponte di Ferro sul Naviglio: i primi romanzi di questa serie furono scritti con Pietro Valpreda.
Il precedente romanzo, LA strategia del gambero, è invece ambientata in Brianza nell'oggi e parla di ndrangheta ed è molto attinente alla realtà.

Il romanzo è giocato su due livelli temporali: parte nell'oggi, la Milano del 1985, per risalire ad un delitto del 1972.
Come nasce questo personaggio?
Binda nasce con l'esigenza di Valpreda di avere un investigatore (almeno nei gialli) che capisce le persone, che le ascolta, visto che a lui non era successo così (si riferisce all'accusa di essere stato l'esecutore della strage di Piazza Fontana): Binda è un padre di famiglia, con moglie e figlio. Il passaggio tra presente e passato è una caratteristica dei libri con Binda: è un carabiniere che non fa sconti a sé stesso, nemmeno in questo romanzo.
Non si è dato pace per quel caso del 1972 risolto male: al suo ufficio da investigatore bussa una ragazza russa che vuole sapere qualcosa su questo delitto.
Delitto avvenuto 13 anni prima: sotto il ponte della Richard Ginori è stato ritrovato appeso un cadavere senza testa, in un abito color pervinca.
Questa era indagine che gli era "scivolata" via, verso una soluzione di comodo.

Non avrei voluto scriverlo questo libro, senza Valpreda: ma mentre lo scrivevo, mi accorgevo che era presente anche Pietro, con le sue uscite in milanese.
Ho dovuto scrivere un nuovo Binda perché in molti me ne avevano chiesto un nuovo romanzo e così li ho accontentati.

Questi sono libri non rassicuranti, perché raccontano la verità, mi accusano di far lavorare anche i lettori: ma è la realtà che non è rassicurante (e si riferiva alla penetrazione della ndrangheta in Lombardia).
La strategia del gambero parla di ndrangheta: di questo molti politici milanesi fanno finta di non sapere e così ho voluto scrivere un romanzo spiegandogli come funziona la mafia al nord e come si può fregarla.

*Paolo Regina, Morte di un antiquario, Sem.

Paolo Regina è docente di economia a Ferrara: il suo romanzo ha come protagonista De Nittis, capitano della Guardia di Finanza che ha che fare con un suicidio che forse è un omicidio nascosto.
Il romanzo però ruota attorno all'arte, la morte di un antiquario, capolavori perduti e ritrovati, in una ambientazione di provincia, la città di Ferrara.

Come nasce questo personaggio? Perché un finanziere?
Ho voluto fare un'operazione di sdoganamento, i finanzieri non sono persone che si occupano solo di scontrini e controlli fiscali. L'attività principale della GDF è occuparsi di riciclaggio, terrorismo, crimini sul web: De Nittis è un militare sui generis, non è inquadrato nel corpo, non è sempre ligio coi superiori, ma ha un suo modo di indagine particolare.
Sa lavorare in una sua zona grigia: è testimone del suicidio di un antiquario sospettato di riciclaggio.
Siccome l'esito delle indagini non lo convince, decide di fare una sua indagine parallela, aiutato da un giornalista che lo aiuta a districarsi in una realtà ferrarese che è molto torbida.
Ferrara ha delle barriere fisiche, le mura che separano chi sta dentro da chi sta fuori: sono barriere che separano i ceti sociali.
Ferrara è una città fatta da circoli chiusi: De Nittis fa la sua indagine in questo mondo, coi suoi metodi, non avvalendosi di dati scientifici o altro.
Come pugliese non ama molto gli accostamenti della cucina ferrarese: De Nittis è anche altro, chittarrista blues, odia la grande distribuzione (il supermercato è un luogo) ma compra dal salumiere per cercare di capire i luoghi dove vive.
Si muove senza macchina, ma con una bici e un vespone che fa riparare da un meccanismo settantenne.
Un investigatore sui generis: la trama del giallo è anche prestesto per raccontare un pezzo di provincia italiana che sta scomparendo.

Chi è l'antiquario? E' una persona che ama ricercare oggetti legati all'arte: un'idea di possesso tutta particolare.
In copertina sono raffigurate le forbici da sarto: sono l'emblema di chi ti cuce gli abiti addosso, un qualcosa che a volte ti porta alla morte.